Settembre 8th, 2020 Riccardo Fucile
MA SI TEMEVA ANCHE UN FLOP E LA DEFEZIONE DEI VENETI
Strizzano l’occhio ai negazionisti, Salvini non usa la mascherina e parla delle regole come se fossero imposizioni e non ìnecessità .
Ma alla fine rinunciano a Pontida: niente kermesse per la Lega quest’anno. Causa emergenza sanitaria, la più importante manifestazione leghista, di solito organizzata a giugno o a settembre sul pratone della località bergamasca, non si terrà
L’appuntamento dei militanti del Carroccio, nato nel 1990, per celebrare il giuramento di Pontida, che secondo la tradizione si sarebbe tenuto il 7 aprile 1167, portando alla nascita della Lega Lombarda contro Federico I Barbarossa, viene annullato, innanzi tutto, per i problemi legati al coronavirus, con la necessità di evitare assembramenti
“Non è la prima volta che salta Pontida – spiega Daniele Belotti, deputato bergamasco e speaker storico dal palco del pratone – . Nel 2004, fu la malattia di Bossi a fermare l’evento, poi nel 2006 il referendum sulla devolution, e nel 2012 non si organizzò per i problemi interni alla Lega, con ‘la notte delle scope'”.
Secondo un’altra interpretazione a far decidere per l’annullamento anche il timore di un flop di presenze e il pericolo di una defezione dei Veneti
(da agenzie)
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Settembre 8th, 2020 Riccardo Fucile
A OTTOBRE L’AVIAZIONE CIVILE AVEVA CERTIFICATO LA LEGALITA’ DELLE OPERAZIONI… LA DENUNCIA: “VOGLIONO IMPEDIRE CHE EVITIAMO MORTI E RESPINGIMENTI”
Dopo il mare, il cielo. Dopo le navi, gli aerei. L’Enac, ente nazionale per l’Aviazione civile, ha notificato il fermo a Moonbird per attività di Search and Rescue (Ricerca e Soccorso) prolungata, dicono.
L’aereo, un Cirrus Sr22 che vola per la no profit svizzera Humanitarian Pilote Initiative, in collaborazione con la Ong tedesca Sea Wach, fin qui impegnato in missioni di monitoraggio dell’area del Mediterraneo centrale, tra le rotte migratorie più pericolose al mondo, non può quindi alzarsi in volo da Lampedusa.
Con tutto quello che ne consegue: le navi umanitarie, da sole, poco possono in termini di avvistamento di eventuali imbarcazioni in difficoltà .
«Il governo italiano ha chiuso i nostri occhi sul Mediterraneo centrale», attacca Giorgia Linardi, portavoce di Sea Watch per l’Italia.
Le motivazioni? «Per troppi giorni consecutivi e per troppe ore abbiamo operato attività di monitoraggio nel Mediterraneo che l’Italia equipara a quella di soccorso in mare, contestandoci quindi di avere riportato la presenza di persone in oggettivo bisogno immediato di aiuto. Vogliono chiuderci gli occhi affinchè non si sappia nulla di quello che accade tra Lampedusa e la Libia, perchè il Mediterraneo centrale diventi un buco nero».
Gli aerei civili che in questo momento fanno capo a Sea Watch e che sono impegnati in missioni di monitoraggio nelle acque — e nei cieli — internazionali sono Moonbird e Seabird, da qualche tempo fermo a terra per lavori di manutenzione.
Le operazioni di Moonbird si fermano dunque in un momento in cui nel Mediterraneo centrale si trova la Sea Watch 4, supportata dalla Louise Michel finanziata (e dipinta) da Banksy, ma sono tornate in azione anche Open Arms e la Mare Jonio di Mediterranea.
Da fine giugno la Sea Watch 3 è in fermo amministrativo a Porto Empedocle, in seguito a un’ispezione della Guardia costiera italiana che afferma di aver rinvenuto a bordo irregolarità di natura tecnica e operativa «riguardanti la sicurezza e la tutela ambientale».
