Settembre 10th, 2020 Riccardo Fucile
SCILLIERI, DI RUBBA E MANZONI SONO ACCUSATI DI PECULATO, TURBATA LIBERTA’ NELLA SCELTA DEL CONTRAENTE E SOTTRAZIONE FRAUDOLENTA AL PAGAMENTO DELLE IMPOSTE… LA COMPRAVENDITA GONFIATA DI UN IMMOBILE A CORMANO
Sono finiti agli arresti domiciliari i tre commercialisti vicini alla Lega indagati per la compravendita “gonfiata” di un palazzo a Nord di Milano da parte della Lombardia film commission, fondazione no profit di proprietà della Regione e del comune lombardo.
Si tratta di Alberto Di Rubba, Andrea Manzoni e Michele Scillieri: tutti e tre sono citati più volte nei vari rivoli delle inchieste sui 49 milioni di euro di fondi pubblici destinati al Carroccio e oggetto di una truffa ai danni dello Stato.
Di Rubba e Manzoni sono i professionisti di Bergamo ai quali Giulio Centemero, tesoriere e parlamentare della Lega, ha affidato i conti del partito: sono rispettivamente il revisore legale del gruppo al Senato e direttore amministrativo di quello alla Camera. Scillieri, invece, ha lo studio in via Privata delle Stelline 1, a Milano, dove era stata domiciliata la sede fantasma della Lega per Salvini premier, il nuovo partito nazionale creato dall’ex ministro dell’Interno per mandare in pensione quello vecchio.
Ad eseguire l’ordinanza di custodia cautelare sono stati i militari del nucleo di Polizia economico-finanziario della Guardia di Finanza.
Disposti i domiciliari anche per una quarta persona, Fabio Giuseppe Barbarossa, mentre sarebbero ancora in corso le perquisizioni domiciliari a casa dei quattro.
Gli indagati sono accusati a vario titolo di peculato, turbata libertà nel procedimento di scelta del contraente e sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte.
La “complessa operazione immobiliare” da cui è partita l’indagine risale al 14 febbraio del 2017, quando la società Immobiliare Andromeda compra un immobile a Cormano, nel milanese.
L’acquisto viene pagato “anomalamente”, scrivono i finanzieri nelle carte, con quattro assegni che però non saranno mai incassati. Di chi è l’azienda? I titolari sono schermati da una fiduciaria, la Fidirev, che farebbe capo a Scillieri.
Il 4 dicembre il capannone viene comprato a sua volta dalla Fondazione Lombardia film commission — che già dal maggio dello stesso anno sta cercando una nuova sede grazie ai fondi messi a disposizione dal Pirellone — per 800mila euro. Ma per gli inquirenti ne valeva la metà .
Tra l’aprile del 2015 e il giugno del 2018 il presidente della società pubblica, nominato durante il governo di Roberto Maroni, è proprio Di Rubba, mentre Scillieri ne è consulente.
L’ipotesi dei pm, quindi, è che i tre commercialisti abbiano messo in piedi “una procedura di scelta del contraente, inserendo, fra i requisiti relativi all’immobile da acquistare, talune ‘specifiche’ esattamente ritagliate sul capannone nella disponibilità di Scillieri”.
Che tipo di specifiche? Per esempio che l’immobile dovesse “essere situato nel comune di Milano ovvero in comuni limitrofi ma nella zona nord cli Milano”. Poi si disponeva che l’immobile dovesse essere “preferibilmente, un edificio autonomo con posti auto e aree di parcheggio“.
Tutte caratteristiche che combaciano con il capannone industriale di Cormano. Una volta che l’affare va in porto, la Film Commission sposta la sua sede nel nuovo edificio (da ristrutturare), mentre all’Immobiliare Andromeda va il bonifico da 800mila euro. Tutti e tre i commercialisti sono quindi accusati di aver “promosso e organizzato la cooperazione nel reato“, appropriandosi di una parte dei soldi stanziati da Regione Lombardia per la Fondazione “previa pianificazione di una complessa operazione immobiliare”.
Ma non è tutto. Perchè nel luglio scorso è stato fermato anche un quinto uomo, Luca Sostegni, mentre “stava scappando in Brasile“.
Liquidatore della società Paloschi srl che ha venduto l’immobile ad Andromeda (che a sua volta l’ha rivenduto alla Film Commission), a Sostegni viene contestata pure l’estorsione: secondo i pm, avrebbe chiesto soldi in cambio del suo silenzio su questa vicenda.
