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IL PNRR E’ IL VERO SCOGLIO DEL GOVERNO MELONI: SOLO 12 MILIARDI SU 42 SONO STATI TRASFORMATI IN CANTIERI

Dicembre 11th, 2022 Riccardo Fucile

UN PIANO IMPOSSIBILE DA REALIZZARE NEI SUOI PRESUPPOSTI INIZIALI E NEI TEMPI PREVISTI… L’INCOGNITA RESTA LA SPESA, LA MACCHINA DELLO STATO NON FUNZIONA

A gennaio il ministro degli Affari europei Raffaele Fitto farà una relazione in Parlamento sullo stato del Pnrr. E di fatto dirà che l’attuale governo ha ereditato un piano impossibile da realizzare nei suoi presupposti iniziali e nei tempi previsti. Nessuna volontà di andare allo scontro diretto con l’ex premier Mario Draghi, la linea concordata con Giorgia Meloni è di dimostrare che nessuno avrebbe raggiunto i traguardi concordati con l’Europa sul Piano di ripresa e resilienza. Un numero, sopra tutti, userà Fitto.
Sono i miliardi trasformati in progetti e in cantieri entro il 2022. Questo giornale ne ha già parlato. Ma il numero è cambiato, ed è ancora peggio dell’ultima previsione. Dai 42 miliardi stabiliti all’origine, già Draghi, lo scorso settembre, era sceso a poco più di 20 miliardi messi a terra entro dicembre.
Meno di due settimane fa La Stampa scrisse che alla fine i miliardi sarebbero stati circa 15. Secondo l’ultimo monitoraggio aggiornato invece saranno tra i 12 e i 13 miliardi. Meno di un terzo di quanto calcolato all’inizio.
Una cifra che pone un serio interrogativo sulla realizzabilità di tutto il Piano entro la sua scadenza, circa 230 miliardi da spendere per il 2026. Meloni sa che a Bruxelles farà poco breccia la scusa di un governo appena nato e all’opera da una quarantina di giorni. Per questo, ancora di più che per il terrore di finire in esercizio provvisorio se il Parlamento dovesse far naufragare i tempi della manovra, la presidente del Consiglio e i suoi uomini più fidati stanno lavorando su una precisa strategia di salvataggio. Evitare figuracce con l’Europa sugli obiettivi del Piano fissati entro fine dicembre, per avere la possibilità di rimodulare progetti e finanziamenti a partire da gennaio. e offrendo maggiore ruolo alle Regioni nella governance.
Venerdì 16 nella Sala Verde di Palazzo Chigi, Fitto riunirà la cabina di regia con tutti i ministri e sottosegretari competenti sulle destinazioni dei finanziamenti europei. Al momento, non è escluso che partecipi anche Meloni.
Sarà una riunione importante perché certificherà lo stato dello cose sul Pnrr. Dopo una lettera inviata ai presidenti di Regione e ai ministri, dopo incontri singoli per verificare anche l’utilizzo dei Fondi europei 2014-2020 e delle risorse del Fondo di sviluppo e coesione (soldi, molti, non spesi), il governo presenterà un quadro più chiaro.
C’è fiducia sul fatto che saranno raggiunti i 30 obiettivi che restano dei 55 necessari per ricevere 19 miliardi, e cioè la tranche finale dei finanziamenti per il 2022. I ministri sono stati abbastanza rassicuranti. Fitto ha comunque pronto un decreto, per contenere e licenziare quelle norme, più complicate di altre, che non dovessero essere portate a compimento.
L’incognita vera, però, resta la spesa. La macchina dello Stato non funziona. Per carenze di personale, incompetenze, mancato coordinamento. Tutto è fermo. E Meloni, con un pizzico di senso di rivalsa, osserva diverse personalità confermare quello che fino a pochi mesi fa era un tabù. In ambienti finanziari, tra i grandi costruttori, come anche nell’associazione dei sindaci, ormai sono tante le voci che considerano irrealizzabile il Piano alle condizioni previste.
Per l’aumento dei costi dell’energia e delle materie prime – argomento noto – ma anche perché la burocrazia che deve implementare i progetti è inceppata. Se non sarà necessario comporre in fretta un decreto per gli obiettivi di dicembre, Fitto lo rinvierà a gennaio e al suo interno dovrebbe infilarci anche la nuova governance. L’altro ieri il Pd ha presentato un’interrogazione per chiedere maggiore trasparenza e sapere cosa cambierà. Concentrando sul Pnrr anche la gestione dei Fondi di sviluppo e di coesione, inevitabilmente – spiega una fonte di governo – le Regioni acquisteranno una maggiore centralità, proprio perché hanno le competenze costituzionali sulla materia.
È quello che hanno sempre chiesto i governatori. Ieri lo ha fatto di nuovo, su questo giornale, Massimiliano Fedriga, presidente del Friuli Venezia Giulia e alla guida della Conferenza delle Regioni. Fedriga e Fitto ne hanno parlato a Milano qualche giorno fa. «Lo abbiamo lamentato sin dal primo giorno, da quando il Pnrr è stato scritto – sono parole del governatore –
Su missioni, bandi e progetti, come si fa a prescindere dalla visione territoriale delle Regioni?». Nel decreto finiranno anche le procedure semplificate e ridotte, le modifiche alle strutture, che al momento sono allo studio dei tecnici del ministero degli Affari europei e del Pnrr. E che dovranno dare più forza all’attuazione della spesa. Per non replicare i fallimenti degli ultimi mesi. Un esempio, già noto, su altri: i 2,4 miliardi stanziati per contrastare il dissesto idrogeologico. Spesi? Zero.
(da la Stampa)