Sempre a proposito di navi umanitarie e sempre a Porto Empedocle, questa volta a fine luglio, un’altra ispezione della Guardia costiera aveva portato al fermo amministrativo della Ocean Viking della Ong francese Sos Mediterranèe.
In tutto questo tempo Moonbird ha avvistato persone un difficoltà . Ma anche cadaveri. Come quel corpo avvistato a fine giugno per la prima volta da Seabird, e poi avvistato nuovamente altre tre volte: lasciato lì, a vagare in mare. La ong, insieme alle altre realtà impegnate nel soccorso in mare, ha più volte denunciato quelli che ha definiti «respingimenti di fatto» in Libia.
Non è la prima volta
Non è la prima volta che Moonbird resta a terra: l’anno scorso l’Italia l’aveva fermato insieme a un altro aereo, Colibri, gestito dalla francese Pilotes Volontaires (entrambi operativi dal 2017). Perchè, ricostruiva allora il Guardian, per l’Enac i mezzi in questione potevano «essere utilizzati solo per attività ricreative e non professionali». L’anno prima è Malta a fermare Moonbird e a impedirgli di operare sull’isola, fermando allora l’aereo per alcuni mesi e lasciandolo senza base
Già dal 20 luglio scorso, Giorgia Linardi denuncia da Lampedusa quello che definisce per l’ennesima volta «accanimento nei confronti delle nostre attività sia in mare che in cielo».
Negli ultimi tempi, racconta, «si sono intensificati i controlli anche nei confronti dei nostri equipaggi aerei e dei nostri velivoli», nonostante la ong tedesca abbia ricevuto nell’ottobre del 2019 una lettera dall’Enac «che certifica la legalità delle nostre operazioni».
«Il nostro modus operandi non è cambiato e quindi ci chiediamo i motivi di questi continui controlli», dice Linardi. Ma le attività di monitoraggio di ciò che accade al largo della Libia «danno evidentemente fastidio a un governo che ha deciso di rifinanziare la missione in Libia volta al respingimento illegale delle persone in mare. Se le nostre operazioni verranno fermate», conclude profeticamente la rappresentante di Sea Watch, «oggi sapete già il motivo».
(da agenzie)
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Settembre 8th, 2020 Riccardo Fucile
“DOVREMMO DIMENTICARE VANGELO E ROSARIO E URLARE CONTRO I MIGRANTI PER NON URTARE LA SUSCETTIBILITA’ DEI RAZZISTI?”… “MUSUMECI STA TRADENDO LA CULTURA, LA STORIA E LA RELIGIOSITA’ DEL POPOLO SICILIANO”
Monsignor Domenico Mogavero, vescovo di Mazara del Vallo (Trapani) ha tuonato con parole durissime contro il presidente della Regione Sicilia Nello Musumeci, che sabato scorso aveva detto: “Non si chiedono perche’ la gente si allontana dalla Chiesa cattolica, quando si cerca un sacerdote e le persone trovano un gregario di Zingaretti e Di Maio a fare le prediche, qualche cattolico manda a quel paese i preti e decide di pregare per conto suo. In questa vicenda mi sono ritrovato a combattere contro la gente da cui ci si aspetta condivisione”.
Mogavero, durissimo, risponde: “È penoso sentire definire gregari di questo o quel politico i sacerdoti che predicano il Vangelo di Cristo ‘senza se e senza ma’! Dovremmo brandire Vangelo e rosario e fischiare il Papa, urlando contro i migranti, per non urtare la sensibilità di chi pensa a respingimenti, rifiuto di soccorso e non accoglienza?”.
