Novembre 4th, 2023 Riccardo Fucile
NESSUN RAID MIRATO, E’ SOLO UN ATTO TERRORISTICO DI UN GOVERNO CRIMINALE
Nessuna arma di precisione, nessun raid mirato: secondo un’inchiesta pubblicata dal New York Times, quello sul campo profughi di Jabaliya, nella Striscia di Gaza, è stato un attacco indiscriminato che ha provocato decine di vittime civili.
Il quotidiano americano ha svolto uno studio delle immagini satellitari dalle quali emerge che Israele ha sganciato sui civili due bombe da 1.000 libbre l’una, circa 1.800 chili in totale, le seconde più pesanti presenti nel proprio arsenale. Ordigni capaci di distruggere anche obiettivi sotterranei ma che, proprio per la loro forza esplosiva, non vengono di solito utilizzati in aree densamente affollate.
Che l’attacco al campo fosse l’ennesima tragedia dopo quasi un mese di raid ininterrotti di Tel Aviv, con quasi 10mila vittime secondo le autorità locali, è apparso chiaro fin dalle prime ore. Lo ‘Stato ebraico’ ha fatto sapere a stretto giro che il bombardamento aveva l’obiettivo di colpire un comandante e altri combattenti di Hamas nascosti nella rete di tunnel sotterranei. Non è chiaro se il piano sia andato a buon fine, certo è che ha provocato l’ennesima strage di civili nella Striscia, tanto che anche le Nazioni Unite hanno chiesto che vengano svolte indagini per stabilire se da parte di Israele sia stato commesso un crimine di guerra.
Come scrive il giornale americano, non è raro che l’esercito israeliano ricorra a questo tipo di armi. La fitta rete di tunnel creata da Hamas nella Striscia le rende indispensabili, secondo i vertici militari, per colpire i passaggi sotterranei, rifugio dei miliziani e centrali anche per il trasferimento di beni, finanziamenti e armi. Il problema è che l’utilizzo di queste armi in un’area densamente popolata come il campo profughi di Jabaliya solleva un problema di proporzionalità dell’attacco, dato l’elevato numero di vittime che provocheranno.
I due crateri provocati dagli ordigni, e visionati dagli esperti sentiti dal New York Times grazie alle immagini satellitari, sono larghi circa 12 metri, “dimensioni coerenti con le esplosioni sotterranee che questo tipo di arma produrrebbe in un terreno leggero e sabbioso”, scrivono citando uno studio tecnico del 2016 condotto da Armament Research Services, una società di consulenza per la ricerca sulle munizioni.
Secondo uno degli autori dello studio, sentito dal Nyt, le bombe avrebbero potuto avere “una miccia ritardata” che ne posticipa la detonazione fino a pochi millisecondi dopo la penetrazione nel terreno, in modo che il potere distruttivo dell’esplosione raggiunga una maggiore profondità. L’esperto ha comunque precisato che dalle immagini non era possibile stabilire se le bombe fossero dotate di testate anti-bunker, progettate per perforare le strutture militari rinforzate. Come non è possibile verificare se effettivamente sotto il campo profughi si nascondessero tunnel di Hamas.
Resta il fatto che, indipendentemente da questo, il prezzo in termini di vite civili è sproporzionato. Proprio per questo, 83 Paesi, tra cui anche gli Stati Uniti, ma non Israele, hanno recentemente firmato una convenzione sulle armi esplosive che li impegna ad astenersi, “ove appropriato, dall’uso di armi esplosive in aree popolate” a causa dell’eccessivo rischio di morte per i civili.
