Dicembre 22nd, 2023 Riccardo Fucile
COME SI E’ ARRIVATI ALL’EURO FIGURA DI MERDA: DOPO TRE TELEFONATE, IL TRUCE SALVINI LE HA RIBADITO IL NO DELLA LEGA A VOTARE L’EMENDAMENTO SALVA-MES. A QUEL PUNTO “IO SO’ GIORGIA E VOI NON SIETE UN CAZZO!” E’ SCOMPARSA ED E’ RIAPPARSA QUELLO CHE È GIORGIA MELONI, UNA POLITICANTE CAPACE SOLO DI FARE OPPOSIZIONE, PRIVA DELLA CULTURA, CHE HA AVUTO PAURA CHE IL CAPITONE LEGHISTA LA INFILZASSE SOTTOLINEANDO LE SUE DICHIARAZIONE ANTI-EUROPEISTE DI IERI E SBERTUCCIANDO IL SUO CAMALEONTISMO DI OGGI
A Bruxelles, il no della Ducetta Meloni alla ratifica dell’accordo di modifica al Meccanismo europeo di stabilità – modifica che prevedeva un “paracadute” della UE in caso di default bancario – ha davvero fatto incazzare tutti, ma di brutto.
Esterrefatti, i capoccioni dell’Unione Europea si sono fatti tradurre il comunicato di Palazzo Chigi e non potevano credere a queste righe: “Si tratta di un’integrazione di relativo interesse e attualità per l’Italia, visto che come elemento principale prevede l’estensione di salvaguardie a banche sistemiche in difficoltà, in un contesto che vede il sistema bancario italiano tra i più solidi in Europa e in Occidente”.
Ma come! L’Italia ha beneficiato di oltre 200 miliardi di PNRR, cifra che nessun altro paese dell’Unione ha ottenuto; il governo Meloni ha usufruito sulla questione dei flussi migratori la massima solidarietà e sostegno economico (mentre Orban, colui che Meloni ha invitato ad entrare nel gruppo dei Conservatori Europei (ECR), ha pensato bene di votare contro); ed ora è questo è il risultato? Del futuro degli altri paesi, la signorina Meloni se ne frega?!?!
La filiforme Ursula Von der Leyen era letteralmente fuori dalla grazia di dio. Infatti la presidente della Commissione Europea è stata subito travolta dalle critiche degli euro-burocrati di Bruxelles per essersi spesa tanto nei confronti delle paturnie migratorie della premier italiana con ben due viaggi insieme in Tunisia e altrettanti a Roma, fino al punto che il presidente dei Popolari Europei, Manfred Weber, a suo tempo si inalberò accusandola di inciuciare con la destra post-fascista italiana, correndo il rischio di perdere consensi al centro.
Adesso a Bruxelles si stanno spremendo le meningi sul modo di fargliela pagare. Il 15 gennaio si riunirà l’Ecofin per vedere cosa fare per sistemare il vulnus italiano. Dato che non era mai successo un fatto del genere, si trovano tutti a muoversi in un terreno inesplorato. Solo una cosa è certa: la Ducetta del Colle Oppio non la passerà liscia, le faremo vedere i sorci neri
“Inconcepibile!”, “Avete fatto un errore colossale!”, questo era il tenore accusatorio delle telefonate ricevute dal ministro Giancarlo Giorgetti, che nei giorni precedenti aveva assicurato i componenti dell’Ecofin del “Sì” italiano, attraverso l’approvazione di un emendamento che prevedeva l’utilizzo del Mes solo con il voto dei 2/3 del Parlamento, al pari di una legge costituzionale.
Su tale emendamento salva-Mes, da Lucaselli a Fazzolari, i fratellini d’Italia erano tutti d’accordo. Ma quando dopo ben tre telefonate, il truce Salvini le ha ribadito il rifiuto della Lega tutta a votare l’emendamento, la mitologica “Io so’ Giorgia e voi non siete un cazzo!” è di colpo scomparsa ed è riapparsa per quello che è, una politicante capace solo di fare opposizione, del tutto priva della cultura del potere, che ha avuto paura che il Capitone leghista, unica sua opposizione politica, da sempre euro-scettico e grande avversario del Mes, la infilzasse urbi et orbi sottolineando le di lei dichiarazione anti-europeiste di ieri e sbertucciando il suo camaleontismo di oggi.
A quel punto, aver convinto Forza Italia di quell’ameba di Tajani, da bravo Ppe sempre favorevole a votare sì al Mes, ad astenersi era ben poco: calzato il fez, è stata la Meloni a comunicare a Giorgetti il no italiano.