E ancora: “Non è dato di sapere in quali chiese il presidente della Regione, o chi per lui, ha ascoltato parole di preti che hanno talmente turbato il suo spirito da provocare l’invettiva lanciata ad Agrigento. Si sappia che giudicare gli eventi del nostro tempo secondo la logica del Vangelo non è interferenza politica; è, invece, tradimento del Vangelo diventare accoliti di chi pretende respingimenti, rifiuto di soccorso, discriminazioni razziste. Tali orientamenti e progetti politici, peraltro, stanno snaturando e tradendo la tradizionale cultura del popolo siciliano, la sua storia, la sua innata religiosità e lo spiccato senso di fraternità e mal si compongono con la soluzione vera e urgente di problematiche spinose del nostro tempo, ancora una volta rinviate dalla politica attuale”.
(da agenzie)
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Settembre 8th, 2020 Riccardo Fucile
NEL MANIFESTO DEL COMIZIO A NAPOLI INDICA PIAZZA MATTEOTTI E TRA PARENTESI “PIAZZA DELLA POSTA” COME SI CHIAMAVA PRIMA
Matteo Salvini a Napoli il prossimo 11 settembre terrà un comizio in Piazza Matteotti. Si tratta di uno spazio di fronte al cosiddetto Palazzo delle Poste, una architettura di epoca fascista che inizialmente dava il nome all’attuale piazza Matteotti.
Che, un tempo — appunto -, era chiamata “Piazza della Posta“.
Sul manifesto che la Lega Campania sta promuovendo sui suoi account social, l’indicazione topografica di Piazza Matteotti è accompagnata tra parentesi da quella più antica di “Piazza della Posta”.
Perchè? Secondo Ciro Pellegrino, giornalista di Fanpage che ha dato risalto a chi ha fatto notare la doppia denominazione su Twitter, si tratta di un tentativo di ammiccare a un certo tipo di cultura
Quel luogo di Napoli, infatti, viene chiamato “Piazza della Posta” soltanto da chi si sente ancora legato al passato di quella piazza, non assimilando il nuovo nome del luogo, dedicato al deputato del Regno d’Italia che nel 1924 venne ucciso da un commando guidato da Amerigo Dumini: di quell’agguato, lo si ricorda, Mussolini si assunse la responsabilità morale.
Sui social network, infatti, il dettaglio non è sfuggito. E c’è chi lo sta facendo notare.
Un penoso tentativo di strizzare l’occhio ai fascisti da avanspettacolo che pullulano in Italia da quando non c’e’ più da rischiare la pelle a dichiararsi tali.
Chi ha un passato missino personaggi come Salvini possono solo schifarlo
(da agenzie)
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Settembre 8th, 2020 Riccardo Fucile
DOPO 24 ORE DI BATTAGE PUBBLICITARIO PER I GONZI ORA DICE CHE “HA ALTRO DA FARE”
Giovedì il leader della Lega doveva cimentarsi con un lancio all’aeroporto Centini a Molin Bianco, ma il programma (che lo vedrà poi in piazza San Jacopo per un comizio) è stato cambiato
“Niente lancio con il paracadute, me lo hanno chiesto, ma ho altro da fare”, così Matteo Salvini annuncia un cambio di programma nella sua “giornata aretina”: giovedì non si lancerà con il paracadute all’aeroporto di Molin Bianco.
Il lancio era previsto per le 15,30. L’idea era di un consigliere comunale di Prato, Marco Curcio, militare di professione. Con Salvini dovevano essere presenti anche l’assessore del Comune di Arezzo e senatrice leghista Tiziana Nisini, il commissario della Lega in Toscana Daniele Belotti e il candidato leghista alle comunali di Firenze Giovanni Galli, ex portiere della Nazionale di calcio.
Alle 14,30 però è previsto un incontro con Fredy Pacini a Monte San Savino. Salvini fin dal giorno del dramma, il 28 novembre 2018, ha più volte contattato il gommista che, sorpreso da un ladro sparò uccidendo un 29enne moldavo.