(da agenzie)
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Novembre 4th, 2023 Riccardo Fucile
NON DEV’ESSERE FACILE, PER I NUOVI VERTICI DELLA RAI, AMMETTERE CHE L’AZIENDA PUBBLICA PERDE ASCOLTI PERCHÉ I NUOVI PADRONI POLITICI DEL PAESE HANNO EPURATO O EMARGINATO SOLIDI PROFESSIONISTI CONSIDERATI “NEMICI”. LA COSIDDETTA “EGEMONIA CULTUR
ALE” NON È UN’INTENZIONE, È UN RISULTATO
Non dev’essere facile, per i nuovi vertici della Rai, ammettere che l’azienda pubblica perde ascolti perché i nuovi padroni politici del Paese hanno epurato o emarginato solidi professionisti considerati “nemici” (nemici loro, certo non dell’azienda). Eppure è esattamente, banalmente quello che è accaduto. Con un rapporto di causa/effetto così ovvio che si fatica a parlarne senza ripetere cose altrettanto ovvie.
La prima è che le persone che se ne sono andate, o sono state cacciate, lavoravano alla Rai (qualcuno da una vita) non per vassallaggio politico ma per capacità professionale, premiati da risultati che andavano a tutto vantaggio dell’azienda. La seconda è che non esisteva un piano B, c’era solo un piano A: cacciare “quelli di sinistra”. La terza, e la più importante, è che non basta proclamare un “cambio di paradigma” culturale per realizzarlo. Ci vogliono le persone, le idee e le competenze. La cosiddetta “egemonia culturale” non è un’intenzione, è un risultato. Non la si improvvisa. Non la si inventa. Non la si decide a tavolino. I risultati arrivano se prima hai lavorato bene: anche il più sprovveduto mister di calcio almeno questo lo sa.
Certo è più comodo e sbrigativo ricorrere ai colpi di spugna (cancel culture…). Ma poi i risultati si vedono.
(da La Repubblica)
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Novembre 4th, 2023 Riccardo Fucile
GIULIO VENTURI PERO E’ STATO CACCIATO PER AVER CRITICATO COLLEGHI DI PARTITO
La Lega di Bologna espelle il consigliere comunale Giulio Venturi, portavoce del gruppo leghista a Palazzo D’Accursio. A quanto si apprende, il provvedimento è stato emesso ieri sera nel corso della riunione del direttivo provinciale convocata “per analizzare le mie dichiarazioni”, così aveva detto lo stesso Venturi alla vigilia.
Venturi, nipote di Marco Biagi, da giorni era al centro delle polemiche per i suoi inviti a gestire con “pesanti manganellate” e bastonate “tra capo e collo” sia gli eccessi della movida che i blocchi del traffico attuati per protesta dagli ambientalisti, come nei recenti casi con protagonisti gli attivisti di Ultima generazione.
La Lega, per bocca del segretario cittadino Cristiano Di Martino, aveva preso le distanze da queste affermazioni ma, a quanto pare, il provvedimento di espulsione non è stato motivato con le parole di Venturi sui manganelli: bensì con le prese di posizione contro i dirigenti del partito che il consigliere ha esternato nei giorni scorsi replicando alle critiche ricevute.
“Il direttivo e i dirigenti bolognesi e provinciali attuali del partito sono la causa della scomparsa della Lega dai radar in città”, ha affermato ad esempio Venturi. Dichiarazioni fuori linea possono anche capitare, è insomma il ragionamento circolato ai vertici del Carroccio, ma attacchi così non possono essere accettati. L’espulsione, comunque, non dovrebbe essere automatica: Venturi, presente al direttivo di ieri, potrà impugnarla e tentare una difesa. Se però la ‘cacciata’ dal partito diventerà effettiva, Venturi dovrà lasciare il gruppo della Lega in Comune che, a quel punto, rimarrebbe rappresentato dal solo Matteo Di Benedetto visto che l’altra consigliera eletta con il Carroccio, Francesca Scarano, è passata da tempo al misto.
(da agenzie)
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Novembre 4th, 2023 Riccardo Fucile
SENZA LAUREA, SI METTE A FILOSOFEGGIARE SULLA DISTINZIONE TRA INQUINAMENTO INDUSTRIALE E CAMBIAMENTO CLIMATICO CHE “ESISTE DA ÈRE GEOLOGICHE”
“Io non credo che il cambiamento climatico sia anche frutto dell’uomo, no”.
