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LOMBARDIA: LA REGIONE IN CUI L’ASSESSORE DICE CHE C’E’ TROPPA GENTE IN GIRO E IL PRESIDENTE VUOLE RIAPRIRE TUTTO

Aprile 16th, 2020 Riccardo Fucile

LA DIMOSTRAZIONE CHE IN ITALIA LA SITUAZIONE E’ DISPERATA MA NON SERIA

Allora sentite questa: c’è un assessore che durante l’emergenza Coronavirus SARS-COV-2 e COVID-19 dice che c’è troppa gente in giro nella sua regione e quindi così non si può andare avanti, signora mia.
Un paio di giorni dopo il suo presidente di Regione — casualmente nel giorno in cui gli uffici vengono perquisiti dalla Guardia di Finanza nell’ambito di un’indagine che riguarda le loro delibere — annuncia che vuole riaprire un po’ tutto. Rischiando quindi di vedere più gente in giro.
Riuscite a indovinare quale sia la regione in questione? E perchè proprio la Lombardia?
Forse perchè l’assessore al Welfare Giulio Gallera in realtà  non è che volesse prendersela con la gente in giro ma piuttosto regalare un colpevole diverso dal Pirellone: “Ho sentito anche sui social la giusta rabbia di qualcuno che dice: a Milano c’è ancora troppa gente che si muove. Avete perfettamente ragione”, dice, “richiamiamo tutti a stare in casa e rispettare le regole, ma come dicono tanti cittadini c’è ancora troppa gente, e questo crea molta esasperazione in chi invece la quarantena la rispetta in maniera corretta”.
Ma poi, come potete ascoltare dal video, Gallera dice che i controlli spettano alle prefetture (cioè al ministero dell’Interno e quindi al governo centrale) e alle polizie locali (ovvero ai comuni).
Quindi in realtà  non è che Gallera volesse richiamare i cittadini, quanto prendersela con Conte e con Sala. E però gli è andata malissimo, visto che in realtà  i grafici sugli spostamenti ottenuti dai cellulari dimostrano l’esatto contrario, soprattutto per Milano.
Ma il punto non è tanto questo. Il punto è che mentre l’assessore richiamava i lombardi, il presidente annunciava di voler riaprire nel suo territorio dal 4 maggio, seguendo la regola delle 4D (distanziamento, dispositivi, digitalizzazione e diagnosi).
Il presidente della Regione Attilio Fontana l’ha detto in un video sui social, sottolineando che la chiave sono le “quattro D”. E ha precisato: “Distanza (almeno un metro di sicurezza tra le persone); Dispositivi (obbligo di utilizzare le protezione per tutti); Digitalizzazione (smart working obbligatorio per tutti coloro che possono) e Diagnosi (test sierologici, grazie alla ricerca del San Matteo di Pavia)”.
Questo porterà  di sicuro ad avere più gente in giro. E a quel punto Gallera e Fontana se la prenderanno di nuovo con i comuni e con il governo.
A dimostrazione del fatto che in Italia la situazione è disperata, ma non seria.

(da “NextQuotidiano”)

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LE MAIL DEI MEDICI PERSE E I MALATI DIMESSI SENZA TAMPONE IN PIEMONTE