(da Dagoreport)
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Dicembre 22nd, 2023 Riccardo Fucile
“NOI GRATI A CHI PROTESTA CONTRO LA STRUMENTALIZZAZIONE POLITICA DI ATREJU”
Da oltre vent’anni la destra italiana organizza a Roma una manifestazione politica che prende il nome di Atreju, il protagonista del romanzo “La storia infinita” di Michael Ende.
Creata nel 1998 da Azione Giovani (l’ultima edizione si è appena conclusa sotto il patrocino di Fratelli d’Italia), è stata la kermesse è stata chiamata in questo modo per, come spiegato dagli organizzatori, richiamare la volontà di lottare contro il Nulla (sia filosofico che morale) che avanza ininterrottamente.
“Atreju, il protagonista de “La Storia Infinita” non ha nulla da dividere con un programma politico di destra, con slogan o prospettive populiste e nazionaliste. Non so se gli eredi di Michael Ende sappiano di questo evento di Fratelli d’Italia. Non so se davvero abbiano potuto autorizzare che il nome di Atreju sia giustapposto a una tal cosa, probabilmente nessuno gli ha chiesto nulla”, ha commentato Roberto Saviano su Fanpage.it.
Abbiamo quindi contattato Roman Hocke, amico e agente letterario di Ende, a cui abbiamo posto alcune domande. Riportiamo qui le risposte che gli sono state trasmesse dall’esecutore testamentario di Michael Ende, che rappresenta quindi gli eredi dello scrittore.
Avete mai ricevuto richieste per l’utilizzo del nome Atreju per eventi politici?
Non abbiamo mai ricevuto da nessuna parte richieste per l’utilizzo del nome di Atreju, tratto dalla “Storia Infinita”, per eventi politici. Neanche la casa editrice Longanesi, che pubblica le opere di Michael Ende in Italia, ci ha mai comunicato alcuna richiesta proveniente dall’Italia.
Cosa avete pensato del lavoro di Roberto Saviano per Fanpage.it, sul “saccheggio” del nome di Atreju per una manifestazione politica in Italia organizzata dal partito Fratelli d’Italia?
Siamo grati a Roberto Saviano per l’iniziativa e per la sua acuta e profonda interpretazione della “Storia Infinita”.
Qual é l’aspettò che più vi ha infastidito della strumentalizzazione politica?
Un’opera d’arte è un’opera d’arte e non va strumentalizzata politicamente. Un’opera d’arte appartiene a tutta l’umanità e non ad un gruppo politico, di qualunque genere o colore esso sia. È incomprensibile che un movimento politico si sia impossessato di un opera d’arte e la usi per i suoi scopi politici.
Cosa pensate avrebbe detto Ende se avesse saputo che il nome di un suo personaggio sarebbe diventato il simbolo di una manifestazione della destra italiana?
Michael Ende stesso, quando era in vita, ha respinto tutte le richieste di entrare in un partito politico. “Sono un raccontastorie”, diceva, “non sono un politico. Se volessi fare politica, scriverei trattati politici”. Chiediamo di rispettare questo suo atteggiamento, anche e specialmente dopo la sua morte, dato che non si può più difendere personalmente.
Quale dovrebbe essere invece l’eredità di Ende e della sua opera?
Michael Ende, nelle sue opere, propone diversi modelli di convivenza sotto forma di gioco narrativo. In tutto il mondo i suoi romanzi vengono letti e accettati come ampliamento del proprio orizzonte personale. Discuterne assieme sarebbe la scelta giusta, ritrovare consensi sul modo giusto di convivenza con il diverso, ricreare assieme un mondo dove tutti si sentono a loro agio. Per questo chiediamo di non usare questi capolavori narrativi per scopi meramente politici.
Come vi comporterete in futuro in situazioni di questo tipo
Continueremo a credere nella forza dei racconti di Michael Ende, che con i loro messaggi di convivenza pacifica non si lasciano strumentalizzare politicamente. Abbiamo fiducia che siano gli stessi lettori a non accettare alcun tipo di strumentalizzazione politica, dopo aver fatto l’esperienza dei viaggi fantastici di Michael Ende. Siamo grati ai lettori italiani che stanno protestando per questa strumentalizzazione.
