Aprile 7th, 2020 Riccardo Fucile
IL SEQUESTRO DELLA GUARDIA DI FINANZA: RINCARI DEL 4.000%
Un sequestro preventivo d’urgenza di 1,1 milioni di euro è stato eseguito dalla Guardia di Finanza di Bari, su disposizione della magistratura barese, nei confronti di tre società che avrebbero fatto manovre speculative sulla vendita di mascherine FFP3 nei confronti di diverse Asl pugliesi.
Stando alle indagini coordinate dal procuratore aggiunto Roberto Rossi, sarebbero stati applicati rincari fino al 4.100%, arrivando a vendere mascherine del valore di 0,60 euro a oltre 20 euro cadauna.
Il sequestro è stato eseguito nei confronti delle società Aesse Hospital Srl di Bari dell’imprenditore Elio Rubino, grossista di articoli medicali ed ortopedici e fornitore di aziende sanitarie pubbliche, e delle società 3MC Spa e Penta Srl di Capurso dei fratelli Gaetano e Vito Davide Patrizio Canosino, entrambe rifornitrici di distributori. I tre legali rappresentanti delle aziende coinvolte sono indagati per il reato di manovre speculative sulle merci.
Gli investigatori hanno ricostruito i vari passaggi, scoprendo che la 3MC acquistò nell’ottobre 2019 da un fornitore cinese (estraneo alle indagini) oltre 127.000 mascherine filtranti FFP3 al costo di 0,36 euro.
Nello scorso mese di marzo le stesse mascherine sono state rivendute alla Penta, al prezzo 6 euro ciascuna e rivendute alla Aesse Hospital a 12 euro.
Secondo quanto appurato dagli investigatori, quest’ultima società avrebbe ceduto le mascherine filtranti alle aziende sanitarie a prezzi oscillanti tra i 18 e i 20 euro al pezzo. Intanto oltre 55 tonnellate di dispositivi di protezione individuale sono in arrivo in Puglia dalla Cina sul volo cargo Guangzhou-Bari.
Il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano comunica che oggi è prevista “la prima grande consegna di materiali acquistati direttamente dalla Regione Puglia per l’emergenza Covid-19 per un peso complessivo di 55,7 tonnellate, un volume di 544 metri cubi, suddivisi in 6.228 colli”.
Nei prossimi giorni sono in programma altri voli della tipologia ‘wide body’ con materiale acquistato dalla Regione Puglia. Il volo, Boeing 777 Freighter (consegnato alla Ethiopian nell’ottobre 2015, dedicato a Mandela) arriverà all’aeroporto di Bari dalla Cina oggi alle ore 16.30 circa.
Il volo è partito questa notte da Guangzhou, ha fatto uno scalo tecnico per rifornimento ad Addis Abeba per poi ripartire alla volta dell’aeroporto di Bari. Secondo il manifesto di carico, ci sono a bordo: tute di protezione, occhiali protettivi, mascherine DPI, pompe per infusione, pompe per iniezione, attrezzature per barelle per biocontenimento, sterilizzatrici. Il materiale, dopo l’inventario, sarà immediatamente reso disponibile al sistema sanitario e di protezione civile regionale.
(da agenzie)
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Aprile 7th, 2020 Riccardo Fucile
DI ORIGINE INDIANA, LAUREATA IN MEDICINA E’ RIUSCITA A TORNARE A LONDRA PER ARRUOLARSI ALL’OSPEDALE DI BRISTOL … DA SEMPRE IMPEGNATA NEL SOCIALE, E’ AMBASCIATRICE DI VARIE ASSOCIAZIONI UMANITARIE
“Non c’è un momento migliore per me: essere Miss Inghilterra e dare una mano all’Inghilterra
quando ce n’è bisogno”.