E ancora: “Il cambiamento climatico è in corso da varie ere geologiche. Noi cioè attraversiamo il cambiamento climatico da molto tempo, da sempre, da quando la Terra esiste”.
Sono due passaggi di una intervista tv rilasciata dalla neopresidente di Arpa, l’agenzia regionale per l’ambiente della Lombardia, Lucia Lo Palo a Claudio Brachino sul canale video di Italpresse.
Parole per cui ora le opposizioni, da Pd a M5S, ne chiedono le dimissioni definendola ‘negazionista del clima’.
(da agenzie)
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Novembre 4th, 2023 Riccardo Fucile
“OCCORRE UN FRONTE DI TUTTE LE OPPOSIZIONI”
«Utilizzeremo ogni strumento della dialettica parlamentare contro un disegno che riteniamo pericoloso». La segretaria Pd Elly Schlein ha criticato il disegno sul presidenzialismo licenziato ieri dal governo dicendo che parlerà con le altre opposizioni. «Condivido le critiche di Amato – ha detto a Milano all’ottava edizione di Elle Active – indebolisce il Parlamento e le prerogative del presidente della Repubblica. È uno stravolgimento della Costituzione e della Repubblica parlamentare».§
«Nel contesto della manovra» gli esponenti del Governo «mettono fuori una proposta pasticciata, un tentativo di distrarre dalla manovra». Quella del premierato «è una proposta di riforma costituzionale che indebolisce il Parlamento e non ne abbiamo bisogno», inoltre «indebolisce le prerogative del presidente della Repubblica, ma il presidente della Repubblica ha garantito la stabilità del Paese, così importante nel nostro equilibrio costituzionale», ha detto Schlein a un evento alla Cattolica a Milano sulla riforma del premierato. Questa proposta di riforma «è uno stravolgimento della nostra Costituzione. Ci confronteremo con le altre opposizioni per contrastare un disegno di legge che consideriamo pericoloso» ha concluso.
«In questo contesto – aggiunge – loro mettono fuori una proposta che a nostro avviso è pasticciata, è un tentativo di distrarre l’attenzione dalla mancanza di risposte economiche e sociali in questa manovra, ma non per questo è meno pericolosa. E questo perché è una proposta di riforma costituzionale che indebolisce il Parlamento, e non ne ha bisogno, anzi. Abbiamo visto in questi anni un abuso della decretazione d’urgenza che comprime molto il ruolo del Parlamento. Questo è un male antico, che non nasce con questo governo, ma bisogna dire che questo governo ce la sta mettendo tutta per battere ogni record. Già 43 infatti sono stati quest’anno i decreti fatti d’urgenza».
«Dall’altra parte – prosegue la segretaria dem – è una riforma che indebolisce le prerogative del presidente della Repubblica. E noi pensiamo che se c’è un’istituzione che in questi ultimi 10 anni di navigazione difficile per l’Italia ha garantito la stabilità e la credibilità internazionale del paese è il presidente della Repubblica. Quindi per noi non sono da limitare quelle prerogative» e la riforma invece «lo fa, checché ne dicano in conferenza stampa, perché è una riforma che in qualche modo toglie una prerogativa importante che è quella della nomina del presidente del Consiglio, si limita a ratificare l’esito elettorale, ma anche della gestione dell’eventuale crisi, così come il potere dello scioglimento delle Camere, prerogativa essenziale del presidente della Repubblica».
Le critiche di Schlein a Meloni sulle politiche per le donne
«Importante» che in Italia ci sia «una leadership femminista» secondo la segretaria Pd Elly Schlein, ovvero una guida che «non si dà pace finché non riesce a migliorare la condizione di vita e lavoro di tutte le donne, anziché colpire sulle pensioni come ha fatto Giorgia Meloni, anziché aumentare le tasse su pannolini e assorbenti». A margine della due giorni di Elle Active Schlein ha rilanciato la proposta di fare «subito un congedo parentale paritario» di tre mesi «per aiutare l’occupazione femminile». «Le donne – ha aggiunto – vedono sulle loro spalle la maggior parte del carico di cura in questo Paese e se il governo non mette risorse e illude sui nidi, di cui in realtà non aumenta il numero, questo Paese non sta aiutando le donne e, invece, bisogna farlo».