Il leader della Lega ha espresso più volte la sua solidarietà a Pacini e dopo domani si incontreranno con molte probabilità proprio nel capannone di via della Costituzione.
(da agenzie)
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Settembre 8th, 2020 Riccardo Fucile
SOMMERSO DI INSULTI HA CANCELLATO IL SUO PROFILO FB, MA ORA RISPONDERA’ ALLA GIUSTIZIA… NUMEROSI POST DA ANNI A SOSTEGNO DELLA MELONI
Willy Monteiro Duarte è stato pestato a morte per 20 minuti, ora si dovrà stabilire chi ha sferrato il colpo mortale tra i 4 indagati Mario Pincarelli, di 22 anni, Francesco Belleggia di 23, i fratelli Marco e Gabriele Bianchi, 24 e 26
Nei loro confronti la procura al momento contesta il concorso in omicidio preterintenzionale.
E mentre nel carcere di Rebibbia, a Roma, gli interrogatori di convalida dell’arresto, proseguono sui loro profili social commenti di sdegno e accusa per il loro gesto, ma tra questi colpisce e sconvolge l’animo un post pubblicato nella pagina Facebook di Gabriele Bianchi da Manlio Germano: “Avete tolto di mezzo quello scimpanzè. Godo come un riccio per la sua morte”.
Frasi che danno il senso dell’odio razziale che cova, in alcune persone, come in chi ha pubblicato questi post, con una immagine Gif di una scimmia, come a denigrare il povero Willy ad un animale che può essere ammazzato senza alcun problema
Aperta un’indagine
Intanto il profilo Facebook, nel quale il giovane era anche fotografato con il logo di Fratelli d’Italia, è stato cancellato. Ma gli screenshot erano stati ormai fatti e la polizia postale è ora sulle tracce del responsabile che in un commento avrebbe anche accusato gli amici di avergli preso il telefono e fatto il post al suo posto.
Le risposte degli utenti
Non sono mancate, a seguire, risposte e commenti di disprezzo da parte di altri utenti: “Manlio Germano, sei un idiota senza cervello. Guardati allo specchio perchè la scimmia sei tu. Feccia”. “Manlio Germano, tu sei un altro BASTARDO”., e poi “Manlio Germano, anche se sei un fake, ti prenderanno e pagherai ugualmente…coglione”.
O ancora: “Manlio Germano, sei veramente piccolo. Piccolo uomo. Per quanto mi riguarda meriteresti la galera a vita esattamente come i tuoi cosiddetti “eroi”, Manlio Germano, non te calcola neanche tua madre ecco perchè stai a scrive ste cazzate, a cojone de merda!! Sei proprio un poraccio demente, me fai solo schifo. Fallito de merda”. Manlio Germano tanto te prendono pure a te tranquillo e l altro compagno che ti ha messo il Siete sterco vi auguro la compagnia dei galeotti e voi che fate le signorine in galera”.
Quanto alle indagini il soggetto pare sia stato già identificato dalla polizia postale e i suoi post a sostegno di Fratelli d’Italia sono numerosi negli ultimi anni.
(da agenzie)
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Settembre 8th, 2020 Riccardo Fucile
SUI SOCIAL DEGLI ARRESTATI POST XENOFOBI
“Cosa hanno fatto? Non hanno fatto niente. Hanno solo ucciso un extracomunitario”. Era l’alba di domenica scorsa ed erano appena iniziati gli interrogatori dei quattro giovani di Artena accusati di aver ucciso a calci e pugni, poche ore prima, il 21enne Willy Monteiro Duarte quando uno dei loro genitori avrebbe risposto così al padre di uno degli amici della vittima che davanti alla caserma dell’Arma di Colleferro chiedeva fosse fatta giustizia.
Parole agghiaccianti ascoltate bene da quanti erano presenti in piazza Italia e riferite ai carabinieri.
Ma non è questo l’unico elemento che sta portando gli inquirenti ad approfondire l’ipotesi dell’aggravante razziale nel pestaggio fatale per il giovane allievo cuoco di Paliano.
