Aprile 16th, 2020 Riccardo Fucile
IL SOLITO PIAGNISTEO DI CUOR DI LEONE: MA NON “VEDEVA L’ORA DI FARSI PROCESSARE”?
Matteo Salvini è scandalizzato: ieri sera ha infatti scoperto che il tribunale dei ministri di Catania lo ha
convocato il 4 luglio per il processo sul caso Gregoretti, ovvero di quella volta che ha bloccato uno sbarco da una nave della Guardia Costiera italiana in base all’assunto che quei 131 migranti costituivano un rischio per la sicurezza dell’Italia.
Naturalmente questo Salvini si è scordato di dirlo nel tweet con cui ieri faceva la vittima, ma questi sono dettagli.
Così come è un dettaglio che l’emergenza Coronavirus abbia fatto slittare anche il processo per vilipendio — dapprima al 20 aprile, poi con un altro rinvio — ma nell’occasione non abbiamo notato lamentele da parte del Capitano.
Il punto vero è invece un altro. Ovvero che per tutti gli italiani invece i processi ufficialmente ricominciano non il 4 luglio, ma l’11 maggio.
Questo, ovviamente, se davvero l’emergenza Coronavirus sarà nel frattempo rientrata al punto da permetterlo. Altrimenti quei processi slitteranno ancora, così come slitterà quello di Salvini.
Quello di cui il Capitano si sta lamentando è che sia stata fissata una data per quel processo a cui non vedeva l’ora di presenziare fino all’altroieri.
Ma fissare una data è compito e dovere del tribunale. Fare il piagnisteo su Twitter invece è roba da politici piccoli piccoli.
(da “NextQuotidiano”)
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Aprile 16th, 2020 Riccardo Fucile
POI A “PORTA A PORTA” CONTINUA A RACCONTARE ALTRE BALLE
Giorgia Meloni il 10 aprile scorso sui suoi canali social aveva scritto dopo l’Eurogruppo che il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri aveva firmato l’attivazione del MES.
Come abbiamo scritto in più occasioni, si tratta proprio di quella Giorgia Meloni che si era poi lamentata delle fake news di Giuseppe Conte su di lei.
Ieri a Porta a Porta finalmente qualcuno le ha ricordato la circostanza: è stato in conduttore Bruno Vespa che le ha detto che Gualtieri non ha firmato niente.
E finalmente Giorgia ha parzialmente ammesso: “Effettivamente ‘firmare’ è l’unica parola su cui effettivamente abbiamo detto una cosa inesatta”.
La leader di Fratelli d’Italia tuttavia è una donna che fa della modestia una delle sue grandi virtù. Non si tratta soltanto di un’inesattezza ma di una sciocchezza sesquipedale.
Perchè l’attivazione del MES è una procedura che passa per diverse fasi, un memorandum of understanding sulle condizioni del prestito e poi un voto del parlamento nazionale per approvarlo, come in Grecia.
Quindi Gualtieri, anche volendo, non avrebbe potuto firmare per alcuna attivazione del Meccanismo Economico Finanziaria anche perchè da solo non ne aveva i poteri.
Poi, magari con calma, tra qualche anno, la Meloni ammetterà anche che fu il Consiglio dei Ministri del Governo Berlusconi IV ad approvare il 3 agosto 2011 “il disegno di legge per la ratifica della decisione del Consiglio Europeo 2011/199/Ue, che modifica l’articolo 136 del Trattato sul funzionamento della Ue relativamente a un meccanismo di stabilità (Esm — European Stability Mechanism), nei Paesi in cui la moneta è l’euro. Obiettivo della Decisione è far sì che tutti gli Stati dell’Eurozona possano istituire, se necessario, un meccanismo che renderà possibile affrontare situazioni di rischio per la stabilità finanziaria dell’intera area dell’Euro”.
Il Consiglio dei Ministri del 3 agosto 2011 fece seguito al Consiglio Europeo del 25 marzo 2011, in cui l’allora Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi rappresentò l’Italia al tavolo in cui si definirono i contenuti del Mes. La Cancelliera tedesca era ovviamente Angela Merkel. Il Governo Berlusconi IV ebbe Bossi ministro per le Riforme, Meloni ministra per la Gioventù, Calderoli ministro per la Semplificazione, Nitto Palma ministro per la Giustizia dal 27 luglio 2011, La Russa ministro della Difesa, Tremonti ministro per l’Economia e Gelmini ministro per l’Università .
