Destra di Popolo.net

RETROMARCIA DELLA MELONI SUL MES, SOLO 4 MESI DI STOP: DALLO SCONTRO IN MAGGIORANZA ESCE SCONFITTA LA LINEA DURA DI MELONI E SALVINI

Giugno 30th, 2023 Riccardo Fucile

PASSA LA LINEA DI GIORGETTI E FITTO

Dopo uno scontro nella maggioranza andato avanti tutta la notte, Giorgia Meloni deve cedere alla linea dei moderati del centrodestra e alle pressioni europee. La maggioranza presenta infatti una sospensiva della ratifica del Mes che prevede uno stop di quattro mesi al massimo, in attesa di completare le modifiche del patto di stabilità e dell’unione bancaria. Salta l’opzione ventilata ieri durante una riunione alla Camera dal capogruppo meloniano Tommaso Foti di un blocco di un anno, vincolato alle elezioni europee e al rinnovo della commissione.
Una sconfitta politica non solo di Foti, ma soprattutto della presidente del Consiglio e della Lega, che aveva proposto addirittura uno stop sine die e che per mesi tuonava contro il meccanismo. Passa la linea di Giancarlo Giorgetti, Raffaele Fitto e Giulio Tremonti, che con realismo avevano indicato proprio l’autunno come termine massimo per approvare il Salva stati, consentendo al Mes di entrare in vigore nel gennaio del 2024, come reclamato da Bruxelles. Nel testo firmato dai capigruppo di maggioranza c’è scritto: ‘’Alla luce delle modifiche apportate al trattato istitutivo del Mes, a seguito dei recenti cambiamenti del contesto interazionale in cui il Mes verrebbe chiamato ad operare e considerato che si è ancora in fase di attesa di quelle che potranno essere le nuove regole del Patto di Stabilità europeo, del completamento dell’Unione bancaria e dei meccanismi di salvaguardia finanziaria – questioni fondamentali per il futuro della crescita di tutti i Paesi membri dell’Unione Europea e non scindibili dal Mes – si ritiene opportuno procedere a maggiori approfondimenti del funzionamento del Mes, vista la delicatezza degli argomenti trattati’’, e si ‘’delibera ai sensi dell’articolo 40, comma 1, del Regolamento della Camera, di sospendere l’esame dell’A.C. 712 per un periodo di 4 mesi, alla luce delle modifiche’’.
(da La Repubblica)

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DANIELA SANTANCHE’ E I PRESTITI DI VISIBILIA A UN’ALTRA SUA AZIENDA

Giugno 30th, 2023 Riccardo Fucile

DELLA D1 PARTECIPAZIONI ERA USUFRUTTUARIO L’EX COMPAGNO ALESSANDRO SALLUSTI

L’azienda Visibilia di proprietà di Daniela Santanchè concedeva finanziamenti a società terze anche se aveva un rosso di bilancio. Tra queste c’è la D1 Partecipazioni, che apparteneva proprio alla ministra del Turismo. E di cui l’ex compagno Alessandro Sallusti era usufruttuario. La storia emerge dalla perizia di parte depositata nel procedimento civile aperto dopo le denunce dei piccoli azionisti. Che hanno visto i loro soldi bruciare con il crollo delle azioni. Insieme alla vicenda della Maserati e dell’appartamento al Pantheon. E rischia di mettere in difficoltà l’esponente del governo Meloni attesa a riferire in Senato il prossimo 5 luglio. Mentre tra gli alleati c’è chi si smarca. Ed emergono dettagli sul voto a Palazzo Madama per l’odg sulla Cig.
I crediti inesigibili
Tutto parte, spiega oggi Repubblica, dai crediti inesigibili di Visibilia. Secondo la perizia di parte negli anni sono stati iscritti a bilancio crediti senza fatture. Che venivano in alcuni casi emesse anni dopo. Grazie a questo meccanismo le perdite sarebbero state camuffate. «Si evidenzia come il patrimonio netto rettificato assume un valore negativo per oltre 5,4 milioni di euro già al 31 dicembre 2014 e che tale aggregato peggiora nel periodo fino ad assumere al 31 dicembre 2018 un valore negativo per oltre 8,2 milioni», si scrive nella perizia di parte.
Poi c’è il contratto che risale al 17 maggio 2013. Con il quale Visibilia, rappresentata dal suo amministratore unico Daniela Santanchè, concede alla D1 Partecipazioni, sempre rappresentata da lei, un finanziamento. Inizialmente pari a 2,5 milioni. Ma nella procura si parla di 680 mila euro. La società vede come usufruttuario Alessandro Sallusti. Ed è nata pochi giorni prima, il 10 maggio.
La D1 partecipazioni con Alessandro Sallusti
La società da statuto svolge «attività di assunzione, detenzione e gestione di partecipazioni in altre società o enti». Nel 2013 accumula in otto mesi debiti per 1,5 milioni. Dal 2017 il patrimonio netto diventa sempre negativo. E la perizia aggiunge: «Appare evidente come la recuperabilità di tale credito fosse strettamente legata alla situazione patrimoniale ed economica di D1 Partecipazioni». La società nel 2019 è stata messa in liquidazione e negli ultimi bilanci i revisori scrivano che «non possiede azioni proprie; non possiede azioni o quote di società controllanti; nel corso dell’esercizio la società non ha posto in essere acquisti o alienazioni di azioni». Il credito non poteva essere recuperato già dal 2017. Ma la svalutazione è stata effettuata solo tra 2020 e 2021.
(da agenzie)

