Marzo 29th, 2020 Riccardo Fucile
“IL MONDO E’ UN SOLO PAESE”
L’attività è guidata da due fratelli, Alessandro Hong, 33 anni, nato in Cina e cresciuto a Prato, e suo
fratello Marco, 24 anni, nato a Prato: «Aiutare il prossimo è il punto preciso in cui la civiltà inizia»
Il Gruppo Y.L. Clothing Industry, azienda tessile con sede a Firenze e produzione a Prato, ha convertito le proprie sartorie per correre in aiuto del personale medico durante l’emergenza sanitaria da Coronavirus.
Una conversione temporanea: da cappotti e tailleur ad «abbigliamento e accessori tecnico medicali» così come è spiegato sul sito ufficiale con tanto di foto a corredo. L’attività è guidata da due giovani fratelli, Alessandro Hong, 33 anni, nato in Cina e cresciuto a Prato, e suo fratello Marco, che di anni ne ha 24 e che ci è anche nato a Prato.
Una città , quella toscana, che ha al suo interno una delle comunità cinesi più gradi d’Italia e che, insieme a Grosseto, registra il minor numero di contagiati: i dati del bollettino ufficiale, due giorni fa, registravano 189 positivi, e tra loro nessun cinese.
L’azienda, spiega Alessandro Hong, amministratore delegato del gruppo «è stata costituita nel 2011, ha 25 dipendenti e possiede una filiera interna che copre tutte le fasi di produzione, dal taglio al cucito, al confezionamento, e anche la logistica». Ora, con l’emergenza Coronavirus, la decisione di convertirla per produrre abbigliamento medicale e dispositivi, ovvero camici e mascherine con protezioni filtranti, realizzate in Tnt — il tessuto non tessuto.
L’attività è anche iscritta alla lista di imprese di abbigliamento a cui la stessa Regione attinge in caso di bisogno di rifornimenti di Dpi.
Fa inoltre parte della decina di ditte del tessile pratese che ha ottenuto il via libera alla riconversione dalla prefettura. «A oggi la produzione è di circa 100mila mascherine al giorno, ma l’obiettivo è quello di raddoppiarla nel giro di pochi giorni», spiega Alessandro Hong. «Le prime mascherine e i primi camici — aggiunge — li abbiamo donati alla Protezione civile, dove il materiale medicale iniziava a scarseggiare».
La scelta di convertire e integrare la produzione di abbigliamento, spiega, «è nata da un duplice sentimento: quello di rispondere in tempi velocissimi alle sfide di questo periodo anche a tutela dell’azienda, dei soci, dei collaboratori e dei dipendenti; e poi dal prendere atto del particolare momento della situazione del nostro paese, ritenendo opportuno darsi da fare il più possibile anche nell’ottica di un bene comune. Il mondo — spiega Hong — è un solo paese e i cittadini sono tutti parte dello stesso mondo, aiutare il prossimo è il punto preciso in cui la civiltà inizia. Noi siamo migliori quando siamo in grado di operare nel rispetto della vita di ciascuno. Essere civili è questo».
(da agenzie)
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Marzo 29th, 2020 Riccardo Fucile
PREFETTURE INTASATE DA OLTRE 11.000 RICHIESTE DI DEROGHE AL DECRETO DI CHIUSURA
Il Veneto non vuole chiudere per il Coronavirus. Le prefetture della regione sono intasate da richieste di deroga rispetto al decreto “Chiudi Italia” che predispone la chiusura di tutte le attività non indispensabili.
È in atto una vera e propria gara per dimostrare che la propria azienda fa parte di una filiera produttiva necessaria, come possono essere le imprese produttrici di pacchetti per la carta stampata o per i supermercati.
Soltanto a Treviso il prefetto ha visto arrivare 1.500 richieste di deroga negli ultimi giorni. E nel frattempo parte la caccia ai “furbetti”.
Nella provincia di Treviso sono 12 le aziende ancora aperte che secondo la Cgil dovrebbero rimanere chiuse.
Come scrive La Tribuna di Treviso tra queste si trova un po’ di tutto, come un’azienda produttrice di trivelle, aziende edili e artigiane. Tutte realtà che non sembrano rientrare nella lista di attività indispensabili approvata dal Governo.
