Febbraio 14th, 2020 Riccardo Fucile
L’ACCUSA PIU’ GRAVE E’ AVERE FALSATO IL BILANCIO
«Oggi Roma è più pulita, oggi lo Stato suggella due anni di lavoro, oggi finalmente viene fuori lo scempio vero scoperto sulla più grande bancarotta di Stato. Ci ho messo il cuore, hanno tentato di fermarmi in tutti i modi al Ministero. Ma io avevo con me la GdF ed il dott. Martinazzo»: con questo post su Facebook Gaetano Intrieri un paio di giorni fa ha espresso tutta la sua soddisfazione per l’avviso di conclusione indagini sul crac di Alitalia.
I reati contestati, a vario titolo, sono quelli di bancarotta fraudolenta aggravata, false comunicazioni sociali, ostacolo alle funzioni di vigilanza, falso in atto pubblico.
Ventuno gli indagati: dirigenti, componenti del consiglio di amministrazione, commissari e consulenti che nel corso di quasi tre anni, dal 2014 al febbraio del 2017, si sono alternati alla guida della società .
A rischiare il processo, gli ex ad Silvano Cassano, Luca Cordero di Montezemolo e Cramer Ball, l’ad di Etihad James Hogan, ma anche l’amministratore delegato di Unicredit, Jean Pierre Mustier, e la vice presidente di Confindustria Antonella Mansi perchè passati dal consiglio di amministrazione di Alitalia.
Tra gli indagati c’è Enrico Laghi a cui viene contestato, tra le altre cose, di aver raccontato il falso al ministero dello Sviluppo economico quando ha accettato l’incarico di commissario dell’azienda.
L’accusa più grave è quella che riguarda il falso in bilancio, perchè secondo i magistrati manager e consiglieri di amministrazione che si sono avvicendati avrebbero fornito «falsamente dati di segno positivo difformi dal vero, consentendo il progressivo aumento dell’esposizione debitoria». In questa maniera, secondo i pm, «cagionavano o comunque concorrevano a cagionare il dissesto della società , anche aggravandolo».
Nello specifico, la Guardia di Finanza ha individuato plusvalenze fittizie per 136 milioni e 700 mila euro nel 2015 e per 83 milioni nel 2016. In questa maniera hanno potuto attestare «falsamente di rispettare le previsioni del piano industriale 2015-2018».
La vigilanza non è riuscita a intervenire in tempo perchè alcuni di loro (Mustier, Laghi e Mansi) avrebbero raccontato bugie sulla effettiva situazione «economica patrimoniale o finanziaria della società » all’Enac, «occultando con mezzi fraudolenti fatti che avrebbero dovuto comunicare». Le accuse principali ai consigli di amministrazione che si sono succeduti tra il 2015 e il 2017, spiega oggi Repubblica, sono due.
Nel 2015 avrebbero iscritto a bilancio per 21 milioni due coppie di “slot”, «i diritti di atterraggio e ripartenza sulla tratta Roma-Londra», scrivono i magistrati, che in realtà valevano molto di più. E questo il cda, secondo la magistratura, lo sapeva bene.
In mano avevano un accordo con Etihad in cui si stabiliva che quegli slot valevano 60 di milioni e che sarebbero stati ceduti a Etihad. Da dove veniva fuori quella cifra? Da una perizia, scrivono i pm, «peraltro redatta da personale della stessa Alitalia» e che era, per la Procura, pacificamente concordata. A meno che il cda di Alitalia non fosse anche in grado di leggere nel futuro.
La cifra indicata nella perizia — 21 milioni — viene infatti contabilizzata a bilancio tre giorni prima del deposito della consulenza. Come facevano a conoscerla, si chiedono i magistrati? Certo è che per Alitalia è un grande affare. Qualche mese dopo, infatti, vendono gli slot a Etihad per 60 milioni e in queste maniera riescono a iscrivere a bilancio una plusvalenza da 39 che consente ai conti di essere più presentabili. In realtà , il grande affare lo fa Etihad che compra per 60 quello che, stando ai consulenti dei pm, valeva in quel momento 4-5 volte di più.