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MELONI SILURATA DAGLI “AMICI” ORBAN E MORAWIECKI

Giugno 30th, 2023 Riccardo Fucile

SALTA L’ACCORDO UE SUI MIGRANTI

Neppure il tempo di finire di esprimere la soddisfazione per i risultati raggiunti che questi stessi risultati hanno iniziato a sgretolarsi sotto i suoi occhi. Al vertice europeo in corso a Bruxelles, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni incassa per ora un nulla di fatto in tema di migrazione, tradita proprio dai paesi ideologicamente più affini alla sua visione politica: Polonia e Ungheria.
” Su migrazioni siamo riusciti davvero a cambiare punto di vista”, si era sbilanciata la presidente. Ma nella notte, la cena di lavoro dei leader europei che avrebbe dovuto ratificare l’intesa che si era prospettata nel tardo pomeriggio, si è chiusa senza nessun accordo. “I leader non hanno approvato le conclusioni” sul dossier, spiegano fonti Ue. Al testo delle conclusioni si sono opposte, appunto, Varsavia e Budapest. Oggi i lavori riprenderanno. in teoria per affrontare il tema Cina ma è possibili che si tendi un recupero anche sulla questione migrazione sebbene i margini sembrino risicati. Ungheria e Polonia si sono infatti opposte al testo sia nella forma, chiedendo che sul tema ci sia unanimità, sia nella sostanza, ovvero contestando la solidarietà obbligatoria prevista dal nuovo Patto.
Oltre alla modifica della parte sui ricollocamenti la Polonia, per dare il suo via libera alle conclusioni del vertice Ue sui migranti, chiede più fondi europei per i rifugiati ucraini accolti in Ue. “Il Consiglio europeo – si legge nella proposta di modifica – chiede alla Commissione, nel contesto della revisione di medio termine del quadro finanziario pluriennale, di avanzare rapidamente nell’attuazione del paragrafo 15 (dedicato agli sfollati ucraini) mobilitando immediatamente i necessari fondi europei sostanziali”. Varsavia vorrebbe anche inserire un riferimento alla “importanza dell’azione preventiva nell’area della migrazione così che i flussi migratori contribuiscano solo allo sviluppo e alla prosperità dell’Unione, senza avere un effetto negativo sull’ordine pubblico e la sicurezza dei suoi cittadini”.
Una prima intesa sulla solidarietà obbligatoria era stata raggiunta a inizio giugno. L’attacco di Varsavia e Budapest era annunciato ma tra i paesi favorevoli si sperava ancora nella possibilità di una ricucitura. Così non è stato. Mateus Morawiecki e Viktor Orban, quando nel tardo pomeriggio il vertice è passato al capitolo migrazione, hanno ribadito la loro proposta di emendare le conclusioni del summit. “Il Consiglio europeo conferma che, nel contesto delle misure di solidarietà che sono ugualmente valide, il ricollocamento e il reinsediamento saranno su base volontaria”: questa la posizione dei due Paesi che però, in questo modo, minano alla base il concetto di solidarietà obbligatoria che regge il Patto sui migranti.
Gli altri 25 spingono per una soluzione, anche a costo di eliminare per interno i paragrafi dedicati alla migrazione e limitarsi a “prendere nota” della lettera inviata ai leader dalla presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen che elenca i passi avanti compiti sinora. Perdendo così la possibilità di registrare progressi sulla dimensione esterna, che ora è il vero nuovo orizzonte su cui si stanno concentrando i negoziati a Bruxelles. E che è una priorità assoluta per Giorgia Meloni. Secondo fonti polacche, la premier nel corso della giornata era attesa da un trilaterale con Morawiechi e il premier ceco Petr Fiala: tutti e tre militano in Ecr. Dell’incontro, tuttavia, non c’è traccia ufficiale. Uno scambio, del tutto informale, secondo le immagini che circolano del vertice, c’è stato tra Meloni, Morawiecki e Viktor Orban, ma ben prima che si parlasse di migranti. E che la trincea polacco-ungherese portasse allo stallo l’intero vertice allungando la discussione sui migranti fino a tarda notte. E innescando una girandola di bilaterali finalizzata a smussare le posizioni dei leader sovranisti.
(da agenzie)