Sullo sfondo restano da capire i collegamenti con il partito. I magistrati di Milano stanno seguendo la scia dei soldi partiti dalla Film Commission e nei mesi scorsi hanno inviato una rogatoria in Svizzera.
L’ipotesi è che i fondi ottenuti da Di Rubba, Manzoni e Scillieri siano finiti proprio lì, in modo simile ai mille rivoli che potrebbero aver inghiottito parte dei 49 milioni di fondi pubblici del Carroccio spariti dai radar.
Forse, sospettano ora il procuratore aggiunto Eugenio Fusco e il pm Stefano Civardi, per estinguere il debito di una società panamense.
L’indagine della procura milanese si affianca a quelle portate avanti in questi mesi dalle procure di Bergamo e Genova, mentre i pm di Roma si sono occupati dei 250mila euro versati dal costruttore Luca Parnasi all’associazione Più Voci del tesoriere Centemero (su cui pende la richiesta di rinvio a giudizio della procura).
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Settembre 10th, 2020 Riccardo Fucile
IL GOVERNO USA TUTTI I PRETESTI POSSIBILI PUR DI IMPEDIRE I SALVATAGGI DI ESSERI UMANI
L’ong tedesca Sea Watch è momentaneamente fuori gioco. Lo stop obbligato sta interessando tutti i suoi mezzi, aerei e marittimi: è bloccata da luglio la nave Sea Watch 3, per un fermo amministrativo, a seguito di un’ispezione della Guardia costiera; è ferma la Sea Watch 4, la nuova nave operativa in mare da agosto, che si trova in quarantena nel Golfo di Palermo, dopo aver sbarcato sulla GNV Allegra oltre 300 migranti salvati nelle acque di Lampedusa; e da venerdì le autorità italiane hanno imposto lo stop anche a Moonbird, il velivolo di ricognizione dell’organizzazione umanitaria.
Ma l’organizzazione non starà a guardare: Sea Watch è pronta a difendersi per vie legali, contestando il provvedimento dell’Enac, l’Ente nazionale per l’Aviazione civile. Secondo l’autorità l’ong avrebbe effettuato un’attività di monitoraggio, in violazione dell’articolo 802 del codice di navigazione, per un periodo prolungato, segnalando per troppe volte la presenza di imbarcazioni in ‘distress’ nel Mediterraneo, senza averne l’autorizzazione.
Nell’articolo citato, il divieto di partenza, si legge: “L’Enac vieta la partenza degli aeromobili quando, a seguito dei controlli previsti dall’articolo 801, emergono situazioni di pregiudizio per la sicurezza della navigazione aerea, nonchè quando risultano violati gli obblighi previsti dalle norme di polizia e per la sicurezza della navigazione, ovvero quando risulta accertato dalle autorità competenti che l’esercente ed il comandante non hanno adempiuto agli obblighi previsti dalla normativa di interesse pubblico in materia sanitaria e doganale”.
Secondo l’Enac l’attività di Search and rescue deve seguire procedure rigorose “dal punto di vista internazionale e le dichiarazioni della ong erano incompatibili con queste”.
Da giugno il velivolo privato ha effettuato 47 missioni e avvistato 2600 persone in pericolo, avvisando le autorità , come prescrive la legge.
Abbiamo chiesto alla portavoce di Sea Watch Giorgia Linardi come l’ong ha intenzione di reagire, dopo il divieto di partenza per Moonbird.
Cosa è successo e cosa vi contesta l’Enac?
Noi riteniamo che questo provvedimento abbia delle motivazioni molto deboli, stiamo valutando di ricorrere. Le autorità italiane hanno cercato in tutti i modi una giustificazione per disporre il fermo dell’aereo attraverso l’articolo 802. Ci è stato detto che Moonbird violerebbe le norme di polizia relative alla sicurezza della navigazione aerea, perchè secondo le autorità il nostro aereo effettua attività si ricerca e soccorso nell’area di competenza italiana, non essendo però un assetto autorizzato dalla Guardia Costiera, che è l’ente competente. Ma questo costrutto, stando al diritto internazionale, non sta in piedi, perchè qualsiasi assetto che si trovi in mare o in cielo, ha l’obbligo di segnalare l’eventuale presenza di persone in difficoltà in mare. Inoltre non ci risulta che ci sia evidenza di attività di ricerca e soccorso in zona Sar italiana. Noi facciamo semplicemente un lavoro di segnalazione alle autorità competenti nel caso in cui ci siano persone in difficoltà . Questo naturalmente dà fastidio, perchè in questo modo quello che succede nel Mediterraneo viene continuamente esposto, e questo esercita una pressione non indifferente sulle autorità . Quando invece è molto più semplice che nessuno sappia quello che avviene quotidianamente in mare. Come si vede non c’è alcun tipo di irregolarità tecnica contestata al velivolo o condotta illecita, visto che noi dichiariamo di effettuare voli privati con lo scopo di monitoraggio di violazione di diritti umani.