Nei giorni scorsi gli eredi di Ende avevano preso già preso le distanze da qualsiasi strumentalizzazione politica dell’opera dello scrittore. Sia nel sito web che nelle pagine social dedicate avevano affermato che in futuro l’utilizzo dei personaggi creati da Ende, piuttosto che quello dei titoli dei suoi libri, sarà da considerare illegittimo:
L’esecutore testamentario dell’autore Michael Ende, date le circostanze, fa notare che né da parte di Michael Ende stesso né da parte dei suoi eredi è mai stato consentito ad organizzazioni e movimenti politici di usare titoli delle opere di Michael Ende o nomi di personaggi o figure in esse contenuti (es. „Atreju“) a fini personali per denominare o definire eventi o manifestazioni. Qualsiasi utilizzo di titoli o nomi tratti dalle opere di Michael Ende da parte di organizzazioni e movimenti politici è quindi da considerare illeggittimo. Anche in futuro gli eredi non consentiranno una tale utilizzazione da parte di organizzazioni e movimenti politici.
(da Fanpage)
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Dicembre 22nd, 2023 Riccardo Fucile
UN VIAGGIO ATTRAVERSO DODICI MESI DI SOCCORSI NAVALI NEL MEDITERRANEO: IN 100 GIORNI SALVATE 1.200 PERSONE
«Cos’è quel puntino all’orizzonte, un rottame?». «Avvicina lo sguardo al binocolo, ci sono delle persone». Hanno le pompe d’aria degli pneumatici sulle spalle al posto dei salvagenti, gli occhi impauriti, i volti stanchi e segnati. Tra loro si intravede una testa avvolta in una coperta, è un neonato. Bisogna fare presto. Si cala il rib dalla nave, ci si avvicina velocemente ma con cautela. E poi, a uno a uno, si fanno salire i naufraghi sul gommone: a cominciare dalla più piccola di appena pochi giorni. L’istinto è quello di tendere la mano e passare una coperta termica o una bottiglia d’acqua. L’impressione è di essere parte attiva del team di soccorso in mare. Emergency porta i visitatori a bordo della sua nave umanitaria della Life Support. Lo fa all’interno di una sala allestita all’Auditorium Parco della Musica Ennio Morricone di Roma per la mostra “Come onde del mare. Incontri senza confini”. Indossando degli speciali visori si entra in un percorso tridimensionale, ritrovandosi improvvisamente in mezzo al Mediterraneo centrale a salvare vite in mare. Domenico Pugliese, il capitano, dà il benvenuto nella sala comandi dell’imbarcazione, Carlo Maisano il responsabile del search and rescue, spiega passo passo tutte le operazioni, dall’ avvistamento al salvataggio, fino al trasbordo sulla nave, il primo screening e la cura delle persone.
E poi ci sono i salvati. Alcuni si accasciano a terra distrutti appena toccano il ponte della nave, altri festeggiano ballando la gioia di essere sopravvissuti. S. ha 17 anni, è originaria della Somalia ed è sola al mondo. Ha deciso di lasciare il suo paese quando era poco più che una bambina, passando per il deserto e l’orrore della Libia. «Ho vissuto cose orribili» è l’unica cosa che riesce a dire. «Uscita dalla prigione, ho intrapreso il viaggio. Quando ho visto il gommone con cui avremmo attraversato il mare, non ho avuto paura. Ero pronta a qualsiasi destino, mi bastava non essere più in quel luogo maledetto». Y. è al settimo mese di gravidanza, ha viaggiato incinta: «Ho dovuto farmi forza. Ho deciso di attraversare il mare e venire in Italia per dare un futuro a me e soprattutto al figlio che nascerà»- Le loro parole sono impresse su una vetrata all’ingresso, che come una teca racchiude un salvagente arancione.
All’interno della sala ci sono gli scatti di Giulio Piscitelli, Gabriele Micalizzi, Dario Bosio, Davide Preti, Francesco De Scisciolo e Giorgio Dirindin, i fotografi saliti a bordo della Life Support nei mesi scorsi. Raccontano per immagini tutte le fasi del salvataggio, le vite dei migranti soccorsi, l’impegno dei soccorritori. «Il search and rescue è ormai un tema elettorale, per questo ci teniamo a spiegare alla gente comune quello che realmente facciamo con le immagini in presa diretta. Molte persone dopo aver terminato l’esperienza col visore scoppiano in un pianto, non hanno idea di ciò che succede in mare finché non lo vedono coi loro occhi», sottolinea Simonetta Gola, responsabile comunicazione di Emergency. In un anno di attività la nave umanitaria dell’organizzazione fondata da Gino Strada ha salvato 1219 persone in mare, tra cui circa 300 minori, provenienti da oltre 30 nazionalità. «Dalla nostra prima missione a oggi abbiamo navigato in totale 99 giorni, 48 dei quali per raggiungere i porti lontanissimi che ci sono stati assegnati dal governo italiano. Quando abbiamo iniziato la nostra attività in mare è stato emanato il primo decreto Piantedosi, per il futuro non ci aspettiamo nulla di migliore anche alla luce del nuovo Patto europeo delle migrazioni, che comprime i diritti e rende possibile perfino il fotosegnalamento dei bambini dai sei anni in su» aggiunge Gola. La mostra sarà aperta al pubblico fino al 21 gennaio 2024. All’ingresso della sala l’organizzazione ricorda che dal 2014 a oggi sono morte in mare 24mila persone, 2600 solo nel 2023.