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FUOCO AMICO SU MELONI: POLONIA E UNGHERIA SILURANO NELLA NOTTE L’ACCORDO SUI MIGRANTI AL VERTICE UE

Giugno 30th, 2023 Riccardo Fucile

VARSAVIA E BUDAPEST NON VOGLIONO LA SOLIDARIETA’ OBBLIGATORIA E IL REINSEDIAMENTO

La prima giornata del Consiglio Europeo a Bruxelles si conclude senza un accordo sull’immigrazione. E a fermarlo sono state Polonia e Ungheria. «I leader non hanno approvato le conclusioni» sul dossier, spiegano fonti Ue. Stamattina i lavori riprenderanno sul capitolo Cina. Secondo le fonti Varsavia e Budapest vedono come fumo negli occhi il nuovo Patto approvato a maggioranza qualificata dal Consiglio Affari Interni in Lussemburgo dopo un negoziato fiume. Perché, sostengono, il tema è troppo delicato e compete ai leader. Che però decidono all’unanimità. L’obiettivo dei due paesi è portare allo stallo l’intesa sulla solidarietà obbligatoria raggiunta a inizio giugno.
Le misure di solidarietà
I due paesi fanno sapere che puntano a rendere su base volontaria il ricollocamento e il reinsediamento dei migranti. Minando così alla base il concetto di solidarietà obbligatoria che regge il patto. Gli altri 25, fa sapere l’Ansa spingono per una soluzione. Anche a costo di eliminare per interno i paragrafi dedicati alla migrazione. E limitarsi a «prendere nota» della lettera inviata ai leader dalla presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen che elenca i passi avanti compiti sinora. L’argomento è una priorità assoluta per Giorgia Meloni. Secondo fonti polacche, la premier nel corso della giornata era attesa da un trilaterale con Morawiecki e il premier ceco Petr Fiala: tutti e tre militano in Ecr. Dell’incontro, tuttavia, non c’è traccia ufficiale.
Lo stallo
C’è stato invece uno scambio informale tra Meloni, Morawiecki e Viktor Orban, Ma ben prima che si parlasse di migranti. E che la trincea polacco-ungherese portasse allo stallo l’intero vertice allungando la discussione sui migranti fino a tarda notte.
(da agenzie)

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È STATO IDENTIFICATO IL TURISTA COGLIONAZZO CHE HA SFREGIATO IL COLOSSEO, INCIDENDO IL SUO NOME E QUELLO DELLA FIDANZATA

Giugno 30th, 2023 Riccardo Fucile

SI CHIAMA IVAN DIMITROV, HA 27 ANNI (PORTATI MALE) E VIVE A BRISTOL, DOVE LAVORA COME PERSONAL TRAINER – LUI E LA SUA BELLA, HAYLEY BRACEY, SONO STATI IDENTIFICATI INCROCIANDO LE IMMAGINI DI VIDEOSORVEGLIANZA CON I NOMI DEI BIGLIETTI DI INGRESSO. NON È STATO DIFFICILE, VISTO CHE LI AVEVANO INCISI SUL MURO DELL’ANFITEATRO FLAVIO

