Aprile 29th, 2023 Riccardo Fucile
IN PARLAMENTO VA IN SCENA UNA SFILATA DI ORECCHIE BASSE, PAROLA D’ORDINE: MINIMIZZARE
Mai viste tante orecchie basse in Transatlantico. E facce biancastre. E
parlamentari che biascicano scuse come pinocchi ubriachi.
L’ordine, tra i ranghi della maggioranza, è: minimizzare.
Alla buvette s’avvicinano e soffiano il loro mantra: può succedere di non avere i numeri necessari per approvare questo benedetto scostamento di bilancio, ma comunque tra poco rivotiamo, e buonanotte.
Chiacchiere: un pasticciaccio così brutto è inammissibile. Tanto più sei hai la presidente del Consiglio che è a Londra, a Downing Street, a incontrare per la prima volta il premier britannico e a rassicurare — come sempre accade quando Giorgia Meloni va all’estero — i mercati, sospettosi, e propensi a esserci ostili.
Ecco, appunto: c’è qualcuno di voi che ha parlato con la Meloni? (furibonda, ha preteso l’elenco dei 25 assenti ingiustificati di giovedì pomeriggio: 11 della Lega, 9 di FI, 5 di FdI).
Certi fanno i vaghi e si girano, altri entrano in Aula. Un deputato di Fratelli d’Italia — occhiata piena di perfidia — indica Luca Ciriani, il ministro per i Rapporti con il Parlamento, un friulano elegante, pacato, che adesso sembra uno di quelli che nei film di Sergio Leone hanno appena passato un brutto quarto d’ora.
Del resto: parlateci voi, con la Meloni, mentre ti chiede per quale motivo pensi t’abbia nominato ministro, se non per controllare che i gruppi parlamentari della maggioranza marciassero compatti, e tu, però, nel giorno decisivo, non c’eri («Le ho spiegato che ero al Senato, trattenuto da una capigruppo…»).
Il cronista di un’agenzia ha il compito di verificare se, gli assenti di ieri, oggi si sono presentati (notare che, nel corridoio davanti all’ufficio postale, giacciono cinque trolley: si ipotizza pieni di calzoncini e bikini, pinne, creme abbronzanti. Ponte del primo maggio già mezzo saltato e molti parlamentari — anche della minoranza — bofonchiano perché essere costretti a lavorare pure di venerdì, con un sole così giaguaro lì fuori, fa proprio male).
Comunque: confermato che il forzista Luca Squeri non c’era perché a Reggio Calabria doveva consegnare un encomio a un vecchio presidente dell’associazione benzinai (sembrava una fake news) e che il suo collega di partito, Francesco Maria Rubano, stava barricato in bagno («Una colica improvvisa, fitte terribili»: inverificabile, bisogna fidarsi). L’Umbertone Bossi aveva spedito il certificato medico. Il sottosegretario all’Istruzione, Rossano Sasso, continua a giurare: «Non sono riuscito a votare per trenta secondi». Voce di poco fa: sembra stia per arrivare persino il leghista Antonio Angelucci, che di solito viene avvistato con la frequenza di un Amazilia dell’Honduras (presente a una votazione ogni cento: nel genere, un fuoriclasse).
Certezze: capigruppo sotto accusa per non aver saputo controllare le truppe (ai bei tempi andati di FI, il Cavaliere aveva affidato il comando della fanteria al temibile Denis Verdini: criniera bianca e orologio d’oro massiccio come i gemelli della camicia, scarpe di velluto tipo Briatore e voce cavernosa tipo ruggito, una volta tenne tutti i deputati in Aula per due ore, impedendo a chiunque anche di andare al bagno). Al posto di Verdini adesso c’è Paolo Barelli. Riccardo Molinari della Lega, leggermente — diciamo così — teso («Le nostre assenze uno sgambetto a Giorgetti? Ma le pare? È un nostro ministro, lo sosterremo sempre. Piuttosto, guardi: a voler essere severi con noi stessi, è stata sciatteria organizzativa». Il Fratello capogruppo Tommaso Foti, invece, se la tira: dei suoi mancavano solo in cinque (tra cui tre ricoverati).