(da agenzie)
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Dicembre 22nd, 2023 Riccardo Fucile
MANGANELLATI 70 STUDENTI DI 16 ANNI A VISO SCOPERTO E INERMI
Si erano dati appuntamento alle 17 al Pantheon per chiudere le occupazioni della stagione. Ma poi, dopo una serie di interventi per ribadire le proprie richieste gli studenti e le studentesse che nelle scorse settimane si sono barricati nei principali licei romani (Mamiani, Tasso, Righi, Morgagni, Manara, Virgilio e altri) hanno deciso di partire in corteo verso Montecitorio.
Nonostante la polizia di Stato avesse bloccato le strade limitrofe al Pantheon, i giovani sono riusciti a raggiungere via della Colonna Antonina, a ridosso della piazza.
È lì, davanti al civico 52, che per evitare che gli studenti avanzassero ancora la polizia in tenuta antisommossa ha cominciato a manganellare i giovani. Diversi gli studenti colpiti, anche minorenni.
Tra i colpiti c’è uno studente minorenne del liceo Mamiani. Ha un graffio e un bozzo sotto all’occhio destro.
Una ragazza del Virgilio, invece, è stata raggiunta dai manganelli per due volte: in testa e su una mano, ora completamente livida.
“Sono arrabbiata, non ero nelle prime file, sono stata colpita lateralmente. Una mia amica è caduta, un’altra è stata strattonata”. Sono minorenni anche loro, studiano al Virgilio.
La posizione di alcuni studenti fermati, per aver forzato il blocco della polizia è al vaglio degli agenti che hanno bloccato i manifestanti.
Intanto, intorno alle 18.50, gli studenti hanno lasciato l’area degli scontri, passando, in fila indiana, sotto a una videocamera della polizia che li ha ripresi in faccia. Mezzora dopo, i giovani sono partiti in corteo verso il ministero dell’Istruzione e del Merito.
(da La Repubblica)
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Dicembre 22nd, 2023 Riccardo Fucile
CHIESTI DUE ANNI PER ALFREDO ROMEO, EDITORE DEL “RIFORMISTA”…GLI IMPUTATI SONO ACCUSATI A VARIO TITOLO DEI REATI DI TRAFFICO DI INFLUENZE ILLECITE, RIVELAZIONE DEL SEGRETO, FALSO, FAVOREGGIAMENTO, MILLANTATO CREDITO E TENTATA ESTORSIONE
Il pubblico ministero, Mario Palazzi, della procura di Roma, ha chiesto nel corso della sua requisitoria nell’ambito dell’inchiesta Consip, un anno di condanna per Luca Lotti, ex ministro dello Sport ed ex sottosegretario della presidenza del Consiglio e per Italo Bocchino, l’ex parlamentare.
Una pena a due anni e mezzo, è stata sollecitata dal pm Palazzi per l’imprenditore Alfredo Romeo, 5 anni per Carlo Russo, un anno e dieci mesi per l’ex ufficiale del Noe, Giampaolo Scafarto, tre mesi per il colonnello dell’Arma, Alessandro Sessa, un anno a Emanuele Saltalamacchia, all’epoca dei fatti comandante della legione carabinieri Toscana e un anno per l’ex presidente di Publiacqua di Firenze, Filippo Vannoni.
La procura ha chiesto invece l’assoluzione, per il padre dell’ex premier Matteo Renzi, Tiziano e per Stefano Massimo Pandimiglio.
Gli imputati sono accusati a vario titolo dei reati di traffico di influenze illecite, rivelazione del segreto, falso, favoreggiamento, millantato credito e tentata estorsione.