Lei si chiama Bhasha Mukherjee, ha 24 anni e l’anno scorso, nel 2019, è stata eletta “beauty queen”, “reginetta”, “la più bella d’Inghilterra”, per poi competere anche a Miss mondo. A molte altre persone, ciò sarebbe bastato per una agevole e comoda carriera.
Ma a Bhasha proprio no. E così la giovane nata nell’indiana Calcutta e trasferitasi nell’inglese Derby all’età di 5 anni insieme ai genitori, ha preso il primo aereo per tornare in patria. Motivo: rivestire il camice da dottoressa e dare una mano in prima linea contro il coronavirus.
“Volevo tornare a casa e subito mettermi al lavoro”, ha confessato alla Cnn Mukherjee, tuttora “junior doctor”, ossia dottoressa tirocinante, nonostante l’anno scorso si sia dedicata al concorso di bellezza più importante del Paese, vincendolo.
Ma Bhasha è rimasta scioccata dall’emergenza Covid-19 in Regno Unito e quindi, dall’India dove si trovava, è riuscita a prendere un volo speciale grazie al sostegno delle autorità britanniche e dunque a fare la sua parte nella lotta nazionale alla pandemia. Arruolata nell’ospedale dell’inglese Boston, nel Lincolnshire.
Eppure non è una decisione sconvolgente per Mukherjee. Perchè ha sempre dedicato la sua giovane vita alle cause umanitarie e alla solidarietà nel mondo, in Asia, Africa, Turchia, anche se aveva deciso di non indossare più il camice.
Da anni era infatti in giro per il globo come ambasciatrice di numerose associazioni umanitarie e fino a qualche giorno fa Bhasha si trovava in India per conto della Coventry Mercia Lions Club, una charity di beneficenza per comunità disagiate. Poi ha deciso: bisogna tornare e dare una mano al Paese che mi ha offerto così tanto. Volo da Calcutta, scalo a Francoforte e arrivo a Londra. È la nuova vita di Miss Inghilterra, anzi la vecchia: salvare vite.
(da agenzie)
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Aprile 7th, 2020 Riccardo Fucile
L’ASSESSORE AL BILANCIO DI FRATELLI D’ITALIA TRA DOPPIO STIPENDIO, CONFLITTO DI INTERESSI E INCOMPATIBILITA’
Come uno spot, pensato e realizzato con la disinvoltura del Potere che si sente immune, si trasforma in uno scandalo.
Un classico: la cattiva politica, in mezzo alle tragedie. Ecco la storia, ambientata, ai tempi del Coronavirus, nell’Abruzzo della Giunta sovranista Marsilio, la giunta del Popolo e per il Popolo, “prima gli abruzzesi”.
Il protagonista è Guido Quintino Liris, medico, assessore regionale al Bilancio, Aree Interne, e altre sei sette deleghe, classico macinatore di preferenze (oltre seimila), simpatico, gaudente, grande tagliatore di nastri, sempre presente, come tradizioni a messe, matrimoni, funerali, una vita in Forza Italia ora approdato nel partito della Meloni.
Ebbene, qualche giorno fa, da assessore in carica, invia una nota al direttore della sua Asl, chiedendo “l’interruzione dell’aspettativa a suo tempo concessa” e il contestuale reintegro “nella struttura da te diretta”.
Nello stesso giorno, con una rapidità senza precedenti, e altrettanta enfasi ed ossequio, il manager della Asl, dà il via libera “con vivo piacere ed entusiasmo”, in un “momento così particolare di emergenza sanitaria, nel quale la sua esperienza di medico igienista e il suo impegno sociale costituiscono quel connubio di cui l’azienda ha bisogno”. È perfetto lo spot.
Il politico che può dire “torno in corsia”, sul campo, a salvare vite umane, con slancio e gratuità , la Asl che lo accoglie.
