Novembre 15th, 2023 Riccardo Fucile
CHE VOTO DATE A ME? E A SALVINI? E A TAJANI? SULL’IMMIGRAZIONE MEGLIO NOI O LA LEGA? BENVENUTI ASILO “SORA GIORGIA”
Da uno a dieci che voto darebbe a Matteo Salvini in questa fase? E ad Antonio Tajani? Il destra-centro alla conta: Giorgia Meloni fa le pulci agli alleati. Con un sondaggio inviato da Fratelli d’Italia a tutti gli iscritti, e non solo a loro, la presidente del consiglio, presidente anche del partito di via della Scrofa, tiene d’occhio i compagni di strada.
“La riforma costituzionale prevede l’elezione diretta del Presidente del Consiglio. Quanto è d’accordo?” “La riforma costituzionale impedisce cambi di maggioranza durante la legislatura e governi tecnici. Quanto è d’accordo?” “La riforma costituzionale prevede l’abolizione dei senatori a vita. Quanto è d’accordo?” La parte finale del questionario è sull’emergenza immigrazione. Dal modo in cui sono poste le domande si intuisce che è il nervo scoperto di Fratelli d’Italia.
(da Huffingtonpost)
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Novembre 15th, 2023 Riccardo Fucile
I LEGAMI CON IL CLAN DI SILVIO… RITENUTO “SOCIALMENTE PERICOLOSO”: ALMENO QUALCOSA DI “SOCIALE” L’EX PARTITO DI MAIETTA POTRA’ RIVENDICARLO
Sparito da Latina, dopo essere stato travolto dalle inchieste, e
anche dalla politica, dopo essere stato l’intoccabile tesoriere di Fratelli d’Italia alla Camera durante la XVII legislatura, Pasquale Maietta sembrava essere diventato un’ombra. Dal “ci pensa Pasquale”, ai tempi in cui l’allora esponente di FdI era potente assessore della giunta comunale di Giovanni Di Giorgi, poi astro nascente a Montecitorio e contemporaneamente presidente del Latina Calcio portata nel campionato di serie B, anche nel capoluogo pontino si è passati da tempo al “Pasquale chi?”. Maietta, trasferitosi a Roma, non sembra però aver perso né forza negli affari né soprattutto potenza economica.
Vive in una villa da un milione di euro all’Eur e con una serie di società, secondo gli investigatori riconducibili a lui e che spaziano dal litorale romano al veronese, dalle locazioni immobiliari all’intermediazione finanziaria, passando per il commercio di articoli sportivi e di elettronica, ha continuato a gestire un piccolo impero. Le fortune dell’ex deputato sono ritenute dagli inquirenti frutto di attività criminali e la Guardia di finanza gli ha ora sequestrato beni del valore di oltre cinque milioni di euro.
Maietta, considerato dai magistrati “socialmente pericoloso”, si è visto applicare dalla sezione specializzata in misure di prevenzione del Tribunale, su richiesta delle Procure di Latina e Roma, il provvedimento.
Le Fiamme gialle hanno compiuto nuovi accertamenti e, mentre i principali processi in cui l’ex tesoriere è imputato davanti al Tribunale pontino si avviano verso la prescrizione, hanno sottolineato che dal 2014 “risulta coinvolto sistematicamente in reati di trasferimento fraudolento di valori, associazione per delinquere finalizzata ad una incessante attività di evasione fiscale, bancarotta fraudolenta, corruzione, nonché numerosi reati tributari e fiscali in concorso con altri soggetti”.
Sottolineato inoltre che sin dai primi anni 2000 è risultato “legato a soggetti della provincia di Latina di elevato spessore criminale”, in particolare al boss Costantino Cha Cha Di Silvio, esponente dell’omonima famiglia di origine nomade.
Le indagini patrimoniali sono state portate avanti dagli specialisti del Nucleo di polizia economica-finanziaria di Latina e dal Nucleo di polizia economica-finanziaria di Roma. La Guardia di finanza ha esaminato la situazione dell’intero nucleo familiare del professionista, arrivando alla conclusione che il suo patrimonio è sproporzionato rispetto ai redditi lecitamente dichiarati. Una fortuna fatta di 23 immobili tra Latina e Roma, tre dei quali di società considerate riconducibili all’ex esponente di FdI, e di quote societarie. Quel patrimonio è stato considerato frutto di attività illecite e sequestrato.
