Destra di Popolo.net

DESTRA DI POPOLO VA QUALCHE GIORNO IN FERIE

Settembre 1st, 2020 Riccardo Fucile

CI RIVEDIAMO MARTEDI 8 SETTEMBRE

Come avevamo da tempo programmato, ci prendiamo una breve pausa, dopo una “tirata” ininterrotta di cinque mesi. Il blog riprenderà  le pubblicazioni martedi 8 settembre, pronti a seguire le ultime due settimane precedenti le elezioni regionali.
Un grazie alle centinaia di amici, comunque la pensino, che ogni giorno visitano il nostro sito, anche dall’estero, gratificandoci del loro interesse.
Essere da 13 anni tra i primi blog di area in Italia, basando la nostra attività  solo sul volontariato e senza guardare in faccia nessuno, con un impegno di aggiornamento costante delle notizie (20 articoli al giorno dal mattino a tarda sera, festivi compresi) è una sfida unica nel panorama nazionale
Orgogliosi di rappresentare una destra diversa, popolare, sociale, nazionale, antirazzista, solidale, legalitaria, attenta ai diritti civili
Un abbraccio a tutti e a presto.

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ATTENZIONE: SALVINI PER AIUTARE GLI IMPRENDITORI VUOLE TASSARE IL LORO FATTURATO E NON GLI UTILI

Settembre 1st, 2020 Riccardo Fucile

QUALCUNO SPIEGHI A SALVINI E MORISI LA DIFFERENZA… LA CLAMOROSA GAFFE IN TV E POI RIBADITA SUI SOCIAL….E’ LA VOLTA CHE GLI IMPRENDITORI LI INSEGUONO CON I FORCONI… E SUI SOCIAL PARTE L’HASHTAG #SALVINISOMARO

Allarme rosso per gli imprenditori: la ricetta di Salvini per aiutarli in questo periodo di difficoltà  economiche passa da una tassa sul fatturato.
Il leader della Lega, ospite di Nicola Porro a Quarta Repubblica ah parlato della proposta del Carroccio per sostenere la ripresa: una tassa unica al 15% sul fatturato post-covid.
Cosa c’è di strano? Che seguendo questa linea di principio, ci sarebbe una tassa che si basa su quanto si fattura e non sull’utile.
La spiegazione è abbastanza semplice: se un imprenditore fattura 100mila euro, con la proposta di Salvini, si troverebbe a pagare 15mila euro di tasse. Tutto normale? No, perchè quello stesso imprenditore, per portare avanti la propria azienda e attività , ha dei costi fissi che vanno scalati dal fatturato.
Insomma, una proposta per avere senso doveva prevedere una tassa unica del 15% sull’utile. Non sul fatturato.
Insomma, la vicenda Salvini fatturato ha dei risvolti prevedibili, con i social che hanno reso di tendenza l’hashtag #SalviniSomaro.
La gaffeè stata espressa anche su Twitter dal team di Luca Morisi che pubblicava post contestualmente alla sua intervista a Quarta Repubblica.
E il paradosso è chiaro: come fa una politico che vanta incontri quotidiani con gli imprenditori a non avere chiara in mente la differenza tra fatturato e utile di un’azienda?

(da agenzie)

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CAOS M5S SUGLI 007, GOVERNO COSTRETTO A METTERE LA FIDUCIA PER EVITARE LA FRONDA GRILLINA