Peccato che Liris la corsia non la veda neanche da lontano, poichè nello stesso atto del manager della Asl si legge, sempre con la sobrietà che la provincia riserva verso i potenti di turno: “Nell’accoglierla a bordo di questa azienda, vorrà concordare le modalità di rientro e di svolgimento della sua attività condivisa con lo scrivente pari al 30 per cento del suo debito orario settimanale che, per expertice della S.V., vorrà svolgere in staff a questa direzione”.
Dunque, sua eccellenza assessore, rimanendo in carica, non solo non va in corsia, ma in un non ben precisato staff del direttore generale, ma per questo indispensabile ruolo riceve anche un compenso.
È un classico scandalo, morale e politico, prima ancora che giuridico: il Controllore, nella persona di un esponente della giunta che nomina i direttori generali, stanzia le risorse sulla sanità , e deve approvare i bilanci delle Asl, ottiene un incarico dal Controllato che è il direttore di una Als.
Asl che, come tutte le Asl d’Italia è in difficoltà sui “dpi”, non ha i soldi per gli straordinari di medici e infermieri che rischiano la vita sul campo, e ha pensato di dare più soldi a un consigliere regionale che ne prende già 11mila netti.
Ed è evidente che, oltre al dato morale, c’è un profilo di incompatibilità formale, proprio perchè la Asl è un ente pubblico e la Regione esercita funzioni di controllo e quindi, secondo il D. Lgs 39/2013 “gli incarichi dirigenziali, interni e esterni, nelle pubbliche amministrazioni, negli enti pubblici o negli enti di diritto privato in controllo pubblico sono incompatibili con la carica di componente della giunta e del consiglio”.
Sia come sia, accade.
L’assessore viene riammesso in servizio il primo aprile, nello staff del Controllato, quello nominato con delibera di giunta, al trenta per cento del monte orario e al trenta per cento dello stipendio. E nessuno comunica il fatto alla Regione.
Chissà , forse temendo che su questo si possa configurare un danno erariale: un doppio stipendio, non per andare in corsia ma stare nello staff del direttore generale.
È chiaro che quando la notizia esce, il Partito democratico ne chiede le dimissioni e ne denuncia l’incompatibilità . E a questo punto la storia diventa una barzelletta, se non fosse che, in questo contesto, c’è poco da ridere.
Liris, proprio dopo aver preso servizio, scrive di nuovo al direttore della Asl dichiarando di voler considerare la sua prestazione volontaria e rinunciando “ad ogni corrispettivo di natura economica”.
Nello stesso giorno, sempre con una solerzia stupefacente, il direttore generale dispone la revoca del provvedimento di reintegro. E, in relazione alla richiesta di collaborazione volontaria, “si riserva di valutare tale richiesta”.
Perfetto, la classica toppa. Senza tante autocritiche e nel silenzio del presidente della Giunta. Il problema è che il fatto è stato commesso, non è cancellabile per delibera. Spetterà alla magistratura, quando riapriranno i tribunali, verificare la legittimità degli atti e delle condotte dei protagonisti.
(da “Huffingtonpost”)
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Aprile 7th, 2020 Riccardo Fucile
“RICHIAMI QUANDO VORRA’ RACCONTARE LA GRANDE RETE DI SOLIDARIETA’ PER AIUTARE I PIU’ DEBOLI E I SACRIFICI CHE STANNO FACENDO MIGLIAIA DI FAMIGLIE RISPETTANDO LE REGOLE”
Un’intervista con Barbara D’Urso? No, grazie. 
Josi Gerardo Della Ragione, sindaco di Bacoli, con un lungo post su Facebook spiega la decisione con cui ha rifiutato di collegarsi con Canale 5.
“Ho ricevuto da un noto programma di Canale 5 la richiesta di un’intervista in diretta, questo pomeriggio, per raccontare come Bacoli stesse vivendo l’emergenza Coronavirus. Pensavo volessero conoscere la rete di solidarietà che stiamo mettendo in campo, già da due settimane, per aiutare i più deboli. O evidenziare i tanti provvedimenti restrittivi che abbiamo assunto in città , a difesa della salute pubblica. Misure che ci stanno aiutando a contenere il contagio. E invece no”, scrive il sindaco.