(da agenzie)
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Dicembre 22nd, 2023 Riccardo Fucile
TUSK STA BONIFICANDO LE FOGNE SOVRANISTE, DAI VERTICI DELLA TV PUBBLICA AI SERVIZI SEGRETI FINO ALL’ANTICORRUZIONE
Fuori dall’ondata dell’estrema destra che sta travolgendo l’Europa e dal fenomeno ormai diffuso dei centristi che si avvicinano alle posizioni dell’ultradestra per poter stare al governo – l’ultimo è stato il presidente francese Emmanuel Macron, che ha fatto approvare questa settimana una legge sull’immigrazione ispirata alle richieste del partito “Rassemblement National” di Marine Le Pen – c’è la Polonia del centrista Donald Tusk.
Il nuovo governo guidato dal primo ministro filoeuropeista si è insediato solo lo scorso 13 dicembre e in meno di dieci giorni ha già approvato una serie di misure che virano verso l’obiettivo dichiarato di Tusk. “Ripristinare lo stato di diritto e il rispetto della costituzione, riavvicinare la Polonia all’Unione Europea e farle assumere un ruolo da leader in Europa, eliminare le riforme che ha approvato l’ultradestra e che non garantiscono i diritti dei cittadini”. Tusk è il baluardo della resistenza contro l’estrema destra in Europa. Il centrista che non teme l’ultradestra, nonostante ne sia circondato. Lo stesso presidente Andrzej Duda, soprattutto nel campo della giustizia, è alleato della precedente amministrazione nazionalista. Ed è un grave problema per Tusk, avendo Duda il potere di veto sulla legislazione.
Quella di Tusk sembra essere però una resistenza efficace. Nello stesso giorno, lo scorso 19 novembre, il primo ministro polacco ha rivoluzionato i media pubblici, licenziando i vertici vicini al PiS – il partito di Jaroslaw Kaczynski, passato all’opposizione – e ha nominato i nuovi capi degli uffici per la sicurezza dello Stato, l’intelligence e la lotta alla corruzione. Tusk ha fatto chiudere il canale televisivo di informazione Tvp Info, l’emittente ritenuta “megafono” della propaganda del Pis – tanto da essere soprannominata TVPis.
Tutti i vertici sono stati licenziati e il canale oscurato. Il nuovo ministro della Cultura Bartlomiej Sienkiewicz ha cacciato anche i presidenti dei consigli di amministrazione di Polskie Radio e dell’agenzia di stampa statale Pap. Negli ultimi anni, i principali notiziari serali di Tvp, e Tvp Info, erano diventati una macchina di propaganda per il governo PiS. I media statali in Polonia hanno un ruolo politico maggiore rispetto a quelli di altri Paesi europei, perché un terzo dei cittadini non ha accesso alle emittenti private.
Tusk ha spiegato di voler “ristabilire media indipendenti in Polonia, in modo giuridicamente vincolante e duraturo”, “ripristinare l’obiettività e la libertà di espressione nei media statali”. La decisione del primo ministro ha spinto i vertici di Diritto e Giustizia a protestare. Il giorno seguente il canale Tvp è stato oscurato. Per un po’ non si è visto nulla, poi è stato diffuso un vecchio telefilm su un prete che fa il detective. Una scelta sicuramente simbolica per un partito che ha oppresso la Polonia per anni con il suo cattolicesimo oltranzista e i suoi governi oscurantisti. I parlamentari del PiS hanno organizzato una protesta al quartier generale di Tvp, cui ha partecipato anche il padre-padrone del partito, Kaczynski. “Questa è la difesa della democrazia. In ogni democrazia ci deve essere un’informazione fortemente anti-governativa” ha affermato il leader. Contro Tusk si è posto anche Duda, che può ora porre il veto sulla legge. Il presidente ha definito “anarchica” la riforma statale dei media. “Queste sono azioni completamente illegali”, ha sottolineato all’emittente privata Radio Zet. La riforma voluta da Tusk potrebbe incontrare l’opposizione anche della Corte Costituzionale, che è sotto l’influenza del PiS e di Duda.
Poi i cambi ai vertici della sicurezza statale, intelligence e lotta alla corruzione, anche qui per epurare i funzionari che avevano a che fare con il PiS. Il colonnello Rafal Syrysko, con oltre 30 anni di esperienza nel settore del controspionaggio e della sicurezza interna, è il nuovo capo dell’Agenzia per la sicurezza interna. Pawel Szot è invece il nuovo capo dell’intelligence, mentre alla guida del controspionaggio militare c’è il generale Jaroslaw Strozyk, anche lui con più di 30 anni di esperienza sul campo. Tra le nuove nomine presenti anche due donne, e questa è già di per sé una forte inversione di rotta rispetto al passato: Dorota Gawecka è stata nominata capo dell’intelligence militare, mentre Agnieszka Kwiatkowska-Gurdak nuovo capo dell’Ufficio centrale anticorruzione.
