Settembre 17th, 2020 Riccardo Fucile
E’ PROPRIETARIO DI IMMOBILI CHE AFFITTA A IMMIGRATI E PROSTITUTE: “MI SONO MESSO CON SALVINI PERCHE’ SE LA REGIONE PASSA AL CENTRODESTRA A FERMO COMANDO IO”
Romeni, ivoriani e prostitute: “Una ciurma che non me la può levare neanche il Padreterno”.
Così Luciano Romanella, candidato della Lega al consiglio comunale di Fermo, definisce il suo elettorato in una conversazione con un amico di altre simpatie politiche. Romanella, consigliere di lungo corso con un passato alla guida di un movimento civico e fra gli animalisti, è proprietario di immobili che affitta a immigrati e prostitute: “A me non dà fastidio nessuno, l’elettorato mio è inavvicinabile, il 50 per cento sono romeni. Domani sera sono a cena con gli ivoriani, sono 39 voti matematici. Ho una ciurma che non me la può levare neanche il Padreterno, capisci? Le tr.. di Tre Archi, quelle che non fanno più il mestiere, il giro attorno al Paradise. Tutta questa roba là non me la leva nessuno”.
Romanella spiega il suo passaggio con Salvini per motivi pratici: “Mi sono dovuto mettere con la Lega: perchè se il centrodestra prende la Regione, io comando Fermo… Datemi il voto disgiunto e io comando Fermo coi soldi della Regione”.
(da agenzie)
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Settembre 17th, 2020 Riccardo Fucile
LA RELAZIONE DELLA GUARDIA DI FINANZA SUL COLLEGAMENTO TRA BARACCHETTI E IL PARTITO DI SALVINI
Russia, paradisi fiscali, Panama, Svizzera, Cipro.
I leghisti del ‘prima gli italiani’ sono poi molti internazionali quando si tratta di affari e soldi
Sui fondi della Lega adesso indaga anche l’Antiriciclaggio. Ci sono quattro operazioni sospette, soldi che entravano nelle casse di una società vicina al Carroccio e che poi – si legge sul Corriere della Sera – rientravano nelle casse del partito.
È una relazione della Guardia di Finanza – trasmessa ai magistrati di Milano e Genova che indagano sui conti del Carroccio e sulla sparizione dei 49 milioni di euro di rimborsi elettorali – a rivelare il collegamento diretto tra l’elettricista di Bergamo Francesco Barachetti, indagato per peculato, e il partito guidato da Matteo Salvini.
Personaggio chiave nel trasferimento di fondi all’estero appare la moglie di Barachetti Tatiana Andreeva, titolare della società OOO Sozidaner Oblast di San Pietroburgo che avrebbe utilizzato una parte dei soldi provenienti dal Carroccio per l’acquisto di un appartamento.
A lei, intercettata al telefono nel novembre 2019, un funzionario di banca ricorda di “evitare di far transitare sul conto movimentazioni provenienti dalla Lega”.
I dettagli – prosegue il Corriere – sono negli atti dell’inchiesta sull’arresto dei commercialisti. Secondo l’accusa «degli 800 mila euro versati da Lombardia film commission l’8 dicembre 2017 alla società Andromeda, della quale era amministratore di fatto Michele Scillieri, 488 mila tre giorni dopo prendono la strada della Eco srl che a sua volta ne gira quasi immediatamente 285mila alla Brachetti service che due mesi dopo ne riceve altri 105 mila per un totale di 390 mila euro.
Il 15 dicembre Barachetti bonifica 45.000 euro a Dea spa, la società di Di Rubba e Manzoni.
(da agenzie)
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Settembre 17th, 2020 Riccardo Fucile
LA SORELLA D’ITALIA LO AVEVA ACCUSATO DI “FARE COMIZI PAGATO DAGLI ITALIANI”… COME SE LEI SE LI PAGASSE DI TASCA SUA
Arriva a stretto giro la risposta di Pierluigi Lopalco alle accuse di Giorgia Meloni, cioè di andare in giro a fare comizi pagato dagli italiani: “Per venire a lavorare in Puglia ho richiesto una aspettativa dall’università di Pisa. La Regione Puglia mi ha attivato un contratto dell’importo complessivo di 120mila euro lordi l’anno, equivalente al mio stipendio universitario. I cittadini non hanno speso un soldo in più visto che appena sono stato candidato mi sono dimesso dall’incarico in Regione, che mi ha pagato solo 3 mesi di stipendio. Ho fatto la campagna elettorale prendendo le ferie arretrate visto che ho lavorato senza interruzione per anni. Chi mi attacca ha pochi argomenti”.