“Il focus era dedicato ai quattro irresponsabili che passeggiavano in spiaggia a Miseno (e che abbiamo denunciato e multato). E per raccontare la crisi degli imprenditori balneari. Facendo passare la solita immagine del Sud che non rispetta le regole; del Sud fatto di barbari; del Sud incosciente. Ho quindi ringraziato per l’invito. Ma ho rifiutato”, spiega.
“Perchè bisogna smetterla di far passare l’idea che Napoli, la Campania ed il Sud siano l’immagine della Pignasecca piena di gente. Basta. Mi sono reso disponibile ad intervenire quando si parlerà del grande cuore di Bacoli; del sacrificio che stanno facendo migliaia di famiglie bacolesi: che rispettano le regole con spiccato senso del dovere. Mi sono reso disponibile ad intervenire quando si parlerà della crisi economica che stanno vivendo gli operai del settore edile, i camerieri, i pizzaioli, i commercianti. Di tutti quei lavoratori che non riescono più a mettere il piatto a tavola”, prosegue il primo cittadino. “Insieme -conclude- stiamo scrivendo la storia. Insieme, questa guerra la vinciamo”.
(da Globalist)
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Aprile 7th, 2020 Riccardo Fucile
INCASSANO DALLA REGIONE LOMBARDIA 150 EURO AL GIORNO PER ACCOGLIERE UN PAZIENTE “GUARITO DAI SINTOMI” MA ANCORA IN GRADO DI CONTAGLIARE GLI ALTRI… COMPLESSIVAMENTE DALLA REGIONE RICEVONO 360.000 EURO AL GIORNO
Il Fatto Quotidiano racconta oggi in un articolo firmato da Natascia Ronchetti il business delle RSA private grazie agli anziani contagiati in Lombardia, partendo dalla delibera numero XI/2906, 8 marzo 2020 citata da Luca Degani dell’associazione delle case di riposo lombarde Uneba che ha portato il Coronavirus nelle residenze per anziani:
La delibera in questione, che ha aperto la strada al ricovero nelle case di riposo per liberare posti letto negli ospedali, è infatti solo la prima di altre delibere che non hanno fatto altro che confermare l’impianto iniziale.
E tra le altre cose dispone, per le Rsa, il blocco dell’accettazione di pazienti provenienti dal territorio, e lo stop del 50% del turnover delle case di riposo che hanno alcune caratteristiche come la presenza medica e infermieristica 24 ore su 24: vale a dire che se, per esempio, si liberano dieci letti, cinque devono essere riservati ai pazienti Covid
Il 23 marzo scorso, infatti, con un’altra delibera, la Regione ha aperto anche al ricovero negli hospice, le strutture per le cure palliative.
Ricovero previsto per tutti i pazienti che vengono dimessi perchè clinicamente guariti: significa che non hanno più sintomi come la febbre, la tosse o il mal di gola ma sono ancora potenzialmente infetti perchè su di loro non sono ancora stati eseguiti i due tamponi (uno a distanza di ventiquattr’ore dall’altro) che possono escludere la presenza della carica virale. Sempre,e ancora,per liberare posti letto negli ospedali.
Arriviamo così al 30 marzo. Le pesanti critiche già arrivate anche da Uneba, l’associazione delle case di riposo alla quale nella sola Lombardia ne fanno capo circa quattrocento, non induce la Regione a cambiare passo.
Anzi, ribadisce tutto con la delibera numero XI/3018, con la quale dà alle Rsa anche le indicazioni operative per la “gestione degli ospiti e del personale per il contenimento delle infezioni correlate all’assistenza nell’ambito dell’emergenza da Covid-19”.
