Aprile 24th, 2023 Riccardo Fucile
SONO TORNATI IN RUSSIA ALMENO 5MILA DEI 50MILA DETENUTI RECLUTATI DAL GRUPPO MERCENARIO DI PRIGOZHIN PER ANDARE AL FRONTE IN UCRAINA. E ORA SONO UOMINI LIBERI E VIVONO DA IMPUNITI, CON LA PROTEZIONE LEGALE DELL’ORGANIZZAZIONE MILITARE
Erano cinquantamila i detenuti reclutati dal gruppo mercenario Wagner di Prigozhin per essere lanciati contro la prima linea ucraina nella guerra di Putin. E stando al contratto capestro, se dopo sei mesi fossero rimasti vivi, sarebbero tornati in Patria senza dover più scontare la pena. Perdonati e reintegrati.
Un arruolamento eccezionale, autorizzato dal ministero della Difesa della Federazione russa che ha così nutrito di forze fresche, carne da macello o da cannone, le truppe all’assalto di città come Bakhmut e Soledar. Ma adesso i sopravvissuti tornano a casa, e non hanno perso i loro vizi: uccidere, rapinare, picchiare, spacciare droga e drogarsi, ubriacarsi, andare a prostitute, il tutto ora con la protezione legale dell’organizzazione Wagner.
Ne scrive il britannico “The Guardian”, che cita diversi casi con nome e cognome, fotografie e dichiarazioni degli amministratori locali. Soslan Valiyev, 38 anni, era un poveraccio benvoluto e popolare a Tskhinvali, la piccola capitale dell’Ossezia del Sud. Aveva un soprannome, Tsugri, con cui veniva apostrofato. Ovunque era ospite ben accolto, in matrimoni e cene. Quasi un portafortuna. Innocuo. Bonario. Aveva una disabilità di sviluppo che lo rendeva ancora più benvoluto e coccolato nella sua comunità.
Un video su Telegram mostra un uomo che lo malmena e poco più tardi lo accoltellerà a morte. L’assassino è stato poi identificato: Georgiy Siukayev, in carcere con una condanna per omicidio, reclutato da Wagner lo scorso autunno.
Alla fine di marzo, il ventottenne Ivan Rossomakhin ha ucciso a colpi d’ascia una pensionata di 85, Yulia Buiskich, nella sua casa a Novyj Burets, regione di Kyrov. Rossomakhin era appena rientrato dalla guerra. Era stato condannato per omicidio nel 2020 a dieci anni di galera, riscattati in un colpo solo al fronte.
Su cinquantamila ex carcerati reclutati, tra il 10 e il 20 per cento secondo un reportage del New York Times era composto da malati di Aids ai quali è stato dato l’aut aut tra «morire in modo lento oppure rapido». In carcere, dove le medicine non arrivano, oppure in battaglia. Wagner ti cura con farmaci appropriati. Tra 5 e 10mila positivi al virus si sono così trovati di fronte al dilemma. E per lo più hanno scelto l’opzione rapida, rispondendo all’appello che spiccava su tutti i muri: «Unisciti alla squadra vincente!».
Quasi nessuno aveva esperienze di guerra. Provvisti di un Kalashnikov, un giubbotto antiproiettile, 120 munizioni e un elmetto, si sono uniti alle forze mercenarie portando un segno distintivo, un braccialetto di gomma rosso o bianco. Utile anche nel momento d’esser fatti prigionieri, per continuare le cure nelle carceri ucraine.
(da il Messaggero)
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Aprile 24th, 2023 Riccardo Fucile
IL RACCONTO DEL COMPAGNO DI CELLA E DELL’AVVOCATO: “PICCHIATO PER AVER CHIESTO DI POTER PARLARE CON IL SUO LEGALE”
Manganellate sulla schiena da parte della polizia, sedativi e punizioni. Il video è stato diffuso dalla rete Mai più Lager – NO ai CPR e si riferisce a un episodio avvenuto giovedì 20 aprile all’interno del Centro di permanenza per i rimpatri di Gradisca d’Isonzo, comune del Friuli-Venezia Giulia, nella provincia di Gorizia, dove negli ultimi due anni sono morte quattro persone.