Perchè Ente nazionale per l’Aviazione civile si è fatta viva solo adesso?
In realtà l’Enac ci aveva già scritto un anno fa, non a caso d’estate, che è il momento di più intensa attività per la presenza di persone in mare. Quest’anno ci dice esplicitamente nel provvedimento che per via della continuità delle operazioni e del numero delle ore di volo, stando alla loro interpretazione, l’assetto del velivolo violerebbe le norme sull’attività di ricerca e soccorso. Questo dimostra proprio come sia stata la costante attività di monitoraggio e la presenza in cielo, con la relativa denuncia di situazioni di pericolo in mare, a fare attivare la macchina statale, per impulso del ministero dell’Interno che ci risulta aver aperto un’indagine nei nostri confronti a fine giugno, con la connivenza del ministero dei Trasporti da cui dipende l’Enac.
Perchè secondo le autorità il vostro velivolo intralcerebbe le attività di ricerca e soccorso?
Perchè secondo loro siccome il nostro mezzo è privato, e non siamo un assetto autorizzato, intralciamo l’attività svolta dalle autorità italiane. Ma vorrei sottolineare che tutte le attività delle motovedette della Guardia costiera italiana nelle acque territoriali non si configurano come ricerca e soccorso: a livello di procedura non vengono aperti dei protocolli Sar, ma queste attività vengono trattate come normali operazioni di Polizia, tanto che viene coinvolta anche la Guardia di finanza.
Perchè questo stop può causare danni a Moonbird?
Il mezzo è soggetto a corrosione se non vola almeno per qualche ora alla settimana, soprattutto in un contesto come quello di Lampedusa, esposto alle intemperie. Si danneggia stando fermo per mesi.
La Sea Watch 4 è ferma a Palermo. Tutti i membri dell’equipaggio sono risultati negativi al test. Cosa state aspettando?
Non possiamo ripartire perchè abbiamo ricevuto un provvedimento di quarantena di 14 giorni. Lo scorso 2 settembre concluse le operazioni di trasbordo dei migranti che abbiamo salvato al largo di Lampedusa sulla nave Allegra abbiamo immediatamente ricevuto un provvedimento che istituisce la quarantena obbligatoria. Non abbiamo poi ricevuto alcuna comunicazione da parte delle autorità . Siamo riusciti ieri a effettuare ieri tamponi sull’equipaggio, risultati negativi. Questo però non cambia la condizione della nave, che resta in quarantena fino a mercoledì prossimo. Visto l’atteggiamento del governo degli ultimi mesi abbiamo motivo di credere che possano sorgere nuovi problemi, tali da bloccare ancora una volta la nave in porto, come avvenuto anche per le altre navi umanitarie.
Ora il governo ha pubblicato un nuovo bando per nuove navi quarantena, per potenziare una ‘flotta’ che riduca l’impatto dell’accoglienza a terra. Come giudicate questa strategia?
Noi riteniamo che l’ingresso dei migranti nel territorio dovrebbe essere trattato come qualsiasi altro ingresso di stranieri in Italia. Mi chiedo come mai ci sia un trattamento totalmente diverso riservato a queste persone, c’è una disparità di trattamento considerevole rispetto per esempio ai turisti. Nessuno contesta il fatto che si debbano mettere in atto misure precauzionali come la quarantena. Il ricorso a questi mezzi è però assolutamente dispendioso, e ancora una volta si va a sostituire a un approccio più strutturale e a investimenti che possano garantire un’accoglienza più dignitosa. Non si può riempire il mare di nave quarantena.
Per quanto riguarda il fermo della Sea Watch 3 ci sono stati aggiornamenti? Quando potrà riprendere una nuova missione?
