Destra di Popolo.net

LA FACCIA TOSTA DI SALVINI CHE FA FINTA DI NON AVER DETTO DI AVERE LA FEBBRE

Settembre 27th, 2020 Riccardo Fucile

ESISTE IL VIDEO CHE SPUTTANA IL MENTITORE SERIALE

Matteo Salvini è fatto così: mangia ciliegie mentre Zaia parla di neonati morti e poi, anche se c’è un video che lo testimonia, nega di averlo mai fatto.
Dice di essere febbricitante durante un’intervista a Formello e poi, anche se c’è un video che lo testimonia, dice che sono i giornalisti a speculare e nega di averla mai avuta.
Sembra incredibile che possa far finta di non aver pronunciato queste parole: “Scusate il ritardo. Odio arrivare in ritardo ma oggi è una giornata partita non benissimo, sono stato due ore attaccato al cortisone. Quando mi sono alzato il medico mi ha detto ‘lei ovviamente adesso va a casa’. Io gli ho detto ‘sì, tranquillo, vado prima ad Anguillara Sabazia, poi a Formello e termino a Terracina. Ma poi vado a casa. Ci tenevo troppo ad essere qua. Un po’ dolorante, un po’ febbricitante, ma è bello essere tra voi” ma quando ormai la polemica era arrivata ovunque ha avuto il coraggio di twittare dando la colpa ai giornalisti:
“Mai avuta febbre, fatto test sul Covid ieri mattina, negativo. Ho il torcicollo come milioni di italiani e ho preso il cortisone, alcuni “giornalisti” evitassero almeno di speculare e mentire sulla salute del prossimo. Vergognatevi!” dice accusandoli di mentire sulla sua salute.
Ma del resto da un politico che non è riuscito neanche a mantenere la promessa di ridurre le accise cosa ci si deve aspettare?

(da agenzie)

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SALVINI SI LAMENTA PER LO STIPENDIO DI TRIDICO?