Foti, oggi, compie 63 anni. Ed è chiaro che un po’ gli scoccia mettersi in ginocchio sui ceci. La capa, però, gli ha dato ordini precisi. Così, nelle dichiarazioni di voto, in Aula, prende la parola e dice: «Chiediamo scusa agli italiani…». Poi, di suo, aggiunge: «… e al presidente del Consiglio». Sembra tonda: hai fatto un casino, chiedi scusa. Fine. E invece Foti non si tiene: e comincia ad accusare l’opposizione. «Chi ci viene a dare lezioni di istituzioni, guarda caso proprio ieri ha scelto l’Aventino in commissione Giustizia solo perché si era presentato il sottosegretario Delmastro nel pieno delle sue funzioni!» (per spiegarvi chi è e di cosa è sospettato Delmastro, servirebbe una pagina intera: ma se cercate su Google, risolvete).
Segue scambio di insulti (nel frattempo, è pure svenuto il verde Angelo Bonelli). Dai banchi della maggioranza: «Fuori! Fuori!». Quelli del Pd cominciano a uscire. Tutti. Tranne uno: Nico Stumpo. Un calabrese tosto che, minaccioso, punta diritto verso gli scranni della maggioranza vestito come un vecchio comunista, jeans e giaccastra blu mezza lisa. I commessi hanno poi bloccato Stumpo.
Lo scostamento di bilancio, dopo mezz’ora, è stato approvato.
(da il Corriere della Sera)
argomento: Politica | Commenta »
Aprile 29th, 2023 Riccardo Fucile
LA SINDROME DEL TROLLEY, QUANDO L’AULA SI SVUOTA
Che poi uno dice: per farti candidare hai fatto un pressing che manco Guardiola, hai tenuto d’occhio il posto in lista e il collegio, hai passato notti insonni e vigili per controllare che il tuo nome, quello che ti hanno fatto vedere su un foglietto, non venisse cancellato nell’ultima alba. E ora che sei nel tempio della politica, a Montecitorio o a Palazzo Madama, stai lì, no? E invece la sindrome del trolley divora anche gli insospettabili.
La valigia si mette lì il giovedì, alla reception vicina al ristorante, e ti consegnano un numeretto. E poi, se sei abile, scegli una posizione strategica. Che quando finisce l’ultimo voto è come il suono della campanella, e chi si attarda trova l’ingorgo. Un tempo ti aiutavano i «pianisti», quelli che votavano per te se dovevi correre via, o addirittura non eri proprio venuto. Ora, con l’impronta digitale, non si può più.
Alla Camera, teatro del capitombolo della maggioranza, ma è già successo a mille maggioranze, funziona più o meno così: il lunedì e il venerdì non c’è quasi nessuno, nei giorni delle interrogazioni non c’è quasi nessuno, al question time c’è poco più di nessuno, alle discussioni generali, ancora, quasi nessuno. Vietato cedere alle sirene del qualunquismo e del populismo, bisogna pur dire che i rappresentanti degli elettori hanno il dovere di passare del tempo nei collegi che li hanno eletti. E poi ci sono i lavori delle commissioni, che assorbono una bella fetta di deputati e senatori. Ma ci sarà un motivo se più di un presidente della Camera e del Senato si è scontrato, con poco successo, con la settimana cortissima dei parlamentari.
Giusto per ridurre al minimo gli esempi, ci ha provato inutilmente Nilde Iotti. Ha tentato Pietro Grasso con i capigruppo, che gli hanno riservato la pazienza che merita l’entusiasmo di un esordiente. Ma anche Renato Schifani ha dovuto rassegnarsi, come Gianfranco Fini, che pure aveva giudicato «intollerabile» la settimana cortissima. E i casi di Aule vuote non si contano.
L’apriti cielo arriva una mattina di fine novembre del 2019, alle 10.38. Su Twitter compare una foto, scattata dal deputato Filippo Sensi, che personalmente vanta una percentuale di presenze poco sotto il cento per cento. Si discute il decreto sul terremoto e l’emiciclo è drammaticamente deserto. Tra gli scranni si contano sei deputati sei. L’immagine diventa subito virale. Non che serva a molto, in serata i parlamentari presenti non superano la ventina. Si fa attendere poco invece la sfuriata contro l’incauto fotografo, colpevole di aver violato il regolamento con il suo scatto.