Nel corso delle nuove indagini, inoltre, i finanzieri hanno esaminato anche le attività svolte da Maietta dal momento in cui si è trasferito da Latina a Roma e negli investigatori è maturato il sospetto che possa aver riprodotto nella capitale il modello criminale già oggetto di indagini a Latina. Dubbi che, analizzato il rapporto delle Fiamme gialle, dovrà valutare la Procura di Roma, che potrebbe aprire una nuova inchiesta.
(da La Repubblica)
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Novembre 15th, 2023 Riccardo Fucile
I GIORNALISTI PUNTANO IL DITO CONTRO GLI ASCOLTI DISASTROSI DEL “MERCANTE IN FIERA” DI PINO INSEGNO, MA IL CLIMA È DA FINE IMPERO ANCHE PER L’ECCESSIVA VICINANZA DEL DIRETTORE CON ANTONIO TAJANI: “L’UNICA SUA OSSESSIONE SEMBRA TENERLO A GALLA E PORTARLO IN SALVO ALLE EUROPEE”
È crisi nera al Tg2. La redazione è in subbuglio. Il direttore, Antonio Preziosi, paralizzato da un crollo degli ascolti senza precedenti. La spartizione per aree politiche delle principali testate d’informazione pubblica – il Tg1 a Fratelli d’Italia, il Tg2 a Forza Italia, il Tg3 al Pd in quota opposizione – non solo non funziona, ma sembra penalizzare soprattutto il telegiornale cadetto. Che ormai, nell’edizione della sera, viaggia intorno al 5% di share e dall’inizio della stagione post pausa estiva ha perso oltre 210mila telespettatori. Sorpassato dal Tg de La7 che invece alle 20 di spettatori ne totalizza un milione e 200mila, registrando il 6,5 medio di share.
La tensione si taglia a fette e i giornalisti sono sul piede di guerra. A suscitare parecchio malumore è anche lo stretto legame di Preziosi con il ministro degli Esteri, che ha fatto fuoco e fiamme per piazzarlo sulla tolda di comando del secondo notiziario nazionale. Al punto che i cronisti del Politico girano ormai per i corridoi di Saxa Rubra sostenendo che “il nostro editore di riferimento è Antonio Tajani”.
In tutte le edizioni più importanti è d’obbligo un “sonoro”, se non un pezzo ad hoc, sull’inquilino della Farnesina. Tant’è che lo spazio riservato al vicepremier berlusconiano è spesso addirittura doppio rispetto a quello concesso alla presidente del Consiglio. Basti guardare i dati dell’Osservatorio di Pavia relativo al mese di settembre: Tajani compare in presenza per 21 minuti, Giorgia Meloni “soltanto” 10.
Ma il disastro riguarderebbe pure “la gestione delle risorse”, accusano i giornalisti. Il Tg2 ha 5 redazioni senza caporedattore, tra cui il Politico: acefale. Grazie alle pressioni del Cdr, la rappresentanza sindacale interna, sono stati fatti dei job posting per individuare i vertici delle strutture. Ma è tutto fermo perché, raccontano, “una delle candidate è stata sorpresa a fare video e a chattare con il direttore durante l’ultima assemblea”.
Quella che un paio di settimane fa varò all’unanimità un durissimo comunicato per denunciare la “grave carenza di organico” e esprimere “severa preoccupazione per i risultati di ascolto del programma che precede l’edizione della 20,30”, il famoso Mercante in fiera condotto da Pino Insegno: “Una situazione per noi molto penalizzante”. E poiché – proseguono ancora i giornalisti – sarebbe imbarazzante per il direttore nominare capo una candidata “pizzicata” a fare la delatrice in assemblea per suo conto, ecco che tutto resta fermo.
“L’unica ossessione di Preziosi sembra tenere a galla Tajani e portarlo in salvo fino alle Europee”, la lettura offerta da chi dentro il Tg2 lavora. Attento alle voci che si fanno sempre più insistenti: Preziosi potrebbe candidarsi per un seggio a Strasburgo. Il Tg2 come un taxi, vedasi Gennaro Sangiuliano, per fare carriera politica.