Sono peraltro realtà economiche importanti, con numerosi dipendenti, alcuni dei quali si sono rivolti al sindacato per denunciare la mancata chiusura che, con l’epidemia di coronavirus ancora in corso, rischia di moltiplicare i contagi e mettere a repentaglio la loro salute e quella dei loro parenti.
Le segnalazioni al sindacato sono arrivate anche dei famigliari dei lavoratori, alcuni dei quali sono in cattive condizioni di salute, mentre molti operai continuano ad andare a lavorare anche per paura di essere identificati come “la talpa” che ha spifferato il segreto al sindacato e alla prefettura.
Treviso non è un caso isolato. In un comunicato del 27 marzo il Segretario generale CGIL Veneto ha spiegato che le richieste di deroghe nell’intera regione sono oltre 11mila. «Alcune associazioni datoriali sembrano non comprendere la gravità dell’emergenza sanitaria e i rischi per i lavoratori che — ogni giorno — sono costretti a uscire di casa per garantire la continuità delle attività essenziali per la tenuta del nostro Paese», si legge nel comunicato pubblicato dalla Cgil.
Il timore è che non chiudendo tutto tranne le attività indispensabili si possa far la fine della Lombardia, nonostante la strategia dei tamponi in Veneto abbia ridotto considerevolmente i contagi.
«Può apparire paradossale vedere un sindacato che lotta per chiudere le fabbriche, ma — alle drammatiche condizioni date — è l’unico modo per tutelare la salute delle persone che rappresentiamo», continua il segretario Christian Ferrari.
«Non averlo capito per tempo in Lombardia, e in particolare nelle province di Bergamo e Brescia — nonostante i ripetuti appelli di Cgil Cisl e Uil — ha avuto un ruolo per nulla trascurabile nel determinare la catastrofe in corso».
(da Open)
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Marzo 29th, 2020 Riccardo Fucile
RINCARI PER VERDURE E ARANCE, AUMENTI DEL 200% IN UN SUPERMERCATO DEL TORINESE
«Oggi mi ha chiamato una famiglia, disperata, senza lavoro nè cibo, chiedendomi aiuto, qualcosa da
mangiare. Hanno 5 figli, lui non lavora a causa del Coronavirus e adesso sto correndo in moschea per reperirgli un pacco di beni di prima necessità . Pasta, riso, latte, pomodoro, olio, zucchero e biscotti».
A parlare a Open è Kheit Abdelhafid, imam della moschea di Catania che si trova nel cuore di un quartiere popolare dove risiedono famiglie indigenti. Molti vivono alla giornata, lavoravano in nero e, adesso, rischiano davvero di morire di fame.
«Il problema è serio, ci stanno chiamando tante famiglie. Noi stiamo facendo il possibile» aggiunge.
Ma c’è anche chi ne approfitta. Mentre davanti ad alcuni supermercati a Palermo stazionano polizia e carabinieri per evitare l’assalto alle casse senza pagare, c’è anche chi ha pensato bene di alzare i prezzi, senza alcun motivo, forse approfittando del momento.
Succede nel Torinese, in un supermercato della catena Conad dove sono stati trovati pane e olio a prezzi raddoppiati, e incrementi fino al 200%.
Conad, appresa la notizia, ha proceduto alla risoluzione della licenza d’uso del marchio nei confronti del punto vendita incriminato.
Secondo i dati di Altroconsumo, gli italiani hanno acquistato il 17,8% in più, con punte del 105,9% per farine e miscele e 88,1% per alcol, ammoniaca e simili.
Nella quinta settimana dell’emergenza, la farine ad esempio hanno toccato un aumento del 187% rispetto allo stesso periodo del 2019. Diminuisce anche la quantità di prezzi in promozione.
«Rispetto all’1 marzo scorso il record del rincaro spetta ai cavolfiori, che sul mercato all’ingrosso hanno subito un vertiginoso aumento del +233%. Raddoppiato il prezzo delle carote, che passano da 0,40 a 0,80 euro al kg, mentre per zucchine e broccoli gli incrementi dei prezzi superano il +80%. Più contenuti i rialzi per la frutta, dove al momento i rincari più sensibili si registrano per le arance, i cui prezzi all’ingrosso sono aumentati del +44,4%».
Questa la denuncia del Codacons che chiede l’intervento dei Nas contro le speculazioni sui listini, dunque sui prezzi al dettaglio.