È ancora un lunedì quando si discute la mozione contro la violenza sulle donne. E la ministra per le Pari opportunità, Elena Bonetti, scandisce al microfono: «Sono 108 le donne vittime di femminicidio quest’anno». Lo sta raccontando a uno sparuto gruppetto di otto deputati, che poi approveranno la mozione all’unanimità.
«Non posso non sottolineare l’amarezza profonda — gli si rompe la voce — nel vedere quest’Aula vuota». È il ministro della Difesa Mario Mauro che parla. Sta ricostruendo la vicenda e commemorando il soldato Giuseppe La Rosa, ucciso in Afghanistan. È un venerdì quando il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni è chiamato da tutti i gruppi a Montecitorio per un’informativa urgente. Si parla di Giovanni Lo Porto, il cooperatore italiano rapito da Al Qaeda e rimasto ucciso durante un attacco di droni americani tra Pakistan e Afghanistan, dopo anni di prigioni talebane. L’Aula è semivuota, per il rammarico della presidente Laura Boldrini. Ci sono appena diciannove deputati in quell’aprile di quattro anni fa. Si dibatte, si fa per dire, in sede di discussione generale. Il tema è l’istituzione di una commissione di inchiesta sul caso di Giulio Regeni, il giovanissimo ricercatore italiano ucciso in Egitto nel 2016.
E poi appena in sei alla discussione, altrove furente, per la conversione in legge del decreto che estese il green pass ai luoghi di lavoro. In undici nell’agosto 2011 a parlare della manovra. Un pugno di parlamentari per il testamento biologico e il suicidio assistito. Meno che pochi per la legittima difesa. Addirittura, solo trentacinque in Aula per la discussione sul taglio dei parlamentari.
Problemi eterni, sempre esistiti in Parlamento. Su l’Unità per esempio, ai tempi del Pci, al quale si attribuiva un’organizzazione prussiana, apparivano due tassellini vagamente misteriosi. Il primo recitava: «I deputati oggi sono tenuti a essere presenti senza eccezione». Poi, ogni tanto, ne usciva un altro che diceva: «I deputati oggi sono tenuti a essere presenti senza eccezione alcuna». Ché, come avvertiva Orwell, siamo tutti uguali, ma alcuni sono più uguali di altri .
(da Il Corriere della Sera)
argomento: Politica | Commenta »
Aprile 29th, 2023 Riccardo Fucile
MANCATA EMISSIONE DELLO SCONTRINO IN 201 NEGOZI SU 237 ISPEZIONATI
C’è chi non emetteva scontrini fiscali, chi truccava l’incasso di fine
giornata e chi pagava i lavoratori in nero.
Da inizio anno, a Venezia, 201 negozi sui 237 ispezionati dalla guardia di finanza (l’85%) sono risultati irregolari. Ieri le fiamme gialle hanno disposto la chiusura temporanea di 20 esercizi commerciali tra centro storico e isole.
Si tratta principalmente di bar, ristoranti e gelaterie. I provvedimenti, disposti dalla direzione regionale dell’Agenzia delle entrate, sono il risultato di precedenti contestazioni.
Perché scatti il provvedimento di sospensione, i titolari devono aver commesso almeno quattro irregolarità negli ultimi cinque anni, causate nella maggior parte dei casi dal mancato rilascio di scontrini e ricevute fiscali. La sanzione solitamente va da un minimo di tre a un massimo di sei giorni di chiusura del locale.
Ai 20 provvedimenti adottati ieri, la guardia di finanza ne ha proposti altri 14, su cui ora dovrà esprimersi l’Agenzia delle entrate. Considerando tutta la provincia di Venezia, scrive il Corriere Veneto, sono più di duemila i controlli svolti da inizio anno sulle attività commerciali, con una media di irregolarità constatate superiore al 50%. Nei 44 comuni della città metropolitana sono scattate multe per un totale di 120mila euro e la sospensione di due attività che impiegavano lavoratori pagati in nero.