(da La Repubblica)
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Novembre 15th, 2023 Riccardo Fucile
“TOLKIEN PIACE A GIORGIA MELONI? BENISSIMO. MA PIACE A ZEROCALCARE ED ERA MOLTO AMATO DA MICHELA MURGIA”… “NEGLI STESSI ANNI IN CUI ERA STUDIATO A DESTRA IN ITALIA, NEGLI USA GLI HIPPY IMPAZZIVANO PER LUI. È UNA MOSTRA ALL’INSEGNA DELL’INCLUSIONE. L’UNIVERSO DI TOLKIEN È FLUIDO, TIENE INSIEME MONDI DIFFERENTI E CONTRASTANTI”
Il professor Giuseppe Pezzini, 39 anni, è Tutorial fellow al
Corpus Christi di Oxford. È consulente e autore di un testo in catalogo per la mostra Tolkien/Uomo-Professore-Autore che si apre domani alla Galleria nazionale di arte moderna di Roma.
Tolkien, professore, piace molto a Giorgia Meloni…
«Tolkien piace alla presidente Giorgia Meloni? Benissimo. Ma piace a Zerocalcare ed era molto amato da Michela Murgia. Io ho 39 anni, vivo e lavoro in Gran Bretagna da venti. Quando sento dire che in Italia ancora si parla di un “Tolkien di destra” resto allibito, sono considerazioni assurde di un provincialismo pazzesco che ci riportano indietro in un mondo scomparso. Negli stessi anni lontani in cui Tolkien era studiato a destra in Italia, negli Usa gli hippy impazzivano per lui».
Comunque c’è chi dice che la mostra sia stata voluta da Palazzo Chigi e chiesta al ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano.
«In questa mostra non c’è nemmeno l’ombra della politica. Io stesso provengo da una sensibilità politica e da radici molto lontane dall’attuale governo. Ma il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano ha lasciato ai curatori Oronzo Cilli e Alessandro Nicosia piena e assoluta libertà, non c’è stata alcuna interferenza»
Non ideologica, lei dice. Allora come definirebbe la mostra?
«Scientifica e di ricerca. Il mondo dell’ immaginario di Tolkien è vastissimo e sarebbe un errore prendere una parte per farne il tutto, anche se c’è chi vorrebbe appropriarsene. Sarebbe bello se si lasciasse stare la mostra così com’è, da destra e da sinistra. Perché è una rassegna da osservare a occhi aperti senza pregiudizi di alcun tipo».
Quale Tolkien racconta?
«La mostra è all’insegna dell’ampiezza e dell’inclusione. Come tutti i grandi classici, Tolkien ha saputo parlare a cuori diversissimi tra loro. Infatti Il Signore degli Anelli ha venduto almeno 150 milioni di copie in tutto il mondo. È il libro più venduto nel Pianeta dopo la Bibbia e il Corano . L’universo di Tolkien è fluido, tiene insieme mondi differenti e anche contrastanti tra loro. Ci sono gli elfi, personaggi conservatori che vogliono mantenere tutto così com’è non accettando la storia che cambia. Ci sono i grandi eroi. E poi gli hobbit, nascosti nelle tane. C’è il mago Saruman».
(da agenzie)
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Novembre 15th, 2023 Riccardo Fucile
VENGONO EVASE DAGLI AUTONOMI PIU’ DI DUE TERZI DELLE IMPOSTE DOVUTE
“Ai politici piace molto dirsi contro la “grande evasione“ delle multinazionali perché tutti concordano sul fatto che sia una cosa brutta. Ma bisognerebbe parlare anche dell’evasione che deriva da tanti milioni di attività economiche che, sommate, evadono molto più delle multinazionali. Più di due terzi delle imposte sui redditi vengono evase”. Mentre la premier Giorgia Meloni continua a strizzare l’occhio ad artigiani e piccoli imprenditori sostenendo di essere contro l’evasione “vera” e non quella “presunta”, il presidente della Commissione che scrive ogni anno la Relazione sull’economia non osservata e l’evasione Alessandro Santoro fa notare che le stime ufficiali non mentono.