(da agenzie)
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Novembre 4th, 2023 Riccardo Fucile
“SE SI RAFFORZA LA FIGURA DEL PRIMO MINISTRO SI INDEBOLISCE QUELLA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA. IL RISCHIO È CHE SIA FONTE DI TENSIONI E ATTRITI CON IL COLLE”…”IL PREMIO DI MAGGIORANZA DEL 55% FISSATO IN COSTITUZIONE È TRA GLI ELEMENTI CHE MI LASCIANO PERPLESSO. MI SEMBRA ENORME”
“Eleggere direttamente il presidente del Consiglio va sicuramente nel senso di rafforzare la stabilità del governo. Ma il premierato inglese presuppone due partiti, e qui invece si devono costruire per legge due coalizioni”. Così, al Sole 24 Ore, il senatore FI ed ex presidente del Senato Marcello Pera.
“Qui – aggiunge – si vuole lasciare ‘intatte’ le prerogative del Presidente della Repubblica, come si dice in modo palesemente insincero. Perché è evidente che se si rafforza la figura del Primo ministro necessariamente si indebolisce quella del Presidente. Il rischio è che si instauri una diarchia istituzionale e politica o un bi-presidenzialismo, fonte di tensioni e attriti”.
Inoltre “la sostituzione del Primo Ministro eletto con un altro crea un problema anche riguardo al Parlamento. Se il Primo Ministro cessa, il Parlamento, che pure è eletto assieme a lui, ha il potere di sostituirlo. Perché l’uno cade e il suo gemello no? La formula del simul stabunt simut cadent è forse rigida ma ha una logica, quella del ribaltone rispetto alla volontà popolare non ce l’ha, anche se è scritto nella Costituzione. Un bel pasticcio”.
Il premio del 55% fissato in Costituzione “è tra gli elementi che mi lasciano perplesso. Mi sembra enorme e urta sicuramente con i paletti fissati dalla Corte costituzionale. Infine mi turba l’idea di una legge elettorale in Costituzione. Così si ingessa la politica”.
“Capisco le ragioni del premierato elettivo. Ma il modo in cui viene realizzato mi sembra troppo artificioso, tortuoso e forzoso. Temo che al fondo ci sia un’illusione: risolvere i problemi dei partiti politici con la Costituzione. Mi sembra come riscrivere la grammatica italiana per promuovere quei ragazzi ignoranti che non sanno scrivere bene”, conclude Pera.
“A chi mi obiettasse che è meglio lasciare le cose costituzionali più o meno come stanno e modificare la legge elettorale (un vestitino su misura), cambiare i regolamenti parlamentari (ormai arcaici), riformare (quello sì!) il procedimento legislativo, che ancora adesso è a suon di decreti e voti di fiducia, superare il bicameralismo perfetto (che già adesso non c’è più), votare la fiducia solo al vincitore delle elezioni prima che lui solo scelga i suoi ministri, non troverei molto da obiettare. Anzi.
Dal giorno in cui votammo simboli con su scritto il nome del presidente del Consiglio, il premierato lo abbiamo già: si tratta solo di dargli i poteri per funzionare. Poteri che non avrà se ci si concentra solo sulla elezione diretta”.
Perché è evidente -aggiunge ancora l’esponente di Fdi- che se si rafforza, fino al massimo dell’elezione diretta, la figura del Primo ministro necessariamente si indebolisce quella del Presidente della Repubblica: certe cose che il secondo prima faceva, dopo non potrebbe farle più. Il rischio è che, essendo entrambi forti, si instauri una diarchia istituzionale e politica o un bi-presidenzialismo, fonte di tensioni e attriti”.