«Multe e sospensioni colpiscono chiunque non rispetti la legge, mi sembra naturale – ha commentato l’assessore al Commercio di Venezia, Sebastiano Costalonga -. Il lavoro nero e più in generale tutte le forme di evasione fiscale sono una piaga della nostra società, perché poi i costi ricadono su tutta la comunità».
(da agenzie)
argomento: Politica | Commenta »
Aprile 29th, 2023 Riccardo Fucile
L’INTERVISTA ALLA TV PUBBLICA FINLANDESE YLE
La controffensiva ucraina prevede anche la liberazione della Crimea. Lo ha fatto sapere il presidente Volodymyr Zelensky in un’intervista all’emittente pubblica finlandese Yle.
Il contrattacco delle forze armate di Kiev è in programma a breve. I militari ucraini sono quasi pronti. L’obiettivo è proprio quello di riprendere il controllo di tutti i territori occupati, compresa la Crimea. Secondo Zelensky, le truppe russe perdono ogni giorno motivazione e al tempo stesso temono le conseguenze della loro ritirata.
Il presidente ucraino non ha voluto fornire dettagli sui tempi. Secondo Yle gli analisti concordano sulla data della fine della primavera o dell’inizio dell’estate. I segnali della volontà di Kiev di puntare alla Crimea si sono fatti più frequenti negli ultimi tempi.
In particolare, il colonnello delle forze armate ucraine Petro Chernyk, ha recentemente affermato che liberare la Crimea è ora molto più facile che attraversare la linea di demarcazione tracciata il 24 febbraio dello scorso anno, con l’inizio dell’invasione. Ma richiede missili a lungo raggio e una buona aviazione.
Secondo l’esperto militare Roman Svitan, citato da Unian, le forze armate ucraine possano liberare la Crimea dagli occupanti entro l’autunno di quest’anno se dispongono delle forze e dei mezzi necessari.
(da agenzie)
argomento: Politica | Commenta »
Aprile 29th, 2023 Riccardo Fucile
PRIGOZHIN: “LA MILIZIA WAGNER DESTINATA A SCOMPARIRE” E ATTACCA I GENERALI DI PUTIN
L’attesa controffensiva dell’esercito ucraino sarà lanciata entro il 15
maggio. A sostenerlo è il capo della Wagner, Yevgeny Prigozhin, in un’intervista video con il giornalista Semyon Pegov citata dalla Tass. «L’esercito ucraino è pronto per la controffensiva. È stato ostacolato dal maltempo e, forse, da alcuni problemi interni che ha dovuto risolvere», ha dichiarato Prigozhin. «Forse ci daranno un po’ di riposo il 9 maggio, ma l’offensiva inizierà al 100% prima del 15 maggio», ha concluso.
Il destino di Wagner
Prigozhin ha poi detto che la milizia mercenaria del Gruppo Wagner potrebbe presto scomparire, lamentandosi a più riprese di come la Russia stia conducendo la guerra in Ucraina e sostenendo che le forze armate regolari non stiano dando munizioni ai suoi e accusando i vertici militari di tradimento.
«Wagner sta esaurendo il suo percorso», ha spiegato Prigozhin. «In un breve lasso di tempo cesserà di esistere. Diventeremo storia. Nulla di cui preoccuparsi, cose del genere accadono», ha aggiunto.
Il blogger Pegov ha pubblicato la clip con le dichiarazioni di Prigozhin sul suo canale Telegram. Interpellata dall’agenzia di stampa Reuters, Wagner non ha rilasciato commenti. Prigozhin, noto per il suo stile combattivo e il suo ironico senso dell’umorismo, ha detto di aver scherzato quando ha detto che le sue forze avrebbero smesso di bombardare Bakhmut per consentire alle forze ucraine di mostrare la città ai giornalisti statunitensi. Ma ha anche sostenuto che questa settimana le sue truppe hanno subito pesanti perdite a causa della mancanza di sostegno da parte di Mosca.
La scorsa settimana ha espresso preoccupazione per un contrattacco da parte di truppe ucraine ben equipaggiate a Bakhmut. Wagner in passato ha inviato soldati a combattere in Siria e nei conflitti in tutta l’Africa. A gennaio, gli Stati Uniti hanno formalmente designato il gruppo Wagner come organizzazione criminale transnazionale, congelando i suoi beni statunitensi per aver aiutato l’esercito russo nella guerra in Ucraina.