Settembre 1st, 2020 Riccardo Fucile

CINQUANTA GRILLINI SPACCANO IL MOVIMENTO SUI SERVIZI SEGRETI… IL RUOLO DI TOFALO E SIBILIA E LE BEGHE INTERNE

Il governo Conte è stato costretto a mettere la fiducia alla Camera (si voterà  domani pomeriggio) per evitare la fronda di cinquanta parlamentari grillini al decreto legge che prolunga l’emergenza Covid fino al 15 ottobre.
Un caso esplosivo per l’esecutivo. Per una serie di fattori.
Innanzitutto perchè cinquanta parlamentari del primo partito della maggioranza che firmano un emendamento sopressivo di un decreto legge, non è un fatto che si registra tutti i giorni. In secondo luogo perchè il gruppo “ribelle” dei grillini non ha voluto in nessun modo ritirare l’ emendamento,costringendo Palazzo Chigi al voto di fiducia.
Terzo: perchè il primo firmatario dell’emendamento è la deputata pentastellata Dieni che è il capogruppo Cinquestelle nel Comitato bicamerale per la sicurezza della Repubblica (Copasir che si riunirà  per le comunicazioni del Presidente Volpi , della Lega, sempre domani alle 14), cioè l’organismo parlamentare di controllo sull’ operato dei servizi segreti
Quarto, ma è questo il nodo di tutta la vicenda, l’emendamento dei cinquanta parlamentari grillini ( tra i quali anche la presidente della Commissione esteri della Camera Marta Grande) riguardava la norma – inserita nel decreto legge – per il rinnovo a tranche degli incarichi dei vertici dei servizi segreti per un massimo di quattro anni.
Questa norma in realtà  non prolunga di quattro anni le nomine , ma rimanendo all’interno dei quattro anni di proroga (dopo il primo mandato) , già  prevista dalla legge del 2007 , li suddivide in tranche, in modo che non si possano in ogni caso superare gli otto anni complessivi come statuisce la legge di riforma dei servizi segreti del 2007.
La necessità  di prevedere un rinnovo a tranche del secondo mandato è scaturita dal caso del capo dell’Aisi , prefetto Parente, che se rinnovato di quattro anni , avrebbe superato Il limite di legge degli otto anni complessivi ( avendo già  usufruito di una proroga di un anno oltre il primo mandato di 4 anni).
Il Presidente del Consiglio Conte, il Comitato interministeriale per la sicurezza (che riunisce tutti i ministri competenti ) e lo stesso Quirinale hanno ritenuto non avvicendare Parente in piena pandemia, ma il decreto di Conte che lo aveva prorogato nello scorso giugno non aveva ottenuto l’okay della Corte dei Conti, che aveva chiesto un provvedimento con forza di legge.
Di qui l’ inserimento della modifica nel decreto legge su cui si voterà  oggi, in modo che nel caso del capo dell’Aisi ( sicurezza interna) non venga violata la legge del 2007.
Allora perchè la levata di scudi dei cinquanta grillini in una presunta funzione anti casta nei confronti dei vertici dei servizi segreti ( il primo nel mirino Gennaro Vecchione, capo del DIS generale della GDF di stretta fiducia del premier)
In ambito parlamentare i rumours , vedono nell’emendamento una manovra di due sottosegretari cinque stelle l’irpino Sibilia ( Interno) e Tofalo ( Difesa) , quest’ultimo astro nascente sulle questioni intelligence, già  prima della vittoria del 2018, ma poi via via ridimensionato.
Al di là  del contenuto specifico, inoltre, ci sarebbe un segnale ben preciso contro il capogruppo Crimi , capo politico del Movimento, che si è dimostrato incapace di controllare i suoi deputati.
Una simile mossa, dai connotati anti-casta ma imbastita su un terreno delicato come quello dei servizi segreti, potrebbe essere valutato anche a livello internazionale come la cartina al tornasole di un partito, “unfit to power”, incapace di stare al governo. Mentre altre nomine nell’ambito servizi dovrebbero essere imminenti.
Arrivare a un passo dalla crisi su una materia come i servizi segreti, è aver innescato potenzialmente una tempesta perfetta, mentre i rapporti con USA e Cina, il fronte Mediterraneo orientale, la crisi libica, le urgenze della pandemia, richiederebbero stabilità  e certezze.
Altri pensano che, Dieni in testa, i cinque stelle siano vittime di una specie di Sindrome di Stoccolma, prigionieri della narrativa che esponenti del centrodestra hanno dato della norma in questione, descritta come liberticida.
Mentre ci sono segnali che la legge, se passerà  , potrebbe essere impugnata per sospetta incostituzionalità  per il motivo esattamente opposto ( non garantirebbe a sufficienza la stabilità  dei vertici degli 007) .
L’opposizione in ogni caso gongola per quanto accaduto oggi: l’ incidente viene valutato come un’apertura di fatto della crisi politica in maggioranza .
Tanti tra i firmatari dell’emendamento della discordia promettono battaglia: “Si conteranno parecchie diserzioni sul voto di fiducia- dice un big grillino tra i firmatari della proposta di modifica – siamo stanchi di questi continui ricatti sulla tenuta del governo…”.