Come appreso da Fanpage.it il ragazzo, vittima dell’aggressione, è M., un 27enne di origine marocchina, trasferito a Gorizia da Milano. Sarebbe stato picchiato per aver chiesto di parlare con il suo avvocato: lo avrebbe fatto in maniera troppo virulenta e per questo un gruppo di agenti lo avrebbe colpito ripetutamente fino a riportarlo nella stanza che condivide con altri cinque uomini. “Gli agenti erano in tenuta antisommossa per una sola persona – spiega a Fanpage.it l’avvocata del 27enne, Simona Stefanelli – denuncerò tutto ai carabinieri, perché questa situazione non può andare avanti così, Gradisca non è un posto sicuro”.
Il 27enne sarebbe stato picchiato dagli agenti con violente manganellate su varie parti del corpo, perché “uscito nel cortiletto presente all’interno della gabbia in cui si trovava” per chiedere spiegazioni “sul fatto che il suo avvocato gli avesse preannunciato la trasmissione della propria nomina da firmare, e questa non gli era ancora stata sottoposta”.
Lo avrebbe fatto urlando e per questo sarebbero intervenuti gli agenti che hanno prima allontanato i compagni di stanza con dei getti di acqua fredda e poi si sarebbero scagliati contro M. colpendolo con dei manganelli.
Le conseguenze del pestaggio sono visibili sulla schiena del ragazzo con evidenti ferite. Nel filmato, diffuso dal compagno di stanza del giovane marocchino, si vede il 27enne sbattuto in cella con violenza da un gruppo di agenti in tenuta antisommossa con caschi, scudi e manganelli. Nonostante le urla e i pianti, mentre alcuni compagni di cella inveiscono contro la polizia, il giovane resta a terra, dolorante, senza alcun aiuto e soprattuto impossibilitato ad alzarsi.
“Sono entrati nella nostra cella, hanno messo tutto sottosopra, non so cosa cercassero, lo hanno picchiato, gli hanno sbattuto anche la testa contro le grate – racconta a Fanpage.it il compagno di cella del 27enne picchiato, O. K. H., che al CPR di Gradisca è entrato quasi due mesi fa – hanno continuato a malmenarlo, poi lo hanno lasciato lì sul pavimento. Ti dico che l’hanno picchiato perché ha fatto casino, perché voleva parlare col suo avvocato. Qui si fa quello che dicono loro quando dicono loro, noi dobbiamo stare solo in silenzio, altrimenti questo è il risultato. Stare qui è una m…, non ce la facciamo più”.
“Negli ultimi secondi del video – scrivono gli attivisti di Mai più Lager – una operatrice nomina la solita immancabile “terapia”, i sedativi somministrati senza lesinare da tutti i CPR, che tanto aiutano a mantenere l’ordine, annebbiando menti e corpi fino a rendere le persone incapaci di ragionare, reagire e protestare”.
Quello di M. non è l’unico caso. Nel CPR di Gradisca, dove negli ultimi quattro anni sono morte due persone, gli episodi di violenza i danni dei migranti trattenuti al loro interno sono tantissimi, così come la mancata somministrazione di cure mediche.
A raccontare ulteriori dettagli dell’accaduto è l’avvocata Stefanelli: “Tutto nasce dal fatto che questo ragazzo ha una compagna che ha sposato con rito marocchino non riconosciuto in Italia – spiega la legale a Fanpage.it – per sposarsi deve rifare il nulla osta, allora io gli ho inviato tramite foto una delega per la compagna così da permetterle di andare in ambasciata, quando gli è stato negato il diritto di vedermi, ha urlato, che è l’unico modo che hanno questi ragazzi per essere ascoltati, e a quel punto gli agenti lo hanno aggredito”.