“Questo rischio -spiega Pera- non si scongiura osservando che dei due uno è più forte dell’altro. Sulla carta è così, perché il Presidente della Repubblica emana dal Parlamento e il Primo Ministro dal popolo. E però succede che al Presidente della Repubblica resta il potere di sciogliere le Camere e di nominare i ministri, due scelte che sono eminentemente politiche, mentre il presidente del Consiglio può essere licenziato dal Parlamento anche dopo poco tempo per essere sostituito da un altro dello stesso schieramento, indicato o scelto dal Presidente della Repubblica. Chi è più forte? Chi decide che si deve tornare a votare o invece continuare con altri personaggi?”
“La sostituzione del Primo ministro eletto con un altro crea un problema anche riguardo al Parlamento. Un bel pasticcio, perché vogliamo rafforzare la governabilità, introdurre il Primo ministro eletto, e poi lo ribaltiamo in Parlamento! Come ora”. Inoltre “con l’elezione ad un turno del Primo ministro ne avremmo sicuramente uno di minoranza, magari col 40% o anche meno. Occorre il ballottaggio: il premio di maggioranza alla coalizione vincente, fino al 55%, mi sembra enorme e urta sicuramente con i paletti fissati dalla Corte costituzionale. Infine -conclude l’ex presidente del Senato- mi turba l’idea di una legge elettorale in Costituzione. Così si ingessa la politica, la si condanna alla situazione attuale”.
(da agenzie)
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Novembre 4th, 2023 Riccardo Fucile
LE PROTESTE DEI CITTADINI: “BASTA CEMENTO”
Undicimila metri quadri di prato destinati a diventare cemento. Accade a Cassina de’ Pecchi, nell’hinterland milanese, dove quest’estate l’amministrazione comunale guidata dalla sindaca leghista Elisa Balconi ha dato il via libera a un nuovo progetto di supermercato che dovrebbe sorgere su un’area verde. “Una scelta miope, ancora di più in un contesto di crisi climatica” racconta l’architetta Francesca Colombo che insieme ad altri cittadini dell’area ha creato il gruppo “Custodi del paesaggio” per opporsi al progetto. Chiedono all’amministrazione di fare un passo indietro e in poche settimane hanno raccolto più di 5mila firme online oltre all’adesione di diverse realtà e associazioni del territorio come Legambiente: “Fino ad oggi tutta quest’area era tutelata dal Plis (Parco locale di interesse sovracomunale), una forma di protezione dal consumo di suolo – spiega l’architetta – ma vediamo una volontà politica di eliminare quest’area dal vincolo di tutela e di permettere la trasformazione in un’area commerciale, l’ennesima di cui francamente non ne sentiamo il bisogno”. Le Custodi del Paesaggio raccontano che “nel raggio di due chilometri e mezzo si contano nove supermercati”. I bisogni dei cittadini sembrano essere altri: “Spazi ricreativi per i ragazzi, educativi – conclude Colombo – ma anche socio assistenziali per la popolazione anziana”.
(da agenzie)
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Novembre 4th, 2023 Riccardo Fucile
LE ASSOCIAZIONI: “IL GOVERNO CI PRENDE IN GIRO, COLPIRANNO LA DIGNITA’ DEI PIU’ FRAGILI”
In Italia sono stati tagliati i fondi per le persone con disabilità a fronte di esigenze e bisogni in costante crescita. E nonostante le risorse stanziate fossero già ritenute inadeguate. La condizione di vita di oltre 3 milioni di donne e uomini con fragilità che vivono nella Penisola ha visto un peggioramento durante gli anni della pandemia e non si è mai ripresa del tutto. Anzi. Con le conseguenze del caro-vita, le persone disabili hanno visto dimezzati servizi essenziali, terapie, sostegno scolastico e assistenza domiciliare. Per questi motivi le associazioni e le famiglie si aspettavano di ricevere con l’attuale Legge di Bilancio per il 2024 almeno gli aiuti necessari attraverso le risorse già finanziate in precedenza. Nulla di tutto questo. È arrivata la doccia fredda con il congelamento dei 350 milioni di euro del Fondo per le politiche in favore delle persone con disabilità, senza nessuna reale garanzia di recupero di tali cifre per il 2024. Il maxi taglio si materializza con il governo Meloni, le cui forze politiche principali (Lega e Fratelli d’Italia in primis) in campagna elettorale avevano, tra le varie cose, promesso di incrementare le risorse e offrire una maggiore attenzione concreta per le persone non autosufficienti. Al contrario, ancora una volta sono penalizzate intere fasce di popolazione già in condizioni delicatissime.