Stiamo lavorando a livello tecnico per far sì che la nave risponda ai requisiti richiesti dall’Italia, e tuttavia lo Stato di bandiera, lo Germania ritiene che non tutta questa regolamentazione sia applicabile a una nave tedesca. Alcuni standard richiesti non sono previsti, e questo crea uno stallo. Stiamo cercando di fare un lavoro di mediazione con le autorità competenti, anche se ci sono dei rilievi evidentemente pretestuosi, viene contestato l’ingaggio in operazioni di assistenza ai migranti. Ma questa categoria semplicemente non esiste: il fatto che la nave sia impegnata regolarmente in operazioni di assistenza ai migranti è comunque un’attività che la nave svolge in ottemperanza all’obbligo di soccorrere persone in difficoltà mare. Si tratta poi di un tipo di attività che prima degli accordi con la Libia veniva anzi sollecitata dalla Guardia costiera italiana. Allora alle ong, quando disponevano ancora di imbarcazioni meno equipaggiate rispetto a quelle attuali, veniva chiesto di dotarsi di navi più grandi per effettuare l’imbarco e poi lo sbarco delle persone soccorse, diventando quindi degli assetti che coadiuvassero la Guardia costiera a 360 gradi, nel momento in cui a livello europeo a quest’ultima era stato negato un dispositivo di ricerca e soccorso istituzionale. Si vede bene come a parità di normativa è radicalmente cambiato l’approccio rispetto all’attività delle navi umanitarie, un’attività che prima veniva incoraggiata e ora viene ostacolata con ogni mezzo.
(da Fanpage)
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Settembre 10th, 2020 Riccardo Fucile
LA ESILARANTE DIFESA DEI FRATELLI BIANCHI, TRA TESTIMONI “AMICI” E ALIBI IMPLAUSIBILI… MA NON SANNO INDICARE I NOMI DELLE PRESUNTE RAGAZZE “CIMITERIALI”
Prima di intervenire nella rissa, i “gemelli” Bianchi stavano “consumando un rapporto sessuale vicino al cimitero” con un amico e tre ragazze.
In quel frangente, avrebbero ricevuto una telefonata per accorrere “in soccorso” di Michele C. nel luogo dove poi avrebbe trovato la morte Willy Monteiro Duarte.
A spiegarlo al gip Giuseppe Boccarato è stato Marco Bianchi, uno dei due fratelli accusati dell’omicidio del 21enne di Paliano, avvenuto la notte fra sabato 5 e domenica 6 settembre a Colleferro, in provincia di Roma. Una versione confermata anche da Gabriele Bianchi. Entrambi i presunti assassini, tuttavia, non hanno saputo indicare il nome delle ragazze con le quali si stavano accompagnando.
A quanto rappresentato, i fratelli avrebbero lasciato le tre giovani e l’amico e si sarebbero precipitati sul luogo del rissa.
“Giunti sul posto con l’auto condotta dallo stesso Marco Bianchi — a quanto si legge nel riassunto della deposizione — non appena sceso dal veicolo si era limitato a spingere Willy Monteiro Duarte, coinvolto nella discussione alla quale nel frattempo avevano preso parte numerose persone, e si era allontanato dai luoghi dopo essersi accertato che la parte offesasi era nel frattempo rialzata”. Marco Bianchi “negava di aver colpito la vittima con calcio o pugni e, allo stesso modo, precisava che nè il fratello, nè gli altri indagati avevano usato violenza nei confronti di quanti coinvolti nella discussione”
La versione di Gabriele coincide con quella del fratello, dal rapporto sessuale al cimitero fino all’intervento in piazza: “Una volta giunto a Colleferro e non appena sceso dal veicolo, (Gabriele, ndr) si era limitato a spingere un amico di Willy, che si trovava a fianco dello stesso e che temeva potesse colpire il fratello, ed aveva in effetti notato in seguito la vittima cadere in terra, senza tuttavia saper precisare se per un colpo o per una semplice spinta”. E poi: “Subito dopo aver spinto l’amico di Willy, era indietreggiato e non aveva più preso parte alla discussione in corso” e, soprattutto “erano subentrati nella sua posizione a fronteggiare la vittima e gli amici della stessa, i due coindagati Pincarelli e Belleggia, dunque impegnati nella discussione proprio quando Willy cadeva a terra, prima in ginocchio e poi riverso sul marciapiede”.