E oggi? Alitalia, racconta Sergio Rizzo su Repubblica, è l’unica compagnia al mondo ad avere due amministrazioni straordinarie contemporaneamente aperte:
La prima delle quali sta per compiere 12 anni, ed è una specie di assicurazione sulla a vita per intere categorie professionali. Fra gennaio e giugno 2019 se ne sono andati 946 mila euro per spese legali e consulenze, al ritmo di un paio di milioni l’anno. Ma dal 2008 si devono ancora chiudere 7 filiali delle 60 in giro per il mondo, in Paesi problematici come Libia, Nigeria e Venezuela. E i commissari dicono che serviranno ancora due anni almeno.
Poi la vendita degli immobili rimasti, ma che — a quanto pare — nessuno vuole se è vero che in quattro anni l’offerta minima è stata ridotta a quasi metà . Infine, il contenzioso: immenso. Ben 107 cause revocatorie, 34 per le somme pagate dopo l’insolvenza, quindi le pendenze con il personale. Così la data prevista per la “definizione dei contenziosi”, senza cui la prima amministrazione straordinaria non si può archiviare, viene definita dai commissari semplicemente: “Non stimabile”. Poi c’è la seconda amministrazione straordinaria, e sarà un nuovo film.
(da “NextQuotidiano“)
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Febbraio 14th, 2020 Riccardo Fucile
ALL’AEROPORTO DI SCHIPHOL, IN OLANDA, COSTRETTO ALLA FILA RISERVATA AI CITTADINI EXTRA UE…I COMMENTI: “VE NE SIETE VOLUTI ANDARE, ORA ATTACCATEVI”
“Ve ne siete voluti andare. Ora attaccatevi”. Più o meno è questo il tono dei commenti sotto un
post di Colin Browning, cittadino inglese sovranista che su twitter, tra una bandiera britannica e l’altra, scrive ‘Let’s make Britain Great Again’, ossia ‘Rifacciamo grande la Gran Bretagna’, versione anglosassone del famoso slogan di Trump.
Colin è, come è facile immaginare, un ‘brexiter’, che ha votato per lasciare l’Unione Europea. Evidentemente non deve essere molto intelligente, visto che twitta, infastidito: “Servizio assolutamente disgustoso all’aeroporto di Schiphol (Olanda). 55 minuti bloccati nella fila immigrazione. Questa non è la Brexit per cui ho votato”.
Non si capisce per quale Brexit abbia votato Colin: forse, come la maggior parte dei sovranisti ignoranti, voleva scappare da tutte le responsabilità di far parte dell’Ue, senza però perdere i vantaggi.
Peccato che non sia così e da quando la Brexit è entrata in vigore, voluta a furor di popolo, i cittadini inglesi non rientrano più nel trattato di Schengen, che stabilisce la libera circolazione dei cittadini europei negli Stati dell’Unione.
Da quel momento in poi, per loro c’è la fila immigrazione, mentre il resto dei cittadini europei passano senza problemi.
Gongolando, aggiungeremmo, come stanno facendo in molti su twitter: “Avete votato in Olanda? Possono fare quello che vogliono con i cittadini di stati che non sono dell’Unione. Si chiama sovranità . Magari ne hai sentito parlare” scrive in inglese un utente.
(da agenzie)
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Febbraio 14th, 2020 Riccardo Fucile
LA VERGOGNA DI TELEVISEGRAD SANZIONATA DA AGCOM… ALTRO CHE RAI (OVVERO I CONTRIBUENTI) DEVONO PAGARE DI TASCA I RESPONSABILI
Il Consiglio dell’Agcom ha accertato, con due diverse delibere, alcune violazioni degli obblighi di contratto di servizio da parte della concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo.
In particolare, in merito a numerosi episodi riguardanti la programmazione diffusa dalle tre reti generaliste, l’Autorità ha accertato il mancato rispetto da parte di Rai dei principi di indipendenza, imparzialità e pluralismo e ha irrogato una sanzione pecuniaria di 1,5 milioni di euro.
“Stiamo approvando una ‘risoluzione’ per far sì che le multe per queste violazioni siano pagare dai responsabili – dichiara Michele Anzaldi (Iv), segretario della Commissione parlamentare per l’indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi – il voto è previsto per le prossime settimante, ma alla luce di questa pesante multa l’ad della Rai Fabrizio Salini potrebbe anticipare i tempi e contestare le sanzioni a chi ha causato le infrazioni”.