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CONTE GIOCA DI SPONDA PER OCCUPARE TUTTE LE CASELLE: ULTRAPACIFISTA, DOPO AVER INVIATO LE ARMI ALL’UCRAINA, AMICO DEL SINDACATO E DI CONFINDUSTRIA, DEI SENZATETTO E DELLA MASSONERIA, DI CHIUNQUE

Dicembre 11th, 2022 Riccardo Fucile

DA VERO POPULISTA. SENSIBILE AI SONDAGGI, IL CAMALECONTE SA CHE SOLO IL VUOTO GLI RESTITUISCE IL SUO VERO COLORE

Il Camaleconte. Era un tranquillo professore che «pettinava» un po’ il curriculum per pavoneggiarsi; ora Giuseppe Conte è diventato il Che Guevara di Scampia: gli fanno le foto, lo toccano, lo adorano.
Di lì, ha iniziato un tour di lotta e di Letta, nel senso che ha nel mirino il bacino della sinistra del Pd. Dopo la battaglia contro il taglio del «reddito di cittadinanza» (è stata la sua campagna elettorale, uno scambio di cortesie), Conte ha scoperto la periferia: tiene comizi, chiede a coloro che percepiscono il sussidio governativo che senso abbia toglierlo, discute con Maurizio Landini, ma anche con il presidente Carlo Bonomi, visita a Milano l’Opera Cardinal Ferrari, rifugio dei senzatetto, e a Torino il quartiere di San Salvario, ma anche gli Asili Notturni Umberto I, istituzione massonica.
Pretende indietro 1,8 milioni dagli scissionisti che passarono con Di Maio prima della caduta del governo Draghi. Non gravato da un’ideologia storica, liquido e camaleontico, l’«avvocato del popolo» gioca di sponda per occupare tutte le caselle del tour: ultrapacifista, dopo aver inviato le armi all’Ucraina, amico del sindacato e di Confindustria, dei senzatetto e della massoneria, di chiunque. Da vero populista. Sensibile ai sondaggi, il Camaleconte sa che solo il vuoto gli restituisce il suo vero colore.
(da Il Corriere della Sera)