“Sono completamente estraneo all’invio di materiale elettorale ai pazienti oncologi”, ha poi sottolineato Lopalco.
“Ho letto anch’io quello che ha scritto una signora su Facebook, ovvero di aver ricevuto un invito a un convegno su Covid e tumori dove ero stato invitato a parlare di assistenza ai malati oncologici durante l’emergenza – ricostruisce Lopalco – Chi ha organizzato questo convegno ha probabilmente usato una mailing-list di qualche associazione di pazienti e ha mandato l’invito al convegno con anche materiale elettorale di cui io non sapevo nulla. Ho subito parlato con la diretta interessata, che poi sempre su Facebook ha ridimensionato la cosa, spiegando che non c’entravo nulla”.
(da agenzie)
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Settembre 17th, 2020 Riccardo Fucile
“HO AIUTATO I BRACCIANTI AGRICOLI IMMIGRATI, DANDOGLI UNA SISTEMAZIONE DIGNITOSA E VIETANDO CHE LAVORINO NELLE ORE PIU’ CALDE”
Pippi Mellone, 36 anni, è il sindaco di Nardò, comune di 31 mila abitanti della provincia di Lecce, in Puglia. È uno degli “alleati”, dei fedelissimi di Michele Emiliano, governatore uscente che ha deciso di ricandidarsi, per un secondo mandato, alle elezioni regionali del 20 e 21 settembre.
Con lui, dice, ha «un rapporto personale e affettivo». Mellone, però, viene spesso etichettato — come spiega lui stesso a inizio intervista, prima ancora che glielo chiedessimo — come il “sindaco di Casapound“.
Come mai?
«La vogliono utilizzare come un’offesa, peccato che io non abbia mai avuto la tessera di quel partito. Con Casapound, così come con tutti gli altri partiti, come Rifondazione comunista, abbiamo organizzato diverse iniziative, come la raccolta alimentare fuori dai supermercati. Come farebbe la Caritas, per intenderci. Non conta di certo essere di destra o sinistra. Da giovane, invece, ho militato in “Alleanza nazionale” e “Azione Giovani”, non disconosco nulla delle mie origini politiche».
«Dal 2013 ho smesso di credere nell’orientamento politico. Il mio movimento, infatti, si chiama, “Andare oltre”, superando quindi le categorie vuote di destra o sinistra. Basta etichette, basta catalogarmi. Sarebbe stupido e fuori dal tempo. Sicuramente sono più di sinistra io che Carlo Calenda». Lo stesso che, qualche giorno fa, lo ha attaccato duramente sui social.
«Un uomo disperato» — lo definisce — che, qualora dovesse perdere alle Regionali, «resterebbe confinato in un angolo dal punto di vista politico»
«Così ho aiutato i braccianti agricoli, tutti migranti, della mia città »
Tra i provvedimenti di “sinistra” fortemente voluti dal sindaco di Nardò ci sono quelli a sostegno dei braccianti agricoli, tutti immigrati, e anche una mozione per l’«istituzione del registro di unioni civili quando ancora non c’era nemmeno la legge Cirinnà »: «Peccato che il Pd locale, in consiglio comunale, abbia votato contro».
Per i migranti che ogni anno si recano a Nardò «per la raccolta estiva di angurie e pomodori», ha chiesto e ottenuto uno stanziamento della regione Puglia per la costruzione di «80 container a uso abitativo così da ospitare al massimo 320 persone»: «Prima vivevano ammassati in casolari diroccati o addirittura sulle panchine. Poi ho anche deciso di vietare il lavoro dei braccianti agricoli nelle ore più calde e la mia ordinanza è stata impugnata al Tar da quegli imprenditori coinvolti nell’inchiesta per schiavismo. Ma io quel provvedimento lo rinnovo ogni anno. Una misura a tutela dei lavoratori di qualsiasi colore e provenienza».
Le polemiche «L’Anpi deve chiudere»
Ma ci sono anche due fatti che in molti non gli perdonano. Il primo: aver chiesto la chiusura dell’Anpi (Associazione nazionale partigiani italiani) di Lecce «perchè rappresenta un pericolo per la democrazia»: «Era una provocazione. Loro chiedono sempre la chiusura di qualcosa per “violenza verbale”. Allora io ho fatto lo stesso, li ho ricambiati con la stessa moneta, dopo che qualche giorno prima avevano definito “presunta vittima delle Foibe” Norma Cossetto», studentessa italiana uccisa dai partigiani comunisti jugoslavi nel 1943.