(da agenzie)
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Settembre 10th, 2020 Riccardo Fucile
UNA DESTRA LIBERALE, MODERATA ED EUROPEISTA: A SETTEMBRE A TORINO LA PRIMA USCITA, POI A OTTOBRE A ROMA L’ASSEMBLEA NAZIONALE
Essere oggi “di destra“, non significa identificarsi con i partiti che dominano la coalizione attuale. A sottolinearlo e a proporre un’alternativa concreta è Filippo Rossi, politico e giornalista che, pur di destra, si dissocia fermamente e orgogliosamente dal centro-destra di Salvini e Meloni.
Non a caso ha scelto di chiamare “Buona Destra” il nuovo partito da lui fondato, che ha ufficialmente preso parte alla scena politica italiana.
“Buona Destra” è il nome del nuovissimo movimento che il leader Filippo Rossi definisce “Una nuova casa per chi crede che la politica non sia vuota propaganda”. Il manifesto era già¡ scritto nel libro “Dalla Parte di Jekyll”, dove Rossi ha reso pubblici i valori su cui avrebbe fondato la sua politica.
Nel libro, presentato a luglio per la prima volta in conferenza stampa, si parla di democrazia aristocratica, di futuro, di bellezza come obiettivo e di politica come progetto.
Una destra che si schiera con il pacato Dott. Jekyll, personalità di nobili principi morali, e che prende le distanze con l’altra destra, quella dell’impetuoso Mr. Hyde, con cui tuttavia si ritrova a condividere origini e scenario politico.
Moderato, liberale ed europeista convinto, Rossi non ha mai risparmiato le critiche contro i partiti sovranisti di oggi. Prende le distanze infatti dai leader di Lega e Fratelli d’Italia che, attraverso la “Strategia del terrore”, hanno sempre dato in pasto al popolo un nemico, anche inoffensivo, su cui scagliare rabbie e paure.
Il fondatore della Buona Destra è inoltre estremamente distante dal populismo di questi ultimi, che utilizzano come arma un linguaggio “Volgare, semplicistico e aggressivo”, infuocando le anime dei più insoddisfatti e soffocando quelle dei più deboli.
Quella di Filippo Rossi è una destra che non urla alla pancia degli elettori affamati. Una destra che non punta al consenso con propaganda di basso livello e che non sfrutta la potenza della comunicazione, soprattutto dei social network, per banalizzare temi complessi, cavalcando di volta in volta l’onda dell’opinione pubblica
Verso la prima assemblea del partito
Recentemente non solo è stato delineato punto per punto il Manifesto della Buona Destra, ma è anche ufficialmente nato il Centro Studi. La presentazione nazionale del partito si svolgerà a settembre, a Torino, mentre ad ottobre si riunirà a Roma il comitato organizzativo.
La Buona Destra così descritta sembra poter essere un punto di ritrovo per gli elettori di destra che non si riconoscono più nelle ideologie dell’attuale coalizione.
Tuttavia, potrà forse divenire un riferimento anche per i disillusi che speravano in una buona sinistra, dalla quale oggi non si sentono più rappresentati.
Infatti la “Buona destra“, un ossimoro agli occhi degli elettori apparentemente più distanti, potrebbe riconciliare le personalità più eterogenee, accumunate da un’inconfutabile voglia di cambiamento.
(da Metropolitan Magazine)
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Settembre 10th, 2020 Riccardo Fucile
QUANDO SI TRATTA DI SOTTRARRE SOLDI ALLA COMUNITA’ NAZIONALE NON SIAMO SECONDI A NESSUNO
Ancora una volta primi per evasione.
Si parla di Iva e si parla del 2018: secondo il rapporto sull’Iva della Commissione Ue, nel 2018 l’Italia si conferma prima in Europa per l’evasione Iva in valore nominale.
Le perdite per le casse dello Stato equivalgono a 35,4 miliardi di euro.
Il nostro paese è poi quarto — dopo Romania (33,8%), Grecia (30,1%) e Lituania (25,9%) — per il più ampio divario tra gettito previsto e riscosso con il 24%.
Secondo il report, l’Unione ha perduto 140 miliardi nel 2018.
Per l’anno in corso la perdita sarà ancora più elevata: 164 miliardi anche a causa della pandemia di Coronavirus.