Aprile 16th, 2020 Riccardo Fucile

LA PROCURA DI IVREA HA APERTO UN FASCICOLO

Una serie di esposti a Ivrea puntano il dito sulla gestione dell’emergenza Coronavirus da parte della Regione Piemonte.
Uno in particolare, di Cgil, Cisl e Uil in cui si denuncia l’assenza, all’inizio dell’emergenza, dei dispositivi di protezione individuali per i sanitari.
In particolare, scrive oggi La Stampa, il personale sarebbe stato costretto a usare mascherine di cotone, a lavarle a casa propria e a riutilizzarle il giorno dopo. Il punto nodale dell’atto esaminato dai Nas riguarda i tamponi: l’ospedale avrebbe dimesso numerosi pazienti senza sottoporli ai test.
Pazienti che sarebbero stati trasferiti nelle Rsa dando vita a contagi. L’altroieri   il presidente del Comitato tecnico scientifico regionale, Roberto Testi, ha dichiarato che decine di comunicazioni via email, inviate dai medici di famiglia al Servizio di igiene e sanità  pubblica dell’Asl unica di Torino in cui si richiedevano tamponi per pazienti sintomatici, “sono andate perse”, come denunciato dagli stessi medici di famiglia.
In sostanza, l’email del Servizio d’igiene a cui arrivano le segnalazioni di cittadini vittime del Covid-19 si sarebbe bloccata per il numero “eccessivo”(fino a 500 al giorno) di messaggi ricevuti. Ciò che non si spiega, è come mai il Servizio d’igiene abbia temporeggiato a segnalare il problema.
Oggi La Stampa racconta l’inchiesta della procura di Ivrea:
Qui, ieri pomeriggio, i Nas hanno fatto un blitz, perlustrando locali ed acquisendo documenti. Il fascicolo — al momento un modello 45, senza indagati — è stato aperto dal procuratore Giuseppe Ferrando. Sulla sua scrivania è arrivata un’informativa mandata in procura dai carabinieri di Settimo, che contiene una lettera inviata il 6 aprile dalla sindaca Elena Piastra a Asl To4, Sapa (che amministra l’ospedale), Regione e Prefetto. Nella missiva Piastra denuncia: «Moltissimi cittadini continuano a rivolgersi al Comune per la mancata conoscenza delle situazioni relative ai degenti». La sindaca — che non ha mai ricevuto risposta — chiede «con la massima urgenza» di conoscere il numero dei contagiati tra pazienti e lavoratori.
Ma c’è anche altro. La dottoressa Angela Tibo, a nome di tutti i colleghi dell’equipe 4 del distretto 1 di Torino, ha detto oggi al quotidiano di Torino che «Dal 9 marzo su 113 segnalazioni fatte dalla mia equipe ne sono state inserite appena 11, di cui due perchè le persone sono poi andate al pronto soccorso. Praticamente è dal 9 marzo che il sistema non funziona. È una situazione vergognosa».
«Ho iniziato a mandare le prime segnalazioni per posta elettronica il 9 marzo ma nessuno dei miei pazienti ha mai avuto un riscontro», racconta la dottoressa. Le indicazioni della Regione prevedevano che i medici di base segnalassero per telefono e poi per mail tutti i pazienti presunti Covid-19. A seguito delle segnalazioni sarebbero dovuti partire i controlli e i dati sarebbero dovuti essere visibili sul portale creato dalla Regione. Ma la comunicazione si è inceppata subito. Anzi, non è mai partita. E solo chi è andato in pronto soccorso risulta monitorato. La falla è stata ammessa da Roberto Testi, responsabile Medicina legale dell’Asl di Torino, dalla quale dipende il Sisp, e a capo del comitato tecnico-scientifico della Regione.
Impossibile calcolare le comunicazioni andate perse. Nel caso dell’equipe 4, 102 su 113. Se i pazienti presunti positivi non figurano sul portale vuol dire che ufficialmente non sono in quarantena e non possono nemmeno ricevere il certificato che attesti la fine dell’isolamento, oltre a sparire dai conteggi. Ma anche che se vengono fermati non si possono applicare le sanzioni penali previste perchè non risultano sospetti.
Dalla fine della settimana scorsa è cambiato il sistema e i medici di base possono inserire direttamente sul portale i nominativi. In teoria. «Abbiamo la possibilità  di farlo ma solo quando funziona il servizio. Per due pomeriggi di seguito (martedì e ieri, ndr) non funzionava».