Indicazioni che comprendono la sensibilizzazione, prevenzione e formazione di operatori e anziani. Cose come: evitare baci e abbracci, lavarsi le mani accuratamente, mantenere una distanza di almeno un metro dalle altre persone.
Sotto il profilo economico quanto vale tutto ciò?
Al momento il rimborso alle Rsa che hanno accolto contagiati non è ancora stato definito. Se dovesse valere il tetto massimo previsto per le degenze non ospedaliere dovremmo parlare di 150euro al giorno per paziente.
Quindi, solo al 27 marzo, una spesa di 360mila euro ogni giorno.
(da “NextQuotidiano”)
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Aprile 7th, 2020 Riccardo Fucile
CONTROLLI INSUFFICIENTI E ZERO TAMPONI… UN OPERAIO: “FINO A IERI A CASA, ORA RICHIAMATO AL LAVORO”
«Sono uno dei tanti lavoratori metalmeccanici che in barba ai Dpcm emanati dal Governo è
rientrato a lavoro richiamato dalla mia azienda, nonostante a tutti gli effetti non svolga nessun lavoro essenziale, come già precedentemente comunicatomi tramite documento aziendale”.
La situazione, denunciata da un milanese che ha scritto al Giorno, non sarebbe un caso isolato. Secondo la segretaria generale della Fiom-Cgil di Milano, Roberta Turi, “decine di aziende stanno riaprendo l’attività chiedendo l’autorizzazione al Prefetto in quanto si dichiarano funzionali ad assicurare la continuità della filiera delle attività “essenziali” indicate dal Governo”.
Il sindacato denuncia che “fino a quando il prefetto, a fronte di eventuali controlli, non adotta un provvedimento di sospensione dell’attività , possono continuare a lavorare. Alcune, pur avendo ricevuto – a detta del prefetto – il provvedimento di sospensione, sono ancora aperte. E non ci risultano sanzioni per chi viola la norma”.
Ma c’è un aspetto che aggiunge al danno la beffa.
“Ci risulta addirittura – prosegue Turi – che se un lavoratore viene fermato dalle forze dell’ordine mentre si reca sul posto di lavoro e si constata che la sua azienda non è tra quelle che possono rimanere aperte, lui viene multato e l’azienda no. Poi magari il povero lavoratore viene sanzionato anche dall’azienda per non essersi presentato in fabbrica o in ufficio”.
I sindacati hanno inviato una lettera in prefettura con una nuova “black list“ di aziende che secondo i rappresentanti dei lavoratori hanno riaperto pur senza averne il diritto e non rispettano le misure di sicurezza.
Finora sono state vagliate dalla prefettura le richieste di circa tremila imprese. Il bilancio finale parla di una trentina (l’1% del totale) che non hanno superato l’esame di corso Monforte e per le quali è stato quindi decretato lo stop alla produzione. Stop che però, secondo i sindacati, viene ignorato.
Una situazione paradossale che emerge anche dalla testimonianza del lettore del Giorno. “Il nostro codice Ateco di appartenenza non rientrava tra gli essenziali quindici giorni fa, come può esserlo ora? Ovviamente non lo è, e questo è un più che chiaro raggiro al sistema ai danni miei e di altri migliaia di lavoratori, mettendoci in pericolo insieme a tutti i nostri familiari”.
Intanto il settore metalmeccanico piange altri due lavoratori morti dopo aver contratto l’infezione da Covid-19: Mario Perrone, 57 anni, operaio manutentore della Siram di Milano, e Fabrizio Crispiatico, 48 anni, impiegato dell’Electrolux di Solaro.