Sempre in politica interna, il nuovo governo filoeuropeista ha approvato un progetto di bilancio statale in tempi record, per rispettare le scadenze costituzionali ed evitare il pericolo di scioglimento del parlamento neoeletto. Il testo prevede una crescita del Pil del 3%, con un debito pubblico pari al 5,1% del Pil e un tasso di inflazione medio del 6,6% nel 2024. La spesa pubblica dovrà ammontare a 866 miliardi di zloty (200 miliardi di euro) e le entrate a 682 miliardi di zloty, ovvero un deficit di 184 miliardi di Pln (42,4 miliardi di euro). Nel bilancio sono state considerate le promesse fatte in campagna elettorale da Tusk, tra cui un aumento del 30% degli stipendi degli insegnanti e del 20% per i dipendenti pubblici e militari, il ritorno ai finanziamenti da parte dello Stato di procedure di fecondazione in vitro o di aiuti agli enti locali.
Anche in politica estera si sono già registrati alcune evoluzioni rilevanti, a partire dalle relazioni di Varsavia con l’Ue. Tusk è riuscito, dopo essersi recato a Bruxelles, a sbloccare i miliardi di euro del Pnrr che erano stati congelati dall’Ue sotto il governo precedente, a causa di una disputa sullo stato di diritto, sull’indipendenza della magistratura e i diritti delle minoranze. Il governo Tusk ha così presentato la scorsa settimana la prima richiesta di pagamento del Pnrr, per un valore di 6,3 miliardi di euro. “Entro la fine dell’anno riceveremo i primi 5 miliardi di euro” ha annunciato Tusk. La presidente della Commissione Europea Ursula von Der Leyen ha sottolineato che il rapporto con la Polonia è già cambiato. “I tempi sono sfidanti, la tua esperienza sarà di valore per la nostra famiglia europea: do il benvenuto alla tua decisione di mettere lo Stato di diritto al centro dell’agenda del governo e di affrontare le questioni poste dalla Commissione e dalle corti europee. Per troppo tempo le questioni legate allo Stato di diritto hanno ostacolato la nostra cooperazione” ha affermato von Der Leyen. A proposito di stato di diritto, proprio ieri la Corte di giustizia dell’Unione europea (Cgue) ha messo in dubbio la legittimità di una camera della Corte suprema polacca creata nel 2017 dall’ex governo nazionalista populista.
Appena poche ore dopo l’insediamento Tusk si è già ritrovato pienamente immerso nella questione Ucraina. Il premier polacco infatti ha partecipato al Consiglio europeo, che ha approvato il via ai negoziati per l’adesione dell’Ucraina all’Ue, con il premier dell’Ungheria Viktor Orbán che però ha bloccato l’intesa sul bilancio pluriennale dell’Ue, che comprende 50 miliardi di euro per Kiev. Tusk ha ribadito il sostegno della Polonia all’Ucraina, in un discorso dai toni molto forti. “Non ne posso più di ascoltare politici che parlano di fatica rispetto alla situazione in Ucraina. L’attacco contro l’Ucraina è un attacco contro tutti noi. Per qualche strana coincidenza, i politici che attaccano le fondamenta della democrazia sono anti ucraini” ha affermato il primo ministro polacco, riferendosi, indirettamente al premier ungherese e a quello slovacco, il filorusso Robert Fico. Tusk e Orbán ( e se si vuole Fico) sono, in questo momento, i portabandiera di due visioni dell’Europa opposte, che però si sviluppano in due Paesi molto vicini. Sono l’espressione della dualità europea. Entrambi vogliono rimodellare l’Europa ed entrambi sembrano riuscire a portare avanti, in qualche modo, la loro visione.