(da agenzie)

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L’ITALIA NON PUO’ PERMETTERSI DI ESSERE “NO MES”, SI RISCHIA IL DEFAULT

Aprile 16th, 2020 Riccardo Fucile

UN DINIEGO MARCHIEREBBE IL PAESE COME “INAFFIDABILE” AGLI OCCHI DEI MERCATI

Il dibattito “Mes si, Mes no” è una questione economica travestita da battibecco politico. E se su questo nodo il governo si salverà  o traballerà , non sarà  per le fibrillazioni della sua maggioranza ma per le conseguenze economiche della scelta che Giuseppe Conte farà  al Consiglio europeo del 23 aprile prossimo.
Il Consiglio, chiamato a ratificare il faticoso compromesso raggiunto dai ministri finanziari dell’Eurogruppo sul Meccanismo europeo di Stabilità , oltre che sul complesso degli aiuti per l’emergenza sanitaria, ha carattere informale ma nella realtà  è destinato a segnare uno spartiacque nello scenario economico finanziario.
Nei mercati circola la voce che i grandi fondi di investimento internazionali, a cominciare da Blackrock, in Italia da sempre molto presente, abbiano rallentato negli ultimi giorni gli acquisti di Btp proprio in attesa che si sciolga a Roma il nodo della posizione da tenere sulla questione del Mes.
Le conseguenze si sono viste nell’andamento dello spread che nella giornata di ieri è arrivato a superare quota 240 punti, nonostante i massicci interventi in acquisto della Bce. Nell’ultima settimana il divario di rendimento tra Btp e Bund tedeschi si è allargato pericolosamente di oltre 60 punti facendo squillare l’allarme.
Finora il governo si è ispirato allo slogan “No Mes, si Eurobond”. Ma dal punto di vista degli investitori il via libera (magari con qualche ritocco, non è questo il punto) dell’Italia dell’accordo raggiunto in sede Eurogruppo è cruciale perchè significherebbe che Roma resta dentro il perimetro delle logiche negoziali europee, depone la spada che nelle condizioni in cui si trova non può permettersi di sfoderare e si riserva di attingere ai fondi del Mes per quanto le spetta, ovvero 36 miliardi.
L’ok italiano all’accordo in altre parole è come una patente di buona condotta che riaprirebbe il rubinetto degli acquisti da parte degli investitori internazionali.
E non a caso la maggior parte degli osservatori, ultima in ordine di tempo Lucrezia Reichlin sul Corriere della Sera di oggi, suggerisce al premier di cercare di spuntare condizioni migliori di accesso ai prestiti del Mes, in particolare la linea di credito speciale approntata per finanziare la spesa sanitaria, senza sprecare l’occasione di aggiungere altri miliardi ai capitali necessari per affrontare questa crisi epocale.
Viceversa un no dell’Italia al compromesso raggiunto dall’Eurogruppo, con il contributo tra l’altro del ministro Gualtieri, marchierebbe il Paese con lo stigma dell’inaffidabilità , lo dipingerebbe come succube delle forze nazionali e populiste e rafforzerebbe in seno all’Eurozona il partito dei falchi attivo soprattutto nei paesi nordici.
Secondo gli economisti sarebbe il primo anello di una catena di conseguenze pericolose.
Innanzitutto le agenzie di rating potrebbero rompere il clemente silenzio degli ultimi mesi per fare assaggiare ai gestori del terzo debito più alto al mondo l’amaro sapore della sfiducia internazionale.
Fino a quando e fino a che punto poi la Bce sarebbe disposta a tappare i buchi aperti dai mancati acquisti degli investitori internazionali?
Quest’anno da Francoforte pioveranno sul mercato dei titoli di Stato italiani 240 miliardi di euro.
Si tratta di una specie di anestetico che copre le scelte del governo anche quelle sbagliate.
Ma a fine dicembre il Consiglio della Eurobanca dovrà  decidere se rinnovare, chiudere o ridurre il programma di acquisti lanciato per comprimere gli spread.
Che atteggiamento avranno la Bundesbank, la Banca centrale olandese, quella austriaca e quella finlandese?
Domanda non banale, perchè un   loro irrigidimento potrebbe proiettare sul Paese l’ombra del default.
(da “Huffingtonpost”)

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SALVINI DICE LA MAGISTRATURA NON DEVE INDAGARE SULLE STRAGI DI ANZIANI NELLA RSA: “VOGLIAMO ALMENO ASPETTARE CHE FINISCA L’EPIDEMIA E CHE MEDICI E PAZIENTI ABBIANO FINITO DI MORIRE?”