Infine: la Meloni ci tiene a ricordare che già quando nel 2012 (durante il governo Monti, al quale la Meloni votò la fiducia) venne ratificata la prima versione del MES i deputati e i senatori che poi avrebbero fondato Fratelli d’Italia erano contrari.
Andando a guardare l’esito del voto di ratifica ed esecuzione del Trattato che istituisce il Meccanismo europeo di stabilità al Senato si scopre che la maggior parte dei senatori del PdL che poi avrebbero fondato FdI era assente mentre Achille Totaro, Alberto Balboni, Alessio Butti e Antonio Paravia votarono a favore.
Al voto finale alla Camera invece Giorgia Meloni era assente così come altri deputati del futuro partito, Guido Crosetto votò contro mentre Riccardo De Corato (ora assessore in Lombardia), Fabio Rampelli, Marco Marsilio (attuale Presidente della Regione Abruzzo) e Giampiero Cannella votarono a favore.
(da “NextQuotidiano”)
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Aprile 16th, 2020 Riccardo Fucile
“COME SI STA IN LUOGHI A TE SCONOSCIUTI?”
Questa mattina a Palazzo Madama ha parlato Teresa Bellanova, ministro delle politiche agricole
alimentari e forestali. Tra i temi affrontati c’è anche quello della regolamentazione dei migranti che ottengono offerte di lavoro.
Insomma, quel classico tema che non viene digerito dai leghisti e dai sovranisti. E Matteo Salvini nell’annunciare il suo stupore per questa proposta, ha scritto su Twitter un post che ha provocato moltissime reazioni.
Questo l’incipit: «Incredibile sono in Senato». Insomma, la storia (poi) si scrive da sè.
Il leader della Lega, infatti, non gode di un’ottima nomea per quel che riguarda le presenze a Palazzo Madama, fin da quando era ministro (dove era spesso in missione e poteva non essere presente in Aula per altri impegni istituzionali).
Per questo motivo quel «Incredibile sono in Senato» ha dato il via a una serie di risposte (quasi tutte uguali)
«Incredibile sono in Senato», come Salvini scatena i troll contro se stesso
«Hai sbagliato punteggiatura… INCREDIBILE SONO IN SENATO… così è corretto!», «Incredibile è il fatto che tu sia in Senato», «meravigliato vero? un posto nuovo», «INCREDIBILE SEI IN SENATO. potevi finirlo qui il tweet», «Davvero incredibile!!! Come hai fatto ad andare in senato?!», «Come si sta in luoghi a lei sconosciuti?».
Questi sono solo alcuni delle decine di commenti arrivati sotto al post del leader della Lega. Un autogol social che ha distolto l’attenzione dal tema principale dello stupore espresso dallo stesso senatore e segretario del Carroccio.
(da agenzie)
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Aprile 16th, 2020 Riccardo Fucile
“LA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO HA MESSO DA PARTE UN ARSENALE CON CUI RESISTERE NEL BUNKER DI PALAZZO CHIGI PER DIVERSI MESI”… LE ACCUSE DE “IL TEMPO” CADONO NEL RIDICOLO… SONO ORDINI DELL’ANNO SCORSO E RIGUARDANO 3.000 DIPENDENTI
Nei giorni scorsi il Tempo, in una serie di articoli firmati dal direttore Franco Bechis, ha accusato Giuseppe Conte di essersi fatto l’ospedale a casa. E di aver pensato a sè stesso (e ai suoi collaboratori) prima che agli italiani.
Il tutto a causa di una serie di forniture e approvvigionamenti di materiale sanitario per Palazzo Chigi, la presidenza del Consiglio “ha messo da parte veri e propri arsenali con cui resistere nel bunker anche per lunghi mesi”.
Il racconto del quotidiano romano partiva dalla lettera con cui il 26 febbraio scorso Palazzo Chigi ha acquisito la disponibilità da parte di un’azienda veneta di consegnare entro cinque giorni a trattativa diretta “500 mascherine APVR FFP3”, al prezzo di 7,98 euro cadauna, consegnate secondo programma da un’azienda veneta, la Kit ufficio di Scorzè in provincia di Venezia.