Secondo Stefanelli, che è avvocata di fiducia del 27enne aggredito, il giovane marocchino è stato trasferito dal CPR di Milano a quello di Gradisca per motivazioni non ben specificate qualche settimana fa: “Quando sono andata in Friuli e ho chiesto di parlare con il mio cliente mi hanno detto di no, c’erano sei agenti intorno a me – conclude la legale – è stata una delle esperienze più brutte mai vissute. Sono stata in tutti i CPR d’Italia e le posso dire che Gradisca d’Isonzo fa paura”.
Dalla rete Mai più Lager, che intanto ha segnalato l’episodio al Garante Nazionale, spiegano che il ragazzo non è stato portato in ospedale dopo l’aggressione, cosa confermata anche dall’avvocato.
“Le poche testimonianze che arrivano da questi CPR – raccontano – da parte di chi riesce a mettersi in contatto dopo essere stato rimpatriato o rilasciato, parlano di veri e propri buchi neri, voragini nelle quali si viene inghiottiti, finendo per diventare vittime quotidiane di violenze fisiche e psicologiche per mano dello Stato. Tenete a mente la schiena di M. quando sentite dire che il Parlamento sta per confermare il raddoppio dei CPR in Italia e l’estensione della detenzione amministrativa anche ad altri casi, come ai richiedenti asilo senza passaporto”.
Secondo la Questura di Gorizia quanto accaduto all’interno del CPR sarebbe un ennesimo episodio di rivolta in cui si è reso necessario l’intervento delle forze dell’ordine
(da Fanpage)
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Aprile 24th, 2023 Riccardo Fucile
A PARTIRE DA RENZI: “SE FAI AMMAZZARE E DISSECARE CON LA SEGA CIRCOLARE UN GIORNALISTA DISSIDENTE SEI UN PRINCIPE DEL RINASCIMENTO, SE INVECE FAI UNA VIGNETTA È ‘ODIO’” … “GIORGIA MELONI SCAMBIA LA SORELLA PER UNA PICCOLA FIAMMIFERAIA SENZA RILIEVO PUBBLICO, MENTRE DA MESI L’ARIANNA TRONEGGIA SUI MEDIA IN QUANTO PRIMA CONSIGLIERA DELLA PREMIER”
Quante cose ha svelato Natangelo in 6×5,5 cm di vignetta: lo stato comatoso del governo, della maggioranza, della cosiddetta opposizione di centro e presunta sinistra, ma soprattutto della fu informazione.
Giorgia Meloni scambia la sorella per il bersaglio della vignetta e per una piccola fiammiferaia senza rilievo pubblico, mentre da mesi l’Arianna troneggia sui media in quanto prima consigliera della premier e moglie del ministro-cognato Lollobrigida.
Denuncia il “silenzio assordante” assordata dalla canea che si leva tutt’intorno contro il vignettista e il Fatto. Dimentica i suoi tweet per la libertà di satira: “Ezio Greggio… smonta la deriva politicamente corretta che vorrebbe mettere il bavaglio sulla comicità. Viva la libertà di satira” (29.5.2021).
“I fanatici del politicamente corretto come al solito non gradiscono la comicità libera e partono all’attacco di Checco Zalone, con esponenti politici che chiedono le scuse o che venga ‘corretto il tiro’ della sua satira. Che tristezza. Viva Zalone e la comicità libera e pungente (23.2.2022).
E proclama, pancia indentro e petto infuori, che “se qualcuno pensa di fermarci così, sbaglia di grosso”, come se qualcuno avesse mai pensato di fermare chicchessia con una vignetta. Come può uno scoglio arginare il Lollo.
Renzi, parlandone da vivo, commenta nel suo italiano malfermo (è madrelingua saudita): “Non è solo una vignetta ma un clima per cui se fai politica puoi essere mostrificato anche nella tua sfera privata, per cui la cultura del sospetto è il filo conduttore di presunti opinionisti televisivi, per cui si scambia la satira con l’odio”.