Aprile 16th, 2020 Riccardo Fucile

INSOMMA, FINCHE’ NE RESTA UNO VIVO NON SI INDAGA, CAPITO… QUANDO LA LEGA CON UN EMENDAMENTO VOLEVA GARANTIRE L’IMMUNITA’ A DIRIGENTI SANITARI (DI NOMINA POLITICA) MA NON A MEDICI E INFERMIERI

Da qualche giorno, fateci caso, la pagina facebook della Lega — Salvini premier è piuttosto nervosa per quello che accade in Lombardia, dove un’indagine della procura di Milano cerca di capire cosa è successo al Pio Albergo Trivulzio e nelle altre RSA del territorio dopo la strage di anziani di questi mesi e la delibera della Regione Lombardia che permetteva di portare i malati di COVID-19 in via di guarigione (ma ancora infettivi) nelle case di riposo
Ma oggi a spiegare la raffinatissima tecnica di Salvini sulla questione RSA è lo stesso Capitano in questo intervento a RTL che vale la pena di ascoltare: “Faccio questo appello in tutta Italia, perchè ho letto di perquisizioni in tutte le regioni italiane: possiamo almeno aspettare che l’epidemia sia finita, che i medici abbiano finito di morire e che i pazienti abbiano finito di morire?”.
Ora, ad occhio, visto che ci sono ancora pazienti e medici in vita nelle case di riposo così come negli ospedali, l’appello di Salvini, preso letteralmente rischia di far pensare che lui non voglia che intervenga la magistratura che così potrebbe salvare qualcuno.
Fuor di metafora, e a parte le espressioni infelici del Capitano, non c’è nessuno che collega il curioso emendamento della Lega con cui si voleva assicurare una specie di immunità  a dirigenti e funzionari (non a medici e infermieri) presentato proprio dalla Lega con primo firmatario Salvini?

(da “NextQuotidiano”)

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IL CONSIGLIERE REGIONALE DELLA LEGA CHE IN PIEMONTE SI INTESTA LE MASCHERINE CHE VERRANNO DISTRIBUITE GRATIS DALLA REGIONE PIEMONTE GRAZIE A DONAZIONI PRIVATE

Aprile 16th, 2020 Riccardo Fucile

“NE DISTRIBUIREMO 5 MILIONI GRATUITAMENTE” NEL VOLANTINO CON IL SIMBOLO DELLA LEGA… INDECENTE PROPAGANDA DI PARTITO

Qualche giorno fa abbiamo parlato delle mascherine con il simbolo di Fratelli d’Italia a Gaeta e anche delle scuse arrivate dal partito di zona.
Oggi sulla bacheca del consigliere regionale eletto con la Lega in Piemonte Matteo Gagliasso e in altre si nota il simbolo del Carroccio dietro l’annuncio dei cinque milioni di mascherine che verranno distribuite gratuitamente casa per casa e acquistate dall’ente da tre aziende piemontesi grazie alle donazioni.
I volantini e il messaggio del consigliere tra l’altro indicano il 4 maggio come data dell’entrata in vigore dell’obbligatorietà  dell’uso dei dispositivi. Una scadenza che però non è mai stata confermata dalla Regione e dallo stesso Cirio, che insiste nel ripetere che le «le mascherine saranno obbligatorie solo quando tutti le avranno a disposizione».
E sulle date di consegna al momento non c’è alcuna certezza.
«Se i soldi provenienti dalle donazioni alla Regione verranno impiegati in mascherine da distribuire a tutti i cittadini, perchè la Lega fa volantini online in cui rivendica la donazione?» attaccano Paolo Furia e Maria Peano, segretario e responsabile sanità  dei Democratici piemontesi.
«Troviamo davvero indecente che le mascherine acquistate grazie alle donazioni di associazioni, privati cittadini, imprenditori e anche esponenti politici (di ogni colore) possano essere oggetto di una propaganda di partito», aggiungono, chiedendo che il presidente Cirio disponga l’immediato ritiro dei volantini, ritenuti «una presa in giro nei confronti dei cittadini».