(da “il Giorno”)
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Aprile 7th, 2020 Riccardo Fucile
LA REALTA’ E’ BEN DIVERSA DA QUELLO CHE CI DICONO
E proprio l’Ordine di Bergamo, come aveva annunciato il presidente Guido Marinoni, ha effettuato un sondaggio: «Un controllo non purissimo dal punto di vista metodologico, ma in cui abbiamo chiesto il coinvolgimento di tutti i medici di medicina generale in Bergamasca, invitandoli a compilare un questionario sul numero di assistiti, numero di casi Covid, quanti seguiti a domicilio, quanti ricoverati, guariti e quanti deceduti. Intendevamo così avere un riscontro oggettivo sul fatto che la prevalenza e l’incidenza di Covid sono largamente sottostimate, in primis per la mancanza di esecuzione di test a tappeto».
E lunedì 6 aprile l’Ordine dei medici ha fornito uno stralcio dei risultati dell’indagine conoscitiva, coordinata dal dottor Roberto Buzzetti con i dottori Paola Pedrini, Ivan Carrara e Tiziano Gamba: al sondaggio hanno risposto 65 medici di famiglia, di tutta la provincia, per un totale di oltre 96 mila assistiti, per il 70% circa di età inferiore ai 65 anni e 30% oltre i 65 anni.
L’indagine, va rimarcato, riguarda comunque la popolazione al di sopra dei 15 anni. «Si tratta probabilmente del primo sondaggio in Italia a livello di popolazione, mentre fino ad ora abbiamo sempre sentito parlare della malattia dal punto di vista degli ospedali», scrive l’Ordine. Ebbene, i dati ottenuti indicano, si legge nel sondaggio, che il 6,7 % dei pazienti assistiti hanno in atto o hanno avuto l’infezione da Covid-19, compresi guariti e deceduti, mentre secondo i dati ufficiali (limitati a chi ha eseguito un tampone) si sarebbe a uno 0,86%. «Tenendo conto anche della composizione per età , possiamo stimare per la popolazione provinciale un numero totale di 64.461, con un margine di errore di 1.750 casi (in più o in meno) — si continua nel documento dell’Ordine — . Questo alla data del 4 aprile, ovviamente il numero è destinato ad aumentare nel tempo».
Nell’indagine, inoltre, da un numero più limitato di medici che hanno potuto fornire tutti i dati completi si sono tratte ulteriori informazioni.
L’Ordine evidenzia comunque che molti medici, probabilmente quelli impegnati nelle zone a maggior patologia (i meno rappresentati non a caso sono i medici operanti in Valseriana), siano stati i meno propensi a rispondere, forse anche per problemi di tempo, stanchezza o addirittura non buona salute.
Comunque, da un campione di 53 mila assistiti è emerso che l’1,8% è seguito a domicilio al momento dell’inchiesta, che corrisponde a 17.431 pazienti in isolamento domiciliare sulla popolazione provinciale; ricoverati in media lo 0,2 % degli assistiti che corrisponde, rapportato alla popolazione provinciale, una stima di 2.282 ricoveri dall’inizio dell’epidemia; guariti il 2,4% sugli assistiti che corrisponde a 22.822 sulla popolazione provinciale.
Per quanto riguarda i deceduti, secondo il campione dell’indagine dell’Ordine, sarebbero in media lo 0,3% (su 53 mila assistiti). «Proiettato sulla popolazione generale questo si traduce in 3.019 decessi — si legge nel documento dell’Ordine — . Questo dato, che riguarda i deceduti in seguito all’infezione Covid, è inferiore alla stima dell’eccesso di mortalità calcolato tramite gli uffici anagrafe (4.500 morti circa, come pubblicato da L’Eco di Bergamo). Anche in questa valutazione andrebbe tenuto conto della minore presenza nel campione esaminato di medici della Valseriana.