Il 21enne sarebbe stato aggredito soltanto per essersi trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato, per aver provato a difendere dalla banda un suo compagno di scuola di Colleferro, ma il dubbio che i picchiatori abbiano poi infierito su di lui per il colore della pelle tra gli investigatori è forte.
Ne sono convinti amici e conoscenti di Willy. E lo pensano quanti conoscono bene quelle realtà periferiche, al confine tra le province di Roma, Frosinone e Latina.
“Colleferro non è e non è mai stata razzista”, giura il sindaco Pierluigi Sanna. “Willy e la sua famiglia qui a Paliano non hanno mai avuto problemi, mai una parola fuori posto”, gli fa eco il primo cittadino palianese Domenico Alfieri.
Ma ad Artena è diverso. In tanti, a partire da quelli che come gli arrestati sono stati spesso coinvolti in episodi di violenza e nello spaccio di droga, fiorente nel centro romano, hanno simpatie per la destra estrema e manifestano sentimenti xenofobi. Una minoranza sicuramente, ma pericolosa.
Ed ecco che proprio per quanto riguarda i fratelli Bianchi, gli appassionati di arti marziali, quelli che venivano chiamati quando la banda era in difficoltà e c’era da alzare le mani, che avevano seminato il terrore a Velletri e da qualche tempo avevano iniziato a fare capolino a Colleferro, spuntano fuori altri particolari sul fronte della xenofobia.
Sono passati circa nove anni da quando Gabriele Bianchi, uno degli arrestati, commentando sui soliti social network un fatto di cronaca definiva il protagonista di quella vicenda “lurido egiziano de m…”.
E non era stato da meno un altro fratello non coinvolto nella morte di Willy e impegnato nella gestione di un bistrot in paese, che definiva lo stesso “egiziano de m…” e “negraccio de m…”. Qualcuno ha recuperato quei vecchi commenti, ne ha fatto uno screenshot e li ha postati sui social.
La banda ha infierito dunque su Willy anzichè sugli altri ragazzi presenti quella notte nel parchetto di Colleferro per il colore della sua pelle oltre che per il suo tentativo di fare da paciere? Gli investigatori stanno cercando di scoprirlo.
E intanto tra le migliaia di persone sconvolte per una simile violenza e che chiedono venga fatta giustizia, c’è pure chi proprio per ragioni razziste definisce eroi i fratelli Bianchi.
La piazza in cui vengono fatte simili discussioni è sempre quella virtuale. Ed ecco che oggi, postando la foto dei due picchiatori con muscoli e tatuaggi in bella vista, un utente scrive: “Come godo che avete tolto di mezzo quello scimpanzè. Siete degli eroi ragà “. E un altro utente di Latina gli fa eco: “Come godo che avete tolto di mezzo quello scimpanzè. Siete degli eroi”. Post che incitano all’odio razziale su cui sta già indagando la polizia postale di Latina.
(da agenzie)
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Settembre 8th, 2020 Riccardo Fucile
PARLA IL DIRETTORE DELL’HOTEL DOVE LAVORAVA WILLY: “ERA UN RAGAZZO STRAORDINARIO, BUONO, SEMPRE DISPONIBILE, LAVORIAMO CON LE LACRIME AGLI OCCHI”
“Erano quasi due anni che lavorava per me. Era il più piccolo dello staff, era l’amico, il figlio per tutti, un ragazzo fenomenale che pensava a fare il suo lavoro nel miglior modo possibile. Willy non badava all’orario, se c’era da dare una mano era sempre pronto ad aiutare tutti. Non l’abbiamo mai sentito alzare la voce, mai ribellarsi agli ordini dello chef, mai qualcuno ha avuto da ridire su di lui. Gli volevamo tutti bene. Manca tanto”
à‰ un racconto commosso quello che fa Nazareno d’Amici, il direttore dell’Hotel degli Amici di Artena, dove Willy lavorava come aiuto cuoco. Mentre a Colleferro proseguono le indagini sull’omicidio del 21enne italo-capoverdiano morto dopo un pestaggio nella notte tra sabato 5 e domenica 6 settembre, d’Amici delinea con noi un ritratto del ragazzo che in quell’hotel era considerato uno di famiglia.