(da agenzie)

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LA BELLANOVA PROPONE DI REGOLARIZZARE GLI IMMIGRATI CHE LAVORANO NEI CAMPI, I SOVRANISTI SI INDIGNANO, PREFERISCONO CHE VENGANO SFRUTTATI

Aprile 16th, 2020 Riccardo Fucile

600.000 GLI IRREGOLARI STAGIONALI GESTITI DALLA CRIMINALITA’ MAFIOSA E DA IMPRENDITORI SENZA SCRUPOLI … DA CHE PARTE VOLETE CHE SI SCHIERINO I SOVRANISTI? DA QUELLA DELL’ILLEGALITA’

“Sono 600 mila, secondo le stime, gli irregolari stagionali nell’agricoltura che vengono spesso sfruttati e lavorano in Italia per quella criminalità  che chiamiamo caporalato, che per me significa mafia. O è lo Stato a farsi carico della vita di queste persone o è la criminalità  organizzata”.
Teresa Bellanova, la ministra dell’Agricoltura, renziana, nell’aula del Senato chiede la regolarizzazione dei braccianti clandestini. Lancia l’allarme sull’emergenza lavoro agricolo messo in ginocchio dal coronavirus, per cui mancano tra i 270-350 mila lavoratori.
La manodopera va trovata e al più presto, a meno che non si vogliano perdere i raccolti. Ma il lungo discorso su quella che Bellanova ribattezza   “la filiera della vita” è subito bersagliato dalle critiche leghiste.
Matteo Salvini, il leader leghista, dà  l’altolà  e lo fa con un post su Facebook, mentre ascolta la ministra dai banchi di Palazzo Madama, mascherina e due scranni di distanza dall’altro leghista Roberto Calderoli:   “Incredibile! Sono in Senato ad ascoltare la ministra Bellanova che ha chiesto la sanatoria di centinaia di migliaia di clandestini da fare lavorare nei campi. Ma non avrebbe più senso aiutare gli italiani che hanno perso il lavoro e lo perderanno, dando loro la precedenza e i contratti, invece di regolarizzare un esercito di clandestini?”.
Piccolo dettaglio che un fancazzista non può conoscere: gli italiani non vogliono andare a lavorare nei campi, altrimenti non ci sarebbe bisogno di rivolgersi agli immigrati.
Bellanova spiega punto per punto la situazione, comparto per comparto e cosa c’è da fare. Ringrazia chi non si è mai fermato: “Migliaia e migliaia di donne e uomini che spesso alle prese con mansioni umili che sta garantendo al paese un bene essenziale come il cibo dimostrando loro sì, un alto senso dello Stato”.
È anche con la Ue che la ministra batte un colpo: “Garantire la filiera alimentare deve essere una priorità  europea”. Perchè – ha aggiunto – nessuno, nè un agricoltore, nè un allevatore o un pescatore devono smettere il proprio lavoro. Nessuno tra quanti operano nella filiera agroalimentare , nella ristorazione, nessun magazziniere trasportatore, banconista, commesso nessuno”.
E allora ci vogliono sostegni perchè l’emergenza sarà  ancora lunga: prevede la ministra.
L’elenco dei problemi è lungo. Però anche quello delle misure, tenuto conto – spiega Bellanova – che “nel nostro settore agricolo trovano occupazione 346 mila lavoratrici e lavoratori di ben 155 paesi diversi, con 30 milioni di giornate lavorative rappresentante il 26,2% del totale del lavoro necessario nelle campagne italiane. La nostra agricoltura   quindi è anche un grande laboratorio di integrazione”.
Indica anche la vergogna dei ghetti e delle baraccopoli degli stagionali: “Queste persone sono ancora più esposte al rischio sanitario e alla fame”. Le soluzioni quali sono? Ribadisce la ministra: “Agevolazioni dei rientri in Italia e proroghe dei permesi degli immigrati, lotta al caporalato anche mediante la regolarizzazione, facilitazione delle assunzioni dei lavoratori al momento inoccupati”.
Matteo Renzi, il leader di Italia Viva, contrattacca: “Bellanova si è spaccata la schiena da bracciante, vergogna a chi l’attacca”.