(da “Huffingtonpost”)

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REFERENDUM, CRESCE IL NUMERO DEI CONVERTITI AL NO, BERLUSCONI INDICA LIBERTA’ DI VOTO

Settembre 1st, 2020 Riccardo Fucile

E C’E’ ANCHE LA PRIMA MANIFESTAZIONE DI PIAZZA

Tra posizioni granitiche e terreni molto più frastagliati, nelle ultime settimane si è animata la battaglia tra il fronte del Sì e quello del No al taglio dei parlamentari
Un paio di settimane fa abbiamo scoperto che sul taglio dei parlamentari esiste un fronte del No.
Sebbene il risultato appaia scontato, con i sondaggi che fotografano un’ampia vittoria del Sì, a meno di un mese dalle urne c’è però, finalmente, un dibattito. Dentro e fuori i partiti, tra i movimenti, le associazioni e i giornali c’è chi prende posizione, allargando la schiera dei contrari al taglio lineare, slegato da una complessiva riforma istituzionale o almeno a un cambio della legge elettorale.
Dopo il movimento delle Sardine ad alimentare il confronto è stata la Repubblica, che con un editoriale del direttore Maurizio Molinari si è schierata per il No. Fisiologico, a questo punto, domandarsi cosa fanno gli altri giornali con l’avvicinarsi del voto, ma soprattutto quale direzione sta prendendo la più grande testata italiana, ovvero il Corriere della Sera.
Qualche indizio c’è già  nelle pagine pubblicate in questi giorni: «Faremo come abbiamo fatto in altre occasioni, informeremo molto completamente sulle diverse opzioni in campo — ha spiegato a Open il direttore del Corriere della Sera Luciano Fontana -. Naturalmente abbiamo editorialisti che la pensano diversamente sull’argomento. È una questione controversa».
«La riduzione del numero dei parlamentari che, in linea assoluta, credo sia anche qualcosa di giusto, deve essere naturalmente completata da tutta una serie di riforme che solleciteremo, così da avere un nuovo assetto equilibrato. Ma lo faremo con lo spirito di accompagnare i lettori nella comprensione del pluralismo delle opinioni»
I partiti per il Sì
Sul fronte prettamente politico la riforma «porta il nome del M5s», come sottolineato dall’ex capo politico Luigi Di Maio su Facebook. Il Movimento, che da sempre ha fatto del taglio alle poltrone e ai costi della politica uno dei pilastri del proprio programma, è in prima linea per il Sì.
Convintamente a favore anche Fratelli d’Italia, che però non risparmia qualche appunto: «Noi siamo stati sempre l’unica forza politica coerente nel sostenere il taglio dei parlamentari — ha spiegato a Sky TG24 il senatore Adolfo Urso -, anche se siamo pienamente consapevoli che siano ben altre le riforme costituzionali necessarie, a cominciare dal presidenzialismo e dalla differenziazione dei ruoli delle due Camere».
Favorevole, a bassa intensità  negli ultimi mesi, anche la Lega. La linea l’ha dettata, all’inizio dell’anno, Matteo Salvini: «Inviteremo tutti a votare per confermare il taglio dei parlamentari al referendum» ha detto il leader del Carroccio, sottolineando però che «se il popolo italiano lo confermerà , è evidente che il Parlamento sarà  ulteriormente delegittimato».
La posizione frastagliata di Forza Italia
Meno solida la posizione di Forza Italia, dove sono chiaramente emerse sensibilità  diverse sul tema. Silvio Berlusconi, ospite oggi di Agorà  Estate, si è detto «molto perplesso». Per il leader azzurro il taglio «non si inquadra in una riforma complessiva del funzionamento delle istituzioni» e «avrà  come probabile effetto una riduzione degli spazi di democrazia, con Regioni che non potranno essere rappresentate in Parlamento da parlamentari dei partiti della minoranza. Anche per questo io sto ancora riflettendo — ha confessato Berlusconi -, fermo restando naturalmente l’assoluta libertà  di voto per i nostri militanti e per i nostri eletti».
Due settimane fa Mariastella Gelmini, con un intervento su Il Foglio, sembrava aver schierato il partito sul fronte del Sì. A margine del proprio intervento al Meeting di Rimini, la capogruppo forzista alla Camera spiegava che «Forza Italia è da sempre a favore del taglio del numero dei parlamentari, ma riscontriamo che la riforma targata 5Stelle non affronta il tema dell’efficientamento delle istituzioni. Toccherà  al centrodestra occuparsene, una volta tornato al governo».