Alla stessa data e con gli identici tempi di consegna (cinque giorni) trovate per Conte & c anche 10 mila mascherine chirurgiche a un ottimo prezzo (0,20 euro l’una) assicurato da un’azienda del bergamasco, la Mediberg di Calcinate. Quindi ai primi di marzo palazzo Chigi aveva già le prime protezioni necessarie, e a quel punto ha potuto pensare anche agli altri italiani, chiedendo a Consip di fare una gara che è stata più o meno disastrosa, visto che una serie di lotti sono stati revocati e secondo il commissario agli approvvigionamenti sanitari, Domenico Arcuri almeno la metà dei quantitativi ordinati arriverà quando il coronavirus se ne sarà andato dall’Italia.
La bergamasca Mediberg nell’ultima settimana di marzo ha integrato l’ordine già eseguito a inizio mese con ulteriori 32.400 mascherine chirurgiche sempre al prezzo di 0,20 euro l’una. Sempre la stessa azienda a metà marzo per altro aveva consegnato a palazzo Chigi altre 1.800 mascherine chirurgiche da 0,20 e pure 900 “camici visitatore non chirurgico” al prezzo di 0,80 euro l’uno. Il 10 marzo sono arrivati invece da un’azienda del foggiano — la Cerichem Biopharm di Cerignola- 270 taniche da cinque litri l’una di gel disinfettante al prezzo di 16,50 euro per tanica, e al prezzo di 3 euro l’uno altri 50 “flaconi di sapone antibatterico da 500 ml con dosatore” e 130 “flaconi di gel disinfettante da 500 ml con dosatore”.
Il 3 marzo invece a Palazzo Chigi una ditta di Pomezia, la Cipriani Utensiltecnica, ha consegnato 310 confezioni da 100 pezzi l’una di “guanti monouso in nitrile” per un prezzo complessivo di 1.500 euro. Anche le mani del premier e dei suoi così erano protette. Pochi giorno dopo un’altra ditta, la Alse medica di Roma, ha consegnato 330 “camici in TNT idrorepellente con rinforzo” al prezzo di 1.120 euro complessivi. Il primo aprile è arrivato da altri due fornitori non meglio specificato “materiale sanitario” per un totale di 7 mila euro.
Gli articoli di Bechis sono stati successivamente ripresi nel question time di ieri a Montecitorio dal capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, Francesco Lollobrigida: “Oggi in quest’Aula avremmo voluto il Presidente Conte a spiegare come mai, mentre gli italiani a fine febbraio cercavano di capire che cosa stesse accadendo nella Nazione in riferimento all’emergenza coronavirus, proprio in quelle ore Palazzo Chigi si approvvigionava dotandosi di mascherine, gel igienizzanti, defibrillatori e quant’altro”.
E ancora: “Gli italiani lo hanno scoperto di lì a poco che cosa stava succedendo, ritrovandosi chiusi in casa nella migliore delle ipotesi o in ospedale nella peggiore. Il tutto — ha aggiunto — mentre mandavate Zingaretti a Milano a combattere il razzismo a suon di aperitivi invece di portare in Lombardia dispositivi di protezione per medici, infermieri e cittadini. State continuando a scappare dalle vostre responsabilità , su questo oggi come sul Mes la prossima settimana, quando impedirete che il Parlamento possa esprimersi attraverso un voto dell’Aula. Ma state certi: la storia parlerà , e la storia arriverà presto”, ha concluso
Perchè Conte non si è fatto l’ospedale in casa
In attesa che la storia parli e che arrivi il redde rationem, magari anche per chi ha raccontato che Gualtieri aveva firmato il MES, il ministro per il rapporti con il Parlamento Federico D’Incà ha risposto in Parlamento alle accuse del Tempo mentre Palazzo Chigi pubblicava sul suo sito una lunga nota esplicativa dalla quale si evincono una serie di cose interessanti.
La prima è che il presidio sanitario dislocato a via della Mercede è operativo dal lontano 1994, ed è stato pensato e posto a servizio di tutti i lavoratori distribuiti nelle 15 sedi della Presidenza, nonchè delle varie Autorità di riferimento. Quindi affermare che Conte si sia fatto l’ospedale in casa è una fake news. Poi si scopre che buona parte degli ordini di cui si parla nell’articolo erano stati fatti… a novembre 2019:
Gli acquisti di cui si ragiona negli articoli, riguardanti bombole di ossigeno, defibrillatori e camici sono stati effettuati nel quadro di una “ordinaria programmazione” dei fabbisogni del presidio sanitario della Presidenza del Consiglio dei ministri, che non ha nulla a che vedere con questa fase di emergenza.