Settembre 27th, 2020 Riccardo Fucile

SE LA LA PRENDA CON SE STESSO, VISTO CHE E’ STATO DECISO QUANDO AL GOVERNO C’ERA LUI

La storia dell’aumento di stipendio di Pasquale Tridico non è certamente edificante. Nonostante venga minimizzata dai 5 Stelle era naturale che Matteo Salvini prendesse la palla al balzo per chiedere la testa del presidente dell’Inps
Ma se l’aumento è diventato effettivo con il decreto della ministra del Lavoro Nunzia Catalfo del 7 agosto scorso, la decisione è stata presa durante il Conte 1, quando il Capitano era al governo.
Non è un mistero che Tridico sia stato nominato presidente dell’INPS proprio dal governo Conte One, quello sostenuto da Matteo Salvini e dalla Lega.
E infatti sul sito dell’INPS, oggi ancora giù per ovvi motivi dipendenti anche da Tridico, si ricorda perfettamente la circostanza: “Il Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro del Lavoro e delle Politiche sociali Luigi Di Maio, visto il parere favorevole espresso dalle competenti commissioni parlamentari, ha deliberato il conferimento al prof. Pasquale Tridico dell’incarico di Presidente dell’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale”.
Insomma, è proprio quel Tridico che oggi la Lega attacca ad essere stato nominato presidente dell’INPS dal governo di cui Salvini faceva parte come ministro dell’Interno e vicepremier.
All’epoca poi la nomina di Tridico venne salutata con favore dalla Lega, anche perchè il suo predecessore era Tito Boeri che con Salvini ha un pessimo rapporto. E anche l’aumento è avvenuto allora. Spiega Repubblica:
Gli stipendi di oggi dei vertici di Inps, ma anche di Inail, sono frutto di un patto Lega-M5S siglato con l’altro vicepremier Matteo Salvini e avallato dal premier Conte. Lo dicono le carte. La legge istitutiva di Reddito di cittadinanza e Quota 100 – la 26 del 2019 – prevede che le retribuzioni siano fissate con decreto del ministro del Lavoro. Una nota dell’allora capogabinetto di Di Maio, Vito Cozzoli – ora presidente di Sport e Salute, spa del ministero dell’Economia – datata 12 giugno 2019, lo dimostra. Con tanto di cifre: 150 mila euro al presidente, 100 mila euro al vicepresidente e 23 mila euro ai tre consiglieri dei due consigli di amministrazione ancora da nominare. La nota era indirizzata alla Direzione generale per le politiche previdenziali dello stesso ministero del Lavoro e per conoscenza al premier, al ministro del Tesoro Giovanni Tria e al Ragioniere dello Stato Biagio Mazzotta
Insomma Di Maio chiede chiarimenti, Salvini chiede le dimissioni, Conte dice che non ne sapeva niente. Ma erano tutti al governo quando è successo il fattaccio. Sarà  stato il maggiordomo?
Il decreto dell’allora ministro Di Maio fu però bloccato dalla crisi del mojito, che fece slittare sia sia le nomine dei cda, sia le buste paga. Solo per questo motivo la decisione è stata rinviata fino all’agosto 2020, quando la ministra Catalfo ha firmato insieme a Gualtieri il decreto.
Inoltre, come ricorda Roberto Perotti, gli aumenti dei vertici Inps sono stati finanziati anche con il taglio di un servizio semplice ma importante per i cittadini. Le buste arancioni:
Uno dei primi atti della gestione Tridico fu di interrompere il programma di spedizione delle buste arancioni, con le quali l’Inps si proponeva di informare ogni cittadino sull’ammontare che avrebbe percepito al momento di andare in pensione. È una questione di civiltà : è arcinoto che moltissimi cittadini non hanno una idea chiara di quanto percepiranno quando andranno in pensione, e spesso tendono a sovrastimare l’ammontare, con conseguenze in alcuni casi drammatiche sugli equilibri finanziari delle famiglie. Sulla scia dei paesi nordici quasi tutti i paesi europei oggi hanno un programma di buste arancioni, parte di un più generale programma di educazione finanziaria. Costa pochissimo (il prezzo di un francobollo convenzionato con Poste Italiane, addirittura zero per chi optava per la posta elettronica) e può salvare una famiglia. E qui sta il vero scandalo: le buste arancioni erano pagate sul capitolo “spese postali”, lo stesso che è stato ridotto per finanziare l’aumento dei vertici Inps. Un aumento quindi letteralmente finanziato sulla pelle di migliaia di cittadini, che (comprensibilmente) non hanno gli strumenti per interpretare esattamente le complicatissime regole delle pensioni italiane

(da agenzie)

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TRIDICO: “INFANGANO ME PER ATTACCARE IL GOVERNO”