L’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni ha deciso di irrogare la sanzione, con il voto contrario del commissario Mario Morcellini e l’astensione del commissario Francesco Posteraro
L’Autorità ha poi diffidato la concessionaria pubblica affinchè elimini, nella vigenza del contratto di servizio 2018-2022, le violazioni e gli effetti delle infrazioni accertate, adottando specifiche misure volte a garantire il rispetto degli obblighi e a evitare il ripetersi delle violazioni in futuro, richiamando l’importanza della responsabilità editoriale pubblica della concessionaria.
“Nella vigilanza della missione di servizio pubblico – precisa Agcom – non sono le singole fattispecie, su cui la società ha spesso messo in atto azioni ripristinatorie o correttive, a rilevare ma l’effetto che tali condotte hanno generato e potrebbero generare sui valori della collettività e i diritti dei cittadini, nonchè sul valore di utilità pubblica e sociale del canone del servizio della concessionaria”.
L’Autorità ha inoltre accertato, all’unanimità , il mancato rispetto dei principi di non discriminazione e trasparenza, in relazione al pricing effettivamente praticato, dalla concessionaria, nella vendita degli spazi pubblicitari.
Di conseguenza, l’Agcom ha diffidato la Rai a cessare immediatamente i comportamenti contestati, anche al fine di consentire ad Agcom la verifica del corretto utilizzo delle risorse pubbliche (canone) e private (pubblicità ) per il finanziamento delle attività e della programmazione di servizio pubblico.
(da agenzie)
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Febbraio 14th, 2020 Riccardo Fucile
EMILIANO 35%-39%, LARICCHIA (M5S) 27,5%-31,5%, FITTO 27,5%-31,5%
Clamoroso sondaggio sulle elezioni regionali in Puglia di primavera. I risultati della rilevazione
effettuata in da Mg Research (istituto guidato da Roberto Baldassari) – e pubblicata in esclusiva da Affaritaliani.it – faranno molto discutere sia la politica nazionale a Roma sia quella locale in Puglia.
Il presidente uscente Michele Emiliano – candidato di PD, Sinistra Italiana, Verdi, Socialisti, Articolo Uno, Senso Civico e altri di Csx – risulta al momento in testa con una forchetta tra il 35 e il 39%.
Secondo posto a pari merito per Antonella Laricchia – candidata del Movimento 5 Stelle – e Raffaele Fitto – eventuale candidato del Centrodestra in quanto lanciato da Fratelli d’Italia con l’ok di Forza Italia ma non ancora sostenuto dalla Lega – con una forchetta tra il 27,5 e il 31,5%.
Flop del candidato di Candidato Italia Viva e Azione (il nome non è stato ancora scelto) tra l’1 e il 3%. Altri candidati complessivamente tra l’1 e il 3%.
Emiliano risulta in testa come intenzioni di voto al candidato nonostante il dato sulla soddisfazione del lavoro della giunta uscente pugliese si fermi al 36,7% contro un 63,3% di insoddisfatti.
Molto alta, 41%, la fiducia della candidata del M5S Antonella Laricchia mentre Raffaele Fitto è al 33,2%.
Tra i partiti, al primo posto c’è il Movimento 5 Stelle tra il 25 e il 29% che sostanzialmente conferma il 26,3% delle Europee 2019 e quindi non subisce il crollo che ha avuto in Calabria e in Emilia Romagna.
In seconda posizione si attesta il Partito Democratico tra il 19 e il 23% registrando così una forte crescita rispetto al 16,6% delle Europee.
Solo terza la Lega tra il 16 e il 20% in netto calo sul dato del 2019 (25,3%).
Fratelli d’Italia (stabile rispetto alle Europee) e Sinistra Italiana/Verdi/Socialisti sono entrambi tra il 6 e il 10%.
Forza Italia scende rispetto all’11,1% del 2019 e si attesta tra il 5 e il 9%.
Italia Viva (Renzi) + Azione (Calenda) e Senso Civico + Articolo Uno + PRI+ PSI+ UDC tra il 2 e il 6%. Altri partiti complessivamente tra l’1 e il 5%.