Intanto a fare campagna per il No ci sono big come Renato Brunetta e Lucio Malan. Se vince il Sì «vincono il M5s e l’antipolitica, perdono il centrodestra e il centrosinistra insieme», ha osservato Brunetta in un’intervista a La Repubblica. Malan invece su Facebook, sfoderando l’hastag #IoVotoNO, ha evidenziato come «neppure Mussolini volle così pochi deputati. Ma Casaleggio sì».
L’incognita Pd
Qual è la linea ufficiale del principale alleato di governo del M5s? Il Partito democratico definirà  lunedì 7 settembre la propria linea, nel corso della direzione che è stata convocata dal segretario Nicola Zingaretti .
La posizione finora desunta da dichiarazioni e prese di posizione è più o meno la seguente: sì al taglio dei parlamentari se correlato a una nuova legge elettorale con impianto proporzionale, che garantisca rappresentatività .
D’altronde c’era questo nell’accordo alla base della nascita del governo. Ma di nuova legge elettorale, finora, non se ne vede l’ombra. Il Germanicum è ancora al palo in Commissione Affari costituzionali.
Non sono mancate, nelle ultime settimane, le voci critiche dentro il partito. Tra queste quella dell’ex presidente Matteo Orfini: «Dopo tre voti contrari in Parlamento si votò favorevolmente sulla base di un accordo che prevedeva una nuova legge elettorale e dei correttivi costituzionali. Quell’accordo non è stato mantenuto. Quindi mi aspetto che il Pd voti No», ha detto a Open.
«Chiaro che questa discussione va portata agli organismi dirigenti — ha continuato Orfini -, ed è già  tardi. Personalmente credo che un taglio fuori da un contesto organico di riforma sia uno sfregio alla democrazia, che crea danni seri al principio di rappresentanza, agli equilibri dei poteri, all’impianto della nostra Costituzione»
I partiti sulla linea del no
«Noi siamo convintamente per il No». Raggiunto da Open il leader di Azione Carlo Calenda è lapidario: con questa riforma il Parlamento «risulterà  molto meno efficiente in termini di rappresentanza, in particolare al Senato, ma anche in termini di funzionalità  delle commissioni. Rimarrà  il bicameralismo perfetto, ma i senatori saranno molti di meno per coprire il lavoro delle singole commissioni, e questo rende il lavoro più farraginoso. Sono favorevole al monocameralismo secco — ha spiegato Calenda-, costruendo però una Camera che abbia una rappresentanza larga e funzioni meglio».
Contraria alla riforma anche Sinistra Italiana, che nella direzione del luglio scorso ha sottolineato come «il taglio della rappresentanza parlamentare è un errore, che in assenza di ulteriori correttivi rischia di compromettere gli equilibri costituzionali, oltre ad allontanare milioni di cittadini dal contatto con le istituzioni». La conclusione è il sostegno al No.
Sembrerebbe essere contraria anche Italia Viva, a giudicare dalle opinioni dei suoi esponenti, ma Matteo Renzi, che si è spesso sfilato dal dibattito, ha annunciato in una intervista a la Repubblica «libertà  di voto». Concludendo la tre giorni della sua scuola politica, a Castrocaro, Renzi ha osservato come questa riforma «non è una svolta, è uno spot: taglia i parlamentari, ma lascia intatti i problemi del bicameralismo perfetto. Le istituzioni, così, non funzionano. I leader non guardano sul medio periodo».
Un No secco invece arriva da +Europa: «Questa non è una riforma — ha detto il segretario Benedetto Della Vedova -. È un colpo di machete sulla rappresentanza democratica. Lo scalpo della democrazia parlamentare imposto dai 5stelle e subìto dal Pd, che non ha nemmeno il coraggio di presentarsi nelle tribune per spiegare perchè ha cambiato idea». +Europa giusto oggi ha annunciato che sosterrà  le iniziative del comitato NOstra, lanciato dalle Sardine, a favore del No: terranno una manifestazione nazionale il 12 settembre, mentre il gruppo parlamentare guidato da Emma Bonino, il 9 settembre, organizzerà  una maratona oratoria.