Per cui se fai ammazzare e dissecare con la sega circolare un giornalista dissidente sei un principe del Rinascimento e un impareggiabile finanziatore, se invece fai una vignetta è “odio”. Per cui la Boschi dice al Giornale: “Non mi rassegno allo stile Travaglio”, da sempre “misogino”.
Ma questa è satira, come la frase di Osho: “La satira dev’essere libera, senza paletti, ma in questo caso si è esagerato”. Ergo i paletti esistono. Li decide lui, previo consulto con la famiglia Meloni.
Su La7, Mentana fa il Mentana: “Dovremmo anche parlare di quello che ha monopolizzato di più, nei corridoi dei palazzi della politica, l’attenzione di maggioranza e opposizione: una vignetta pubblicata dal Fatto sulla vicenda Lollobrigida e la sostituzione etnica, con implicazioni che riguardano la vita privata di persone non politiche. Non vogliamo mostrarla… per non scendere al livello molto basso sia della vignetta sia dei commenti e proteste che poco hanno a che fare con la politica nel senso più alto. Scusate se sembra uno slalom rispetto al problema: è una brutta vignetta, è giusto non farla vedere”.
Siccome non vale la pena di parlarne, ne parla. E siccome non gli piace, non la mostra così nessuno capisce se è bella o brutta. Però sono brutte anche le reazioni. Brutti i censori e brutto il censurato. Come chi assiste a un linciaggio e rimane neutrale perché il linciato porta una brutta cravatta.
Marco Damilano, il vispo ex direttore dell’Espresso che sbatté in copertina la foto ritoccata della Raggi per imbruttirla e invecchiarla, ora è su Rai3 e solidarizza con la povera Arianna vittima di una “logica tribale”. Qualunque cosa significhi, una leccatina ai nuovi padroni della Rai può sempre servire. Il sederino è salvo, la dignità uno non se la può dare.
Marco Travaglio
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Aprile 24th, 2023 Riccardo Fucile
IL RISCHIO È DI PERDERE I 16 MILIARDI DELLA QUARTA RATA DEL RECOVERY… POTREBBERO SALTARE I LAVORI PER CREARE NUOVI ASILI NIDO E PER LE STAZIONI DI RIFORNIMENTO A IDROGENO – LA CAUSA DEI RITARDI È DELLA MELONI, CHE HA VOLUTO SCIPPARE LA CABINA DI REGIA SUL RECOVERY AL MEF
È già ora di una nuova trattativa con Bruxelles, per il governo alle prese con la revisione del Pnrr. Quella per incassare la terza rata, che vale 19 miliardi, è alle battute finali, dopo lo stralcio dei progetti per gli stadi di Firenze e Venezia. Ma nelle prossime ore da Roma partirà una nuova richiesta: bisogna discutere dei 27 obiettivi che vanno raggiunti entro il 30 giugno.
Due rischiano di slittare e di essere ridimensionati: gli asili nido e le stazioni di rifornimento a idrogeno. Altri due potrebbero avere lo stesso destino. La lista degli adempimenti è lunga: dentro ci sono, ad esempio, il Fondo impresa donna e le borse di studio per corsi specifici di medicina generale. Ancora l’aggiudicazione dei progetti di produzione di idrogeno nelle aree industriali dismesse.
L’obiettivo più a rischio riguarda gli asili nido. Poco più di due mesi per affidare tutti i lavori. Ma le aggiudicazioni arrancano.
Le richieste sono arrivate da tutta Italia, per un totale di 362 interventi. Eppure il soccorso potrebbe non bastare per portare a termine una delle misure simbolo del Piano nazionale di ripresa e resilienza.
Se l’obiettivo di giugno dovesse saltare, diventerebbe più difficile tenere il passo di un progetto che deve mettere in fila almeno 264.480 nuovi posti entro il 31 dicembre del 2025, come concordato inizialmente con la Commissione europea. Nelle ultime ore, al ministero dell’Istruzione è stato attivato un tavolo tecnico per tentare il recupero, ma ad oggi il traguardo è a rischio.