Settembre 27th, 2020 Riccardo Fucile

LA REPLICA ALLE ACCUSE SU STIPENDIO ED ARRETRATI

Il presidente dell’Inps, Pasquale Tridico, si è difeso dalle critiche per il raddoppio distipendio affermando che non è stato coinvolto nella decisione e che comunque non prenderà  arretrati.
“Tutto l’articolo ruota intorno a due falsi”, lamenta in una lettera a Repubblica, il giornale che ha sollevato il caso, “per effetto del decreto interministeriale che stabilisce i compensi del Cda di Inps (e Inail), al sottoscritto sarebbe riconosciuto un arretrato di 100mila euro. Questo il primo falso. La realtà  invece è che la nuova misura del compenso previsto per il presidente dell’Istituto decorrerà  non da maggio 2019, bensì dal 15 aprile 2020, vale a dire da quando si è insediato il cda e ne ho assunto la carica di presidente. Il secondo falso è che non è nei poteri del presidente o di qualsiasi altro organo dell’Istituto determinarsi i compensi”.
“Sono stato nominato presidente Inps con decreto del Capo dello Stato in data 22 maggio 2019”, ricorda Tridico, “successivamente, a giugno 2019, con nota del Gabinetto del ministero del Lavoro venivano proposti i compensi del cda che si stava costituendo: 150mila euro lordi per il presidente, 100mila per il vice e 23mila per i 3 componenti del consiglio. Nel frattempo, la crisi di governo dell’agosto 2019 ha ritardato la nomina del cda. Così, solo dal 15 aprile 2020 ho assunto le funzioni di presidente del cda”.
Il presidente dell’Inps in una conversazione sulla Stampa è categorico: “Infangano me per attaccare il governo, è esattamente quello che penso. Nello Stato i dirigenti di seconda fascia prendono 150 mila euro, quelli di prima fascia 200 mila. Il presidente dell’Inps, fino adesso, 60 mila euro, ma di che cosa stiamo parlando?”.
“Quando ti dicono che prendi i soldi e non è vero che cosa dovresti fare? L’unica cosa sarebbe querelare, però non è il mio stile, non sono abituato a lavorare così».
A chi lo invita a dimettersi risponde: “Non ci penso proprio, essendo false tutte le accuse perchè dovrei?”, chiosa Tridico che fa sapere di non essere stato chiamato da nessuno, nemmeno da Di Maio.
“Nella prospettiva della ricostituzione del cda dei due enti – prosegue nella lettera su Repubblica Tridico – la legge 28 gennaio 2019, aveva previsto che, con apposito decreto interministeriale, sarebbe stata fissata la misura dei compensi dei predetti organi, senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica. Tant’è che detti compensi sono finanziati attraverso la riduzione di spese di funzionamento di Inps e Inail. Il 15 luglio 2019 il Dipartimento per il coordinamento amministrativo della presidenza del Consiglio ha avviato l’iter per la determinazione dei compensi del presidente e degli altri componenti del cda dei due enti, sulla base di una direttiva del presidente del Consiglio dei ministri del 9 gennaio 2001 che fissa i criteri e gli indicatori da assumere a riferimento a tal fine; direttiva che dal 2001 detta le regole per la fissazione dei compensi degli organi di tutte le amministrazioni pubbliche, suggerendo l’utilizzo di un apposito software per determinare i compensi per il cda sulla base del bilancio dell’Istituto e del numero di dipendenti”
“Tale software restituiva un compenso per il presidente Inps e per il cda molto più elevato: per il presidente di 240 mila euro, pari al compenso dei dirigenti centrali dell’Inps, e ai vertici di amministrazioni simili”, ha spiegato Tridico, “tuttavia, il decreto interministeriale del 7 agosto 2020 del ministro del Lavoro e del ministro dell’Economia, decreto necessario e conseguenziale all’insediamento del cda, stabilisce 150mila euro per il presidente, 40mila euro (elevabili a 60mila in funzione delle deleghe esercitate) per il vice presidente e 23mila euro per ognuno dei componenti del cda. Insomma, i ministeri vigilanti sono intervenuti per ridurre la misura derivante dall’applicazione di quelle regole”.

(da agenzie)

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A CROTONE AL BALLOTTAGGIO IL CENTRODESTRA RISCHIA DI PERDERE DA UN OUTSIDER

Settembre 27th, 2020 Riccardo Fucile

VINCENZO VOCE, IL CANDIDATO CIVICO SENZA PARTITO CON IL 36,4% AL PRIMO TURNO SFIDA ANTONIO MANICA CHE HA RACCOLTO IL 41.6%