“E’ interessante notare come il dato del M5S in Puglia, in crescita come trend rispetto al passato, sia distonico rispetto a quello delle intenzioni di voto nazionali. Almeno in Puglia l’anima dei 5 Stelle è ancora presente. Buona parte del merito di questo risultato del M5S, probabilmente, è riconducibile alla dinamicità e alla concretezza sul territorio della candidata Antonella Laricchia”, spiega Baldassari.
“Il giudizio sulla giunta Emiliano non è bellissimo ma è normale per chi ha governato. Comunque, nonostante sia il presidente uscente, la sua quota di mercato supera quella del Pd. Nel Centrodestra Fitto, in questo momento, non raccoglie un completo appoggio di tutto l’elettorato della coalizione, ma il problema è che lo scontro tra Salvini e Meloni sul suo nome si riverbera anche a livello regionale. Infine Italia Viva insieme ad Azione, che non hanno ancora un nome per la Regione Puglia ma che dovranno trovarne uno veramente super per provare ad andare oltre il loro bacino elettorale”, conclude.
(da “Affari Italiani”)
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Febbraio 14th, 2020 Riccardo Fucile
SE RENZI CONTINUA A CERCARE DI DEMOLIRE IL GOVERNO DI CUI FA PARTE, SONO PRONTI 15 SENATORI PER NEUTRALIZZARLO
Giuseppe Conte punta a sostituire Matteo Renzi con una pattuglia di “responsabili“ che puntelleranno la maggioranza di governo al Senato.
Il tutto al termine di un’azione tipicamente parlamentare, spiega oggi un retroscena di Repubblica: il premier intende presentarsi alle Camere, verificare la fiducia al governo dopo la defezione dei ministri renziani, sfidare Matteo Renzi a decidere «una volta per tutte da che parte stare», incassare il sostegno “gratuito” di una pattuglia di senatori moderati e accoglierli in maggioranza per sostituire Italia Viva.
Un azzardo, ma senza passare dalle dimissioni del capo dell’esecutivo. Una “via stretta”, è ormai convinto l’avvocato, per garantire se stesso, il governo e la sopravvivenza della legislatura. Con un’unica, pesante controindicazione: non esiste il pareggio, si vince o si perde, nessuno può tornare indietro.
Il blitz è valutato fino a tarda sera dal premier. Potrebbe scattare presto, molto presto. Anche se la tentazione di aspettare che sia Renzi a compiere un passo falso, con un incidente parlamentare, è un’opzione che Conte non sente ancora di scartare definitivamente.
Dopo un mese di silenzio, comunque, il capo dell’esecutivo decide di passare al contrattacco. E lo fa nell’unico modo possibile: consultando il Quirinale. Di buon mattino, il capo dell’esecutivo incrocia Sergio Mattarella a un evento alla Corte dei Conti. I due si parlano.
Poi, nel pomeriggio, un nuovo contatto telefonico (in realtà circola l’indiscrezione che si sia trattato di un secondo faccia a faccia). Poco importa.
Conta invece il senso dello sfogo del premier: «Mi sono stancato di Renzi, voglio andare fino in fondo, vedere il suo gioco». L’avvocato preannuncia al presidente della Repubblica un discorso durissimo contro il leader di Italia Viva, che pronuncerà di lì a pochi minuti, durante un evento pubblico.
Da qui poi il discorso di ieri sull’«opposizione maleducata» di Italia Viva e la dichiarazione di guerra del presidente del Consiglio a Renzi, che da par suo intanto aveva fatto trapelare l’assenza delle ministre di Italia Viva al CdM e l’intenzione di sfiduciare il ministro Bonafede in Senato, dove in teoria l’opposizione con IV potrebbe arrivare ad avere i numeri per buttare giù “Fofo DJ”.
E così, mentre un’ex renziana ora “traditrice” come Anna Ascani esortava Renzi a un passo indietro e lo stesso ex presidente del Consiglio prefigurava scenari che portavano a Palazzo Chigi Gualtieri o Draghi, entravano in scena i sempreverdi “responsabili”, benedetti per una volta persino dal Fatto Quotidiano di Marco Travaglio.
Ma chi sono i responsabili di Conte? Repubblica parla di 15 senatori che basterebbero a puntellare il governo anche se con una maggioranza risicatissima a Palazzo Madama. Ma nomi non se ne fanno anche se in questi casi di solito si guarda sempre in direzione di Forza Italia. Che però finirebbe per fare a coltellate per le poltrone nel rimpasto prossimo venturo.