Partecipando al convegno internazionale Evasione fiscale: dimensione del fenomeno e misure di contrasto organizzato a Roma dall‘Eu Tax observatory con Oxfam Italia e l’università di Milano-Bicocca, Santoro ha spiegato che in Italia l’evasione “ad alta intensità” di autonomi e pmi sottrae in totale all’erario oltre 31 miliardi di gettito fiscale ogni anno, pari al 69% del gettito atteso.
Mentre, stando all’Atlante del mondo offshore dell’osservatorio guidato da Gabriel Zucman, i ricavi erariali persi a causa dello spostamento di profitti nei paradisi fiscali da parte delle multinazionali si fermano a 7 miliardi (per il 90% dovuti a paradisi fiscali all’interno della Ue). Pmi e autonomi sono però notoriamente “un bersaglio politicamente molto sensibile. Non solo per la politica al governo in questo momento ma per tutto l’arco politico, perché dietro ci sono milioni di contribuenti e di votanti”.
(da Il Fatto Quotidiano)
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Novembre 15th, 2023 Riccardo Fucile
MELONI NON CI SARÀ, L’INVITO NON E’ STATO NEPPURE SPEDITO: IL TUTTO A RIPROVA DI UNA FORTE CONCORRENZA INTERNA DEL CENTRODESTRA IN VISTA DELLE EUROPEE… LA SORA GIORGIA ASPETTA IN ITALIA IL PREMIER INGLESE RISHI SUNAK, STAR DELLA KERMESSE DI ATREJU
Data e luogo, per almeno un mese tenuti nascosti, sono ormai
pubblici: il 3 dicembre, a Firenze, Matteo Salvini darà il suo benvenuto agli amici europei dell’ultradestra: ci sarà Marine Le Pen, al ritorno in Italia dopo lo show di Pontida (con tanto di pranzo con salamella e prosecco) e ci sarà Alice Weidel, copresidente di Alternative fur Deutschland, sostenitrice di una “Fortezza europea” contro l’invasione dei clandestini e accesa negazionista del cambiamento climatico.
Due donne simbolo di un’alleanza total black. La terza donna, la più nota dalle Alpi in giù, ovvero Giorgia Meloni, non sarà presente.
Malgrado l’appello a unirsi, da parte dei salviniani, rivolto un paio di mesi fa «a tutte le forze politiche di destra e di centro che non vogliono governare con i socialisti»: così si era pronunciato il vicesegretario del Carroccio Andrea Crippa. Ma un invito, ai vertici di Fratelli d’Italia, neppure è stato spedito.
Il tutto a riprova di una concorrenza interna che il centrodestra, in queste ore, maschera con attacchi virulenti contro i “nemici” di sinistra. Salvini, messo all’angolo dalla leader di FdI su pensioni e migranti, ha posto nel mirino il “capriccioso” segretario della Cgil Maurizio Landini, con uno scontro mai così duro su uno sciopero generale.
Meloni, dal canto suo, non vede l’ora di potersi confrontare in Aula con la segretaria del Pd Elly Schlein: e l’occasione sarà probabilmente il “premier time” del 23 novembre, nel corso del quale, tra l’altro, sarà affrontata la questione del trasferimento dei migranti in Albania.
La coalizione di governo che si mostra chiusa a testuggine contro l’opposizione è percorsa da tensioni interne che aumentano con l’approssimarsi delle Europee. Quanto ai partner da prediligere, Meloni d’altronde ha già scelto: poco incline a confrontarsi con forze politiche – come Rassemblement national e Afd – accusate di posizioni filo- russe – è pronta anche lei a omaggiare in Italia un ospite d’onore internazionale: il premier inglese Rishi Sunak, star della tradizionale kermesse di Atreju. A Roma, a metà dicembre, per dimostrare plasticamente che i Conservatori sono cosa diversa dagli estremisti di Salvini. Così una coalizione bifronte, unita in Italia e divisa oltreconfine, affronterà lo sprint pre-natalizio.