Il saluto romano e l’omaggio a Sergio Ramelli
E poi c’è quel video con il saluto romano che continua a rimbalzare sui social dopo che è stato diffuso su Twitter da Calenda. In queste immagini si vede Mellone omaggiare — insieme ad altre persone — Sergio Ramelli, diciottenne militante del Fronte della Gioventù, aggredito nel 1975 a Milano da un gruppo di militanti vicini ad Avanguardia operaia e morto più di un mese e mezzo dopo per i traumi riportati. «Ucciso da studenti di medicina, figli di papà , insomma una vittima della violenza politica» precisa lui.
Ma in quel video — dove si sente chiaramente, ripetuto almeno sei volte, «camerata Sergio Ramelli» — si vede anche il saluto romano (non eseguito da Mellone ma da alcuni dei presenti): «Guardatelo e ditemi se scorgete il mio braccio alzato. Quel video, poi, ha vent’anni (e si riferisce al fatto che Carlo Calenda lo abbia riproposto qualche giorno fa su Twitter, ndr) e torna virale ogni volta che c’è una campagna elettorale. Lo usano per provare a mettere in difficoltà Emiliano. Anzichè parlare del saluto romano, si parli del ragazzo ucciso…» conclude.
(da Open)
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Settembre 17th, 2020 Riccardo Fucile
LA COMMISSIONE ANTIMAFIA DIFFONDE I NOMI: 5 CON DE LUCA, 4 CON CALDORO (UNO DELLA LEGA E TRE DI FORZA ITALIA)
“Lo Stato è vigile, ma la politica deve fare di più per garantire ai cittadini una degna rappresentanza”. Così il presidente della commissione antimafia Nicola Morra, all’esito dell’attesa seduta in cui diffonde i nomi dei 13 candidati ritenuti “impresentabili” e inseriti nelle tre regioni di Campania, Puglia e Val d’Aosta, chiosa sulle carenze di filtri adeguati.
Per la Commissione di Palazzo San Macuto, sono dunque 9 i candidati da indicare con uno stop tra coloro che aspirano alla carica di consigliere per Palazzo Santa Lucia a Napoli : cinque sono schierati con il governatore Pd Vincenzo De Luca che vola verso il bis, e alcuni risultano imputati per reati anche gravissimi come l’associazione mafiosa o il riciclaggio; in quattro corrono invece per lo schieramento di Stefano Caldoro di Fi. Altri tre soggetti in Puglia. Mentre un altro candidato non in regola viene per le norme di autoregolamentazione segnalato in Val d’Aosta.
“La nostra funzione di controllo sulle liste – spiega Morra – riguarda sia la disciplina recata dal decreto legislativo numero 235 del 2012, ovvero la legge Severino, che il codice di autoregolamentazione cui la stessa normativa deve rinviare”.
Per la Campania, il presidente sottolinea che “all’esito delle verifiche disposte sui quindici candidati segnalati dalla direzione nazionale antimafia e antiterrorismo antimafia, non sono stati presi in considerazione carichi pendenti o sentenze per reati diversi da quelli previsti dal codice di autoregolamentazione o dalla legge Severino”.
Ecco dunque i nove casi: Carlo Iannace (“De Luca Presidente”, per Vincenzo De Luca Presidente), “il quale venne dichiarato sospeso a decorrere dal 31 marzo 2016 dalla carica di consigliere regionale, con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri datato 5 maggio 2016. Ciò per via della condanna comminata al predetto candidato alla pena di anni sei di reclusione e all’interdizione dai pubblici uffici per la durata di anni cinque, in quanto dichiarato colpevole” di peculato.
Ma ci sono anche altri 5 per la compagine deluchiana: Sabino Basso (“Campania libera- De Luca Presidente”, per Vincenzo De Luca Presidente), imputato di riciclaggio, processo in corso davanti al Tribunale di Avellino; Aureliano Iovine (“Liberaldemocratici Campania popolare moderati con De Luca”, per Vincenzo De Luca Presidente), imputato di vari e gravi reati, tra cui l’associazione per delinquere di stampo mafioso, il fraudolento trasferimento di valori aggravato dal fine di agevolare l’attività delle associazioni mafiose, e ancora cinque imputazioni per truffa aggravata, dall’aver cagionato un danno patrimoniale di rilevante gravità e dall’agevolazione delle associazioni mafiose, una tentata truffa aggravata dell’agevolazione della attività mafiosa. Un soggetto rinviato a giudizio, e il cui dibattimento è in corso davanti al Tribunale di Napoli. Un caso, quest’ultimo, per il quale gli avvocati fanno però sapere che la “situazione è ormai totalmente sanata”, riservandosi di produrre documentazione.