(da agenzie)

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DICHIARAVA REDDITI SOTTO LA SOGLIA DI POVERTA’, MA AVEVA LA FERRARI E LA BARCA: SCOPERTO EVASORE FISCALE SERIALE

Aprile 16th, 2020 Riccardo Fucile

AVEVA UN DEBITO CON L’ERARIO DI 12 MILIONI DI EURO…   SONO I SOGGETTI CHE I SOVRANISTI COCCOLANO CON I CONDONI MENTRE CI SONO ITALIANI CHE SI SPACCANO LA SCHIENA

Le indagini, allargate anche alla famiglia, hanno mostrato una sproporzione tra redditi dichiarati e patrimonio effettivo pari a sette milioni di euro. I
n alcuni anni, erano stati dichiarati redditi al di sotto della soglia di povertà . Nel frattempo le frodi all’erario, anno dopo anno, gli avevano consentito di collezionare un debito per oltre 12 milioni tuttora da saldare.
È la storia di un evasore fiscale seriale, un 72enne della provincia di Reggio Emilia formalmente residente in Romania ma domiciliato a Sassuolo, cui la Guardia di Finanza di Modena ha sequestrato beni, tra cui quadri e orologi, e disponibilità  finanziarie per oltre un milione.
La misura di prevenzione patrimoniale prevista dal ‘codice antimafia’ emessa dal Tribunale di Bologna, accogliendo la richiesta del sostituto procuratore Marco Niccolini, ha confermato che si tratta di un grande evasore: attivo già  verso la fine degli anni ’70, dopo diversi casi di bancarotta negli anni ha registrato una condanna per reati tributari nel maggio scorso.
In sostanza, l’imprenditore si era assicurato un tenore di vita ben più alto rispetto ai propri redditi dichiarati, tali da consentirgli anche l’acquisto di una Ferrari e di un’imbarcazione da diporto, oltre che l’acquisizione di diversi immobili ma anche investimenti finanziari ed assicurativi.

(da agenzie)

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STRAGE ANZIANI AL TRIVULZIO: LE TRE DELIBERE DELLA REGIONE LOMBARDIA AL CENTRO DELLE INDAGINI