Le associazioni insorgono: “Chiediamo al governo di ripristinare le risorse tagliate. Restituite i soldi alla disabilità”– “Diciamo un forte e convinto no a tutto questo, siamo contrari a questa scelta politica che riteniamo sbagliatissima, che provocherà altro disagio e aumenterà le criticità e le disuguaglianze sociali già presenti. La povertà delle famiglie con persone disabili a carico – aggiungono – accrescerà con questi tagli, non possiamo restare in silenzio e accettare passivamente. Non è ammissibile tagliare i fondi alle disabilità, ci saranno conseguenze gravi per la salute di centinaia di migliaia di persone disabili e i loro caregiver”. A denunciarlo a ilfattoquotidiano.it sono alcuni rappresentanti delle organizzazioni nazionali che hanno deciso di lanciare un appello al governo chiedendo “il ripristino dei fondi tagliati”. Si tratta, in ordine alfabetico, del Comitato 16 novembre, Coordinamento nazionale famiglie con disabilità (Confad), Coordinamento nazionale associazioni delle persone con sindrome di Down (Coordown), Federazione italiana associazioni volontari in oncologia (Favo), Forum italiano diritti autismo (Fida), Fight The Stroke e Federazione italiana malattie rare (Uniamo).
Il cosiddetto decreto legge “anticipi”, al fine di garantire la copertura alle misure in esso previste, attinge a piene mani anche dal Fondo per le politiche in favore delle persone con disabilità azzerandone l’assegnazione per il 2023 (350 milioni). “La motivazione addotta è che quel Fondo sarebbe destinato all’attuazione della Legge delega sulla disabilità (legge n.227/2021) di cui mancano ancora alcuni decreti attuativi, motivo che non spiega perché non possa essere comunque usato per fronteggiare le numerose emergenze delle persone con disabilità e dei loro familiari”, affermano le organizzazioni promotrici dell’appello. La ministra per le Disabilità, Alessandra Locatelli, il 3 novembre in occasione della presentazione della riforma dell’accertamento dell’invalidità civile e della valutazione multidisciplinare nei decreti attuativi approvati in CdM, ha parlato di ripristino dei fondi sulla disabilità soppressi “a partire dal 2025”. “Con queste parole viene certificato che per il 2023 e il 2024 perdiamo cosi ben 700 milioni di euro complessivi che erano destinati proprio alle persone con disabilità. Ma loro non possono aspettare due anni, se va bene. Chiediamo l’utilizzo subito delle risorse già stanziate”, reclamano tutte le associazioni contattate.
“Creano un Fondo unico per l’inclusione delle persone con disabilità ma ne tagliano quattro. Ci sono meno risorse, ci sentiamo presi in giro”– Il Governo nel frattempo licenzia il testo del disegno di legge di Bilancio, dove prevede l’istituzione di un Fondo unico per l’inclusione delle persone con disabilità con una dotazione annuale di 232 milioni, che però non comprende il Fondo per le politiche in favore delle persone con disabilità. E’ qui che le associazioni trovano oltre al danno la beffa. Per costituire il Fondo unico l’esecutivo ne sopprime però ben quattro: Fondo per l’inclusione delle persone con disabilità (erano 100 milioni di euro nel 2023), Fondo per l’assistenza all’autonomia e alla comunicazione degli alunni con disabilità (200 milioni nel 2023),il Fondo per il sostegno del ruolo di cura e di assistenza del caregiver familiare (30 milioni nel 2023) e il Fondo per l’inclusione delle persone sorde e con ipoacusia (6 milioni nel 2023). Totale 336 milioni finanziati nel 2023 rispetto ai 232 milioni del nuovo Fondo unico.