Ivan e Haley sono ancora in giro per l’Europa. Una lunga vacanza che si concluderà a Bristol, in Inghilterra, dove abitano e dove lui lavora come personal trainer. Troveranno ad attenderli anche i poliziotti. Consegneranno loro la denuncia a piede libero emessa dai carabinieri della compagnia Roma Centro per aver deturpato una parete del Colosseo incidendo i loro nomi con una chiave.
Gli investigatori dell’Arma li hanno identificati incrociando le immagini della videosorveglianza dell’Anfiteatro Flavio e anche i nominativi sui biglietti d’ingresso di quel giorno — era il 23 giugno scorso, come avevano scritto sul muro — e i soggiorni dei turisti nelle strutture di accoglienza nel centro della Capitale.
Ivan Dimitrov, 27 anni, e la compagna Hayley Bracey, di 33 anni, sono nel frattempo ripartiti e i carabinieri, che li accusano con la Procura di danneggiamento e deturpamento di beni archeologici, stanno cercando di rintracciarli nel Paese dove si trovano adesso.
Altrimenti ci penseranno i colleghi inglesi. In caso di condanna — fino a cinque anni — dovranno risarcire anche il restauro della parete, oltre a una multa di 15 mila euro.
(da Il Corriere della Sera)

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NUOVI DOCUMENTI DELLA CNN: “SUROVIKIN MEMBRO VIP SEGRETO DEL GRUPPO WAGNER CON 30 ALTI DIRIGENTI E 007 RUSSI”

Giugno 30th, 2023 Riccardo Fucile

VISIONATE LE CARTE DEL DOSSIER CENTER INVESTIGATIVO RUSSO

Il generale russo Sergei Surovikin, arrestato ieri 29 giugno a seguito del fallito colpo di Stato tentato, sarebbe un membro vip del Gruppo Wagner, guidato dal leader Yevgeny Prigozhin.
È quanto annuncia la Cnn che ha visionato dei documenti esclusivi ottenuti dal Dossier Center investigativo russo.
Nelle carte, spiega l’emettente statunitense, viene provato che Surovikin aveva un «numero di registrazione personale» con la compagnia Wagner, insieme ad un’altra trentina di alti dirigenti e membri dell’intelligence di Mosca, anche loro vip segreti del gruppo di mercenari. Non si conosce ancora cosa comporti essere parte dei vip della Wagner.
Surovikin è soprannominato «Generale Armageddon» per le sue spietate tattiche di bombardamento delle città.
È stato a capo dell’operazione militare in Ucraina da ottobre 2022 a gennaio 2023. In autunno era stato infatti, nominato dal presidente russo Vladimir Putin, per guidare le forze di Mosca e la campagna con cui la Russia ha bombardato i sistemi di approvvigionamento energetico di Kiev, colpendo le centrali elettriche ucraine e altre infrastrutture vitali.
(da agenzie)

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LA MADRE DEL 17ENNE NAHEL UCCISO DA UN POLIZIOTTO: “NON CE L’HO CON LA POLIZIA, MA CON UN AGENTE”

Giugno 30th, 2023 Riccardo Fucile

“HA VISTO UN RAGAZZO ARABO E L’HA AMMAZZATO”

Mentre nelle periferie delle città francesi continuano gli scontri e le violenze dopo l’omicidio del 17enne Nahel da parte di un poliziotto, la madre del ragazzo in un intervista a France 5 ha detto che la sua rabbia non è rivolta all’intero corpo di polizia.
«Non ce l’ho con la polizia – ha detto Mounia M. – ce l’ho con una persona: quello che tolto la vita a mio figlio. Lui non doveva uccidere mio figlio, c’erano altri modi di agire. Un proiettile? Così vicino al suo torace? No, non posso crederci. Ci sono altri modi di farlo uscire dalla macchina. Uccidere dei ragazzi cosi…per quanto tempo ancora?».
La donna è sicura che il poliziotto ha agito per razzismo: «Ha visto la faccia di un arabo, quella di un ragazzino, e ha voluto togliergli la vita». L’avvocato che assiste l’agente accusato dell’omicidio e finito oggi in carcere ha ribadito che il suo cliente «ha sparato un colpo che pensava fosse necessario sparare con l’arma che gli era stata consegnata dallo Stato per garantire la sicurezza sua e dei suoi concittadini».
(da agenzie)