Aprile 16th, 2020 Riccardo Fucile

IERI LA GUARDIA DI FINANZA HA TRASCORSO 16 ORE NELLA PERQUISIZIONE IN REGIONE

Ieri la Guardia di Finanza ha fatto un salto al Pirellone per una perquisizioncina che è andata avanti per appena 16 ore.
Hanno sequestrato molto materiale ma in particolare, fa sapere Repubblica, hanno focalizzato l’attenzione su tre delibere.
Il primo atto nell’indagine del Nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di finanza di Milano, coordinati dai pm Mauro Clerici e Francesco De Tommasi, è l’ormai famosa delibera di giunta dello scorso 8 marzo, la XI/2906, con cui la Regione prevede la possibilità  di trasferire malati Covid-19 a bassa intensità  nelle case di riposo, se queste possono garantire strutture autonome e isolamento del paziente, di cui abbiamo parlato quando Luca Degani, presidente di Uneba (l’associazione delle case di riposo lombarde), l’ha definita come “la delibera che ha portato il coronavirus nelle RSA”.
La procura intende verificare se, al contrario, non ci siano stati enti che hanno accolto malati senza poter garantire l’isolamento tra vecchi e nuovi ospiti, positivi al virus. Facendo in questo modo esplodere quei focolai che hanno provocato centinaia di decessi nelle Rsa.
In particolare nella delibera si dispone l’istituzione di una “Centrale unica regionale dimissione post ospedaliera” che riceve le richieste di dimissione degli ospedali per acuti, e individua in modo appropriato la struttura di destinazione». La Regione ha assegnato questo ruolo proprio al Pio Albergo Trivulzio, il cui direttore oggi è indagato per omicidio colposo.
Spiega Sandro De Riccardis:
La Regione ha sempre dichiarato che sono quindici le residenze che hanno accolto i malati Covid-19: sette nel territorio dell’Ats di Bergamo, cinque di Milano, due nell’Ats della Val Padana, uno di Brescia. Non ha però mai reso pubblico quali fossero. Queste residenze hanno effettivamente i requisiti previsti dalla delibera? Sono cioè «autonome dal punto di vista strutturale, con padiglione separato dagli altri o struttura fisicamente indipendente», come chiede la norma? In queste settimane, sono state decine le testimonianze di familiari che hanno denunciato l’arrivo di anziani malati Covid-19 nelle strutture dei loro cari. Il sospetto degli inquirenti è che il virus sia dilagato perchè non è stato mantenuto l’isolamento. E vogliono capire se, prima di inviare pazienti, ci siano state ispezioni da parte della Regione.
L’indagine su Regione Lombardia e i 150 euro al giorno per ogni anziano ospitato
La seconda delibera è la XI/3020 del 30 marzo, che garantisce alla residenza una retta giornaliera di 150 euro, pagato dalla Regione. E alcuni enti potrebbero aver celato l’assenza dei requisiti pur di incassare ricchi finanziamenti.
La terza è la delibera XI/3018, con cui la giunta ha disposto il divieto di accesso nelle residenze per anziani ai familiari e dato indicazione di non trasferire nei pronto soccorso gli ultra 75enni.
«Nel caso di età  avanzata (oltre 75 anni) e presenza di situazione di precedente fragilità  o di più comorbilità  – si legge nel documento – è opportuno che le cure vengano prestate presso la stessa struttura, per evitare ulteriori rischi di peggioramento dovuti al trasporto e all’attesa in pronto soccorso».
Nei giorni di maggiore saturazione degli ospedali, il provvedimento intendeva evitare ulteriori afflussi di pazienti. Ma molti anziani, nelle case di riposo sono rimasti senza cure e assistenza. E alla fine sono morti.
Ieri a Stasera Italia il governatore Attilio Fontana ha detto che lo lascia perplesso che si sia scatenata questa situazione “nel pieno della battaglia che stiamo combattendo”, definendo il tutto “una canea di accuse e contestazioni” in questa battaglia.
La conduttrice Barbara Palombelli ha ricordato al presidente della Regione che sono stati i parenti dei malati e dei morti ad aver segnalato il tutto alla procura, e Fontana dovrebbe sapere che in Italia c’è una cosa che si chiama obbligatorietà  dell’azione penale che non è stata sospesa dai DPCM di Conte (e non si poteva sospendere, del resto).
Quando c’è della documentazione da sequestrare per utilizzarla allo scopo di capire se c’è una colpa o un dolo da parte di qualcuno bisogna agire il più rapidamente possibile per motivi talmente ovvi che è offensivo spiegarli a un presidente di Regione.
Ma considerando che quel presidente di Regione ha un assessore (Giulio Gallera) che ha dovuto “approfondire” le sue conoscenze giuridiche per scoprire che anche la Lombardia poteva dichiarare una zona rossa di sua spontanea iniziativa a Bergamo, allora tout se tient, direbbero a Parigi. Giuseppe Guastella sul Corriere della Sera spiega che tra le strutture indagate ci sono la Casa famiglia di Cesano Boscone, anch’essa perquisita, la Anni Azzurri a Lambrate e il Don Gnocchi.
Quasi tutti i fascicoli sono stati aperti dopo le denunce presentate dai parenti degli anziani morti come mosche o dai sanitari contagiati proprio per la carenza di protezioni personali nelle strutture in cui lavoravano diventate focolai di infezione.
Gianni Barbacetto sul Fatto Quotidiano scrive che solo da ieri l’Ats locale ha chiesto ai vertici delle Rsa di inviare l’elenco nominativo degli ospiti con sintomi Covid, per sottoporli ai tamponi.
“E solo da venerdì scorso hanno iniziato a fare radiografie”, dice Augusto Baruffi, presidente della Fondazione Anni Sereni di Treviglio (Bg), a cui fa capo una casa di riposo con 145 posti letto.“ Abbiamo avuto 34 decessi. Solo ora l’azienda sanitaria ci ha garantito venti tamponi, e scaglionati nel tempo”. Secondo Gallera il trasferimento dei pazienti Covid nelle Rsa a seguito delle delibere della Regione non ha provocato “contaminazioni ”.
È un fatto però che nelle case di riposo lombarde il 70% dei circa 2mila decessi, come risulta da uno studio dell’Iss, sia avvenuto proprio nel mese di marzo.
Il Fatto chiede inutilmente alla Regione da più di tre settimane i dati precisi sui pazienti Covid trasferiti nelle case di riposo (e negli hospice). Per stessa ammissione della Regione, il 27 marzo erano circa il 30% del totale dei dimessi “clinicamente guariti”, cioè senza più sintomi, in fase di negativizzazione, ma ancora potenzialmente contagiosi. Vale a dire — a quella data — qualcosa come 2.400 persone. L’assessore Gallera ha poi ridimensionato drasticamente: solo 147, trasferiti in 15 strutture, tra cui anche il Trivulzio.
(da “NextQuotidiano”)