(da agenzie)
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Novembre 15th, 2023 Riccardo Fucile
ALMENO 96 OLIGARCHI SANZIONATI HANNO USATO CIPRO COME BASE PER SPOSTARE ENORMI FLUSSI DI CAPITALI AGGIRANDO I CONTROLLI… I DOCUMENTI DELL’INCHIESTA INTERNAZIONALE “CYPRUS CONFIDENTIAL”, PUBBLICATA IN ITALIA DA “L’ESPRESSO”
Come fanno gli oligarchi di Mosca a sfuggire alle sanzioni di guerra? Com’è possibile che restino padroni di società anonime, attive in tutto il mondo, che controllano aziende, fabbriche, impianti di energia, ville, alberghi, yacht, opere d’arte, squadre di calcio? È vero che ci sono politici e giornalisti europei al soldo di Putin? A questi dubbi risponde Cyprus Confidential, un’inchiesta giornalistica internazionale che porta alla luce il lato oscuro del sistema finanziario della piccola nazione europea di lingua greca.
Cipro è descritta da almeno vent’anni a livello internazionale come «il paradiso degli oligarchi». Prima della guerra in Ucraina, le banche dell’isola erano arrivate a gestire ricchezze russe per oltre 200 miliardi di dollari. Dal 2022, dopo l’attacco di Mosca a Kiev, le autorità cipriote si sono impegnate ad applicare le sanzioni contro il regime di Putin L’inchiesta Cyprus Confidential mette in dubbio l’efficacia delle sanzioni. I giornalisti hanno potuto esaminare una massa di documenti riservati di sei grandi studi professionali, con base nell’isola, che gestiscono società anonime per ricchi clienti di tutto il mondo: dalle carte sono emersi i nomi di ben 96 oligarchi sanzionati. Almeno 25 di loro risultano sottoposti ai vincoli internazionali fin dal 2014. Ma hanno potuto continuare a muovere fiumi di denaro, segretamente, con la copertura dei fiduciari della nazione europea.
Cyprus Confidential è il nome di un’inchiesta, coordinata dal consorzio Icij, che ha unito oltre 250 giornalisti di 55 Paesi, tra cui L’Espresso in esclusiva per L’Italia. I cronisti di decine di testate diverse hanno lavorato insieme per più di sei mesi, come una redazione collettiva, per esaminare una montagna di carte riservate, provenienti dai sei studi legali e fiscali di Cipro.
Si tratta di oltre 3,6 milioni di documenti ottenuti dai reporter tedeschi di Paper Trail Media, con il contributo di DdoSecrets (Distributed Denial of Secrets) e Occrp, che li hanno condivisi con i giornalisti di Icij.
Tra gli studi frequentati dagli oligarchi russi c’è anche quello fondato dal più importante avvocato e politico di Cipro, Nicos Anastasiades, che è stato Presidente della Repubblica dal 2013 fino all’inizio di quest’anno. Quando è diventato capo dello Stato, ha ceduto l’attività professionale alle due figlie, che la gestiscono tuttora. Mentre era presidente, Anastasiades ha incontrato più volte Vladimir Putin a Mosca e si è impegnato pubblicamente a promuovere i rapporti economici tra Cipro e la Russia. Nello stesso periodo, come mostrano le carte riservate, lo studio di famiglia acquisiva la gestione fiduciaria di ricchissime società anonime che risultano controllate da miliardari russi sanzionati per i legami con il regime di Putin. Alle domande dei giornalisti di Cyprus Confidential, lo studio ha risposto che «nessuno dei nostri professionisti è mai stato accusato di alcun tipo di illecito». E ha sottolineato che nel 2019, dopo i primi articoli della stampa internazionale sui rapporti con alcuni oligarchi, «l’Agenzia anti-riciclaggio di Cipro ha aperto un’indagine molto approfondita, che ha escluso qualsiasi coinvolgimento del nostro studio in condotte illegali o attività sospette».
I documenti alla base dell’inchiesta giornalistica partono dal 1995 e arrivano fino all’aprile 2022. Le carte provengono da sei studi di consulenze legali e fiscali (ConnectedSky, Cypcodirect, Djc Accountants, Kallias & Associates, MeritKapital, MeritServus) e da un sito, I-Cyprus, gestito da una ditta della Lettonia, che pubblica a pagamento gli atti ufficiali di tutte le società registrate a Cipro.