Quando avete appreso la notizia?
La mattina dopo l’omicidio. Non credevamo a quello che sentivamo, fin quando non abbiamo visto i documenti ufficiali che confermavano fosse lui. Non pensavamo si potesse aggredire un ragazzo che non fa male a nessuno, quando abbiamo saputo la verità su quello che è successo, ossia che è andato a difendere un vecchio amico di scuola e 5 bestie l’hanno aggredito, siamo stati male. Nemmeno una bestia farebbe questo, su un ragazzino di 1,80 per 45 kg. Quelli sono animali prima che assassini.
Voi li conoscevate?
No, siamo al confine tra Artena e Colleferro, abbiamo dei collaboratori di Artena, fortunatamente Artena non è quella. Nessuno mai li denunciava, perchè le persone hanno paura. Nel 2020 vogliamo dichiarare che siamo liberi ma non lo siamo se ancora succedono queste cose. Quattro persone che si credono i signori del mondo con le loro arti marziali lo hanno spappolato. Uno almeno avrebbe dovuto dire “ma che stiamo facendo”. Sono peggio delle bestie, le bestie lo fanno per fame, non per il gusto di aggredire, c’era lo sfregio di uccidere. Che male aveva fatto Willy? Vedremo la magistratura cosa farà . Servono pene esemplari e durature.
Com’è il clima in albergo?
Nessuno vuole più parlare, siamo tutti con le lacrime agli occhi, era il piccolino dello staff.
C’è qualcosa che vuole ricordare di Willy?
Sabato sera era dispiaciuto perchè un cliente si era lamentato che il pesce era troppo cotto. Ho visto il piatto che rientrava e ho notato che i clienti avevano comunque mangiato tutto il pesce. Ho detto “Willy, ti sei dispiaciuto ma vedi che lo hanno finito”. Era bruciata solo la crosta fuori. Lui, anche se era una cosa stupida, stava con la testa bassa, prima di andare via sono passato a salutarli e ho detto “Willy che hai? Stasera hai fatto i dolci, mi hai fatto fare bella figura”. E lui mi ha detto “no perchè mi dispiace per il pesce”. Si sentiva in colpa; un ragazzo di 20 anni che la pensa così, è tutto dire. Willy sarebbe diventato un bravo chef, ci teneva. Stava apprendendo, stava crescendo molto. La sua unica colpa è che non è cresciuto nei muscoli ma nel cervello. In un mondo che non ha cervello. Non è accettata una cosa del genere. Qui è la giungla.
Come pensa si evolveranno le indagini?
Speriamo che la giustizia faccia il suo corso in una maniera normale, non anormale.
Avete intrapreso qualche iniziativa?
Abbiamo iniziato una raccolta fondi a favore della famiglia, ci tengo molto. Voglio sottolineare che l’iban è quello della famiglia. Una famiglia molto dignitosa. Gente in gamba. Li ho conosciuti tra domenica e lunedì, purtroppo in questa triste circostanza, e ho capito Willy da che famiglia veniva. Lo facciamo per lui che lavorava anche per la famiglia, era orgoglioso di portare un contributo a casa. È Willy che sta portando qualcosa alla famiglia.
(da TPI)
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Settembre 8th, 2020 Riccardo Fucile
UN SENSO DI SMARRIMENTO OFFUSCA LO SGUARDO E INCRINA LA VOCE… “IN AMERICA SAREBBERO GIA’ SULLA SEDIA ELETTRICA”
“L’unica cosa che mi rincuora è che non sono direttamente di qua”. Due giorni dopo, Colleferro prova ad allontanare lo sgomento in cui l’ha precipitata l’omicidio di Willy Monteiro Duarte.