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RAGAZZO UCCISO DA UN POLIZIOTTO, IN FRANCIA TERZA NOTTE DI VIOLENZE, 660 FERMATI, 40.000 AGENTI SCHIERATI

Giugno 30th, 2023 Riccardo Fucile

AUTO INCENDIATE, COMMISSARIATI ASSALTATI

Oltre 40mila agenti schierati, auto incendiate, commissariati assaltati, saccheggi. Il ministro dell’Interno Gérald Darmanin ha annunciato che 667 persone sono state arrestate nella terza notte di violenze per l’uccisione, martedì scorso a Nanterre, nella periferia di Parigi, del giovane Nahel.
“La scorsa notte, la nostra polizia, gendarmi e vigili del fuoco hanno affrontato coraggiosamente violenze rare. Secondo le mie ferme istruzioni, hanno effettuato 667 arresti”, ha twittato i ministro.
Data la situazione, il presidente francese Emmanuel Macron ha convocato una nuova riunione dell’unità di crisi interministeriale per oggi alle 13. Il capo dell’Eliseo, che si trova a Bruxelles per il Consiglio europeo, potrebbe dunque anticipare il rientro a Parigi prima ancora che le discussioni con gli altri capi di Stato e di governo Ue siano concluse. Una conferenza stampa dovrebbe comunque essere confermata prima della sua partenza.
Scontri e fermi
Gli scontri si sono verificati in numerose città, compresi i sobborghi di Parigi. Sono stati assaltati anche scuole e municipi, saccheggiati negozi. Bus e metro hanno smesso di circolare alle 21 nei quartieri dove sono esplose le violenze.
Più di 420 persone sono state fermate per controlli, ha annunciato su Twitter il ministro dell’Interno francese, Gerald Darmanin.
(da agenzie)