(da Open)

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“PARLA ITALIANO”: LA RAGAZZA VITTIMA DI RAZZISMO AD AGROPOLI CHE ASFALTA SALVINI E LA LEGA

Settembre 1st, 2020 Riccardo Fucile

A PARTE CHE PARLA ITALIANO MEGLIO DI CHI L’HA COSI’ APOSTROFATA, LEI SPIEGA CHE E’ IL “PRODOTTO DI SALVINI SUGLI ITALIANI”

Salvini qualche giorno fa si è recato ad Agropoli per la campagna elettorale in Campania: il ricordo del Capitano che canta “Maledetta primavera” con la maglietta d’ordinanza con il nome della cittadina è ancora vivo ma invece sta diventando solo ora virale un video in cui una donna gliene dice quattro.
Il filmato inizia con un uomo che fa notare come la ragazza, italiana, sia stata oggetto di atteggiamenti razzisti. “Parla italiano le hanno detto. Questa è la Lega”.
La donna infatti è nera, e solo per questo motivo è stata appellata in questo modo.
La ragazza inizia a spiegare: “Salvini ha appena tenuto un comizio: era senza mascherina e non si sa perchè e addirittura il ‘capo della polizia’ è venuto da me e mi ha detto ‘c’è l’immunità  parlamentare’”. La ragazza molto simpaticamente aggiunge di non capire cosa c’entri visto che i parlamentari non sono immuni al Coronavirus.
E poi continua “Qua Salvini cosa ci viene a fare, le passerelle elettorali? Ha fatto tre minuti di comizio in cui ha detto sempre le solite cose che dice dopodichè è stato lì tre quarti d’ora a fare selfie. Quando ci sono i reali problemi di questo paese Salvini dove sta, gli amici suoi della Lega dove stanno. Che cosa hanno fatto per questo paese…oggi Salvini si presenta con la maglietta Agropoli, noi fino a pochi anni fa eravamo quelli che dovevano essere lavati con il Vesuvio…viene qui in un lido privato, che si mangia tutta la spiaggia e si viene a fare i selfie? E poi io mi devo sentire dire ‘parla in italiano’? Questo è il prodotto di Salvini sugli italiani, vengono da me senza neanche dirmi ciao ma mi dicono parla italiano”.