“Un fatto troppo grande, non avremmo mai immaginato potesse succedere qua”, spalanca gli occhi una dipendente della tabaccheria Galli, pieno centro cittadino, un centinaio di metri dallo slargo dove il 21enne di Paliano, di origini capoverdiane, è stato pestato a morte nella notte tra sabato e domenica.
“Non è bello che adesso Colleferro si ritrovi su tutti i giornali e le tv, che venga ricordato per questo brutto fatto. O no?”, chiede la donna e ripete: “Ma chi ha fatto questo non fa parte della nostra comunità e noi aspettiamo risposte dalla giustizia. Risposte certe e durature”.
Colleferro tenta di reagire spostando la notte qualche chilometro più in là , verso Artena, la cittadina vicina dove vivono i fratelli Marco e Gabriele e Bianchi e gli amici Mario Pincarelli e Francesco Bellegia, come Willy anche loro poco più di vent’anni, accusati di averlo ucciso a calci e pugni.
L’enormità dell’accaduto, l’assurdità della vicenda – non ancora ricostruita in tutte le sue parti – hanno provocato uno smarrimento che offusca lo sguardo, incrina la voce. Troppo presto per interrogarsi su quello che è successo e lasciarsene interrogare, per prendere le misure e non le distanze, la reazione più immediata e naturale davanti a “un evento così insensato”, per usare le parole del sindaco, Pierluigi Sanna.
Anche lui incredulo e deciso nel sottolineare l’estraneità degli accusati alla sua comunità . “Non che la gente di Artena sia cattiva – spiega – però è un fatto che non sono di Colleferro, una comunità operaia, tranquilla. Questa roba ci ha straziato il cuore”, sospira mordendosi il labbro inferiore.
“Lo faccio da giorni, per non piangere. In cinque anni ho investito in cultura, ho riaperto il teatro e la biblioteca, ma non è servito. Ma non mi si venga a dire che la colpa è della movida, ogni tanto nei locali dietro la piazza ci vado anch’io, non è chiudendoli che si risolve”, ragiona guardando fuori dalla finestra della sua stanza, al primo piano del Municipio
I locali della movida non si vedono, ma basta attraversare la piazza e superare la caserma dei carabinieri e quasi ci inciampi. La piazzetta in cui è stato ucciso Willy sta lì e ora sembra un altare alla memoria.
Pupazzi, bigliettini, piante, bandiere, magliette e gagliardetti della Roma, la sua squadra del cuore. E fotografie, messaggi. Testimonianze della commozione provocata dalla morte di un ragazzo perbene “finito nel posto sbagliato al momento sbagliato”, fa notare una donna scuotendo la testa.
“Nei nostri cuori sarai sempre vivo”, si legge su un foglietto poggiati sui fiori che circondano una croce messa lì “proprio perchè quello che è successo dovrà essere ricordato sempre”, quasi piange Roberta.
Ha 16 anni, racconta di essere un’amica di Willy e ricorda “il suo sorriso, la sua disponibilità . È per questo che l’hanno ammazzato, perchè è intervenuto per difendere un amico. Qui quei quattro li conoscevamo, venivano da fuori e non gli interessava fare amicizia qui, venivano a prendersela con i ragazzini”.
“Ora la giustizia deve dare le risposte che ci aspettiamo e a quelli la pena che meritano. Deve chiuderli in galera e buttare la chiave”, alza la voce Riccardo, quarant’anni. Arrivano uomini, donne, mamme e papà coi loro bambini, un gruppo di volontari della Croce Rossa: si fanno il segno della croce, si raccolgono in preghiera. Il silenzio è rotto solo dal cigolio di un’altalena sulla quale, dall’altro lato della piazza, dondolano due bambine.