Poi c’è il caso di Michele Langella (“Campania in Europa”, per Vincenzo De Luca Presidente), imputato di riciclaggio, processo in corso al Tribunale di Torre Annunziata; e quello di Francesco Plaitano (“Partito Repubblicano Italiano”, per Vincenzo De Luca Presidente), già segnalato nel 2015 dalla Commissione antimafia della XVII Legislatura per violazione del codice di autoregolamentazione per la stessa condanna per estorsione, tuttora pendente, l’impugnazione è stata fissata per il 22 settembre 2020.
Nello schieramento avverso di centodestra, ecco però gli altri quattro casi di impresentabili, 3 di Forza Italia e 1 della Lega, che corrono a sostegno di Stefano Caldoro.
Si tratta di Orsola De Stefano (“Lega SalviniCampania”, per Stefano Caldoro Presidente), imputata di concussione, con processo in corso al Tribunale di Avellino; Maria Grazia Di Scala (“Forza Italia Berlusconi con Caldoro”, per Stefano CaldoroPresidente), imputata anch’ella di concussione, con processo dinanzi ai giudici di Napoli; Monica Paolino (“Forza Italia Berlusconi con Caldoro”, per Stefano Caldoro Presidente), imputata di scambio elettorale politico-mafioso, moglie dell’allora sindaco di Scafati Pasquale Aliberti, anch’egli a giudizio per analoghi reati, e il dibattimento è in corso davanti al Tribunale di Nocera Inferiore. Francesco Silvestro (“Forza Italia Berlusconi con Caldoro”, per Stefano CaldoroPresidente), imputato di concussione , processo che va avanti al Tribunale di Napoli. La Campania detiene dunque il “picco” dei casi da bocciare. Inevitabile non ricordare lo scontro tutto interno alla sinistra di cinque anni fa, quando De Luca apostrofò con durissimo attacco l’allora presidente dell’antimafia Rosy Bindi, che lo aveva definito – norma alla mano – “impresentabile”.
E oggi? “Oggi Vincenzo De Luca – risponde Morra – ritenuto impresentabile per le accuse relative agli articoli 110, 81, 317 del codice penale (il concorso in concussione), per quella stessa accusa è stato assolto dopo 18 anni nel 2016. Non essendoci pendenze rilevanti sia per la legge Severino, sia per il codice di autoregolamentazione, De Luca risulta presentabile come candidato alla presidenza della giunta regionale della Campania”. Poi aggiunge: “Se De Luca vorrà fare altri video per dileggiare anche altre persone oltre all’ex presidente di questa commissione, Bindi, è libero di farlo. Ho simpatia per la sua teatralità “, è la stoccata.
In Puglia, tre gli impresentabili. Si tratta di Silvana Albani (“Puglia Solidale Verde” per Michele Emiliano Presidente), imputata dei reati di falsa perizia, corruzione per un atto contrario ai doveri di ufficio, e corruzione in atti giudiziari, aggravati dal fine di agevolare l’attività delle associazioni mafiose, processo in corso a Catanzaro; Vincenzo Gelardi (“Partito del Sud Meridionalisti Progressisti” per Michele Emiliano Presidente), imputato di plurimi reati di trasferimento fraudolento di valori aggravati dal fine di agevolare l’attività delle associazioni mafiose, processo di cui si occupano i giudici di Napoli; e Raffaele Guido (“Fiamma Tricolore” per Franco Piero Antonio Bruni Presidente), imputato di tentata violenza, lesioni e minaccia, aggravati dal fine di agevolare l’attività delle associazioni mafiose, processo in corso a Lecce.
Per la Valle d’Aosta, nel mirino c’è invece un caso che riguarda la legge Severino: si tratta dell’ex governatore della regione, Augusto Rollandin, che oggi corre con una formazione autonomista “Pour l’autonomiè”. L’ex presidente, Rollandin, per sei volte alla guida della Val d’Aosta, è stato condannato in primo grado nel marzo del 2019 nell’ambito del processo per un giro di corruzione, ed è stato sospeso dagli incarichi pubblici (era consigliere regionale della dell’Union Valdotaine).