Per quanto riguarda l’Ucraina, Tusk ha però un importante problema da risolvere, che è quello della protesta dei camionisti polacchi contro le agevolazioni concesse dall’Unione Europea ai colleghi ucraini, in seguito all’invasione russa e alle limitazioni alle esportazioni nel Mar Nero. I manifestanti chiedono da mesi all’Ue di ripristinare il sistema di prima della guerra, per cui le aziende ucraine avevano bisogno di permessi particolari per operare nell’Ue. All’inizio di questa settimana i camionisti polacchi hanno ripreso il blocco del principale varco al confine con l’Ucraina, il valico di Dorohusk- Yahodyb, da cui transita il 40% del traffico commerciale fra i due Paesi, dopo che un tribunale ha annullato l’ordinanza delle autorità locali per porre fine all’agitazione la scorsa settimana, quando si erano create code di 80 chilometri. Ora anche gli agricoltori sono andati a sostenere i camionisti, perché l’accordo tra Ue e Ucraina liberalizza il flusso delle merci su gomma, incluso il grano, con il conseguente abbassamento dei prezzi di quanto coltivato localmente. Tusk nelle ultime ore ha specificato di voler portare avanti con l’Ucraina un atteggiamento a doppio binario. “L’aiuto della Polonia all’Ucraina è fondamentale, ma allo stesso tempo dobbiamo rimanere risoluti quando si tratta degli interessi, tra gli altri, dei camionisti e degli agricoltori polacchi. Ci prenderemo cura degli interessi polacchi collaborando con ogni vicino polacco” ha spiegato Tusk.
Ieri il ministro ucraino delle Infrastrutture, Oleksandr Koubrakov, ha incontrato, per la prima volta, il suo omologo polacco Dariusz Klimczak a Varsavia, proprio per cercare una soluzione al blocco dei camionisti. Oggi il nuovo capo della diplomazia polacca, Radoslaw Sikorski, è a Kiev per la sua prima visita all’estero dalla sua nomina. I negoziati sono in corso. Si discute di cifre precise nelle perdite dei ricavi polacchi, perché secondo l’Ucraina “i problemi menzionati dai manifestanti polacchi non esistono nella realtà”. L’Ucraina spera di raggiungere un accordo con il nuovo governo polacco entro questa settimana, ha detto ieri il vice primo ministro ucraino Oleksandr Kubrakov. Questo è il primo vero test in politica estera per il nuovo premier polacco fileuropeista. Anche dal suo esito dipenderà il futuro dei rapporti tra Varsavia e Kiev.
(da agenzie)
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Dicembre 22nd, 2023 Riccardo Fucile
IL MINISTRO DELL’ECONOMIA, USCITO CON LE OSSA ROTTE DAL VOTO SUL MES, ROMPE IL SILENZIO: “IO AVEVO INTERESSE CHE FOSSE APPROVATO, MA NON ERA ARIA. LE DIMISSIONI? I CONSIGLI DELL’OPPOSIZIONE SONO UTILI MA DECIDO IO”
“Il ministro dell’economia e delle finanze aveva interesse che il Mes fosse approvato per motivazioni di tipo economico e finanziario ma per come si è sviluppato il dibattito negli ultimi giorni, giurì d’onore e cose di questo tipo, mi è sembrato evidente che non c’era aria per l’approvazione. Per motivazioni anche non solo economiche”. Lo ha detto il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti interpellato dai cronisti fuori dal Senato. A chi gli chiedeva della richiesta delle opposizioni di dimettersi, ha risposto: “I consigli dell’opposizioni sono sempre utili però permettetemi che poi decido io”.
“Io faccio il mio mestiere, è quasi finita perché c’è ancora la Camera la settimana prossima e poi avremo la nostra legge di bilancio come l’ha voluta e concepita il governo”.
“Tutto si può migliorare, anche il Mes”. Lo ha detto il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, intercettato in Senato a margine dell’ok dell’Aula alla manovra, a chi gli chiedeva se il Mes si possa modificare o si possa riaprire la partita. “Questi trattati sono stati fatti in certi periodi storici, probabilmente anche la storia chiede altri tipi di risposte. Anche il Patto di stabilità, perché si è cambiato? Perché quando fu fatto col vecchio Patto c’era una situazione totalmente diversa e oggi ci sono altri tipi di necessità”. “Anche per le ambizioni che ha l’Europa”, ha aggiunto.
(da agenzie)
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Dicembre 22nd, 2023 Riccardo Fucile
NOMINATO NEL 2008 A CAPO DEL CONSIGLIO DI SICUREZZA NAZIONALE RUSSO, PATRUSHEV È LA SECONDA PERSONA PIÙ POTENTE A MOSCA
L’assassinio del capo della Wagner Evgenij Prigozhin è stato preparato per due mesi e “approvato dal più antico alleato e confidente del presidente russo Vladimir Putin, un ex spia di nome Nikolai Patrushev”. A accusare il potente segretario del Consiglio di sicurezza della Federazione Russa è il Wall Street Journa che in un lungo articolo cita funzionari dell’intelligence occidentale e un ex ufficiale dell’intelligence russa.
