PUTIN S’È PORTATO LA GUERRA IN CASA, I VETERANI DELLA WAGNER SONO FUORI CONTROLLO: TRA OMICIDI, RAPINE E VIOLENZE SESSUALI, STANNO TERRORIZZANDO IL PAESE
SONO TORNATI IN RUSSIA ALMENO 5MILA DEI 50MILA DETENUTI RECLUTATI DAL GRUPPO MERCENARIO DI PRIGOZHIN PER ANDARE AL FRONTE IN UCRAINA. E ORA SONO UOMINI LIBERI E VIVONO DA IMPUNITI, CON LA PROTEZIONE LEGALE DELL’ORGANIZZAZIONE MILITARE
Erano cinquantamila i detenuti reclutati dal gruppo mercenario Wagner di Prigozhin per essere lanciati contro la prima linea ucraina nella guerra di Putin. E stando al contratto capestro, se dopo sei mesi fossero rimasti vivi, sarebbero tornati in Patria senza dover più scontare la pena. Perdonati e reintegrati.
Un arruolamento eccezionale, autorizzato dal ministero della Difesa della Federazione russa che ha così nutrito di forze fresche, carne da macello o da cannone, le truppe all’assalto di città come Bakhmut e Soledar. Ma adesso i sopravvissuti tornano a casa, e non hanno perso i loro vizi: uccidere, rapinare, picchiare, spacciare droga e drogarsi, ubriacarsi, andare a prostitute, il tutto ora con la protezione legale dell’organizzazione Wagner.
Ne scrive il britannico “The Guardian”, che cita diversi casi con nome e cognome, fotografie e dichiarazioni degli amministratori locali. Soslan Valiyev, 38 anni, era un poveraccio benvoluto e popolare a Tskhinvali, la piccola capitale dell’Ossezia del Sud. Aveva un soprannome, Tsugri, con cui veniva apostrofato. Ovunque era ospite ben accolto, in matrimoni e cene. Quasi un portafortuna. Innocuo. Bonario. Aveva una disabilità di sviluppo che lo rendeva ancora più benvoluto e coccolato nella sua comunità.
Un video su Telegram mostra un uomo che lo malmena e poco più tardi lo accoltellerà a morte. L’assassino è stato poi identificato: Georgiy Siukayev, in carcere con una condanna per omicidio, reclutato da Wagner lo scorso autunno.
Alla fine di marzo, il ventottenne Ivan Rossomakhin ha ucciso a colpi d’ascia una pensionata di 85, Yulia Buiskich, nella sua casa a Novyj Burets, regione di Kyrov. Rossomakhin era appena rientrato dalla guerra. Era stato condannato per omicidio nel 2020 a dieci anni di galera, riscattati in un colpo solo al fronte.
Su cinquantamila ex carcerati reclutati, tra il 10 e il 20 per cento secondo un reportage del New York Times era composto da malati di Aids ai quali è stato dato l’aut aut tra «morire in modo lento oppure rapido». In carcere, dove le medicine non arrivano, oppure in battaglia. Wagner ti cura con farmaci appropriati. Tra 5 e 10mila positivi al virus si sono così trovati di fronte al dilemma. E per lo più hanno scelto l’opzione rapida, rispondendo all’appello che spiccava su tutti i muri: «Unisciti alla squadra vincente!».
Quasi nessuno aveva esperienze di guerra. Provvisti di un Kalashnikov, un giubbotto antiproiettile, 120 munizioni e un elmetto, si sono uniti alle forze mercenarie portando un segno distintivo, un braccialetto di gomma rosso o bianco. Utile anche nel momento d’esser fatti prigionieri, per continuare le cure nelle carceri ucraine.
(da il Messaggero)
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