A Crotone, alcuni lo temevano, i suoi ci speravano. Ma in fondo nessuno si è stupito che il civico Vincenzo Voce sia arrivato al ballottaggio, per di più con uno scarto di voti non incolmabile da qui a domenica 4 ottobre.
Il candidato del centrodestra, Antonio Manica, si è fermato al 41,6%, lui lo tallona con il 36,4%. E i suoi adesso ci credono davvero.
“Ce la possiamo fare, possiamo cambiare il volto di questa città ” dicono. Chi sono? Attivisti senza appartenenze di partito, ambientalisti, ex pentastellati, più o meno noti esponenti del mondo culturale, associazionistico e artistico crotonese, orfani di altre formazioni, ma soprattutto persone normali.
§“Gente perbene che non ne può più di questo modo di amministrare, di una classe politica di centrodestra e centrosinistra che ha unanimemente portato la città  allo sfascio” spiega Voce.
Orientamento? Nelle liste c’è un po’ di tutto. “Niente estremisti, ma per entrare in lista non sono stato certo a guardare il pedigree. Per me il criterio inderogabile è l’umanità ”. E poi la voglia di riscattare un territorio in cui la bonifica delle ex zone industriali rimane una ferita aperta.
Adesso le fabbriche non ci sono più. È rimasta solo l’Eni con le sue trivelle a pompare gas dai fondali marini. Ma scorie e rifiuti sono rimasti, così come i terreni che hanno contaminato.
È proprio sul tema delle bonifiche che Voce, di formazione ingegnere ambientale, ha costruito il proprio percorso politico. Su quel fronte è impegnato da vent’anni.
Con l’apporto di comitati civici o anche in solitudine, ha promosso petizioni, presentato ricorsi e azioni legali, si è battuto contro processi di riqualificazione insufficienti o parziali. Un impegno che ha pagato.
Prima alle regionali del gennaio scorso, quando si è laureato candidato più votato di Crotone. Poi, il 20 e 21 settembre scorso con un’affermazione straordinaria alle urne. “Speriamo che succeda ancora al ballottaggio” dicono i suoi.
Anche lui è convinto di potercela fare. “Certo la partita è difficile” ammette. Ma non per questo ha cambiato abitudini o è venuto meno ai propri impegni.
“Io insegno, quindi la mattina sono a scuola. Alla campagna elettorale dedico il resto della giornata” spiega.
Niente grandi eventi, solo incontri, chiacchierate, tanto porta a porta. “Il risultato raggiunto è già  una vittoria straordinaria, ma sono convinto che possiamo strappare il Comune ad una classe dirigente che ha fallito in modo assolutamente trasversale” si lascia scappare. Ed è anche trasversale.
Dei 19 consiglieri eletti dal centrodestra, almeno 13 hanno un passato con amministrazioni o formazioni del centrosinistra. “E alla stessa dinamica si assiste dall’altra parte” puntualizza.
Ecco perchè il No a tutto quello che è stato in precedenza è il principio cardine di chi lo segue. Molti sono orfani di un centrosinistra, che negli ultimi anni in generale e all’ultima tornata elettorale in particolare, si è schiacciato sull’area degli Sculco, ondivaga dinastia politica personale che di generazione in generazione ha costruito il proprio potere a Crotone e provincia. E il Pd? Neanche commissariando il partito è riuscito a imporre una linea alternativa.
Da Roma, il partito del Nazareno aveva tentato di imporre una rottura, appoggiando il candidato dei Verdi, il dottore Orlando Amodeo, ex dirigente medico della polizia in quiescenza, noto per il suo impegno a favore degli ultimi, attualmente segretario dei Verdi in città .
In prima linea sempre sui moli durante gli sbarchi, come durante delicatissimi i blitz per la cattura di pericolosi latitanti, incapace di scendere a compromessi — divisa o no, a Salvini non le ha mandate certo a dire quando da ministro bloccava i migranti in mezzo al mare – il dottore aveva accettato ad una condizione: una rottura netta con il passato.
Ma l’area di Sculco e i dem locali che le sono organici o vicini ha fatto muro, il commissario non ha avuto la forza e i numeri per imporre una linea tanto da rinunciare ad una lista Pd alle elezioni e Amodeo si è sfilato.
Ad inizio settembre ha pubblicamente appoggiato Voce, ma — ci tiene a sottolineare — “non perchè io o i Verdi vogliamo qualcosa in cambio. Non ci conoscevamo, abbiamo discusso e ci siamo trovati d’accordo su una serie di temi. Crotone ha una cultura e una civiltà , meglio, le aveva. Adesso ha perso la dignità . Come si può proporre qui la Lega o chi ha sempre governato la città  da 30 anni? La città  pretende un cambiamento”. E a quella voglia, Voce ha fatto da detonatore.

(da “La Repubblica”)

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COVID, LO STUDIO AMERICANO: “SENZA MASCHERINE IN ITALIA 700 MORTI AL GIORNO ENTRO DICEMBRE”

Settembre 27th, 2020 Riccardo Fucile

“CI SAREBBERO 45.000 CONTAGI AL GIORNO A DICEMBRE”

Secondo un nuovo studio americano, senza mascherine in Italia ci saranno fino a 700 morti al giorno per Coronavirus prima del 2021.
E i numeri continuano: 15mila contagi al giorno a novembre e oltre 40mila a dicembre; questo è lo scenario evidenziato in uno studio americano, disponibile sul sito Worldometer e riportato dal Fatto Quotidiano.
Come spiega il virologo Crisanti, lo studio disegna tre scenari sulla base dei comportamenti del singolo individuo: la linea viola è la proiezione epidemica in base allo status quo, la linea verde invece ipotizza un maggior rigore dei cittadini circa mascherine, distanziamento sociale e igiene, infine quella rossa prevede quello che accadrà  se si dovessero allentare le precauzioni.
Per prevenire questo scenario è necessaria una maggiore attenzione da parte di tutti per dimezzare i contagi e limitare i morti.
Crisanti però specifica che: “Il sito non tiene conto di eventuali misure restrittive o di ulteriori nuove aperture (come avrebbero potuto essere gli stadi)”.
Soltanto ieri, il Cts ha detto no alla riapertura degli eventi sportivi al pubblico, una decisione in linea con quanto ribadito di recente dal ministro della Salute Roberto Speranza: “Bisogna puntare sulle cose essenziali, la priorità  sono le scuole, non gli stadi”.
Anche perchè, l’andamento della curva epidemica è tornata a valori che non si registravano agli inizi di maggio, quando il nostro paese era ancora in lockdown e la diffusione del virus non era così capillare in tutte le regioni. Conte, però, ribadisce: “Escludo un nuovo lockdown, se si svilupperanno dei cluster interverremo in modo circoscritto”.