I ritardi sono maturati già con il governo Draghi, la rincorsa ha puntato anche su altre azioni: attraverso il Mef sono state mobilitate le sedi territoriali della Ragioneria. La congiuntura economica ha restituito però un ulteriore affanno: circa 600 richieste di modifiche dei progetti.
Gli asili nido non sono un caso isolato. Il quadro sarà più chiaro mercoledì, durante l’informativa che il ministro per il Pnrr Raffaele Fitto terrà al Senato
Nell’ipotesi più soft, gli obiettivi precari saranno rimodulati, ma per alcuni, ed è il caso degli asili nido, l’esecutivo potrebbe chiedere di spostare la scadenza a fine settembre.
Un primo aggiustamento è già al vaglio dei tecnici europei. Tra i tre obiettivi che deve conseguire il ministero delle Infrastrutture c’è la sperimentazione dell’idrogeno per il trasporto stradale.
Bisogna aggiudicare tutti gli appalti per lo sviluppo di almeno 40 stazioni di rifornimento a base di idrogeno, in linea con la direttiva europea sulla realizzazione di un’infrastruttura per i combustibili alternativi. La domanda è scarsa; i progetti saranno tagliati, da 40 a 35. Sul tavolo c’è la quarta rata del Pnrr, che vale 16 miliardi.
(da la Repubblica)
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Aprile 24th, 2023 Riccardo Fucile
SE CERCATE UN RESPONSABILE DEL FLOP, BUSSATE A PALAZZO CHIGI: LA SCELTA DELLA MELONI DI SMANTELLARE L’ORGANIZZAZIONE DEL MEF EPOCA DRAGHI/FRANCO PER METTERLA NELLA MANI DI FITTO HA COSTRETTO A RIAZZERARE TUTTO, TRA FUNZIONARI, DOSSIER
Per il governo il Pnrr è una grande opportunità per sostenere ed espandere la crescita, ma se le cose dovessero girare male potrebbe rivelarsi anche questo un fattore di rischio. Stando all’ultimo Documento di economia e Finanza (Def) ritardi e intoppi che hanno impedito di mettere a terra tutti i fondi disponibili, già l’anno passato hanno dato un contributo molto ridotto al Pil.
La previsione era di poter contare su 18 miliardi di investimenti pubblici, mentre a consuntivo ci si è fermati a 4. Il contributo alla crescita del prodotto interno doveva essere di 0,7 punti ed invece è stato ridotto ad un molto più modesto 0,1. Quest’anno le cose dovrebbero andare meglio ed il Pnrr dovrebbe contribuire con un +0,8 alla crescita, aumentando di un paio di decimali le stime precedenti (+0,6), ma non è detto che questo “salto” si verifichi.
Il Def non dettaglia le spese anno per anno rinviando tutto alla ridefinizione del “nuovo” Pnrr. L’1% di crescita previsto dal Governo è realistico? Va detto che tutte le stime delle istituzioni internazionali sono un poco più caute ed oscillano tra +0,6 dell’Ocse, il +0,7 dell’Fmi ed il +0,8 della Commissione europea.
Sono 4 gli scenari analizzati dai tecnici del Mef mettendo in conto ipotesi meno favorevoli circa il profilo della domanda mondiale, i prezzi dei beni energetici, i tassi di cambio e le condizioni dei mercati finanziari.
Nell’ipotesi di minore vigore nell’andamento del commercio mondiale a partire dall’anno prossimo – è scritto nel Documento di economia e finanza – il tasso di crescita del nostro Pil sarebbe inferiore a quello dello scenario tendenziale di 0,2 punti percentuali sia nel 2024, sia nel 2025. La forte ripresa nel 2026, con la domanda estera che ritorna ai livelli dello scenario di base nel terzo trimestre dell’anno, fa sì poi che in tale anno il Pil cresca in misura maggiore rispetto allo scenario di riferimento di 0,3 punti percentuali.