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SOPRAVVISSUTI ALL’INFERNO, LE TESTIMONIANZE SUI LAGER LIBICI

Giugno 30th, 2023 Riccardo Fucile

MENTRE IL GOVERNO ITALIANO CONTINUA A FINANZIARE I TRAFFICANTI DELLA GUARDIA COSTIERA LIBICA

Storie agghiaccianti, ricostruite mirabilmente da Barbara Battaglia per nev.it, l’agenzia stampa della Federazione delle chiese evangeliche in Italia: “In Libia dei banditi mi hanno venduto come schiavo. Ho passato il carcere, ho visto ogni tipo di violenza, io lo so che non sono in pace…A un certo punto abbiamo preso un barcone. Alcuni si sono gettati in mare, sono sopravvissuti. Ma ci hanno riportato di nuovo in Libia, ancora in carcere. Violenza, fame, sete. Devi immaginare le cose peggiori”.
Parla tantissimo e veloce, Yaqob Idres, classe 1998, quando racconta degli anni in cui è stato in Libia. E’ nato in Sudan, uno degli ospiti della Casa delle culture di Scicli, in provincia di Ragusa, una delle iniziative nate in seno a Mediterranean Hope, programma migranti e rifugiati della Federazione delle chiese evangeliche in Italia, finanziato in larga parte dall’Otto per mille valdese. “Eravamo 35 persone in un garage che non era nemmeno un garage, a terra, solo botte, non c’era da mangiare o bere. Se non chiami la tua famiglia e ti fai dare dei soldi, il giorno dopo ti chiedono più soldi, ti bruciano il corpo…”Ti vendiamo”, lo sentiamo dire ogni giorno. Ce lo urlano. Ti buttano l’acqua addosso per svegliarti.
In Libia è impossibile vivere, stavo per impazzire. Ho visto la morte, se non ti salvi nessuno ti salva”, continua. “Siamo riusciti a scappare, un’altra volta, con un gruppo, ma ci hanno ripreso. Io nel frattempo avevo problemi alla schiena, me l’hanno rotta. Ho subito un intervento, sono andato con la sedia davanti a un ufficio (di un’istituzione sovranazionale, ndr) e loro mi hanno fatto l’operazione, dopo 3 mesi ho ripreso a camminare”. Da un anno vive in Sicilia, sta studiando l’italiano e come gli altri beneficiari dei corridoi umanitari ha ottenuto la protezione internazionale, lo status di rifugiato. “Qui è tutto diverso, puoi sognare di andare a lavoro, puoi studiare, puoi costruire un piccolo futuro, un po’ di autonomia, andare avanti”. E il futuro? “Mi vedo con un piccolo progetto, con una famiglia, con dei bambini, e vorrei aiutare le persone che hanno bisogno. Per me l’importante è la pace”.
I progetti futuri sono difficili da immaginare, la migrazione, anzi la Libia, sembra annullarli, sempre se sono mai esistiti. Emerge che l’unico sogno è sopravvivere. O scappare da quell’inferno, o entrambe le cose. E i ricordi, anche quelli, sono difficili da verbalizzare.
Ta’ah Ali Mohammed ha 21 anni, è nato in Sudan, e del suo Paese natio dice “non c’era niente, solo problemi. Me ne sono andato in Libia a 14 anni, da solo, sono passato da un inferno all’altro. Sono stato 4 anni in Libia, la “cosa minore” che ti può succedere lì è il carcere. La Libia è peggio della mafia”, chiosa. Ha dei gravi problemi di salute, sta affrontando un lungo percorso di cure mediche, con una terapia complessa e alcune problematiche non risolvibili, in sostanza.
Ora come stai, gli chiedo. “Un anno è come se fosse un mese, il tempo vola qui”, risponde, ridendo. “Sono certo che vado a migliorarmi, basta che c’è la volontà, è difficile sognare ma se ci credi ci si arriva…Sicuramente il mio futuro, la mia vita, migliora. Sono una persona che ama stare con gli altri, amo tutto di Scicli, le cose andranno bene”.
Sorride tanto Metwakel Brima, 27 anni, nato in Sud Sudan, dice che cerca di far sorridere anche gli altri suoi compagni di questa avventura, i ragazzi coi quali condivide gli spazi e la vita alla Casa delle culture. “Mi trovo bene, in un anno e mezzo non ho mai visto nessun razzismo…No, non ho amici italiani. Faccio dei lavori saltuari, ho studiato italiano”, racconta. L’anno prossimo farà l’esame di terza media. Qual è la tua giornata-tipo? “Bevo il caffè, se c’è un lavoro vado a lavoro, guardo video su youtube, per praticare anche in questo modo l’italiano. Il pomeriggio vado al parco con gli amici, preparo la cena, poi vado a letto, nel tempo libero più che altro studio”. Il suo ricordo più bello è “quando ero bambino”, la sua passione più grande “la storia del Sudan”.
Il ricordo del Sudan e dell’infanzia è la prima cosa che si palesa anche nelle parole di Ahmer Hussain, nato nel 1998, agricoltore: “Aiutavo la mamma in Sudan nei campi, ogni giorno, dopo la scuola, avevamo una vita normale. Qui in Sicilia coltiviamo pomodori, fave cipolle, melanzane, in Sudan legumi e carote. Vorrei avere un terreno tutto mio”.
Nel 2011 la guerra, la decisione di scappare nella capitale sudanese, Khartoum: “Ma anche lì c’erano problemi, ci prendevano a calci…Non so dove sono i miei genitori. Mia sorella vive ancora a Karthoum, ci sentiamo ogni tanto”. E poi la Libia. “Ho messo i soldi da parte, per andare in Libia. Ho fatto un viaggio durato quasi due mesi, attraverso il deserto, con le macchine, passando dal Ciad, nel 2017. Ogni tanto la macchina si rompeva e dovevamo fermarci. Ho pagato il viaggio 35.000 sterline sudanesi (equivalgono a circa 50 euro, ndr), il valore di una piccola auto, per capirci”.
Cosa vuol dire stare in Libia, com’è? “La Libia è il posto più brutto che ho visto in Africa, nella mia vita. Ti possono bruciare, sparare, mettere in carcere, ucciderti per rubarti un auricolare. Non c’è nessuna legge, non ci sono tribunali, se non ti pagano per il tuo lavoro”. Cosa vuoi fare ora? “Voglio solo stare bene”.
(da Globalist)

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