Persino la presidente del Senato Elisabetta Casellati ha deciso di prendere posizione: «Mi arrivano molte segnalazioni di aumenti e rincari ingiustificati di prezzi al dettaglio di beni come generi alimentari di prima necessità , disinfettanti e mascherine. Comportamenti come questi, di natura speculativa, in momenti così drammatici, sono intollerabili e inaccettabili perchè vanno ad aggravare i troppi disagi, anche economici, dei cittadini già duramente provati dall’epidemia».
A Canicattì (Agrigento) sono state previste misure a sostegno delle famiglie senza reddito con un voucher alimentari mentre Biancavilla ha stanziato una prima tranche da 4mila euro per buoni pasto. A Catania, invece, il sindaco Salvo Pogliese ha annunciato di aver «deliberato un buono famiglia di 280 euro per la casa in affitto e un sostegno per pagare acqua, luce e gas, con un fondo di 1,7 milioni di euro che, ovviamente, non può bastare per tutti».
E nei prossimi giorni verrà avviata anche una raccolta fondi sociale. Prima che sia troppo tardi.
(da Open)
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Marzo 29th, 2020 Riccardo Fucile
“SENZA PROTEZIONI, A STRETTO CONTATTO, PER CONSEGNARE BOLLETTE QUANDO I PAGAMENTI SONO SOSPESI”
“Noi postini rischiamo la vita per consegnare pubblicità e bollette inutili”, la denuncia di un dipendente Poste Italiane a TPI
“Non abbiamo i dispositivi di protezione individuale e passiamo circa tre ore al giorno nei centri di smistamento, che spesso sono ambienti malsani, dove stiamo a stretto contatto l’uno con l’altro. Tutto questo per consegnare cartoline pubblicitarie di tutti i generi, bollette di utenze i cui pagamenti sono al momento sospesi e atti giudiziari che gli utenti rifiutano già in tempi normali”.
Simone, trentenne dipendente di Poste Italiane, che lavora come postino a Roma, confida a TPI le preoccupazioni che nutre sulla sicurezza dell’ambiente in cui lavora a causa dell’emergenza Coronavirus.
“Ci consegnano mascherine monouso una volta ogni 10 giorni, il gel igienizzante ci viene dato una volta a settimane in un bicchiere, finora non ci hanno fornito neanche i guanti”, racconta Simone.
“Le sanificazioni sono state annunciate ma non vengono effettuate. Nei centri di smistamento lavorano a stretto contatto anche 300 persone, a turni”, prosegue, “La mattina vado al centro di smistamento, dove il direttore è il primo a non usare la mascherina e deride chi la usa. Stiamo attaccati, la distanza di un metro non è rispettata. Stiamo lì per un’ora e mezza prima di fare le consegne, e un’altra ora e mezzo dopo. Sono tante ore in un ambiente che, anche in tempi ordinari, è malsano”.
La preoccupazione per la propria sicurezza è cresciuta, soprattutto nel nord Italia, dopo la morte di due dipendenti di Poste Italiane a Bergamo.
Pochi giorni fa a perdere la vita, sempre in Lombardia, sono stati anche Calogero Giovanni Rizzo, 60 anni, e Roberto Rossi, 64 anni, dipendenti di Poste che avevano un contatto ravvicinato con i clienti degli sportelli e gli altri colleghi negli uffici.
“Noi stessi stiamo a contatto con i dipendenti che stanno allo sportello”, racconta Simone. “Poi noi portiamo la posta a chiunque, suoniamo e purtroppo alcuni degli utenti scendono da casa, mettendosi a rischio ed esponendo anche noi a dei rischi. Non c’è nulla di regolamentato, è tutto lasciato alla discrezione dei postini e degli utenti”.
“La domanda a tutti è: possiamo rischiare la vita per recapitare ai nostri cittadini le cartoline di BottegaVerde e de L’Erbolario?”, si chiede Simone.
“Abbiamo un bacino di utenza di milioni di persone e gran parte è costituita da over 70. Stiamo mettendo a rischio la nostra vita e quella dei nostri utenti, inutilmente”.