L’andamento meno favorevole dei prezzi dei beni energetici (ipotizzando un aumento del 20% rispetto allo scenario base) determina invece una diminuzione del tasso di crescita di 0,3 punti nel 2023 e di 0,4 nel 2024.
Il percorso di rientro inizierebbe gradualmente a partire dall’anno successivo, con un tasso di crescita del Pil più elevato rispetto al quadro di riferimento di 0,4 e 0,2 punti rispettivamente nel 2025 e nel 2026.
Nello scenario di deterioramento delle condizioni finanziarie dell’economia invece, il profilo di crescita del Pil risulterebbe minore, rispetto al quadro tendenziale, di 0,1 punti percentuali nel 2024, di 0,4 punti nel 2025 e di 0,5 punti nel 2026. Insomma quest’anno potrebbe “ballare” un po’ meno della metà (0,4 punti) della crescita prevista dal governo, mentre è sul 2024 che in caso di scenari avversi si concentrano i maggiori rischi di rallentamento. Incrociamo le dita.
(da La Stampa)
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Aprile 24th, 2023 Riccardo Fucile
LA SANTANCHE’ COLPISCE ANCORA
Alla fine “Open to meraviglia” era davvero il claim azzeccato per questa campagna di promozione turistica dell’Italia che, davvero, non smette mai di meravigliarci. Dopo la scoperta delle immagini girate in Slovenia, degli outfit della Venere influenze copiati da immagini di repertorio di varie piattaforme, di foto caricate in bassa risoluzione e di domini non acquistati, ora c’è un’altra novità esilarante che vi racconto. Il sito ufficiale della campagna http://www.italia.it è tradotto in varie lingue per i turisti da tutto il mondo. O meglio, quasi, perché per ragioni inspiegabili ci sono le traduzioni in inglese, spagnolo, tedesco ma non c’è il francese. Della serie: a Giorgia Meloni non è simpatico Macron, ma così è un po’ troppo. Comunque, il tema non è questo, bensì il fatto che il ministero abbia affidato la traduzione dei testi alla società Almawave con un contratto di tre anni. Almawave, nei comunicati, si descrive leader nell’intelligenza artificiale che dovrebbe fornire “un servizio di traduzione automatizzata di notizie e informazioni pubblicate sul portale del Ministero del Turismo con servizi professionali per garantirne la massima qualità”.
E allora vediamole queste traduzioni di qualità.
A parte quel “Come to live italian” che fa drizzare i peli e altre perle, è la traduzione in tedesco che dà maggiori soddisfazioni. I nomi di alcuni paesi e città italiani infatti sono stati tradotti dall’intelligenza artificiale come fossero nomi comuni. Quindi abbiamo la pagina su Brindisi che diventa la pagina sulla città di “Toast” (che vuol dire brindisi in tedesco, ma il brindisi che si fa col vino), oppure Fermo, la città delle Marche, che diventa “Stillstand“, che significa “fermo” nel senso di “arresto” o fermata. Ma anche la città di Prato che diventa “Rasen”, che è appunto il prato verde, Cento che diventa “Hundert”, ovvero “centinaio”, la calabrese Scalea che è tradotta come “Treppe”, cioè “scala” e molto altro. Il premio alla traduzione più esilarante però va a alla cittadina marchigiana Camerino che nella traduzione tedesca diventa un meraviglioso “GARDEROBE”, cioè camerino/guardaroba. Che voglio dire, non incoraggia il particolarmente il turismo nelle Marche, visto che l’idea di passare una settimana in un guardaroba non credo entusiasmi nessuno. Neppure i tedeschi che per carità, te li trovi ovunque nel mondo, ma non esageriamo.
In tutto questo aggiungo che sì, la faccenda si aggiunge agli altri tasselli esilaranti del mosaico, ma per la verità non c’è molto da ridere. Il sito e i suoi contenuti fanno infatti parte del progetto per il Tourism Digital Hub, finanziato dal PNRR, per 114 milioni di euro, per sviluppare digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura e turismo.