(da agenzie)
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Settembre 17th, 2020 Riccardo Fucile
“SONO STATO SCELTO PER IL LAVORO CHE HO FATTO”… LA CECCARDI IN IMBARAZZO
“Fiore, mio segretario”. Se ci fossero stati dei dubbi sull’appartenenza politica di Nicola Sisi, il candidato a Siena della lista Toscana Civica, che appoggia Susanna Ceccardi (in corsa come governatrice per il centrodestra), è lui stesso a fugarli in un lungo post per rispondere a Simona Bonafè.
Era stata proprio la segretaria regionale del Pd a denunciare su La Repubblica che nella coalizione leghista ci fosse un estremista di destra. Sisi appunto. Lo aveva scoperto leggendo dei tweet di Roberto Fiore, capo della formazione Forza Nuova che sostenevano Sisi.
Oggi, dopo che anche il segretario del Pd Nicola Zingaretti ha parlato della vicenda, Sisi ha scritto un post su Facebook, in cui rivendica l’appartenenza militante a Forza Nuova: “Non starò adesso a difendere Forza Nuova e tanto meno il Signor Fiore, mio segretario. Non ha bisogno della mia difesa e tanto meno di questo articolo per avere visibilità . La mia candidatura, tra l’altro richiestami, è da considerarsi invece una scelta basata sulla professionalità , conoscenza, esperienza e capacità di portare proposte e non polemiche, attacchi, per salvare la Toscana da decenni di cattiva gestione di un’amministrazione di sinistra”.
Infine conclude: “In Toscana si può far davvero breccia nell’orgoglio patriottico che abbiamo nel cuore”
(da agenzie)
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Settembre 17th, 2020 Riccardo Fucile
“ALTRO CHE 24 ORE, PER FARE UN TAMPONE IN LOMBARDIA 7-10 GIORNI DI ATTESA”
Antonella Salimbene, di Casalmaiocco, in provincia di Lodi, alcuni anni fa ha perso la figlia Azzurra per una meningite fulminante. Da allora si batte perchè i bambini vengano vaccinati (la sua Azzurra non lo era stato perchè la pediatra aveva suggerito di poter anche non fare quello contro la meningite), e non si è mai schierata politicamente.
Pertanto la mail che ha spedito ieri al presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana non può considerarsi un atto di accusa strumentale di un esponente dell’opposizione, solo la constatazione che il governatore non la racconta, ancora un volta, giusta
Ecco il testo della mail:
Spett Presidente Fontana, Sono Antonella Salimbene abito a Casalmaiocco in provincia di Lodi e la contatto per avere chiarimenti riguardo la tempistica tamponi. Lei ha affermato che il risultato dei tamponi arriverà in 24 ore, peccato che per esser chiamati da ATS per farlo ci vogliono dai 7 ai 10 giorni La situazione che le voglio descrivere è la seguente. Bambina 13 anni con febbre 38, contattato pediatra che ha prescritto tampone e nel frattempo isolamento per fratellino e mamma, che ahimè, essendo separata necessita di lavorare. Visti i tempi di attesa rischia di perdere lavoro, i bambini vita sociale e scuola, sulla base di un “potrebbe essere” e se non fosse? Ma il vero problema è se il tampone risultasse positivo perchè questa ragazzina è andata a scuola, ha preso il pullman ed è stata, anche se con mascherine, a contatto con centinaia di persone che magari nel frattempo stanno portando in giro il virus. Ci troviamo a parlare di tracciabilità e mi meraviglio come la nostra eccellenza Lombarda stia facendo acqua da tutte le parti proprio su questo. Molti non hanno stipendio sicuro se non si recano al lavoro e nemmeno possiamo aspettarci che i pediatri si prendano certe responsabilità . Se penso che siamo solo a settembre e i mesi duri dovranno ancora arrivare mi viene da piangere e fare due riflessioni sulla gestione attuale La prego gentilmente di rispondermi e non buttare questa mail nel cestino, anche perchè se così fosse la ricontatterei nuovamente. In fede Antonella Salimbene.
Antonella Salimbene, contattata da Nextquotidiano, ha aggiunto che nella provincia di Lodi, che è stata una delle più colpite dalla pandemia (il primo caso conclamato di Covid 19 a Codogno, con il “paziente 1” Mattia Maestri), non ci sono “Drive” per l’esecuzione dei tamponi, e che quello al quale i cittadini del Centro Lodigiano, zona che comprende Casalmaiocco, sono costretti a recarsi è quello presso l’ospedale San Carlo di Milano, che dista una trentina di chilometri dalla cittadina lodigiana.