(da “Eco di Bergamo”)
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Aprile 7th, 2020 Riccardo Fucile
PIANGONO MISERIA MA, NONOSTANTE I DIVIETI, DECINE DI NUCLEI FAMILIARI VANNO IN VACANZA: BLOCCATE TRENTA VETTURE NELLA RIVIERA DI LEVANTE… MULTA E DIETROFRONT: OCCORREBBE IL SEQUESTRO DELL’AUTO E VIAGGIO DI RITORNO A PIEDI E A CALCI IN CULO
Il governatore della Liguria Toti ieri aveva lanciato un appello per ricordare ai cittadini di restare
in casa, per non vanificare gli sforzi fatti fino ad ora con le misure restrittive anti contagio: “È un bel fine settimana, bisogna passarlo in casa, ho visto tanta gente in giro anche questa mattina, siccome ci infiliamo in una settimana che porta a una festività , che nessuno si faccia prendere dalla tentazione di uscire, perchè cercare di fare i furbi non aiuta per primo chi fa il furbo. Il virus si vince solo se si rispettano le regole”, ha detto dalla Fiera di Genova.
Si è tenuto un tavolo interistituzionale composto da prefetture, Anci e istituzioni per decidere poi le modalità di potenziamento dei controlli per il week end di Pasqua
Ma nonostante gli appelli dei governatori a decine, nel cuore della notte, come denuncia un articolo de ‘la Stampa’, sono partiti dal Piemonte per raggiungere le case di vacanza al mare in Riviera, nelle province di Imperia e Savona.
A denunciarlo sono stati soprattutto i loro vicini di casa, che si sono accorti degli arrivi in massa. Ma gli spostamenti sono stati registrati anche dalle webcam dell’Autofiori. E così sono scattati i posti di blocco che hanno ‘blindato’ tutti i caselli autostradali, da Savona al confine.
A Ospedaletti è partita una segnalazione a mezzanotte e mezza.
L’arrivo di una famiglia di torinesi è stata notata dai vicini che hanno avvertito i carabinieri che si sono recati sul posto A primo acchito non hanno risposto al campanello, poi vista l’insistenza della pattuglia hanno aperto cercando di presentare i loro “giustificati motivi”. “O ve ne andate nel giro di mezz’ora o se rimanete dovrete osservare una quarantena di due settimane”, hanno detto i militari. E così la famiglia è tornata in Piemonte.
Mentre a Sanremo, Pian di Poma, tre camper sono stati intercettati da residenti e pattuglie. Anche loro in arrivo dal Piemonte, tutti over 65 anni.
Tra Imperia e Savona sono state una trentina le vetture bloccate: dopo la multa passeggeri e conducenti sono stati invitati a rimettersi in marcia verso casa.
(da Fanpage)
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Aprile 7th, 2020 Riccardo Fucile
NONOSTANTE FOSSE STATA AMMONITA A STARE A CASA, L’ANZIANA NON HA VOLUTO DARE ASCOLTO ALLA POLIZIA LOCALE DI GRADO
È uscita di casa per ben undici volte in un giorno per andare a fare al spesa, contravvenendo alle misure di restrizioni per contenere l’epidemia da Coronavirus. Neanche i richiami della polizia locale l’hanno fermata.
E alla fine gli stessi vigili l’hanno sanzionata con una contravvenzione di 280 euro (se pagata entro 30 giorni, altrimenti aumenterà a 400 euro).
È accaduto sabato 4 aprile nel centro a Grado, come racconta il quotidiano Il Piccolo questa mattina in edicola.
Come riporta il giornale triestino, la donna, anziana, era stata notata dagli uomini della polizia locale nell’arco della stessa giornata in strada, dove era uscita per fare di volta in volta piccoli acquisti alimentari.
I vigili, dopo averla incontrata un paio di volte l’avevano dunque redarguita bonariamente di restare a casa. Quando però l’hanno incrociata per l’undicesima volta hanno deciso di multarla, con quella che in realtà è la prima sanzione a carico di persone che non rispettano quanto previsto dai vari decreti e più specificatamente quello di stare chiusi a casa.
I controlli della Polizia locale sono concentrati lungo le strade che portano alla cittadina turistica e davanti ai supermercati
(da Fanpage)
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