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TRIVULZIO, CHIUSA L’ISPEZIONE DEL MINISTERO: “VIOLATE LE DISPOSIZIONI DI NON FAR ENTRARE I CONTAGIATI”

Aprile 16th, 2020 Riccardo Fucile

“IL VIRUS NON VOLA NELL’ARIA, QUALCUNO DEVE AVERLO PORTATO”

Si è conclusa l’ispezione del Ministero della Salute sul Pio Albergo Trivulzio. Oggi pomeriggio, giovedì 16 aprile, il sottosegretario Sandra Zampa risponderà  a un’interrogazione parlamentare in proposito.
“Erano state date disposizioni a tutti di non far entrare possibili contagiati. Invece così è avvenuto. Il virus non vola nell’aria, qualcuno deve averlo portato. Bisogna verificare se sono stati fatti tutti i controlli possibili” ha detto Zampa ai microfoni di Circo Massimo, intervistata da Massimo Giannini.
“Le disposizioni erano valide per tutti, non solo per la Lombardia. Sia l’Istituto Superiore di Sanità  che una circolare del Ministero imponevano di controllare l’ingresso di possibili casi positivi. Invece lì c’è stato un numero di decessi anomalo, molto alto. Si tratta di una materia molto delicata”.
Zampa non è stata tenera con la gestione della Regione da parte del governatore della Lega Attilio Fontana. “Dal primo giorno la loro politica è stata quella di disattendere le indicazioni del governo, di andare in direzione contraria, prendere le distanze. Questo è avvenuto per ragioni politiche. Ma dovremmo chiederci come mai la Lombardia abbia un numero di contagiati sproporzionatamente alto rispetto alle altre regioni” ha proseguito il sottosegretario.
Sul Pio Albergo Trivulzio e le altre Rsa di Milano, intanto, la Guardia di finanza ha sequestri degli atti nella sede della Regione. Si vuole fare chiarezza sulle direttive che l’amministrazione regionale e l’assessorato al welfare hanno dato al Trivulzio e alle altre Rsa sulla gestione degli anziani e dei pazienti.
Ispezioni dei Nas sono in corso anche in altre 600 strutture in tutta Italia: il 17% è irregolare. E arrivano le annotazioni dell’Oms: “Il massacro nelle Rsa deve essere un’occasione da non disperdere per ripensare l’assistenza e la cura dei più deboli”. L’Oms chiede al governo cosa è successo e come maì, dice il vicedirettore Ranieri Guerra.

(da agenzie)

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