(da agenzie)
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Settembre 10th, 2020 Riccardo Fucile
INTESTATE A CITTADINI DELLA PADANIA CHE NON NE HANNO MAI DENUNCIATO LA PROPRIETA’… ORA POSSONO SPERARE NEL PROSSIMO CONDONO AGLI EVASORI, SPECIALITA’ DEI SOVRANISTI QUANDO SONO AL GOVERNO
Dieci barche a vela e uno yacht con proprietari italiani — quasi tutti lombardi — ma battenti bandiera straniera, soprattutto francese. Mezzi da diporto inesistenti quindi per il fisco italiano che sono stati intercettati dai militari della Guardia di finanza di Alghero in Sardegna, da marzo ad agosto.
Le sanzioni superano in totale il milione e mezzo di euro. In alcuni casi si è potuto contestare il possesso per vari anni, in altri solo per quello in corso; per tutti l’utilizzo principale era quello da diporto, concentrato soprattutto nel Mediterraneo.
I controlli dei militari della Sezione operativa navale della Fiamme Gialle, guidati dal comandante Francesco Mandica — sotto il coordinamento del reparto operativo aeronavale di Cagliari – si sono intensificati dalla scorsa primavera per motivi legati, però, all’emergenza sanitaria da Covid 19.
Sotto osservazione, in particolare, gli attracchi dalla Spagna, per individuare eventuali violazioni da isolamento fiduciario.
Un’attività investigativa che ha portato a risultati di natura contabile. Incrociando infatti i dati, si è arrivati a delle liste di contribuenti a rischio che — intenzionalmente —, secondo le verifiche, hanno acquistato le barche all’estero.
Non in paradisi fiscali ma per due terzi in Francia, e solo alcuni in Belgio dimenticando, però, di indicarle nella dichiarazione dei redditi annuale.
Un passaggio obbligato per il monitoraggio fiscale che vale per tutti i patrimoni posseduti al di là del territorio italiano (dalle case ai leasing). Così hanno evitato quindi pagare le relative tasse perchè i beni erano sconosciuti ai registri nazionali
“La sanzione si paga sul valore dell’assicurato — spiega il comandante Mandica — va dal 3 al 15 per cento per ogni anno di omessa dichiarazione. Di solito si calcola il doppio del minimo per ogni bene: la media per quest’operazione è di circa 80-90 mila euro a mezzo. Ma in molti hanno già pagato con un F24, perchè c’è uno sgravio a seconda dei giorni che passano…”.
Si tratta di imprenditori del nord Italia, lombardi soprattutto, presumibilmente con una certa disponibilità economica. Tra le ipotesi della triangolazione la semplice svista o il ricorso all’acquisto all’estero per investire una certa somma, anche eventuali di fatturati sommersi. Un modo per mascherare, appunto, eventuali altri illeciti.
(da agenzie)
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Settembre 10th, 2020 Riccardo Fucile
L’UFFICIO EUROPEO ANTIFRODE: “BENE LA RISPOSTA DELLA MAGISTRATURA ITALIANA”… E POI QUALCUNO SI LAMENTA PERCHE’ MOLTI PAESI NON VOGLIONO DARCI SOLDI A FONDO PERDUTO
In attesa dei miliardi del Recovery fund, in Italia si continua a frodare sui fondi Europei esattamente come negli anni precedenti. Ma la risposta delle nostre autorità è più celere e incisiva della media degli altri paesi dell’Unione.
Lo certifica l’ultimo rapporto annuale dell’Ufficio europeo antifrode. L’Italia resta quarta nell’Unione per numero di irregolarità nella gestione dei fondi Ue 2015-2019. Con un numero di casi di frodi rilevate dalle autorità nazionali pari a 4.415, segue la Spagna (11.029 irregolarità ), Polonia (5.017) e Romania (4.968).
In totale in Europa l’Olaf ha registrato 45.737 casi di frodi nella gestione dei fondi nei 12 mesi del 2019. Situazione buona — se paragonata al numero di abitanti — in Germania (1376 casi), Francia (1233), Svezia (125).
“Autorità italiane collaborano il doppio degli altri”
I casi italiani hanno un impatto finanziario dell’1,22% sul totale dei fondi Ue ricevuti dal Paese, percentuale più bassa rispetto alla media Ue (1,91%). L’Italia risale un posto in classifica però, arrivando terza, quando si guarda al numero di indagini concluse dall’Olaf, con raccomandazioni di recupero dei finanziamenti: sono 22 casi, dopo i 43 dell’Ungheria e i 40 della Romania. Maglia nera in questa speciale classifica sono Finlandia, Cipro, Lussemburgo, Malta: nessuna indagine dell’Olaf si è conclusa con raccomandazioni di recupero. Bene la risposta delle autorità giudiziarie italiane, che hanno dato seguito al 62% dei casi segnalati dall’Olaf, contro una media europea ferma ad appena il 39%. Per fare un paragone, la Romania ha risposto il 46% di volte, la Francia il 50, la Germania addirittura solo il 13.