“A Colleferro non ci sono bande criminali, l’immagine che sta passando in tv e sui giornali è sbagliata – tiene a precisare Maurizio, 46 anni – quello che è successo qui poteva accadere ovunque, ma ora abbiamo paura per i nostri figli. Ecco perchè confidiamo nella giustizia, servono pene esemplari”.
È venuto a portare un fiore a Willy “perchè questa tragedia ci ha provocato un dolore immenso, ma che sia chiaro: Colleferro non è questo, noi non c’entriamo”. “E chi sa deve parlare – gli fa eco una donna fino a un attimo prima assorta in preghiera – com’è possibile che nessuno abbia sentito nulla?”.
Più in là davanti alle telecamere dei giornalisti continua la teoria di chi “non c’ero, ma le cose sono andate così è così”. Un ragazzo e una ragazza mostrano un cestino dei rifiuti ammaccato piantato lungo la strada. “Vedete? Lo hanno usato per spaccare la testa a Willy”, indica lei ai cronisti.
Nel pomeriggio compaiono due striscioni in cui si chiede “Giustizia per Willy”. Arriva la notizia che gli arrestati nell’interrogatorio al gip hanno negato l’aggressione. “In America già stavano sulla sedia elettrica”, commenta un uomo.
“Non è che poco poco questo rischiano di diventare santi? – chiede ai giornalisti un altro – Dicono che non sono stati, ma allora chi l’ha ammazzato ‘sto ragazzo?”, e punta l’indice verso una foto dalla quale Willy sorride. È la stessa dell’ingrandimento che campeggia nella reception dell’Hotel degli Amici, sulla strada che da Colleferro porta ad Artena, dove il 21enne ucciso lavorava da due anni come apprendista cuoco.
“Era proprio come lo vede in foto”, si commuove Antonella Graziani, la direttrice dell’albergo. E ricorda “la disponibilità , la bontà di questo ragazzo che quando non aveva la bocca allargata in un sorriso gli sorridevano gli occhi. Noi non ce lo spieghiamo, conoscendolo è difficile pensare che qualcuno sia stato così cattivo con lui”.
Anche Nazareno D’Amici, il titolare dell’hotel, ha gli occhi lucidi. Ieri ha incontrato i genitori e la sorella di Willy. “Sono distrutti, devastati dal dolore”, scuote la testa, raccontando che “anche se non me lo ha mai detto, l’ho saputo dai suoi colleghi della cucina, quel ragazzo lavorava anche per aiutare la famiglia”.
Per questo, per continuare a farlo, ha pensato di promuovere una raccolta fondi – “sarà come se fosse Willy a continuare ad aiutare i suoi”.
Il sindaco di Paliano, Domenico Alfieri, che conosceva Willy – “era amico di mia figlia”, dice ad HuffPost – per domani sera ha organizzato una fiaccolata in suo ricordo. In mattinata, invece, accompagnerà la sorella del 21enne a un’amichevole della Roma a Frosinone, “perchè la squadra vuole donare alla famiglia di Willy una maglia con le firme dei calciatori”, dice Alfieri.
La Roma era la squadra del cuore di Willy. “Anche quel sogno gli hanno spezzato – considera commosso il titolare dell’albergo dove lavorava Willy – ma come si fa a uccidere un ragazzo così?”. Il fratello di Marco e Gabriele Bianchi ha dichiarato di essere disposto a chiedere perdono alla famiglia di Willy. “E perchè mai dovrebbe – replica secco D’Amici – se i fratelli dicono che non l’hanno ammazzato loro? Per i colpevoli ci vuole una pena esemplare. E poi me lo spiega un padre e una mamma, davanti alla morte di un figlio, fatto a pezzi con tanta ferocia, che se ne fanno del perdono. Noi vogliamo che la giustizia faccia il suo corso e pene esemplari per gli assassini di Willy”.
(da “Huffingtonpost”)
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