(da Open)
argomento: Politica | Commenta »
Aprile 29th, 2023 Riccardo Fucile
“IL LAVORO E’ MOTORE DI CRESCITA E COESIONE SOCIALE”
Il Pnrr porta con sé «un’ineguagliabile opportunità per ridurre e colmare ritardi strutturali, sostenere strategie di crescita e favorire, con l’innovazione, più diffuse opportunità». Parola del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che oggi si è recato a Reggio Emilia in occasione dell’imminente Festa del Lavoro. Nel suo discorso, il capo dello Stato ha sottolineato più volte l’importanza di sfruttare al meglio i fondi europei, tenendo bene a mente i due obiettivi principali: la trasformazione dell’economia italiana e la piena occupazione. «La memoria riporta ad altri momenti significativi di questo dibattito. Dal Piano del lavoro proposto dalla Cgil di Di Vittorio nel 1949 alla proposta di Schema di sviluppo dell’occupazione e del reddito in Italia nel 1955, voluto dal Ministro del Bilancio, Ezio Vanoni, di cui ricorrono quest’anno 120 anni dalla nascita», ha ricordato Mattarella.
Il monito alle imprese
Con due giorni di anticipo sulla Festa dei lavoratori, il capo dello Stato ha visitato il distretto della meccatronica emiliana, una delle eccellenze industriali italiane, che raduna circa 400 aziende. Il lavoro, ha insistito Mattarella, non è solo «il motore della crescita e della coesione sociale» ma costituisce anche l’«indice di dignità» di un Paese. Ed è anche per questo che «ampliare la base del lavoro, e la sua qualità, deve essere assillo costante a ogni livello, a partire dalle istituzioni».
Un impegno da mantenere anche alla luce delle mutate condizioni del mercato del lavoro. «Un nuovo mondo del lavoro si affaccia e si affianca a quello esistente. Dobbiamo saper inverare i principi costituzionali nei nuovi modelli produttivi con eguale saldezza», ha esortato Mattarella. Il capo dello Stato si è poi rivolto al mondo delle imprese. «Il capitale umano è all’origine dell’esperienza che qui, oggi, viene messa in rilievo con l’immagine della fabbrica come “cantiere permanente”. Un cantiere in cui, ogni giorno, si guarda avanti, non accontentandosi della difesa, del galleggiamento, di una visione di mera conservazione del tessuto industriale esistente».
(da Open)
argomento: Politica | Commenta »
Aprile 28th, 2023 Riccardo Fucile
IL MASSIMO E’ STATO FARE DA SPONDA AL PROGETTO SCHIAVISTA DI SUNAK DI DEPORTARE I MIGRANTI IN RUANDA
Ci mancava solo la corrispondenza d’amorosi sensi tra Giorgia Meloni
e Rishi Sunak per far girare ulteriormente le palle all’Unione Europea. Intanto, la virata verso i conservatori britannici proprio quando i sondaggi danno i Tories ormai soccombenti davanti all’avanzata dei laburisti. Ma il peggio è l’incazzatura, a partire da Ursula von der Leyen, di Bruxelles che non ha ancora metabolizzato la via Crucis per arrivare alla Brexit.
L’incontro londinese ha indispettito gli europei, soprattutto la Germania, molto sensibile alle deportazioni, quando hanno letto la dichiarazione di una fonte del premier britannico: “Giorgia Meloni sta dando una buona sponda al primo ministro Sunak sull’Ucraina e sulla lotta all’immigrazione irregolare”.
Come purtroppo sappiamo, l’idea schiavista (eufemismo) di Sunak è quella di risolvere la questione migranti clandestini deportandoli in Ruanda, a raccogliere le banane.
Nella prima versione del comunicato congiunto italo-inglese pare che ci fosse un accenno alla ‘’soluzione Ruanda’’, poi la Ducetta, in un raro sussulto di intelletto, ha pensato bene di tagliarlo, con grande disappunto di Sunak.
Altro incazzato è Matteo Salvini. La svolta di Giorgia verso il conservatorismo “buono”, mollando gli estremisti di Vox, lascia il leader della Lega con il cerino acceso delle Marine Le Pen e dei para-nazisti tedeschi di AFD. Insomma, la Reginetta della Garbatella poteva risparmiarselo il viaggio a Londra.