(da agenzie)

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TRAGEDIA DI MILAZZO: RECUPERATO IL CORPO DEL SOCCORRITORE DELLA GUARDIA COSTIERA

Settembre 27th, 2020 Riccardo Fucile

UN GRUPPO DI RAGAZZI FA IL BAGNO NONOSTANTE LA MAREGGIATA: PER SALVARLI PERDE LA VITA IL SECONDO CAPO DELLA GUARDIA COSTIERA DELLA CITTADINA

E’ iniziato tutto con la bravata di un gruppo di quindicenni che ieri pomeriggio, 26 settembre, nonostante le condizioni meteo avverse e la mareggiata in corso si è buttato in mare nei pressi di Messina, a Milazzo e più precisamente in località  Puntitta.
I due ragazzi si sono trovati immediatamente in difficoltà  e sono spariti dalla vista. A quel punto sono scattati i soccorsi della Guardia costiera, con ricerche aeree, marittime e terrestri. Due militari si sono tuffati in mare, recuperando i ragazzi in difficoltà .
Ma per il sottoufficiale Aurelio Visalli, 40 anni, secondo capo della Guardia costiera di Milazzo, non c’è stato niente da fare. Solo nella notte il suo corpo è stato rintracciato dall’equipaggio della motovedetta della Capitaneria di porto.
Il ritrovamento è avvenuto a nord del punto dove Visalli si era tuffato per effettuare il salvataggio. Il cadavere del sottufficiale è stato trasportato con la stessa motovedetta fino al porto e da qui trasferito all’obitorio dell’ospedale di Milazzo.
In mattinata sono arrivate le condoglianze del capo della Protezione civile, Angelo Borrelli, del ministro della Difesa Lorenzo Guerini e di quello degli Esteri, Luigi Di Maio, che ha scelto di annullare la visita programmata nella cittadina siciliana.

(da agenzie)

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“CONTRO SOVRANISMO E POPULISTI CI VUOLE UNA BUONA DESTRA”

Settembre 27th, 2020 Riccardo Fucile

PRESENTATA   A TORINO LA NUOVA FORMAZIONE GUIDATA DA FILIPPO ROSSI CHE GUARDA AL CONSERVATORISMO EUROPEO: “NON SI FA POLITICA SULLA PAURA, NOI COSTRUTTORI DI FUTURO”