(da TPI)
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Marzo 29th, 2020 Riccardo Fucile
UN MONITO ALL’EUROPA CHE NON COLLLABORA
«Ci siamo trovati su una stessa barca e ci siamo accorti che non possiamo andare avanti ciascuno per
conto suo». Le parole di Papa Francesco, pronunciate nella storica benedizione urbi et orbi dello scorso 27 marzo, trovano piena rappresentazione nella denuncia che l’artista misterioso rivolge alla Germania
La mattina di domenica 28 marzo l’Italia si è svegliata con un messaggio di vicinanza inaspettato: l’Albania, uno dei più piccoli e più poveri Paesi del continente, ha inviato in Lombardia un team di 30 medici e infermieri per dare una mano al sistema sanitario sotto pressione per l’emergenza Coronavirus. «
Sempre domenica, è diventata virale sui social l’ultima opera di Tvboy.
Con il titolo Nessuno si salva da solo, il quadro è una chiara denuncia alla posizione contraria della Germania: i tedeschi — insieme agli olandesi e a altri Paesi del Nord ed Est Europa — si sono opposti all’introduzione degli Eurobond. Lo strumento finanziario avrebbe permesso, attraverso la condivisione del debito, l’emissione di un titolo comunitario per erogare liquidità nelle casse dei Paesi più colpiti dall’emergenza sanitaria e, quindi, economica causate dal coronavirus.
L’opera dell’artista misterioso raffigura Angela Merkel, Emmanuel Macron, Giuseppe Conte e Pedro Sanchez seduti sulla stessa barca. La cancelliera tedesca, a braccia conserte, si rifiuta di collaborare, mentre il presidente francese e i capi di governo italiano e spagnolo remano e puntano lo sguardo nella stessa direzione. Nessuno si salva da solo, il titolo, non rievoca tanto il romanzo di Margaret Mazzantini, quanto la preghiera urbi et orbi di Papa Francesco.
Lo scorso 27 marzo il pontefice si è rivolto ai fedeli di tutto il mondo, collegati in streaming con una piazza San Pietro deserta, pronunciando queste parole: «Siamo stati presi alla sprovvista da una tempesta inaspettata e furiosa. Ci siamo trovati su una stessa barca fragili e disorientati, ma allo stesso tempo importanti e necessari, chiamati a remare insieme e a confortarci a vicenda. Su questa barca ci siamo tutti. E ci siamo accorti che non possiamo andare avanti ciascuno per conto suo. Ma solo insieme. Nessuno si salva da solo».
La stessa immagine e lo stesso titolo scelti da Tvboy.
(da agenzie)
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Marzo 29th, 2020 Riccardo Fucile
TRA I MEMBRI DI “RIVOLUZIONE NAZIONALE” ANCHE PREGIUDICATI
Gli investigatori guardano dentro al gruppo “Rivoluzione nazionale” per comprendere chi ha promosso l’idea di assaltare il supermercato Lidl e ha anche lanciato la proposta di organizzare altri raid per rubare la spesa.
La segnalazione alla procura è arrivata dalle forze dell’ordine per i 13 bloccati dentro al Lidl con i carrelli pieni di alimenti e decisi a non pagare.
Il procuratore Francesco Lo Voi ha smentito a Repubblica che sia stato aperto formalmente un fascicolo sia dalla Dda sia dal dipartimento che si occupa di criminalità comune.
Di certo, però, le indagini non si fermano. E tra i membri del gruppo ci sarebbero anche persone vicine a ambienti della criminalità . Si sta verificando la posizione di un uomo che sarebbe stato anche arrestato per avere custodito un arsenale, insieme ad altre persone. Armi che sarebbero state a disposizione di Cosa nostra secondo chi indagava.
Al gruppo Facebook “Rivoluzione nazionale” dove c’era chi invitava pure alla violenza contro gli “sbirri” sono iscritti in oltre 2.500 e ci sarebbero anche i nomi di diversi pregiudicati della città .
Quelle che potrebbero rimanere solo delle chiacchiere dentro a un gruppo social chiuso e al quale si accede con il permesso dell’amministratore, adesso è materia di studio per gli inquirenti palermitani.
Da tre giorni le forze dell’ordine sono schierate a protezione dei centri commerciali più importanti della città : “Conca D’Oro” allo Zen, “La Torre” a Borgo Nuovo e “Forum” a Brancaccio. Ma le pattuglie passano con frequenza anche davanti alle farmacie, ai piccoli market, ai panifici.