Direi che visto che manca il lavoro, le traduzioni anziché all’intelligenza artificiale si sarebbero potute affidare a qualche bravo traduttore italiano. Poteva costare 50 euro in più, ma direi che ci avrebbe risparmiato l’ennesima meraviglia di una campagna che, appunto, non smette di meravigliarci.
(da Il Fatto Quotidiano)
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Aprile 24th, 2023 Riccardo Fucile
GLI ALBERGATORI: “BASTA ALLARMISMI” (COME SE I DATI NON DOVESSERO PREOCCUPARE PURE LORO)
Secondo i dati del programma europeo Copernicus, il livello del lago è di 45,8 centimetri sopra lo zero idrometrico, il livello più basso dal 1953-
L’allarme siccità è reale. A dimostrarlo non sono solo i continui richiami degli esperti, ma anche i report di tutte le principali agenzie europee e le immagini ormai tristemente note del fiume Po e di alcuni laghi lombardi sempre più in ritirata. L’ultimo campanello di allarme arriva oggi dal satellite Sentinel-2, nell’ambito dell’Osservatorio europeo sulla siccità del programma Copernicus, e riguarda il Lago di Garda. Secondo il programma gestito dalla Commissione Europea, il lago ha appena raggiunto il suo livello più basso dal 1953: 45,8 centimetri sopra lo zero idrometrico, la quota sul livello medio del mare usata solitamente come riferimento. Negli ultimi settant’anni, la media era di 109 centimetri. Eppure, non tutti sembrano disposti a riconoscere la portata dell’emergenza. Proprio mentre il livello del Lago di Garda segnava un nuovo record negativo, gli albergatori della zona hanno pubblicato un comunicato congiunto. L’obiettivo? «Evitare fake news, allarmismi e soprattutto un notevole danno di immagine per tutta la destinazione».
L’appello degli albergatori
«Basta fare e farci del male da soli sul tema della siccità e della crisi idrica sul lago di Garda: da 6 mesi a questa parte assistiamo a un fiorire pressoché continuo di articoli, interviste, dichiarazioni e in generale un’intera comunicazione che puntano sempre più volentieri sull’emergenza e la crisi», scrivono le associazioni di categoria Federalberghi Brescia, Federalberghi Garda Veneto e Associazione Albergatori e Imprese Turistiche della Provincia di Trento. Gli imprenditori ammettono di trovarsi in «condizioni di sofferenza» e assicurano di essere «ben consapevoli» del problema. Eppure, chiedono un cambio di narrazione per evitare che i rischi della siccità danneggino il giro d’affari delle strutture alberghiere situate vicino al Lago di Garda, che generano «un fatturato vicino al miliardo di euro e un indotto pressoché incalcolabile».
I timori per la prossima estate
A smentire gli albergatori, che sembrano voler minimizzare l’impatto della siccità per non danneggiare il settore turistico, ci hanno pensato non solo i dati di Copernicus ma anche le immagini diffuse negli ultimi mesi. Già lo scorso febbraio, le scarse precipitazioni e le temperature sopra la media stagionale avevano mostrato tutta la loro drammaticità, con alcuni turisti che hanno potuto approfittare dell’acqua bassa per raggiungere a piedi l’isola dei Conigli, una formazione rocciosa a circa 200 metri dalla riva. La scorsa settimana, l’ultimo rapporto di Copernicus, intitolato European State of the Climate, ha confermato che l’Europa è il continente che si sta scaldando più velocemente a causa dei cambiamenti climatici e che l’estate del 2022 è stata la più calda mai registrata. Secondo gli esperti, c’è il rischio concreto che anche la prossima stagione estiva si riveli drammatica. Per questo, il governo ha nominato un commissario straordinario nazionale, in carica fino al 31 dicembre, che potrà agire sulle aree territoriali a rischio elevato e sbloccare interventi di breve periodo.