Lo dimostra il fatto che la data della determina di approvvigionamento (primo atto della procedura negoziale) risale al 14 novembre 2019, a fronte di una richiesta della responsabile dell’Ufficio sanitario del luglio 2019. La mera consegna, invece, è avvenuta alcuni mesi dopo: il 25 febbraio 2020, per le bombole d’ossigeno, e il 20 marzo 2020, per i defibrillatori (queste date e tutto l’iter negoziale è documentato nel portale della trasparenza ed è quindi di immediata consultazione).
Anche l’acquisto dei farmaci rientra nel quadro di una “ordinaria programmazione” dei fabbisogni del medesimo presidio sanitario, e non riguarda questa fase di emergenza. In particolare, la data della determina di approvvigionamento risale al 14 novembre 2019. Dopo una prima procedura andata deserta, i farmaci risultano attualmente in fase di consegna.
E anche questo cambia i termini della questione. In più, le famigerate mascherine non sono state ancora consegnate: alla faccia della via privilegiata della presidenza del Consiglio. Ma c’è un altro colpo di scena:
Quanto agli acquisti di guanti, gel disinfettante e mascherine chirurgiche, si fa presente che il Ministro per la Pubblica Amministrazione ha emanato, il 25 febbraio 2020, una direttiva che ha imposto a tutte le amministrazioni pubbliche l’adozione di misure di igiene e di protezione a beneficio di tutti i dipendenti e di tutti coloro che, a diverso titolo, operano o si trovano presso l’amministrazione.
Nei giorni successivi all’emanazione di questa direttiva del Ministro per la Pubblica Amministrazione, il Responsabile del Dipartimento per i servizi strumentali della Presidenza del Consiglio ha avviato le procedure negoziali che hanno portato all’acquisto e alla consegna di 1250 litri di gel igienizzante, di 310 confezione da 100 guanti ciascuna, di 11.600 mascherine chirurgiche. Altre 32.400 mascherine chirurgiche sono state pure ordinate e dovrebbero essere consegnate, in base all’originaria previsione a fine maggio.
Quindi anche qui nessuna informazione riservata in base alla quale la presidenza del Consiglio si è mossa prima di avvisare gli italiani. C’è anche da ricordare che le scorte non sono poi tanto scorte, visto che il numero complessivo dei soli lavoratori degli Uffici della Presidenza del Consiglio dei Ministri, che sono circa 3mila e sono dislocati non solo a Palazzo Chigi ma in circa 15 sedi differenti e si considera il limitato numero di ore suggerito per l’efficace utilizzo di una mascherina.
(da “NextQuotidiano”)
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Aprile 16th, 2020 Riccardo Fucile
AL QUARTIERE SPERONE DI PALERMO ERA DOVUTA INTERVENIRE LA POLIZIA, ORA E’ DIVENTATO UNA STAR CONTESO DAI MEDIA: SIAMO UN PAESE RIDICOLO
Il pensionato Giuseppe Spagnolo che a Pasqua guidava le grigliate sui tetti delle case popolari dello
Sperone, dopo essere diventato un personaggio social con un’intervista a Repubblica, ha iniziato a ricevere decine di richieste da parte di molti programmi televisi, e ha pensato di ingaggiare un agente.
Ora, chiede 1.500 euro a intervista. “Con me da oggi non si può più parlare. Lei con me non deve parlare, se vuole le do un numero. Non le posso rispondere, da oggi. Manco un secondo, ho dato i miei diritti di immagine e non posso parlare più con nessuno. Ho un agente, Toba Service, se vuole il numero…”, ha detto ieri a La Zanzara su Radio24.
“Ma scusi lei fa una grigliata sui tetti e poi si prende un agente?” ha risposto il conduttore Parenzo. “Allora metto giù, lo volete il numero del mio agente o no?”, ha insistito il pensionato protagonista di una diretta sui social il giorno di Pasqua mentre diverse famiglie erano sui tetti a mangiare, pranzo interrotto dall’arrivo della polizia, che ha fatto scattare multe per l’assembramento vietato dalle norme anti Covid.