I risultati dell’inchiesta dimostrano con ampia evidenza l’importanza degli oligarchi nel sistema finanziario dell’isola: tra i 104 miliardari russi censiti da Forbes, almeno 67, cioè due terzi, sono clienti degli studi di Cipro, spesso con tutta la loro ricchissima famiglia. Per ciascun oligarca, oltre a gestire le società cipriote, i fiduciari amministrano costellazioni di offshore, con sedi tra British Virgin Islands, Jersey, Panama, Dubai e altri paradisi fiscali.
Tra i clienti russi degli studi di Cipro, l’inchiesta ha identificato 44 «persone esposte politicamente»: politici, pubblici ufficiali, dirigenti di aziende pubbliche, che le norme finanziarie internazionali impongono di schedare, con i loro familiari, per prevenire rischi di corruzione e riciclaggio, cioè per evitare che possano usare società estere per nascondere tangenti o altre ruberie. I loro nomi però restano scritti solo nelle carte riservate dei fiduciari e consulenti, finora inaccessibili.
Cyprus Confidential rivela inoltre che quasi 800 società anonime internazionali (trust e offshore) fanno capo a oligarchi russi sanzionati fin dal 2014. In molti altri casi, le misure sono scattate dopo l’aprile 2022, quando si fermano i documenti disponibili, per cui non è possibile stabilire con certezza se e quali professionisti ciprioti abbiamo continuato a lavorare per quei clienti russi anche dopo le ultime sanzioni. Oggi tutti gli studi interpellati sostengono di non aver mai violato le sanzioni collegate alla guerra in Ucraina da quando sono entrate in vigore, dopo la primavera 2022.
A Cipro operano anche colossi mondiali delle consulenze come la Pwc, che ha una filiale locale con più di mille dipendenti. I documenti interni mostrano che la sede di Cipro ha aiutato un ricchissimo oligarca, Alexey Mordashov, a trasferire un tesoro da un miliardo e mezzo di euro a misteriose società anonime: un’operazione molto sospetta, perché risulta eseguita lo stesso giorno in cui il patron della Severstal – il gigante russo dell’acciaio, energia e miniere, che fino a pochi anni fa controllava anche l’ex Lucchini di Piombino – veniva colpito dalle sanzioni internazionali.
Una serie di pagamenti riservati portano anche a Hubert Seipel, giornalista tedesco, scrittore e personaggio televisivo, che da qualche anno è impegnato a difendere pubblicamente il governo di Mosca e la figura di Vladimir Putin, a cui ha dedicato due libri. Seipel è stato ricevuto personalmente dal presidente russo e ha anche diffuso le immagini di una battuta di caccia insieme a Putin. Il giornalista, che oggi ha 73 anni, ha sempre respinto con veemenza («No!») l’accusa di aver ottenuto vantaggi economici in cambio dell’appoggio a Mosca.
Le società anonime con base a Cipro sono state utilizzate anche da personalità di molte altre nazioni. Tra i politici di fama internazionale c’è l’ex campione di pugilato Vitali Klitschko, eletto per due volte sindaco di Kiev: in passato aveva appoggiato un presidente filo-russo, ma negli ultimi anni si è staccato da Mosca e con l’inizio della guerra è diventato uno dei personaggi simbolo della resistenza ucraina. Con lui, nelle carte delle offshore di Cipro, è registrato suo fratello Vladimir.
Tra gli altri politici che hanno fatto scalo nel paradiso fiscale europeo c’è l’ex ministro delle finanze austriaco, Karl-Heinz Grasser, e un esponente in carica del governo della Guinea Equatoriale.
Cipro è stata usata come base per trattative economiche segrete anche da regimi dittatoriali. La Syrian Petroleum Company (Spc), la compagnia petrolifera statale controllata dal governo di Bashar Assad, ha trattato diversi affari, dal 2014 al 2019, utilizzando come tramite una compagnia di Cipro. La Siria è finita sotto embargo internazionale dal 2011, dopo la feroce repressione delle rivolte popolari contro il regime, per cui le compagnie statali non hanno più potuto firmare contratti direttamente con aziende occidentali. Le carte ora mostrano che, attraverso lo studio Demetriades di Cipro, la Spc ha comunque potuto ordinare attrezzature petrolifere a una società americana.