(da Dagoreport)
argomento: Politica | Commenta »
Aprile 28th, 2023 Riccardo Fucile
LA DURA NOTA DEL PRESIDENTE NAZIONALE DEI BIOLOGI
“Diciamo no all’abbattimento dell’orsa JJ4 e auspichiamo, semmai, una pronta indagine sulle responsabilità delle istituzioni”. Lo dichiara, in una nota, il presidente della Fnob (Federazione nazionale degli ordini regionali dei biologi) Vincenzo D’Anna, esprimendo “forte dolore e grande dispiacere per la morte del runner Andrea Papi” oltre alla “convinta solidarietà nei confronti dei suoi familiari”.
Tuttavia, nel giorno in cui Fugatti ha sottoscritto l’ultima ordinanza per abbattere JJ4, D’Anna fa un ragionamento: “la domanda che molti, in questi giorni, si stanno ponendo, è quale colpa possa mai essere attribuita all’orsa per quella mortale aggressione, esprimendo una valutazione di tipo morale che non può essere adottata per un animale che si muove in base al proprio istinto”.
Per D’Anna “il dibattito innescatosi sul drammatico incidente dovrebbe andare oltre l’aspetto empatico e il singolo evento stesso. Affrontare il problema della convivenza tra l’uomo e gli orsi nei boschi del Trentino, per i Biologi esperti nel ramo compulsati dalla Federazione degli Ordini Regionali dei Biologi, non può prescindere da una valutazione più ampia del rapporto tra l’essere umano e gli ecosistemi di cui esso stesso fa parte”.
“Le conseguenze di una gestione irresponsabile e dello sfruttamento incondizionato delle risorse naturali sono evidenti e, ora come non mai, siamo tutti consci di quanto sia necessario porvi rimedio” prosegue il rappresentante dei Biologi italiani. “L’abbattimento di JJ4 come risposta ad un evento rispetto al quale l’animale non ha colpe (essendosi limitato ad adottare un meccanismo di difesa della prole comune a tutti i mammiferi e dettato dall’istinto), vorrebbe dire abdicare alla visione antropocentrica che ha avuto le conseguenze di cui tutti siamo consci” aggiunge ancora D’Anna.
“L’inutile sacrificio di JJ4” significherebbe, per il presidente della Fnob: “avallare un approccio non ecocentrico che i biologi non possono accettare. Noi biologi vantiamo, infatti, tra le nostre competenze, l’ecologia e la scienza dell’ambiente, e su questa conoscenza basiamo il nostro giudizio”.
“Ribadendo con forza l’opposizione alla soppressione dell’orsa JJ4 e auspicando invece che la stessa possa ricongiungersi ai cuccioli, la Fnob si rende disponibile ad affiancare le istituzioni e gli altri Ordini professionali coinvolti con il proprio supporto scientifico e contributo fattivo al fine di addivenire a una gestione consapevole del progetto Life Ursus” conclude il presidente D’Anna.
(da TrentoToday)
argomento: Politica | Commenta »
Aprile 28th, 2023 Riccardo Fucile
SONO INIZIATI I NEGOZIATI CHE POTREBBERO GIOVARE ALL’ITALIA MA AI SOVRANISTI NON FREGA NULLA: SENZA L’ALLARME MIGRANTI COME POSSONO PRENDERE I VOTI RAZZISTI?
Giovedì 20 aprile sono ufficialmente iniziati i negoziati tra il
Parlamento europeo e il Consiglio europeo per una serie di riforme che fanno parte del cosiddetto Patto su migrazione e asilo. Si tratta di una proposta partita a settembre del 2020, su iniziativa della Commissione europea, che negli ultimi due anni e mezzo è stata elaborata e rielaborata dal Parlamento.
Tra i testi che saranno al centro dei negoziati c’è anche la riforma del regolamento di Dublino, che norma le richieste di asilo delle persone migranti che entrano in Europa. Un regolamento molto discusso negli ultimi anni, soprattutto dall’Italia, anche se Giorgia Meloni ha detto che al suo governo non interessa cambiarla.