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ALBERTO DALLARI, MEDICO NO VAX CHE DURANTE LA PANDEMIA PRESCRISSE DEI FARMACI CONTRO LA SCABBIA E LA GOTTA A UN MALATO DI COVID (CHE POI È MORTO), ANDRÀ A PROCESSO PER OMICIDIO COLPOSO E OMISSIONE DI SOCCORSO

Dicembre 11th, 2022 Riccardo Fucile

LA VITTIMA AVEVA CONOSCIUTO IL MEDICO ATTRAVERSO IL SITO DELL’ASSOCIAZIONE DI MEDICI NO VAX “IPPOCRATEORG” (CHE POI È STATO CHIUSO)

Andrà a processo il medico reggiano Alberto Dallari, accusato dalla procura di Ferrara di omissione di soccorso nei confronti di un suo paziente di Cento, morto nell’ottobre del 2021 a 68 anni per le conseguenze del Covid.
L’uomo, non vaccinato e no-vax convinto, nella prima fase della malattia era stato curato via telefono da Dallari ed era stato portato in ospedale quando la sua condizione clinica era già compromessa. Intubato e tracheostomizzato, era morto in ospedale un mese dopo.
Il suo medico era stato imputato con le ipotesi di reato di omicidio colposo e omissione di soccorso. La bufera si era scatenata per le cure domiciliari al telefono, e per i farmaci che il medico avrebbe prescritto: sostanze analoghe alla colchicina (utilizzata prevalentemente per trattare e prevenire gli attacchi di gotta) e all’invermectina, un vermifugo inserito in alcune terapie alternative che si usa anche per la cura della scabbia.
Ma non è tanto questo che gli imputa la procura ferrarese che ha deciso di mandarlo a processo, bensì il non essersi attivato quando le condizioni del paziente sono peggiorate. All’epoca dell’imputazione il medico si era difeso sostenendo che il paziente fosse ad altissimo rischio e puntando il dito contro i sedativi usati dall’ospedale.
L’uomo aveva deciso di affidarsi a Dallari una volta scoperto di avere il Covid, su suggerimento di un’amica. I due non erano entrati in contatto attraverso l’associazione IppocrateOrg, della quale comunque Dallari faceva parte, ma che non è coinvolta in questa vicenda. L’associazione nei mesi scorsi era stata al centro delle polemiche anche per l’organizzazione di un convegno in Senato sulle cure domiciliari al Covid, che aveva scatenato una bufera politica.
(da La Stampa)

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IL SALUTO ROMANO DEGLI EX STUDENTI AL LICEO DE MERODE CHE SI SONO FATTI IMMORTALE CON IL BRACCIO TESO

Dicembre 11th, 2022 Riccardo Fucile

IL DIRETTORE: “INDIGNATI, STIGMATIZZIAMO IL GESTO”… SI SENTIVA LA MANCANZA DEI SOLITI SEDICENTI FASCISTI DA AVANSPETTACOLO

Tredici braccia tese nel cortile interno del loro vecchio liceo. Così alcuni ex studenti dell’istituto privato cattolico De Merode hanno deciso di farsi immortalare, mentre facevano il saluto romano a favore di fotocamera. L’immagine, come racconta Repubblica, è stata scattata l’8 dicembre scorso, nel giorno della festa dell’Immacolata, quando l’istituto invita i suoi ex studenti alla messa del mattino, e poi li accompagna verso piazza di Spagna per assistere alla venerazione del Papa per la madonnina.
«Il San Giuseppe De Merode stigmatizza con indignazione la foto dei ragazzi, che non sono più suoi alunni, e si dissocia completamente dall’ideologia fascista», ha comunicato in una nota il direttore frère Alessandro Cacciotti, «l’Istituto è House of Life e un suo Direttore ha inscritto il suo nome tra i Giusti delle Nazioni. Diffida gli autori di questo gravissimo gesto, affinché rimuovano immediatamente la foto e si riserva eventuali azioni legali».
L’imbarazzo del Collegio infatti è tanto maggiore quanto l’istituto il 14 febbraio del 2017 è stato insignito dalla fondazione ebraica International Raul Wallenberg con una targa commemorativa e di riconoscimento come Casa di vita, per ringraziare l’allora direttore Sigismondo Ugo Barbano che durante la Seconda guerra mondiale salvò 40 ebrei perseguitati dai nazisti.
(da agenzie)