“In aumento le frodi sui fondi per l’ambiente”
“Il nostro lavoro è una risorsa fondamentale per l’Europa in un momento in cui gli occhi di chi commette frodi sono puntati sul bilancio 2021-2027 e sui suoi 1,8 miliardi di euro destinati alla ripresa del continente dalle conseguenze della pandemia da Covid 19”, dice il direttore generale dell’Olaf, Ville Ità¤là¤.
“Negli ultimi anni — ha aggiunto — abbiamo già osservato una tendenza al rialzo delle frodi ai danni dei fondi europei destinati a progetti a favore dell’ambiente e della sostenibilità . Il capitolo di approfondimento della nostra relazione annuale mostra l’aumento del volume di lavoro svolto nella lotta contro le frodi ambientali, con un tempismo particolarmente opportuno se consideriamo che il Green Deal è un elemento fondamentale degli sforzi di ripresa dell’Ue”.
Il rapporto e le frodi: recuperati 485 milioni di euro
Al netto dei numeri italiani, nel 2019 l’ufficio europeo antifrodi ha concluso 181 indagini, con 254 raccomandazioni alle autorità nazionali per il recupero di 485 milioni di euro e 223 nuove indagini avviate. I settori colpiti dalle indagini sono i più disparati: dalla collusione e manipolazione di appalti i finanziamenti per la ricerca. Tra i casi principali ci sono 3,3 milioni di euro recuperati da un complesso tentativo di manipolare un appalto per l’acquisto di macchinari per la lavorazione a maglia finanziato dal Fondo europeo di sviluppo regionale.
“Acquirenti e fornitori erano in collusione in quattro diversi progetti finanziati dall’Ue, con lo scopo di vendere e acquistare macchinari a prezzi gonfiati e così sottrarre denaro dai fondi dell’Ue per poi riciclarlo”, spiega una nota dell’Ufficio europeo antifrode.
Sul fronte ambientale, invece, i funzionari dell’Olaf citano il Dieselgate: “Il denaro dell’UE destinato alla ricerca per ridurre le emissioni dei veicoli era invece stato utilizzato allo scopo di sviluppare un motore provvisto del famigerato ‘impianto di manipolazione’ che elude le norme dell’Ue in materia di emissioni”. Una voce sempre presente nei rapporti dell’antifrode è quella delle sigarette: nel 2019 ne sono state sequestrare oltre 251,4 milioni di contrabbando.
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Settembre 10th, 2020 Riccardo Fucile
ERANO IN VACANZA A MARCONIA DI PISTICCI…INVITATE CON L’INGANNO A UNA FESTA DI COMPLEANNO CON TANTE PERSONE
A Marconia, popolosa frazione di Pisticci, dopo lo shock iniziale, il dito è ora puntato contro una comitiva di “bulli di paese” che, in una notte di fine estate, si sarebbero trasformati in un branco: tra loro ci sarebbero i responsabili di una violenza sessuale di gruppo su due ragazzine inglesi, minorenni, in vacanza in provincia di Matera, nella fascia jonica lucana, da dove alcuni anni fa era partita la famiglia di una delle due.
“Chi sa parli”, invita la sindaca Viviana Verri sulla pagina Facebook del Comune. L’abuso sarebbe stato commesso da almeno tre-quattro persone, ma forse anche di più, durante una festa in una villa nella notte tra il 7 e l’8 settembre scorso. La polizia, che mantiene il più stretto riserbo, ha ascoltato numerose persone: nelle prossime ore la vicenda potrebbe arrivare a una svolta.
In quella villa, all’ingresso della frazione, in una zona abbastanza isolata, si stava festeggiando un compleanno, ma per entrare non c’era bisogna di un invito specifico. “Festa all’americana”, ossia chiunque può partecipare, mangiare e soprattutto bere: una circostanza che, se da un lato, potrebbe rendere più complicato il lavoro degli investigatori, dall’altro aumenta di sicuro il numero di testimoni che potrebbero confermare il racconto delle due ragazzine.
Secondo quanto denunciato, le due – l’altra minorenne è un’amica della ragazza con origini lucane – sarebbero state prima colpite e poi abusate sessualmente: c’è da chiarire se la violenza sia avvenuta nei pressi della villa o altrove.