(da agenzie)

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L’AUTOPSIA SU LORENZA SMENTISCE LA DIAGNOSI DEL PRONTO SOCCORSO DI LIPARI

Settembre 1st, 2020 Riccardo Fucile

SI PARLA DI EMBOLIA POLMONARE MENTRE ERA STATO DIAGNOSTICATO UN PROBLEMA SCHELETRICO-MUSCOLARE… LA RABBIA DEGLI ABITANTI VERSO LA GESTIONE DELLA SANITA’ SICILIANA

La morte di Lorenza Famularo, la ventiduenne deceduta lo scorso 23 agosto all’ospedale di Lipari dopo che da nove giorni accusava dolori a schiena e torace, potrebbe essere stata causata da una embolia polmonare massiva.
E’ una delle ipotesi emerse dai primi accertamenti medico legali disposti dalla Procura di Barcellona Pozzo di Gotto come anticipato domenica da Repubblica che dovrà  essere riscontrata da successive analisi istologiche, che richiedono ancora del tempo. Se confermata sarebbe una patologia diversa da quella diagnosticata nelle due visite nel pronto soccorso dell’ospedale di Lipari alla giovane che aveva forti dolori all’addome e alla spalla.
I medici le hanno prescritto degli antidolorifici ritenendo che la sofferenza fosse di natura muscolare o scheletrica, ma la 22enne si è aggravata ed è deceduta
E dopo la denuncia ai carabinieri da parte dei genitori Giovanni Famularo e Angela Giardina è partita un’inchiesta da parte della procura di Barcellona Pozzo di Gotto.
A confermarlo è stato il procuratore capo Emanuele Crescenti, che ha delegato Rita Barbieri, sostituto procuratore, a occuparsi dell’indagine. Anche l’ASP di Messina ha avviato un’indagine con una commissione interna, sospendendo un infermiere dell’ospedale di Lipari, e il servizio “ispezioni e vigilanza” dell’assessorato regionale alla salute ha aperto un fascicolo ispettivo, chiedendo entro 10 giorni una relazione sull’assistenza prestata alla giovane dal personale sanitario.

(da agenzie)

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L’EDICOLANTE NAPOLETANO A MILANO AGGREDITO DAL CLIENTE CON LA MAGLIETTA “ODIO NAPOLI”

Settembre 1st, 2020 Riccardo Fucile

IL RACCONTO DELL’ESERCENTE: “I PREGIUDIZI STANNO ROVINANDO IL MONDO”

L’episodio si descrive benissimo in un solo fotogramma, quello ripreso dalle telecamere di video-sorveglianza dell’edicola nella stazione della metropolitana di Milano, Molino Dolino.
Un uomo, con una maglietta Odio Napoli, arriva in edicola e chiede un biglietto per il treno. L’edicolante, originario di Napoli, si rifiuta di servirlo.
E allora l’avventore inveisce contro il titolare, gettando scompiglio, in pubblico, davanti agli occhi divertiti di altri passanti. Il tutto intonando i soliti cori da stadio di discriminazione territoriale contro la città  partenopea.
A dare ulteriori dettagli — tra gruppi Facebook e giornali che si occupano di territorio in Campania — è stato lo stesso titolare dell’edicola, Carlo Volpicelli, che ha spiegato tutto l’accaduto e ha chiarito quali siano stati i suoi sentimenti in quel momento.
Dalla giornata di ieri, 31 agosto — quando in effetti si è diffusa la notizia -, è stato raggiunto da tanti messaggi di solidarietà . Ma l’argomento — cosa strana — continua a essere divisivo: sui social network sta passando il messaggio che quella maglietta, in fondo, non sarebbe un cimelio così da condannare. Del resto, è molto semplice procurarsi un cimelio del genere: basta andare in uno dei tanti e-commerce e ordinarla per meno di 15 euro
Invece, basta leggere le parole lasciate da Carlo Volpicelli sui social network per capire quanto quella scritta — e tutto ciò che ne consegue — possano ferire:
«Oggi è successa una cosa strana a lavoro quasi più grande di me — ha detto l’edicolante -. Ci tengo molto però a precisare una cosa per me molto importante. Spero che questa cosa non generi altro odio ma faccia capire che i pregiudizi stanno rovinando il mondo. Deve passare un concetto e un messaggio chiaro: io ho tanti amici milanesi che voglio bene e che stimo tantissimo e alcuni sono anche meglio di qualche napoletano sicuramente. Non possiamo andare avanti con stereotipi e pregiudizi. A Napoli non siamo tutti bravi ma nemmeno tutti ladri, come a Milano non sono tutti simpatici ma nemmeno tutti freddi come si dice. Basta giudicare persone e luoghi solo per sentito dire o per la nomea..Non bisogna fare nemmeno noi di un erba un fascio altrimenti diventiamo anche noi ciò che non ci piace».