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GEO BARENTS ARRIVATA A SALERNO

Dicembre 11th, 2022 Riccardo Fucile

L’ALLARME DELLA HUMANITY 1: “A BORDO PERSONE CON EVIDENTI SEGNI DI TORTURA”

È finita l’attesa per i 248 migranti della nave Geo Barents, che ha è attraccata al molo “3 gennaio” del porto di Salerno.
L’imbarcazione di Medici senza frontiere proviene dalla Sicilia, dove ha fatto scalo per un’emergenza sanitaria. I migranti a bordo sono per la maggior parte provenienti dall’Africa sub sahariana, e sono stati tratti in salvo nel Mediterraneo circa quattro giorni fa. Tra loro anche 84 minori, di cui 78 non accompagnati.
Alcune motovedette della Guardia di Finanza hanno scortato il suo ingresso nel porto campano. Le operazioni di sbarco sono iniziate intorno alle 10, dopo la conclusione di alcune procedure burocratiche, e stanno procedendo regolarmente. Anche grazie all’attività di quattro psicologi specializzati, dieci medici e sanitari Asl di Salerno e di 20 interpreti e mediatori. Presenti sul posto anche Protezione civile, Caritas e forze dell’ordine, oltre al deputato di Alleanza Verdi Sinistra Italiana Franco Mari e a una delegazione del forum anti razzista di Salerno.
La Humanity 1 approda a Bari
A Bari, invece, è arrivata la nave Humanity 1, che trasporta 261 migranti. Sul corpo di alcuni di loro sono stati riscontrati evidenti segni di tortura: ustioni dovute alla miscela di benzina e acqua salata, disturbi da stress post traumatico, segni di abusi sessuali.
L’Ansa apprende che, benché non ci siano malati o feriti gravi, sono necessarie cure mediche (in parte già fornite dallo staff di Sos Humanity). Chi ne ha bisogno sarà tra i primi a sbarcare, e sarà seguito dai minori non accompagnati, che sarebbero 67. I minorenni in totale a bordo sono 93. 23 bambini sotto i 14 anni, tre neonati. E anche tre donne incinte. Una di loro sarebbe stata violentata per sette volte. Un’altra donna ha subito la amputazione di un pezzo di orecchio, mentre un’altra ha segni di violenze sul seno.
Provengono principalmente da Camerun, Egitto, Siria e Costa d’Avorio. La macchina dell’accoglienza, coordinata dalla Prefettura di Bari, è pronta per le operazioni di sbarco, assistenza sanitaria e identificazione. Questura, guardia di finanza, carabinieri e polizia locale, con 118, Asl, Usmaf, Croce rossa e Caritas stanno predisponendo le attività.
(da agenzie)

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IL PRESSING DI TAJANI FERMA PIANTEDOSI: TENSIONI CON LA UE E SFIDA ALLE NAVI