(da agenzie)
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Aprile 24th, 2023 Riccardo Fucile
PADOVA È 367ESIMA. BERGAMO, PIACENZA, BRESCIA E VENEZIA OCCUPANO LE POSIZIONI DALLA 356 ALLA 359, MILANO LA 349. ROMA È 257ESIMA, NAPOLI 241ESIMA – BENE ANCHE LIVORNO (33ESIMA) E SASSARI, AL 16ESIMO POSTO
Cremona è tra le città europee con la più alta concentrazione di particolato sottile nell’aria (Pm2,5). Sono i dati dell’Agenzia europea dell’Ambiente, che ha validato le misurazioni 2021 e 2022 dalle 375 centraline anti-smog europee. Peggio di Cremona, 372esima, fanno solo le stazioni di monitoraggio di Piotrkow Trybunalski e Nowi Sacz, in Polonia, e di Slavonski Brod in Croazia.
Padova è 367esima. Bergamo, Piacenza, Brescia e Venezia occupano le posizioni dalla 356 alla 359, Milano la 349. Roma è 257esima, Napoli 241esima.
Scorrendo la classifica dal basso in alto, Genova è la prima città italiana con una qualità dell’aria definita accettabile (158esimo posto). Nello stesso gruppo, Livorno (33esima) e Sassari, con i dati migliori d’Italia, al 16esimo posto. Faro, in Portogallo, e le città svedesi di Umea e Uppsala, sono state classificate come le città con l’aria più pulita nell’Ue.
(da agenzie)
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Aprile 24th, 2023 Riccardo Fucile
TRADOTTO: A BRUXELLES SE NE FREGANO DELL’OPINIONE DELLA MELONI E DI SALVINI… IL LAVORÌO DI DRAGHI, CHE L’HA PROPOSTO QUANDO ANCORA ERA IL “SUO” MINISTRO DEGLI ESTERI
La nomina di Luigi Di Maio a inviato speciale dell’Unione europea per il Golfo persico potrebbe essere un sonoro ceffone per il governo italiano, che Di Maio non l’ha proposto e non lo vuole. Nonostante la contrarietà di Roma, però, l’Europa, a partire dai paesi principali, lo voteranno in massa. Un modo per rendere plastica l’irrilevanza del nostro Paese e confermare, se ce ne fosse bisogno, che a Bruxelles se ne fregano altamente dell’opinione italiana.
La nomina di Luigino nasce quando ancora a Palazzo Chigi c’era Draghi: fu “Mariopio” a proporre il suo ministro degli esteri per l’incarico. Dei vari candidati, tra cui il greco Avramopoulos, Di Maio è sicuramente quello che poteva vantare più esperienze di governo, essendo stato ministro del lavoro, dello sviluppo economico, vicepresidente del consiglio e vicepresidente della Camera. A giocare a suo favore, inoltre, c’è stato il determinante appoggio di Draghi, che in Europa ancora pesa, e molto.
La ratifica della nomina dell’ex leader dei 5 stelle dovrebbe arrivare il 15 giugno, con il voto del consiglio europeo: sarà necessario un voto a maggioranza qualificata, con il 55% dei 27 paesi in rappresentanza almeno del 75% degli abitanti dell’Unione.
Sul nome di Luigi Di Maio, proposto da Josep Borrell – ed è qui lo sganassone a Giorgia Meloni – dovrebbero convergere senza obiezioni Spagna, Francia e Germania. In pratica, non ci sarà bisogno del via libera italiano.
La nomina di Di Maio risulta profondamente indigesta per la Lega. Nonostante ci abbiano fato due governi insieme, ora gli uomini del Carroccio menano duro su Di Maio, e non nascondono la loro irritazione, come fa oggi Marco Zanni (“È una vergogna, faremo di tutto per evitarlo”), da Fratelli d’Italia, che pur non condivide la scelta di Luigino, non è arrivato neanche un sussulto.
L’ordine della Meloni è stato quello di non alimentare polemiche, anche perché i dissidi interni non farebbero altro che mostrare l’imbarazzo e la marginalità del governo italiano rispetto alle dinamiche europee e alla nomina.
(da agenzie)
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