Proprio per ieri era stato annunciato un grosso assalto al “Conca D’Oro” o a “La Torre”. Circostanza che non si è verificata e che, tra gli audio che giravano su Whatsapp, era comunque diretta anche al pestaggio degli “sbirri”.
(da agenzie)
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Marzo 29th, 2020 Riccardo Fucile
IL VIDEO AL CENTRO DI POLEMICHE
“Oggi io mi sento come nel 1996: sto chiamando un numero di clienti incredibile, tutti quanti mi
dicono di sì alle proposte che gli facciamo: l’ascolto di La7 che sta esplodendo (30% in più), il Corriere.it che va tre volte tanto, le copie dei periodici che vanno bene”: in un video destinato alla sua rete vendita e trapelato Urbano Cairo spiega che c’è gente che vuole fare shopping anche online con l’emergenza Coronavirus e i clienti (cioè coloro che acquistano pubblicità sul suo network) possono approfittarne.
“Ho aumentato del 300% il numero dei contatti e devo dire che le cose vanno bene, vi consiglio di stare al telefono con i clienti, le riunioni non servono”, dice l’editore del Corriere, “abbiamo una grande opportunità : se tutti noi operiamo con questa energia vedrete che quest’anno faremo meglio dello scorso anno”.
E conclude: “Non mollate, aumentate del doppio la vostra attività . La vita è 10% quello che ti accade, 90% come reagisce. Dateci dentro!”.
Sul Corriere oggi è ospitata una spiegazione di Cairo: «So che circola e viene interpretato in maniera malevola da qualcuno un video che ho fatto nei giorni scorsi per motivare la forza di vendita della mia azienda in un momento di difficoltà per l’Italia, anzi per il mondo intero».
«Il tema è semplice – chiarisce– un’azienda che vive al 45% di pubblicità non può permettersi dirigenti che vadano a casa e non agiscano per fronteggiare l’emergenza, anche di fronte a una tragedia come quella attuale. Non possiamo permetterci, nessuno escluso, di aspettare che passi, anche perchè abbiamo 4.500 dipendenti (e altri 4.500 di indotto) verso i quali abbiamo la responsabilità di garantire lo stipendio e per i quali va salvato il posto di lavoro».
Non teme, Cairo – chiede l’Ansa–,che il video possa dare un messaggio sbagliato di entusiasmo?
«Non mi sembra proprio che possa essere letto così, è un video fatto per la forza di vendita che deve fare risultati anche in una fase onestamente difficile. Per me è il video della speranza. Abbiamo un gruppo che sta dando un grande servizio pubblico al Paese informando minuto per minuto di quello che sta accadendo e per questo motivo sta ottenendo importanti risultati, è giusto comunicarlo agli investitori».
«Ricordo – conclude Cairo – che l’8 marzo, in un momento in cui non erano ancora state prese misure drastiche per combattere il contagio ,io le chiesi a gran voce. Poco dopo sono arrivate e certamente hanno aiutato a rallentare il contagio».
(da agenzie)
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Marzo 28th, 2020 Riccardo Fucile
UNDICI CONSIDERAZIONI SULLO STATO MENTALE DEL NOSTRO PAESE
1) Dopo appena due settimane di presunta chiusura di “attività non essenziali” i media, sulla base di un paio di episodi, fanno passare il messaggio di migliaia di italiani ridotti alla fame e pronti ad assaltare i negozi.
2) Nessun italiano pare abbia un piccolo gruzzolo di riserva per le emergenze: peccato che siamo tra i primi in Europa quanto a risparmi in banca (vedi statistiche)
3) Lavoratori che a fine marzo hanno ricevuto lo stipendio pare siano prossimi al suicidio se non ricevono la cassa integrazione entro il 15 aprile
4) Autonomi che dichiarano al fisco meno di 15.000 euro l’anno sono in preda a crisi isterica perchè il Governo ha loro regalato solo 600 euro di contributo per questo mese
5) Il governo ha stanziato 25 miliardi per le emergenze ma in giro si trovano solo le maschere di Carnevale, non quelle che servono contro il Coronavirus
6) Il tutto mentre sono ancora aperte il 66,6% delle aziende, a dimostrazione che non si è chiuso una mazza
7) Imprenditori soggetti al “rischio d’impresa”, regola liberista, che non sono in grado di mettere mano al portafoglio per un paio di mesi reivestendo nell’azienda una parte degli utili che hanno incassato negli anni precedenti
8 ) Governo che pretende giustamente un aiuto dall’Unione europea ma “senza garanzie”, in pratica senza dare l’esempio che vorrebbe dire porre fine a una misura delirante come quota 100 e modificando il reddito di cittadinanza, assicurandolo solo a chi ne veramente bisogno ed eliminando condoni agli evasori (basta questo per recuperare 20 miliardi)
9) Evasori fiscali, grandi e piccoli, che ora si chiamano “cittadini in preda alla rabbia sociale”, come se fino a ieri avessero mai pagato le giuste tasse.