“Da quello che è emerso finora al Fondo unico nel 2024 il governo destina una cifra inferiore di 104 milioni rispetto alle risorse complessive previste per il 2023 quando sussistevano ed erano finanziati tutti e quattro i fondi che si intende sopprimere. Ci sentiamo presi in giro, sono tagli che colpiranno duramente la dignità della vita delle persone fragili”, attaccano le organizzazioni firmatarie dell’appello. “Da evidenziare – continuano – che sia per il Fondo per l’inclusione delle persone con disabilità sia per il Fondo per il sostegno del ruolo di cura e di assistenza del caregiver familiare non sono ancora previsti rifinanziamenti a valere sul 2024. Per il Fondo per l’inclusione delle persone sorde e con ipoacusia non è prevista copertura per il 2025”. In sintesi: dal 2024 ci saranno solo il Fondo “per la legge delega” (già previsto comunque da anni di altri 350 milioni) più il Fondo unico con una dotazione di soli 232 milioni. Si tratta di cifre lontanissime rispetto a 1 miliardo di euro annuale che le organizzazioni chiedono a gran voce da tempo.
“Una vita dignitosa è un diritto che non può essere negato” – La presidente di Fida, Cristiana Mazzoni, a ilfattoquotidiano.it dice che “le persone con disabilità e i loro familiari sembrano sempre più sacrificabili in una società che fa fatica a riconoscere chi non sta al passo. Non siamo invisibili né cittadini di serie B – aggiunge – e abbiamo urgente bisogno che si continui costantemente ad investire su di noi poiché una vita dignitosa è un diritto che non può essere negato”. Contraria al maxi taglio è anche Annalisa Scopinaro, presidentessa di Uniamo. “Sappiamo che far quadrare i conti, alla fine dell’anno, non è mai facile. Siamo sempre stati disposti a fare sacrifici, quando ci sono stati chiesti. Ma paghiamo di tasca nostra parte delle spese sanitarie e quasi tutte le spese sociali per implementare le abilità dei nostri figli o sostenerli nel quotidiano, in modo che la loro qualità di vita sia per quanto possibile preservata”. La numero uno della Federazione malattie rare sottolinea inoltre che “i fondi per gli assistenti domiciliari, gli educatori, la progettazione della Vita indipendente, il Dopo di noi, sono sempre stati largamente insufficienti per i nostri bisogni. Almeno quanto era già stato destinato, sia pure per decreti che non hanno avuto il tempo di essere pubblicati, deve essere congelato in attesa di questi o indirizzato a sostenere progetti già in corso, come suggeriamo nel nostro appello”.
Tra gli obiettivi di questa iniziativa c’è anche la richiesta del rafforzamento delle risorse per il sostegno del ruolo di cura e di assistenza del caregiver familiare. Lo scorso 3 ottobre 2022 il Comitato Onu per i Diritti delle Persone con Disabilità si è pronunciato riconoscendo lo stato di effettiva gravità in cui vivono i caregiver familiari in Italia. “Il mancato riconoscimento giuridico dello status sociale della loro figura ne pregiudica l’adeguato inserimento in un quadro normativo di tutela e assistenza”, continua Alessandro Chiarini presidente di Confad. “Le misure adottate dallo Stato italiano in favore dei caregiver familiari sono state riconosciute insufficienti e largamente inadeguate a garantire loro una qualità di vita accettabile. Nell’attesa che diventi operativo il Tavolo tecnico sui caregiver familiari – conclude- con questa iniziativa chiediamo di rafforzare molto gli investimenti su questa categoria di persone”.