“Partiti che esprimono una politica becera e razzista, stimolando la paura e alimentando gli istinti peggiori dei cittadini, a colpi di fake news e propaganda strumentale”.
Non avresti dubbi ad attribuire a qualunque esponente, ma anche semplice elettore, di centrosinistra questo ritratto delle due principali forze del centrodestra se davanti non avessi un intellettuale convintamente e solidamente di destra, ideologo di Gianfranco Fini nell’avventura di Futuro e Libertà , già  a capo del think tank FareFuturo, autore parecchi anni fa di Fascisti Immaginari e recentemente di Dalla parte di Jekyll, saggio-manifesto sulle due destre, quella buona e quella che non lo è.
La Buona Destra, Filippo Rossi, da oggetto del suo libro la sta trasformando in soggetto politico. Per annunciarne ufficialmente la nascita, ieri, ha scelto Torino, “simbolo dell’Unità  d’Italia, molto importante per un partito nazionale”.
Rossi, fare un nuovo partito, soprattutto farlo crescere non è una passeggiata e lei lo sa. Ma è più facile fare una cattiva destra, come lei definisce quella della Lega e di Fratelli d’Italia, piuttosto che una buona?    
“Purtroppo sì. La strada del populismo è una scorciatoia e come tutte le scorciatoie sono più semplici. La strada della buona destra affronta la politica dal punto di vista delle complessità , dell’approfondimento, delle decisioni difficili fuggendo dalla propaganda”.
Il populismo lo ha appena evocato. Gli altri motivi per definire cattiva la destra di Meloni e Salvini
“Perchè investe sui sentimenti peggiori. La paura, l’odio, la diffidenza, l’indifferenza, l’egoismo”.
Non crede siano, in parte, anche figli del nostro tempo?
“Sono sentimenti anche legittimi, ma sono anche quelli più di chiusura rispetto a una politica che sappia costruire un futuro facendo leva su altri sentimenti, come il coraggio, la volontà  di guardare avanti, la speranza. Anche chi spera ha paura, ma mette l’accento sulla speranza. E avere coraggio non significa non avere paura. Però fare della paura un motore di consenso chiude lo spettro politico. Così abbiamo la Meloni che dice: se si devono fare muri li facciamo. La politica deve costruire ponti non muri”.
Questa frase se la facciamo leggere a dieci persone non ce n’è una che dica che l’ha detta uno di destra.
“Invece io di destra lo sono”.
Di quella buona, come dice lei. Insomma più Thatcher e meno, anzi niente, Orban?
“Direi più Merkel. Thatcher è figlia di un altro tempo, grande leader conservatrice ma la tradizione italiana è più vicina al popolarismo tedesco”.
Ma allora hanno ragione i suoi detrattori di destra che sostengono il vostro sia un centrismo mascherato, che guardiate a quella parte lì
“Noi guardiamo alle destre europee, ai repubblicani francesi che non si sono mai alleati con Marine Le Pen, alla Cdu in Germania, alla destra liberale austriaca. L’anomalia è tutta italiana”.
C’è Forza Italia. Pensate di rivolgervi a quel che resta del suo elettorato?
“Premesso che non sono un convinto assertore dei popoli politici, per dirla più chiaramente sono convinto che la gente vota come le pare. Il voto è una scelta, non è un’appartenenza. Detto questo, non esiste un’offerta della destra liberale, moderata, europea. Può essere individuata nell’attuale Forza Italia, ma è un partito in declino. Non un declino culturale e ideologico, ma semplicemente perchè quel partito nel bene e nel male è stato ed è un partito proprietario, e quando il leader è in declino il partito lo segue”.
Quindi lei sostiene che non tutto l’elettorato di Lega e Fratelli d’Italia vota convinto, ma lo fa anche perchè manca un’offerta diversa?
“Abbiamo tutti il vizio di fare analisi politiche dal punto di vista della domanda, ma la scelta dipende dall’offerta”.
La Buona Destra è europeista?
“Noi siamo per gli Stati Uniti d’Europa, bisogna fare un passo avanti non indietro. Vogliamo un’Italia forte e un’Europa ancora più forte”.
Non esagerò a scendere in piazza con le sardine, pur dicendosi una sardina di destra?
“No. Quello delle sardine è stato un messaggio chiaro, il primo accenno di quello che poi è successo in queste ultime elezioni, ovvero la crisi del populismo. Anche alla maniera dei ragazzi, quelle piazze dissero che non era vero che il populismo e l’estremismo erano vincenti in Italia”.
Qualche tempo fa a Bruxelles ha presentato il suo libro con Carlo Calenda. E più di una volta e di due lei ha ripreso post del fondatore di Azione condividendoli. Lo vede come un interlocutore?
“Sì, può essere davvero un interlocutore. È una di quelle persone che guardano alla politica con voglia di complessità  senza semplificare i messaggi”.
Soprattutto sul terreno dell’economia. La Buona Destra che ricette ha?
“Uno Stato che spenda meno in spesa corrente e investa di più. E poi sono terrorizzato dalla burocrazia. Fa male a tutti, alle imprese, ai lavoratori, ai professionisti”.
Avete annunciato il vostro congresso in primavera. In quel periodo si voterà  in città  importanti tra cui Torino dove il centrodestra prova, con più chance rispetto al passato di vincere per la prima volta nella storia. Voi ci sarete?
“È ancora presto per dirlo. Ma una cosa, che vale per Torino come per le altre città , è chiara: non saremo la gamba moderata di Fratelli d’Italia e della Lega. Non stiamo con l’estremismo di destra. Piuttosto non partecipiamo”.

(da “lo Spiffero”)

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