Ora il Parlamento e il Consiglio (che raccoglie i capi di Stato e di governo dei Paesi membri) si confronteranno per trovare un accordo sulle riforme. Dopodiché, se dai negoziati si arriverà a una posizione comune, servirà un voto di approvazione da parte di entrambi per farle entrare in vigore.
Come funziona il regolamento di Dublino
Il regolamento di Dublino è una norma europea che è stata più volte criticata, in Italia, soprattutto per un motivo: prevede che se una persona entra nell’Unione europea e vuole fare richiesta di asilo, a occuparsene debba essere il primo Paese Ue in cui è arrivata. È il cosiddetto principio del Paese di primo ingresso. Per uno Stato di frontiera come l’Italia, questo ha significato negli anni un carico importante di procedure da gestire. Anche se va ricordato che l’Italia – secondo dati Eurostat – è stata ‘solo’ il terzo Paese per numero di richieste di asilo ricevute, negli anni dal 2013 al 2021, dopo Germania e Francia.
La prima forma del regolamento di Dublino fu approvata nel 1990, come un accordo tra i governi. Il regolamento vero e proprio nacque nel 2003 e fu riformato nel 2013. Per questo, l’attuale trattato è anche chiamato “Dublino III”. I criteri fissati per stabilire chi deve occuparsi delle richieste d’asilo sono, in ordine: lo Stato in cui si può realizzare il ricongiungimento familiare; se no, lo Stato che in passato ha rilasciato alla persona un permesso di soggiorno o un visto d’ingresso valido; infine, in mancanza di alternative, lo Stato in cui è avvenuto il primo ingresso irregolare nell’Ue. Nella pratica, però, in molti casi si applica il terzo criterio, anche perché i primi due possono essere difficili da verificare.
Cosa cambierebbe per l’Italia con la nuova riforma
La nuova proposta di regolamento, che il Parlamento discuterà con il Consiglio, prevede dei criteri in parte simili, per decidere quale Paese deve prendersi carico delle richieste d’asilo. Ai primi posti c’è sempre il principio del ricongiungimento familiare. Segue, come secondo criterio, quello dei documenti: se una persona migrante arriva in Italia e ha un permesso di soggiorno francese, la richiesta di asilo dovrà essere gestita dalla Francia. Lo stesso vale per un titolo di studio ottenuto in un Paese europeo.
Come terzo criterio c’è di nuovo il primo ingresso illegale: “Se un richiedente è attraversato il confine di uno Stato membro irregolarmente”, si legge, “il primo Stato in cui è entrato è responsabile di esaminare la richiesta di protezione internazionale”. Tuttavia, per l’Italia c’è una sostanziale novità.
“La regola non si applica se il richiedente è sbarcato sul territorio nazionale a seguito di operazione o un’attività di ricerca e soccorso”, recita il regolamento. Questo significherebbe che, per le persone migranti che arrivano in Italia dal Mediterraneo e vengono soccorse da Ong o Guardia costiera, l’Italia non sarebbe automaticamente responsabile delle richieste di asilo.
Non solo, ma subito dopo il regolamento prevede che uno Stato possa, in ogni momento prima di aver deciso su una richiesta d’asilo, richiedere l’assistenza di un altro Paese che si faccia carico di quella persona, anche se non sarebbe responsabile in base ai criteri elencati. Questo può avvenire per questioni di legami sociali, linguistici o culturali, o anche per aiutare uno Stato che si trova in condizioni di “pressione migratoria”. Anche questa è una novità rispetto all’attuale regolamento di Dublino.
Il meccanismo di solidarietà obbligatorio e le regole specifiche per gli sbarchi dal Mediterraneo
“Per garantire una equa condivisione delle responsabilità e un equilibrio negli sforzi tra i Paesi membri, dovrebbe essere stabilito un meccanismo di solidarietà vincolante”. Così si legge nel testo, che indica anche che questo meccanismo dovrebbe adattarsi soprattutto agli Stati membri “che si trovano sotto pressione migratoria, incluso nei casi in cui questa è legata a ricorrenti arrivi via mare e tramite sbarchi a seguito operazioni o attività di ricerca e soccorso”. Insomma, un sistema pensato per assistere obbligatoriamente – e non più su base volontaria come avvenuto negli ultimi anni – i Paesi che affrontano un alto numero di arrivi.