(da “NextQuotidiano”)
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Settembre 17th, 2020 Riccardo Fucile
DALLE GITE IN BARCA ALLE VACANZE IN RESORT: COSI’ I DUE FRATELLI VIVEVANO NEL LUSSO A CARICO DEI CONTRIBUENTI
Vacanze in barca all’isola di Palmarola, con tanto di champagne. Ma anche Palma de Mallorca e Costiera amalfitana, tra resort con viste mozzafiato, brindisi in locali esclusivi e, in generale, un lusso sfrenato, ostentato senza filtro alcuno sui social network.
Peccato che, per lo Stato, i fratelli Bianchi fossero nullatenenti o quasi. Tanto che la loro famiglia, come quelle di Mario Pincarelli e Francesco Belleggia (gli altri due ragazzi arrestati per l’omicidio di Willy), percepiva il reddito di cittadinanza.
A questa conclusione sono giunti, dopo i primi dieci giorni di indagine, gli investigatori che stanno cercando di fare luce sul pestaggio di Colleferro. E che sono stati insospettiti anche dagli scatti e dai video postati dai fratelli Bianchi, tra abiti firmati, accessori alla moda, orologi ai polsi e moto veloci. In attesa delle indagini patrimoniali — che faranno luce sulle altre eventuali fonti di reddito — la domanda è come i fratelli Bianchi abbiano potuto accedere al reddito di cittadinanza e, al tempo stesso, condurre alla luce del sole una vita all’insegna del lusso.
Gli accertamenti patrimoniali sui quattro sono partiti anche in seguito ai sospetti relativi allo stile di vita lussuoso, specie dei Bianchi, ritenuto non compatibile con la condizione di nullatenenti che risultava allo Stato. Nel caso spetterà all’Inps — già criticata per non aver effettuato le necessarie verifiche — recuperare le somme indebitamente percepite che, secondo la Guardia di Finanza, su un totale di 33 mila euro dovrebbero essere pari a 28.747 euro, mentre toccherà alla procura di Velletri valutare se i quattro hanno effettivamente violato la legge che regola il reddito di cittadinanza.
(da agenzie)
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Settembre 17th, 2020 Riccardo Fucile
LA NEUROTOSSINA E’ UNO DEGLI AGENTI NERVINI SINTETIZZATI NEI LABORATORI DELL’URSS DURANTE LA GUERRA FREDDA
«Questa bottiglia proviene dalla stanza di hotel di Tomsk». I colleghi della Fondazione Anticorruzione di Navalny hanno trovato la bottiglia nella stanza d’albergo in cui l’attivista soggiornava prima di prendere il volo su cui ha accusato il malore
Il veleno che ha rischiato di uccidere Aleksei Navalny è stato trovato in una bottiglietta dell’albergo di Tomsk, in Siberia, dove l’avvocato dissidente russo stava soggiornando prima di sentirsi male ed essere ricoverato a Berlino lo scorso 20 agosto.
A darne notizia sono i colleghi del Fondazione Anticorruzione che hanno diffuso la notizia direttamente dalla pagina Instagram di Navalny con un video registrato nella stanza d’albergo di Navalny un’ora dopo che l’attivista ha accusato un malore.
La neurotossina trovata nell’acqua sarebbe il Novichok, uno degli agenti nervini più potenti sintetizzati dai laboratori dell’Unione Sovietica durante la Guerra Fredda.
«Questa bottiglia proviene dalla stanza di hotel di Tomsk dove lo stesso Navalny e tutta la nostra troupe cinematografica hanno soggiornato». I membri del team della Fondazione Anticorruzione hanno ripercorso in un comunicato dove hanno recuperato la bottiglia e come sono state fatte le analisi, spiegando di essere entrati nella stanza d’albergo di Tomsk appena dopo che Navalny aveva accusato un malore:
«In volo Alexiei ha perso conoscenza e ha iniziato a soffocare e l’aereo ha effettuato un atterraggio di emergenza. Quasi subito gli attivisti della Fondazione Anticorruzione rimasti a Tomsk hanno appreso quello che è successo. E a questo punto hanno fatto l’unica cosa possibile. Hanno chiamato un avvocato, sono saliti nella stanza dalla quale era appena uscito Navalny e hanno iniziato a descrivere, registrare e impacchettare tutto ciò che hanno trovato lì. Comprese le bottigliette d’acqua. Due settimane dopo, proprio sulla bottiglia della stanza di albergo di Tomsk il laboratorio tedesco ha trovato tracce di Novichok».
(da agenzie)
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