Ora, Spagnolo ha come agente la Toba Service: “Sono Parenzo, le passo l’amministratore del Sole 24 Ore, Giuseppe Cruciani. Cercavamo il dottor Spagnolo”. “Sì — hanno risposto dalla società — è un nostro contrattualizzato. E’ visibile? Video?”. “No, radio, dieci minuti”. “Gratis non si può fare perchè dobbiamo anche recuperare i soldi della multa di questo signore, poverino. Le posso fare 1500 euro più Iva”. “Possiamo chiudere a 800 più Iva, otto minuti”, ha chiesto ancora Parenzo. “Mille, più Iva e fattura”, è stata la risposta della Toba. “Chiudiamo a 900”, ha detto l’altro conduttore.
(da agenzie)
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Aprile 16th, 2020 Riccardo Fucile
“MOLTI PAESI NON C’ERANO NEL MOMENTO DEL BISOGNO”
“Molti non erano presenti quando l’Italia ha avuto bisogno di aiuto all’inizio di questa pandemia. Ora la Ue deve presentare una scusa sentita all’Italia, e lo fa”.
Lo ha detto la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen intervenendo in Parlamento.
“Non si può superare una pandemia di tale portata senza la verità : si, è vero che nessuno era veramente pronto ad affrontare questa pandemia. Ma le scuse valgono solo se si cambia comportamento. E c’è voluto molto tempo perchè tutti capissero che dobbiamo proteggerci a vicenda. Ma ora la Ue è il cuore pulsante della solidarietà europea, la Ue è in piedi per aiutare chi ha più bisogno”, ha aggiunto.
(da agenzie)
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Aprile 16th, 2020 Riccardo Fucile
E’ ACCADUTO A PASQUETTA A UNA INFERMIERA CHE LAVORA PRESSO L’OSPEDALE DI CAPRI: “SONO RIMASTA DA SOLA AL PORTO DI SORRENTO”
Va a prendere la moglie infermiera di turno da 24 ore in ospedale e viene multato per 533 euro. È
accaduto a Pasquetta al coniuge di Rosaria De Nicola, infermiera che vive a Fisciano (Salerno) ma lavora presso l’Ospedale Capilupi di Capri.
In questi giorni, la donna opera anche nella tenda allestita per l’accoglienza dei pazienti Covid-19.
A riportare la vicenda è Il Messaggero.
“Hanno multato mio marito che stava venendo a prendermi e sono rimasta da sola al porto di Sorrento”, spiega la sanitaria che a casa accudisce due figli, tra cui un minore.
La vicenda ha avuto inizio lunedì 13 aprile, mentre l’infermiera era a bordo di un piccolo traghetto.
“La barca è stata allestita per i giorni di festa assicurando ai sanitari pendolari, il tragitto da Sorrento a Capri e viceversa. Mi ero accordata con mio marito per farmi prelevare al porto, in modo da tornare a Lanucusi, la frazione di Fisciano dove abitiamo”.
Durante il tragitto, la donna ha ricevuto una telefonata del marito che ha provveduto ad avvisarla dell’imprevisto: era stato bloccato dalla Polizia Municipale a Castellamare di Stabia e sanzionato per “uscita non giustificata”. Da quel momento, un giro di telefonate da parte dell’infermiera per venire a capo della questione:
“Ho chiamato i vigili di Castellamare spiegando che non guido e non c’erano mezzi pubblici, oltre al fatto che mio marito appartiene al mio nucleo familiare e può accompagnarmi. Ho telefonato ai vigili capresi pronti a testimoniare la mia presenza in ospedale, ho riferito che avrei portato in visione il mio badge e ho contattato i carabinieri, la polizia di Stato e la polizia municipale di Sorrento per farmi aiutare”.
Ma ormai la multa di 533.33 euro al marito era stata verbalizzata e, nel frattempo, la donna era rimasta da sola al porto di Sorrento.
“Alla fine sono riuscita a rincasare perchè la Capitaneria di Porto di Sorrento mi ha riaccompagnato a casa, era Pasquetta e non c’era alcun mezzo”.
(da “Huffingtonpost”)
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