Carlo Bertini sulla Stampa scrive che le modalità dello show down annunciato da Conte e benedetto da quei ministri Dem che vogliono mettere Renzi all’angolo prima delle nomine, si vedranno:
Potrebbe essere la richiesta di un dibattito con richiesta di voto di fiducia in Senato; dove Renzi è atteso al varco: la prossima settimana dopo il 12 pari in commissione sarà posta la fiducia sul decreto intercettazioni. E già lì si vedrà se Renzi e i suoi diserteranno l’Aula. E un voto di fiducia sul governo, per un’agenda che guardi avanti, potrebbe essere la mossa di Conte se tutto dovesse precipitare. Certo è che il Pd esorta il premier a tirare dritto senza incertezze: lo confermano ministri Dem impegnati in dossier scottanti. E lo dimostra la conferenza stampa tenuta da Zingaretti per presentare il suo piano per l’Italia 2020 su lavoro, tasse ed economia verde.
I renziani insinuano che Conte vuole farli fuori e sostituirli con un drappello di “responsabili” racimolati in Senato: dove senza i 17 di Italia Viva la coalizione non raggiunge i 161 voti necessari, ma basta un pugno di nuovi ingressi per salvare il governo, visto che alla Camera la maggioranza è autonoma da Renzi.
Che sia giunto il momento di far venire a galla il gruppo di «responsabili», delusi di Forza Italia, ex 5stelle e altri pescati nel Misto, lo pensano diversi nel Pd: al Nazareno ammettono che la ricerca di senatori pronti a immolarsi per Conte sia partita da settembre, quando è nata Italia Viva.
E intanto circolano anche ipotesi suggestive, come quella di una maggioranza tripartisan per un governo Draghi con tutti dentro.
Ma sarà impossibile vedere la Lega e Fratelli d’Italia in questa compagine. Magari Forza Italia invece…
(da “NextQuotidiano”)
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Febbraio 14th, 2020 Riccardo Fucile
“VOTIAMO SI’ AL MILLEPROROGHE”… “SIAMO ALLEATI, NON SUDDITI”
Italia Viva voterà la fiducia al governo sul Milleproroghe e, soprattutto, la riforma del processo
penale che contiene anche il Lodo Conte Bis sulla prescrizione.
Lo hanno spiegato fonti di Italia Viva alla Camera sottolineando, però, che sulla prescrizione se ne parlerà quando il tema arriverà all’esame del Parlamento.
Anche ieri, Matteo Renzi ha sottolineato che sulla prescrizione avrebbe accettato un compromesso diverso da quello uscito da palazzo Chigi, un compromesso nel merito: “Ai tavoli avevamo detto che eravamo disponibili anche ad accettare che la prescrizione potesse essere cancellata, ma solo dopo l’appello”, ha spiegato Renzi ieri, in diretta Facebook.
E oggi, dal suo partito arrivano segnali sulla volontà di votare il pacchetto che riforma il processo penale, affrontando il nodo della prescrizione non appena i lavori parlamentari lo permetteranno.
Una linea confermata da fonti renziane di primo piano: “Come si fa dire che non votiamo la riforma del processo penale? Poi, quando arriverà la discussione sulla prescrizione, si lavorerà per le modifiche. Ma sulla velocizzazione dei tempi della giustizia abbiamo sempre detto che per noi è una priorità ”.
Il giudizio sul Lodo Conte Bis non cambia: “Non è che non ci piace nel merito, è incostituzionale”. E sulla prescrizione interviene, per l’ultima volta, assicura, l’ex premier: “La posizione del lodo Conte è incostituzionale secondo i principali esperti. Cercheremo di cambiarla in parlamento prima che venga bocciata dalla corte costituzionale come già avvenuto in settimana alla legge Bonafede”, ha scritto su Facebook.
E ancora: “Questa per noi – aggiunge – è una battaglia culturale. Non molleremo di un solo centimetro. Il pd ha scelto di seguire i grillini, noi abbiamo scelto di seguire le persone competenti: avvocati, magistrati, esperti della materia. Questo è il mio ultimo post sulla prescrizione. Adesso che la posizione è chiara, parliamo di tasse, di cantieri, di crisi aziendali”.