All’articolo 45 del testo, si parla anche di contributi di solidarietà: si tratta di assistenza che uno Stato dovrebbe fornire a un altro, se quest’ultimo si trova sotto pressione migratoria, e che include anche il trasferimento dei richiedenti asilo da un Paese all’altro. La definizione di “pressione migratoria”, peraltro, include esplicitamente i Paesi che ricevono “ricorrenti arrivi via mare”, se questi arrivi pongono una “responsabilità sproporzionata sui sistemi di asilo” di quei Paesi. In più, se un Paese sperimenta numerosi arrivi via mare, la Commissione europea deve sempre valutare la possibilità che sia sotto pressione migratoria.
Nei casi dei contributi di solidarietà, i tempi dovrebbero essere relativamente rapidi: le informazioni sulle persone da trasferire andrebbero trasferite “il prima possibile” da un Paese all’altro, e lo Stato ricevente avrebbe al massimo 72 ore per confermare la sua disponibilità ad accogliere i richiedenti asilo. Da quel momento, entro una settimana dovrebbe decidere dove accogliere le persone in questione, e il trasferimento dovrebbe avvenire al più tardi entro quattro settimane. Queste tempistiche generali andrebbero poi viste alla luce della regola specifica che dice che, per le persone arrivate in seguito a operazioni di soccorso in mare, le misure di solidarietà dovrebbero essere “rapide ed efficaci” visto lo stato di “vulnerabilità” delle persone soccorse
L’Unione europea è già arrivata a questo punto, sei anni fa
Nel complesso, la riforma dà una specifica importanza alla rotta migratoria del Mediterraneo, prendendo in maggiore considerazione rispetto al passato le possibili pressioni che il sistema di accoglienza italiano può affrontare. Va detto che non è la prima volta che si arriva a questo passaggio: già nel 2017, il Parlamento europeo approvò l’inizio dei negoziati sul sistema di riforma dell’Unione europea.
Allora, la proposta prevedeva che gli Stati membri dovessero “accogliere la propria quota di richiedenti asilo” e che il primo Paese d’arrivo non fosse più “automaticamente responsabile per il trattamento delle domande d’asilo”, prevedendo la possibilità per chi non collaborava di “perdere il diritto ai fondi europei”. In quel caso, però, non si arrivò ad un accordo tra gli Stati membri. Il Consiglio europeo non raggiunse mai una posizione comune per iniziare i negoziati, perché non si sciolse il nodo delle quote obbligatorie per ciascun Paese.
A opporsi furono soprattutto i Paesi del cosiddetto gruppo Visegrad: Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia e Ungheria. Anche Matteo Salvini, da ministro dell’Interno, si oppose alla riforma, tanto da spingere l’allora eurodeputata Elly Schlein a chiedergli perché.
Oggi i tempi sono stretti: tra circa un anno si terranno le nuove elezioni europee, e con un nuovo Parlamento europeo e una nuova Commissione europea ci vorrà parecchio tempo perché si torni a lavorare sulle grandi riforme. La presidenza svedese del Consiglio europeo si è impegnata a concludere i lavori per il Patto su migrazione e asilo, ma è un obiettivo ambizioso.
Il ministro della Sicurezza olandese, Eric van der Burg, ha detto a Repubblica che ci sono due precondizioni per arrivare alla riforma di Dublino: “Da una parte l’Italia e gli altri Paesi di primo sbarco si impegnano a registrare obbligatoriamente tutti i migranti che arrivano e ad aprire la procedura di richiesta d’asilo, dall’altra l’Olanda e gli altri Paesi del nord Europa si impegnano a un meccanismo obbligatorio di solidarietà per l’accoglienza. Però due settimane fa all’Europarlamento Lega e Fratelli d’Italia hanno dichiarato di volere la volontarietà della procedura di registrazione alla frontiera, più che una riforma. Se rimangono su quella posizione, non se ne farà niente”. Questo sarà uno dei punti da risolvere sul tavolo del Consiglio nei prossimi mesi.
(da Fanpage)
argomento: Politica | Commenta »