I documenti disponibili descrivono nei dettagli le merci trattate, ma negli studi di Cipro non ci sono le ricevute di consegna, per cui non è chiaro se la Siria abbia effettivamente ottenuto quei prodotti americani, in plateale violazione dell’embargo. Un portavoce della compagnia statunitense ha assicurato al consorzio Icij di «non avere trovato evidenze» che quelle forniture siano state eseguite. Ma se erano solo parole, come mai le trattative commerciali sono andate avanti per cinque anni, per prodotti sempre diversi? Dalle società interessate, su questo punto, nessuna risposta.
(da L’Espresso)
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Novembre 15th, 2023 Riccardo Fucile
DAI “CYPRUS CONFIDENCIAL” EMERGE CHE I DUE DETENGONO SEGRETAMENTE DENARO E BENI PER CONTO DI “MAD VLAD”
Un accordo finanziario segreto da 40 milioni di dollari
collegherebbe Roman Abramovich, a lungo patron del Chelsea fino alla vendita del club inglese, a due figure vicine al presidente russo Vladimir Putin e coinvolte direttamente nelle sue attività economiche.
E’ quanto rivela la Bbc citando documenti contenuti tra i file detti Cyprus Confidencial e fatti trapelare da una fonte anonima al Consorzio internazionale di Giornalisti investigativi (Icij), alla tedesca Paper Trail Media e ad altre testate internazionali. Abramovich è stato sanzionato dal Regno Unito e dall’Ue dopo lo scoppio del conflitto in Ucraina e in precedenza aveva negato qualsiasi relazione finanziaria col leader russo.
I due ‘sodali’ di Putin al centro di questo rapporto sono il musicista Sergei Roldugin, soprannominato il ‘violoncellista dello zar’, direttore artistico della Casa della Musica di San Pietroburgo, e Alexander Plekhov, un biochimico diventato uomo d’affari, anch’egli di San Pietroburgo.
Entrambi sono stati accusati di detenere segretamente denaro e beni per conto di Putin. L’accordo segreto emerso dai file venne raggiunto nel 2010 e prevedeva il trasferimento di azioni di una società pubblicitaria russa altamente redditizia, Video International, da un fondo fiduciario legato ad Abramovich ai due membri della cerchia ristretta del leader del Cremlino, che hanno così intascato dividendi milionari.
(da agenzie)
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Novembre 15th, 2023 Riccardo Fucile
PERÒ NON SAPREI QUALE ATTENUANTE INVOCARE PER GIULIA BONGIORNO CHE S’È MESSA FUORI DA UN TRIBUNALE A SVELARE QUANTO ERA SUCCESSO DURANTE UN’UDIENZA A PORTE CHIUSE
Una corale disapprovazione ha accolto il monologo di Beppe Grillo, domenica sera da Fabio Fazio, specialmente nella parte in cui se l’è presa con Giulia Bongiorno, avvocato della ragazza per lo stupro della quale il figlio di Grillo è accusato e sotto processo. Non devo sforzarmi più di un po’ per unirmi alle moltitudini sdegnate: Grillo è uno persuaso di avere in tasca la soluzione per tutto, e se tutto va a monte non è mai colpa sua, non riuscendo a cambiare i destini dell’umanità, cerca di cambiare quelli del figlio, e coi soliti sistemi: strilli e sputazzi.
Però non saprei quale attenuante invocare per Giulia Bongiorno che s’è messa fuori da un tribunale a svelare quanto era successo durante un’udienza a porte chiuse. E se è a porte chiuse è proprio per evitare alla ragazza la giostra mediatica a cui invece la sottopone proprio l’avvocato.
Del resto è così che si amministra la giustizia oggi in Italia. Ed è oltremodo curiosa l’assenza di stupore per Bongiorno, presidente della Commissione giustizia e senatrice della Lega, cioè di un partito di maggioranza, che difende in giudizio l’accusatrice del figlio del garante dei Cinque stelle, cioè di un partito di opposizione.
Sarebbe come minimo una questione di opportunità, ma mentre lo scrivo sento il ridicolo travolgermi.
(da La Stampa)
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