Poi un altro messaggio agli alleati di governo e al premier: “Se vogliono un Conte ter, si accomodino pure. Se il Premier vuole cacciarci, faccia pure: è un suo diritto”.
Sul punto il presidente del Consiglio risponde: “Io ho una responsabilità di governo, sono andato davanti al Parlamento e ai cittadini a chiedere la fiducia su un programma, secondo voi sarebbe normale lavorare a un Conte ter? Io sono qui a realizzare un programma, sono qui e fino all’ultima ora utile lavorerò sul programma su cui ho chiesto fiducia. Orizzonti futuri non mi appartengono”.
(da “Huffingtonpost”)
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Febbraio 14th, 2020 Riccardo Fucile
ALLE DOMANDE DI VESPA SU CHI E’ IL PADRONE VERO DEL M5S NON RISPONDE…ALLORA E’ INUTILE INVITARE UN SOGGETTO CHE DICE CHE “I PARLAMENTARI M5S SONO CONTENTISSIMI DI PAGARE UNA QUOTA A ROUSSEAU”?
Davide Casaleggio non va molto spesso in televisione a farsi intervistare. È quindi una notizia che ieri il figlio del co-fondatore del MoVimento 5 Stelle abbia accettato l’invito di Bruno Vespa di andare a Porta a Porta.
Ma non basta la presenza in studio per poter parlare di intervista. Per cominciare bisogna anche rispondere alle domande del giornalista di turno.
E ieri sera a Porta a Porta Davide Casaleggio ha adottato lo stesso copione che abbiamo già visto in occasione di una sua precedente apparizione televisiva a Otto e Mezzo.
La prima domanda di Bruno Vespa è anche la prima alla quale Casaleggio non risponde.
Vespa chiede «l’Associazione Rousseau è il padrone del MoVimento 5 Stelle, e quindi siccome lei ne è il presidente è lei il vero editore di riferimento del MoVimento 5 Stelle».
Casaleggio risponde così «in realtà i padroni, gli utilizzatori e i costruttori del M5S sono gli iscritti soni i cittadini che partecipano attivamente al MoVimento 5 Stelle» e ancora «questo è un concetto del potere che è legato alle organizzazioni del Novecento che pensavano che il potere fosse una risorsa limitata. Con il M5S abbiano dimostrato che il potere è una risorsa illimitata, il potere di cambiare le cose. E questo potere è limitato solo dalla nostra immaginazione».
Come vedete Casaleggio non ha risposto alla domanda, come se stesse parlando ad un incontro motivazionale aziendale, tant’è che che con una deliziosa supercazzola parla di altre «organizzazioni che stanno impiegando nuovi modi di organizzare le loro organizzazioni e il potere di cambiare le cose».
Vespa rifà la domanda, Casaleggio attraverso Rousseau controlla quanto succede nel MoVimento 5 Stelle. Per Casaleggio invece sono gli iscritti a decidere tutti gli aspetti importanti del MoVimento 5 Stelle. Ma di nuovo, non risponde.
Poco più avanti Vespa lo chiede di nuovo «che ruolo ha lei nel MoVimento 5 Stelle, è un semplice tecnico informatico come sembra sostenere Di Maio o è l’uomo più potente d’Italia come sostiene il New York Times?»
Casaleggio non risponde, parla del record mondiale — non certificato — della votazione online su Rousseau e della partecipazione attiva degli iscritti.
La realtà delle cose è questa: Davide Casaleggio, figlio di Gianroberto Casaleggio, Presidente della Casaleggio Associati è anche Presidente dell’Associazione Rousseau. L’atto costitutivo del Movimento 5 Stelle fondato da Luigi Di Maio e Davide Casaleggio il 21.12.2017 assegna proprio a Rousseau il compito di assicurare lo svolgimento delle operazioni di “funzionamento” del M5S.
Contrariamente a quanto ha detto ieri sera Davide Casaleggio quel documento non è stato reso noto pochi giorni dopo l’annuncio della nascita della nuova associazione.