(da agenzie)

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SONDAGGIO DEMOS: CONTINUA IL CALO DELLA LEGA, CONTE RESTA IL LEADER PIU’ AMATO, SALVINI SOLO NONO

Settembre 1st, 2020 Riccardo Fucile

SECONDO E’ ZAIA, TERZO DRAGHI… TRA I PARTITI: LEGA 24,5%, PD 20,7%, M5S 16,2%, FDI 15,4%, FORZA ITALIA 7%

Giuseppe Conte resta il leader politico più amato dagli italiani, seguito dal presidente del Veneto Luca Zaia e dall’ex numero 1 della BCE Mario Draghi.
Per quanto riguarda i partiti, per il Carroccio continua una fase di calo.
Sono questi i dati più interessanti emersi dal sondaggio realizzato da Demos & Pi per Repubblica nei giorni 24-26 agosto 2020.
L’attuale premier, che da mesi è chiamato a far fronte all’emergenza più grave che il nostro Paese vive dalla Seconda guerra mondiale, resta il leader più apprezzato dagli italiani, con un gradimento del 60 per cento degli intervistati (anche se in calo rispetto ai mesi scorsi). Medaglia d’argento per Luca Zaia, apprezzato per come ha gestito la pandemia di Coronavirus nel suo Veneto. Sul gradino più basso del podio una new entry: Mario Draghi. L’ex presidente della Bce ha tenuto nei giorni scorsi un accorato discorso sull’importanza di investire e affrontare al meglio questi mesi difficili per il bene dei più giovani e per il loro futuro.
Più distanti Giorgia Meloni, Vincenzo De Luca e Paolo Gentiloni. Solo nono nella classifica di gradimento, secondo il sondaggio, Matteo Salvini, undicesimo il segretario dem Nicola Zingaretti.
I partiti
Veniamo al gradimento nei confronti dei partiti. In prima posizione resta la Lega, al 24,5%: il Carroccio però continua a perdere consensi in maniera netta da oltre un anno. Così accorcia le distanze il Pd di Nicola Zingaretti (20,7%).
Sono lontani i bei tempi delle elezioni politiche del 2018 per il M5s, che comunque appare in fase di recupero e si attesta ora, secondo il sondaggio pubblicato da Repubblica, al 16,2%.
Sempre in crescita Fratelli d’Italia: il partito di Giorgia Meloni passa dal 14,3% di giugno al 15,4% di agosto, arrivando a tallonare i pentastellati.
Stabile intorno al 7% Forza Italia, mentre Italia viva, +Europa e Azione di Carlo Calenda sono ancora sotto la soglia del 3%.

(da agenzie)

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ROUSSEAU VOTEREBBE NO AL REFERENDUM SUL TAGLIO DEI PARLAMENTARI

Settembre 1st, 2020 Riccardo Fucile

IL PENSIERO DEL TOTEM DEL M5S E’ L’OPPOSTO DEI GRILLINI: “I RAPPORTI ELETTORI ED ELETTI NON SI MISURANO SOLO DAL NUMERO, CONTANO LE QUALITA’ MORALI”