(da Il Fatto Quotidiano)
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Novembre 4th, 2023 Riccardo Fucile
PER LA LEGGE NON PUO’ FARLO… IL “FATTO” SCODELLA UN SOPRALLUOGO FATTO DA SGARBI IN UN’ABITAZIONE PRIVATA DEL NORD PER UNA EVENTUALE VALUTAZIONE CERTIFICATA DELLE OPERE E DEL LORO VALORE – LA REPLICA DEL CRITICO D’URTO: “HO PRESO SOLO UN CAFFÈ, NON FACCIO PIÙ VALUTAZIONI”
“Buongiorno. Torno a chiedere la valutazione dei quadri presi in visione dal dott. Sgarbi questo luglio. Sono passati davvero tanti mesi ora. Sottolineo che il pagamento per la presa visione delle opere di 1.500 euro è stato soddisfatto subito. Spero di ricevere presto notizie”.
Il messaggio è del 19 ottobre ed è destinato a Vittorio Sgarbi per ricordargli qualcosa che forse gli è sfuggito: un sopralluogo fatto in un’abitazione privata del Nord Italia il 22 luglio scorso, quando da sette mesi è sottosegretario ai Beni culturali. L’episodio impatta sul tema del conflitto di interessi e delle incompatibilità che si dibatte da giorni e potrebbe portare al ritiro delle deleghe da parte di Giorgia Meloni.
Stefano Passigli, esimio professore ed esperto in questioni di Antitrust tirato in ballo da Sgarbi per dire che può fare tutte le conferenze e le mostre a pagamento che vuole, l’ha poi avvertito: libri, conferenze e presentazioni sono tutelati dal diritto d’autore e dalla Costituzione che superano la legge Frattini (n. 215/2004) sul conflitto di interessi purché “fatte direttamente”, come persona fisica, e non tramite società, cosa che avviene invece sistematicamente, tramite le società del capo segreteria Nino Ippolito e della compagna Sabrina Colle, come ha raccontato Il Fatto. Perché allora “la questione si fa più delicata per lui”.
Le attività professionali, ha spiegato Passigli al nostro giornale e prima a Nicola Porro per “Quarta Repubblica”, ricadono invece nelle incompatibilità di legge.
“Anche se gratuite” dice l’articolo 2 della legge 215/2004. E dunque, dice Passigli, “guai se Sgarbi facesse perizie e valutazioni, ma tanto Sgarbi ha detto più volte che non ne fa”.
Ed ecco il punto di caduta: può il sottosegretario ai Beni culturali, oltre ai panni del conferenziere “a gettone”, vestire pure quelli del valutatore di opere presso privati? Magari di opere che, nelle sue funzioni, dovrebbe porre sotto tutela dello Stato?
Il 22 luglio 2023, dunque. Il sottosegretario Sgarbi è in una città del Nord Italia per eventi collegati alla Milanesiana, kermesse culturale ideata e diretta dalla sorella Elisabetta. La sua presenza non sfugge a una famiglia che detiene quadri di sicuro pregio di cui vorrebbe conoscere però il valore, anche a fini successori. Sgarbi alloggia lì vicino e viene contattato per un sopralluogo funzionale a un’eventuale expertise, cioè una valutazione certificata delle opere e del loro valore. Il sottosegretario si reca nell’abitazione.
“Ho preso solo un caffé, non faccio perizie da anni e non chiedo compensi”, dice Sgarbi al Fatto. Il sopralluogo viene filmato e le opere fotografate proprio in vista delle future valutazioni. Sgarbi osserva una coppia di angeli con doratura damascata; con la sua torcia scruta pennellate e dettagli delle tele: “Questo viene da Guido Reni” dice, “Questo è bresciano, scuola Luca Mombello” e così via. Ma è il sottosegretario di Stato ai Beni culturali, ed lì per fare un sopralluogo che – stando al messaggio – sarebbe stato pagato, subito e in contanti. Chi era presente preferisce non comparire, nega il pagamento (per comprensibili motivi) confermando l’incontro. Il punto è questo perché la legge Frattini vieta prestazioni professionali “anche se gratuite, a favore di soggetti pubblici o privati”.
(da Il Fatto Quotidiano)
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