Come conferma l’avvocato Lorenzo Borrè — che ha curato le cause intentate dagli iscritti e dagli espulsi del M5S — su Facebook era lo Statuto dell’associazione «che nulla diceva sull’identità dei due fondatori e sulle dinamiche inerenti all’attribuzione delle cariche apicali e all’appalto dei servizi di comunicazione all’associazione Rousseau».
Quando Vespa chiede come mai l’atto costitutivo non è stato pubblicato fino al marzo 2019 (come è scritto su tutti i giornali) e solo in seguito ad una decisione del tribunale di Genova Casaleggio svicola.
Dice che l’Associazione «l’abbiamo costituita perchè era cambiata la legge elettorale» e che «dieci giorni dopo lo Statuto è stato pubblicato sul blog tant’è che gli iscritti lo hanno potuto leggere e dovevano accettarlo per iscriverlo».
Ma nel partito della trasparenza e del “è tutto in Rete” gli iscritti non potevano consultare l’atto costitutivo che è stato pubblicato appena tredici mesi dopo.
Ora si capirà che se il fondatore della nuova associazione (il cui nome non figura nello statuto) è anche il Presidente dell’associazione alla quale vengono affidati — tramite “appositi accordi” — gli strumenti informatici di gestione forse un problema di conflitto d’interessi c’è.
Perchè avremmo il co-fondatore di un partito che al tempo stesso presiede quella che lo stesso Luigi Di Maio definì «un’associazione privata» con la quale «non esistono collegamenti nè normativi nè economici» perchè «l’Associazione Rousseau è un’associazione in cui noi gestiamo tutti i nostri sistemi informatici».
Ma rapporti economici ce ne sono, perchè i parlamentari eletti con il M5S erano tenuti a versare 300 euro al mese a Rousseau per il suo funzionamento.
Dubbi espressi da Elena Fattori, ex senatrice del M5S che è stata in passato molto critica circa l’opacità sull’utilizzo dei fondi donati obbligatoriamente dagli eletti «il Movimento è stato rifondato nel 2018 da un lobbista, Davide Casaleggio, che lo gestisce attraverso Rousseau».
E anche dall’ex ministro dell’Istruzione Lorenzo Fioramonti che in un’intervista al Corriere della Sera si cheideva «che relazione c’è tra noi e un’azienda privata che non si capisce a quale titolo gestisce parte delle nostre risorse e che si inserisce nell’agenda politica?».
Per Fioramonti «va benissimo un server provider che ci fa il sito web, ma questa situazione dimostra che il problema più che la leadership, è l’organizzazione del Movimento».
Il tutto senza considerare quanti soci di Rousseau o ex dipendenti della Casaleggio Associati entrarono poi a far parte dello staff di Palazzo Chigi.
Ieri Casaleggio ha detto che «Rousseau è la voce degli iscritti», che però vengono consultati solo quando lo decidono i vertici.
Ad esempio come mai “la voce degli iscritti” non è stata consultata in merito al voto sull’autorizzazione a procedere nei confronti di Salvini sul caso Gregoretti come fu fatto per il caso Diciotti?
Se davvero la piattaforma Rousseau è il cuore del M5S, come dice Casaleggio, come mai funziona ad intermittenza?
Ieri quando Vespa ha detto che il punto centrale è che «non è immaginabile un MoVimento 5 Stelle senza l’Associazione Rousseau» Casaleggio ha detto che «Rousseau è un metodo, è il metodo che il M5S applica», Ma potrebbe scegliersene un altro? «È sempre possibile fare un trapianto di cuore, a rischio di chi decide di farlo», risponde sibillino Casaleggio.
Il punto è che non sembra possibile nemmeno farlo, il trapianto di cuore dal momento in cui è Rousseau che controlla la vita del partito.
Ma c’è poi da considerare quanto scritto tempo fa su Facebook proprio dall’Associazione Rousseau in un post contro le “fake news”: «nel 2016 [sviluppata dalla Casaleggio Associati NdR] la piattaforma viene rilasciata e donata al Movimento 5 Stelle e la sua gestione viene affidata all’Associazione Rousseau fondata da Gianroberto e Davide Casaleggio proprio con lo scopo di sostenere e sviluppare l’omonima piattaforma di democrazia diretta».