Dicembre 11th, 2022 Riccardo Fucile

LE DUE LINEE DEL GOVERNO E L’IRA DEL BELGIO

La strategia dei porti chiusi si è dimostrata un fallimento, il tentativo (abortito) di sbarchi selettivi ha creato un grosso problema con la Francia e il rapporto con l’Europa è fin troppo importante ( e certo non solo per i migranti) per insistere con il pugno duro contro le Ong.
È stato così che venerdì Matteo Piantedosi ha dovuto ingoiare un altro boccone amaro e rinunciare al nuovo braccio di ferro con le navi umanitarie.
L’indicazione di Palazzo Chigi
L’indicazione arrivata da Palazzo Chigi è stata chiara, sulla linea assai più morbida del ministro degli Esteri Antonio Tajani che non fa mistero di non condividere la crociata di stampo leghista contro le Ong. “Persuaso” ad aprire i porti alle due navi protagoniste dello scontro di novembre, Piantedosi ha dato indicazioni che almeno la Geo Barents e la Humanity 1 fossero mandate il più lontano possibile dai «loro scenari operativi», come ammesso nella nota (da cui traspare la sua irritazione) inviata per spiegare che l’apertura dei porti «non è un dietrofront».
La marcia indietro sui dublinanti
In realtà di dietrofront non è il solo: anzi in quattro giorni il Viminale di “richiami” ne ha subiti due, a dimostrazione di come anche sull’immigrazione il governo proceda con bruschi stop and go provocati dall’ormai evidente doppia linea. Ultimo quello delle due lettere in 24 ore con cui l’Italia ha rischiato di scatenare un altro incidente diplomatico in Europa: prima comunicando di sospendere le riammissioni dei cosiddetti dublinanti ( cioè i migranti approdati in Italia e poi trovati in altri Paesi) poi correggendo il tiro e annunciando solo nuove modalità e tempistiche. Anche questa volta dopo un precipitoso intervento di Tajani e Palazzo Chigi che nulla sapevano
A far esplodere il caso, il 6 dicembre (all’antivigilia del vertice dei ministri dell’Interno della Ue) un tweet della segretaria di Stato belga per l’asilo e immigrazione Nicole de Moore: «Inaccettabile che l’Italia non accetti più le riammissioni da Dublino. Ciascuno Stato membro deve fare la sua giusta parte. Il Belgio ha la sesta più alta pressione sull’asilo nella Ue, l’Italia è solo la sedicesima».
L’ambasciata italiana in Belgio avverte la Farnesina. E si scopre che dall’Unità Dublino del Viminale, guidata dalla viceprefetta Donatella Candura, è stata inviata ai Servizi analoghi degli Stati membri una missiva in cui li si informa che l’Italia sospende tutti i trasferimenti dei dublinanti per mancanza di posti nel sistema di accoglienza.
La de Moore convoca i colleghi a Bruxelles: «Noi veniamo condannati per mancata accoglienza e l’Italia sospende l’applicazione del diritto Ue. Ciascun Stato membro deve fare la sua parte, altrimenti non ci può essere solidarietà». Una seconda lettera dal Viminale risolve il “malinteso”: sì ai dublinanti.
Così hanno dato i porti alle Ong
Piantedosi fa buon viso a cattivo gioco, vola a Bruxelles per l’incontro con i colleghi e prepara la strategia da adottare con le tre Ong che hanno soccorso più di 500 persone. Dal Viminale filtra solo un vago «nessun cambio di linea» sulla scorta delle parole dette da Giorgia Meloni a Tirana. E infatti l’8 dicembre, quando il peggiorare del tempo induce le tre navi ad avvicinarsi alle coste siciliane, il copione sembra lo stesso di novembre: viene concesso l’approdo a Lampedusa al piccolo rimorchiatore Louis Michel con 33 migranti a bordo, come fatto con la Rise Above a novembre. E il Viminale puntualizza che la nave è considerata un “evento Sar”, un’emergenza in condizioni meteo non sostenibili per la piccola stazza. Tutto lascia presagire che la Geo Barents e la Humanity 1, navi grandi, lasciate in mare assai più grosso, con più migranti e per molti più giorni a novembre, sono destinate ad una lunga attesa. Ma poche ore dopo arrivano i porti di destinazione, Salerno e Bari, Piantedosi tace, nessuna spiegazione. Fonti di governo fanno notare che all’annuncio della Germania di aver accolto 164 migranti sbarcati in Italia, non si poteva rispondere con un nuovo atto di guerra alle Ong di cui Berlino è il più grande sostenitore.
La linea leghista è nell’angolo. Salvini che prova a dissimulare: «Sono ripresi i collocamenti che erano fermi da troppo tempo, sono orgoglioso del lavoro del ministro Piantedosi».
(da La Repubblica)

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