10) Un governo che stanzia 400 milioni per evitare la fame dei poveri (pari a 50.000 euro a Comune, una cifra ridicola) quando la Regione Sicilia, ad es., ne ha stanziati da sola 100. O la fame esiste e allora la cifra è ridicola o è un bluff mediatico e allora sono soldi buttati, tanto per capirci
11) Il tutto mentre i dati sui contagiati sono taroccati, come quelli delle vittime, e qualche folle vorrebbe riaprire il restante 33% delle aziende, le scuole e magari pure gli stadi in tempi brevi (in quel caso tutti improvvisamente troverebbero i quattrini per acquistare il biglietto per la partita).
Conclusione: siamo un Paese ridicolo.
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Marzo 28th, 2020 Riccardo Fucile
IN REALTA’ NON REGALA UN BEL NULLA… IN ITALIA IL FONDO DI GARANZIA PER LE PICCOLE E MEDIE IMPRESE GARANTISCE LE STESSE COSE DAL 2000… COME AL SOLITO SALVINI HA PROPOSTO QUALCOSA CHE ESISTE GIA’
Siccome non bastano i laboratori cinesi che creano i Coronavirus, in diretta Salvini ha anche
raccontato che il Bengodi è oltreconfine, chiedendo al governo di smetterla con le autocertificazioni: “Non elaborate altri fogli, altri certificati, altri moduli di autocertificazione… Siamo arrivati a quattro modelli di autocertificazione per uscire di casa. Mentre in Svizzera, compilando un semplice foglio ti garantiscono fino a 500mila franchi sul conto corrente. Mi rivolgo al nostro governo: basta copiare questo foglio…”.
Ma davvero in Svizzera ti regalano 500mila franchi se compili un foglio?
Come ha scritto ieri Butac, ovviamente si tratta di un paragone insensato: quello svizzero è “Un credito garantito al 100% dalla Confederazione fino a 500’000 franchi (10% della cifra d’affari annuale) a tasso di interesse dello 0% annuo per il primo anno”, “ovvero un modulo, dedicato agli imprenditori, per richiedere un credito (non soldi regalati quindi) fino a un massimo di 500mila franchi (sulla base del fatturato annuale dell’azienda che ne faccia richiesta) a interessi zero per il primo anno, soldi che non necessitano di garanzie in quanto garantiti dallo stesso Stato”.
In Italia abbiamo il Fondo di Garanzia per le Piccole e Medie Imprese, fondo che come spiega il Sole 24 Ore serve proprio a dare garanzie pubbliche per i prestiti alle imprese. Il Fondo è stato modificato proprio per l’emergenza coronavirus, riporto dal Sole:
“La parte relativa alle garanzie pubbliche per i prestiti alle imprese è tra le più corpose del provvedimento. Le modifiche relative al Fondo centrale Pmi dureranno nove mesi e si applicheranno anche ad agricoltura e pesca (l’Ismea contribuirà con 100 milioni). La garanzia sarà a costo zero per tutte le imprese e i professionisti.L’importo massimo garantito per singolo beneficiario viene raddoppiato rispetto alle regole attuali e passa da 2,5 a 5 milioni, nel rispetto delle regole di autorizzazione Ue.
L’estensione a tutte le tipologie di operazioni della copertura massima (80% in garanzia diretta e 90% per controgaranzia dei Confidi) vale solo fino alla concorrenza dell’importo di 1,5 milioni mentre per la parte residua fino al tetto di 5 milioni dovrebbe continuare ad applicarsi quanto disposto dall’attuale modello di rating del Fondo.
Il Fondo esiste dal 2000.
E come al solito Salvini ha proposto qualcosa che esiste già . Strano…
(da agenzie)
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