Cosa succederebbe se il M5S decidesse di affidare la gestione di una piattaforma che secondo l’Associazione Rousseau è nelle disponibilità del partito ad un altro gestore? Ma Casaleggio è fatto così: ogni volta che gli si chiede “chi comanda nel M5S” risponde “gli iscritti”.
E poi inizia a vendere il prodotto M5S-Rousseau spiegando che in tutto il mondo ce lo invidiano. Rimane una sola domanda: che senso ha invitare Casaleggio in televisione se l’unica cosa che fa è non rispondere, cambiare argomento — parlando del suo sogno di avere “fiumi balneabili” oppure dicendo che il contratto con i concessionari delle tratte autostradali era segreto anche se non è vero — e fare promozione del prodotto?
(da “NextQuotidiano”)
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Febbraio 14th, 2020 Riccardo Fucile
SALE IL PD AL 20%, M5S INTORNO AL 14%-15%, GLI ALTRI STABILI
I sondaggi di Index Research illustrati ieri da Corrado Formigli a Piazzapulita raccontano che in
una settimana la Lega ha perso mezzo punto percentuale ma è ancora sopra la soglia del 30% mentre il Partito Democratico è cresciuto dello 0,8% arrivando al 20%. Ieri i sondaggi di EMG Acqua per Agorà mostravano la Lega al di sotto del 30% per la prima volta. Anche il MoVimento 5 Stelle è in calo dello 0,2 al 15%.
Fratelli d’Italia cresce dello 0,2 e arriva all’11,3% mentre Forza Italia è stabile e Italia Viva viene data qui al 4,1% (mentre per EMG è sopra al 5%).
Per quanto riguarda gli altri partiti, tutti si trovano al di sotto della soglia del 5%: sia Azione che +Europa sono intorno al 2%.
Mentre si archiviano per qualche mese le elezioni dopo la vittoria del centrosinistra in Emilia-Romagna e del centrodestra in Calabria, il quadro politico diventa più scoppiettante vista la crisi strisciante tra IV e gli altri membri della maggioranza: in questa ottica a guadagnare sembra essere il Partito Democratico mentre il partito di Renzi rimane ancora ai margini della contesa anche se sta alzando il livello dello scontro all’interno della maggioranza.
Colpisce il calo della Lega perchè a differenza del solito la perdita del Carroccio non viene assorbita interamente da Fratelli d’Italia o Forza Italia.
(da agenzie)
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Febbraio 14th, 2020 Riccardo Fucile
CESENATICO: ROTTURA DEL SETTO NASALE, TRAUMA CRANICO, E’ STATO OPERATO… L’ITALIA STA DIVENTANDO UNA FOGNA
Un ragazzo gau di 29 anni è stato prima insultato con parole omofobe e poi picchiato: è successo nella discoteca Energy di Cesenatico, in provincia di Forlì-Cesena, durante la serata del Tunga, un evento Lgbt
Ad aggredirlo sarebbero state più persone. Secondo quanto riferito dal giovane, i suoi aggressori lo avrebbero preso di mira per via della sua omosessualità , e quando si è alzato da un tavolo dov’era seduto con amici, è stato accerchiato e pestato.
In seguito all’aggressione il 29enne he ha riportato la frattura del setto nasale e un trauma cranico, è stato condotto in ospedale, dove è stato anche operato.
Ieri mattina, quindi, il ragazzo, che ora è uscito dall’ospedale, ha presentato denuncia contro ignoti. La direzione del locale ha comunicato che gli addetti alla sicurezza sono intervenuti subito per allontanare gli aggressori e la discoteca si dissocia dall’accaduto.
‘Purtroppo è solo l’ennesimo episodio di omofobia in Romagna avvenuto nell’ultimo anno e l’inasprimento dei toni della politica ha contribuito: fa sì che molti si sentano quasi autorizzati a identificare dei nemici, le minoranze, e poi a scagliarcisi contro – commenta Marco Tonti, presidente di Arcigay Rimini, che domani alle 11.30 terrà una conferenza stampa per parlare dell’accaduto, alla quale parteciperà anche la vittima dell’aggressione -. Ciò che sta succedendo denuncia una recrudescenza di violenza e purtroppo al momento non ci sono strumenti legali per contrastarla: serve una legge nazionale che riconosca l’aggravante omotransfobica nelle aggressioni, anche in un’ottica di prevenzione”.
(da agenzie)
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