Il 20 e 21 settembre gli italiani saranno chiamati alle urne per confermare o meno, attraverso lo strumento del referendum, la riforma sul taglio dei parlamentari fortemente voluta dal M5S: una legge che paradossalmente va in direzione contraria al pensiero di Jean-Jacques Rousseau, totem dei pentastellati, i quali hanno battezzato la loro piattaforma web proprio con il nome del filosofo svizzero.
Considerato da Gianroberto Casaleggio come “uno dei padri della democrazia diretta”, la figura di Rousseau è stata spesso messa in discussione da chi ritiene che, in realtà , le sue idee non fossero altro che le fondamenta per la costruzione di uno Stato totalitario. In questi giorni in cui il tema del rapporto tra esecutivo e cittadinanza è più che mai attuale proprio grazie al voto popolare sulla riforma sul taglio dei parlamentari, in molti si sono chiesti quale fosse il pensiero del filosofo riguardo al rapporto tra eletti ed elettori.
La risposta è alquanto sorprendente dal momento che lo stesso Rousseau ha argomentato in maniera assai esplicita l’impossibilità  di risolvere il problema del rapporto tra esecutivo, sovranità  e cittadinanza attraverso un mero calcolo matematico.
Il filosofo lo spiega nel primo capitolo del Libro III de Il Contratto Sociale o Princìpi del Diritto Politico, in cui vi è il seguente passaggio: “Nel governo risiedono le forze mediatrici i cui rapporti compongono quello del tutto col tutto, ossia del sovrano con lo Stato. Si può rappresentare quest’ultimo rapporto con quello degli estremi di una proporzione continua, il cui medio proporzionale è il governo”.
“Se — scrive ancora Rousseau — volgendo in ridicolo questo sistema, si dicesse che, secondo me, per trovare questo medio proporzionale basta estrarre la radice quadrata dal numero dei componenti del popolo, ripondererei che prendo qui questo numero solo come esempio, che i rapporti di cui parlo non si misurano solo dal numero degli uomini […] che, del resto, se, per esprimermi con meno parole, mi valgo per un momento di termini geometrici, non ignoro tuttavia, che la precisione geometrica non ha luogo nella quantità  morali”.
Secondo Jean-Jacques Rousseau, dunque, i rapporti tra rappresentati e rappresentanti “non si misurano solo dal numero degli uomini” così come “la precisione geometrica non ha luogo nella quantità  morali”.
Questo significa sostanzialmente che non è riducendo il numero degli eletti, che si risolve il problema della sovranità  e della rappresentanza degli elettori.
Una tesi che di fatto contraddice quanto sostenuto dal M5S, che del taglio dei parlamentari ha fatto un cavallo di battaglia sin dalla sua nascita. Il Movimento 5 Stelle, infatti, si dice da sempre convinto che “diminuire il numero dei seggi incida sulla qualità  della classe politica, perchè rende la selezione dei candidati più rigida, portando nel cuore delle istituzioni solo chi davvero ha il coraggio e la ‘stoffa’ per lavorare con lungimiranza al bene del Paese, e non chi vuole solo scaldare una poltrona”.
È pur vero che, secondo quanto sostenuto da Rousseau, la sovranità  è popolare ed il popolo non può cederla ad un suo rappresentante e che la sovranità  stessa è indivisibile, illimitata e inalienabile (Rousseau guarda infatti con sospetto al modello parlamentare rappresentativo, generalmente accettato dagli illuministi, poichè teme che i delegati sostituiscano la propria libertà  a quella del popolo) ma Rousseau afferma anche che la volontà  popolare si esprime nelle leggi, perciò il potere legislativo appartiene al popolo: crede infatti che solo la volontà  generale possa indirizzare le forze dello Stato verso il bene comune.
Tuttavia, qualora il Sì prevalesse al referendum, dando di fatto il via libera alla riforma, i parlamentari scenderebbero da 945 a 600, mentre cambierebbe il rapporto tra parlamentari eletti e abitanti, con l’Italia che diventerebbe uno dei Paesi con la peggior rappresentanza in Europa.
Una modifica che paradossalmente va nel senso diametralmente opposto a quanto sostenuto nel Settecento da Rousseau, le cui idee sembrano, almeno in parte, essere più un manifesto a favore del No.
Non un assist a coloro che hanno scelto di interpretare a modo loro le idee del filosofo ginevrino che poneva l’accento sulla forza del popolo come unico depositario della sovranità  e non sulle futilità  numeriche.

(da TPI)

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