In seguito, le due ragazze, sotto shock, hanno chiamato la polizia e sono state trasportate all’ospedale Madonna delle Grazie di Matera per i controlli. Gli accertamenti avrebbero confermato la violenza sessuale, ulteriori verifiche potrebbero dare indicazioni precise su chi ha commesso la violenza. Ora le due minorenni sono tornate a casa.
Dopo la denuncia, gli investigatori – coordinati dalla Procura della Repubblica di Matera – hanno dato il via alle indagini. Hanno provato a farlo senza provocare troppo rumore, ma, ovviamente, l’episodio non poteva rimanere segreto per molto.
E così, in molti, hanno fatto riferimento alla presenza alla festa in villa di alcuni ragazzi, noti un pò a tutti per i loro atteggiamenti da “bulli” e per i loro comportamenti spesso condizionati da un eccesso di uso di alcol e forse di sostanze stupefacenti.
Adesso, però, la sindaca Viviana Verri “richiama” la sua comunità “a non tacere” e ad “aiutare gli inquirenti a mettere fine a questa vicenda”.
(da agenzie)
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Settembre 10th, 2020 Riccardo Fucile
LA STORIA DI ALESSIA, 22 ANNI, ARRIVATA IN ITALIA DALLA SIBERIA A TRE ANNI, VITTIMA DELLA BUROCRAZIA ITALIANA
Alessia ce l’ha fatta. Ha incassato decine di colpi, ha barcollato, è caduta, ha rischiato il ko, si è rialzata e alla fine ha vinto. L’ultimo scontro è stato il più difficile della sua carriera: quello con la burocrazia e la prefettura di Reggio Emilia. Due anni e otto mesi di domande, carte bollate, attese. Poi quella lettera del comune datata 2 settembre 2020: «Le notifichiamo che le è stata concessa la cittadinanza». E Alessia Korotkova è esplosa: «Sarò finalmente italiana, mi sembra un sogno». Ora la campionessa di taekwondo potrà tornare a gareggiare con la maglia azzurra.
Un passo indietro. «Il mio vero nome è Olesya, ma tutti mi chiamano da sempre Alessia. Ho 22 anni. Sono nata a Krasnojarsk, una città russa della Siberia meridionale. Ma il mio Paese è l’Italia. Mi sono trasferita qui con i miei genitori che avevo appena tre anni. Siamo venuti a vivere a Reggio Emilia. Qui sono cresciuta, ho studiato, ho preso la maturità ». Nel 2012 Alessia comincia a combattere. La sua passione si chiama taekwondo, arte marziale tra le più diffuse al mondo, nata in Corea, basata su spettacolari calci volanti e rispetto delle regole. «Ho vinto quattro coppe Italia e un campionato italiano juniores. Ero tesserata con la federazione tricolore, finchè ho potuto».
Il problema di Alessia è la cittadinanza, o meglio i lunghi tempi burocratici per ottenerla. «Ho presentato domanda alla prefettura di Reggio due anni e otto mesi fa. Il guaio è che finchè sei minorenne puoi partecipare ai campionati italiani juniores, ma da maggiorenne per indossare la maglia azzurra devi avere per forza la cittadinanza».
Non solo. Alessia non può nemmeno gareggiare per Mosca, perchè non è residente in Russia. Resiste come può, ma alla fine è costretta ad abbandonare le gare. «Da oltre un anno mi sono messa a lavorare, non posso sostenere le spese di una sportiva professionista, senza una federazione alle spalle».
«E così a 21 anni mi sono dovuta fermare, lasciare il mio sport. Il sogno era di poter continuare ad allenarmi, di combattere con la maglia azzurra e di rappresentare l’Italia, il Paese in cui vivo e in cui sono cresciuta, in tutte le gare internazionali. E invece tutto questo mi è stato negato».
Poi, pochi giorni fa, il “miracolo”. Dopo quasi tre anni d’attesa, le arriva una comunicazione del comune di Reggio Emilia: ha ottenuto la cittadinanza tricolore. «Non me l’aspettavo più, non ci posso credere. Il 27 ottobre dovrò fare il giuramento da italiana. È un sogno che si realizza. Da ieri sono tornata ad allenarmi con la società agonistica della mia città . Devo recuperare il tempo perduto. Devo tornare ai massimi livelli. Devo vincere da italiana».
(da “La Repubblica”)
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