Nell’articolo si afferma che è stato Patrushev a promuovere e portare avanti il piano per uccidere l’ex cuoco di Putin morto insieme ad altri 10 fedelissimi per un’esplosione del suo aereo privato in volo da circa mezz’ora, il 23 agosto scorso.
Il Wsj ricostruisce i legami fortissimi tra Putin e Patrushev. Nel 2008, Putin lo promosse, dopo 10 anni da direttore del Servizio federale di sicurezza, a segretario del Consiglio di sicurezza nazionale russo. “Ma il carattere di Patrushev, la sua vicinanza a Putin e il suo ruolo di capo de facto dei servizi di sicurezza per più di due decenni lo hanno reso la seconda persona più potente in Russia”, afferma il Wasj.
Secondo l’articolo, Patrushev iniziò a mettere in guardia Putin su Prigozhin già durante i mesi estivi del 2022. Ma gli avvertimenti caddero nel vuoto finché Wagner faceva progressi sul campo di battaglia.
(da agenzie).
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Dicembre 22nd, 2023 Riccardo Fucile
“SI APRE SUL CONTINENTE UN PUNTO INTERROGATIVO GIGANTESCO SULL’AFFIDABILITÀ DELL’ITALIA. DIFFICILE SFUGGIRE ALLA SENSAZIONE DI ESSERE CADUTI IN UNA TRAPPOLA”
Tenere il piede in due staffe. Espressione, con connotazione negativa, usata per riferirsi a una persona (o a un Paese) furba, ipocrita, o che asseconda la sua convenienza. In buona sostanza, un soggetto ambiguo, proclive a cambiar bandiera quando il vento non soffia a proprio favore.
Mes. Meccanismo europeo di stabilità, recita la sintesi di Bankitalia. Concede assistenza finanziaria ai Paesi membri dell’Europa che, pur avendo un debito sostenibile, trovino temporanee difficoltà a finanziarsi sul mercato. In cambio si chiedono riforme che ti rendano un debitore solvibile. Diciannove nazioni che aderiscono all’euro l’hanno ratificato, nella forma modificata che ne estende l’azione alle crisi bancarie, l’Italia, la ventesima, no.
Vai a capirci qualcosa in politica, per di più a pochi giorni dal Natale, quando il verbo evangelico invita potente a pretendere: il vostro parlare sia sì sì/no, no, che il di più viene dal maligno. Il ministro dell’Economia, il leghista Giancarlo Giorgetti, pur dopo mille ripensamenti e quasi balbettando approva, dopo mediazioni e conquiste, il patto di Stabilità proposto dall’Europa, che il Mes porta con sé come conseguenza naturale.
E invece viene smentito, tutto salta, tra accuse, controaccuse, rasoiate feroci. Palazzo Chigi prende atto, perché si era rimesso al voto dell’Aula di Montecitorio, e il Parlamento è sovrano, che la ratifica è stata bocciata. E spiega che non si tratta di gran cosa, e che ci sarà modo di tornare sull’argomento […]. Perché ci sarà un motivo se Ponzio Pilato, romano, quinto procuratore della Giudea, a duemila anni di distanza fa ancora scuola.
Leggere il risultato di quello che è successo ieri alla Camera ha un ché di sconcertante. La stagione del populismo, che tanti danni ha fatto e pareva morta e sepolta, trova nuova linfa.
Lega e Cinque Stelle ritrovano nella rissa le ragioni che li avevano portati a governare insieme, e trascinano con sé Fratelli d’Italia, che per non subire danni in vista delle elezioni europee, si mette in qualche modo alla guida dello strappo con Francia e Germania.
Conte rivendica la contrarietà storica del suo Movimento al Mes, nega di avergli aperto la strada con il favore delle tenebre, e accusa FdI di aver tramato nella notte solo per nascondere il fallimento della trattativa sul patto di Stabilità, ma resta il fatto che hanno votato insieme.
Il governo, dopo quattordici mesi, affronta la prima, pesante spaccatura, con Forza Italia e il raggruppamento di Maurizio Lupi che si astengono solo per evitare il rischio di una lacerazione più profonda, che metterebbe in dubbio lo stesso proseguimento della legislatura.
Ma se le toppe tamponano il buco, [.si apre nel continente un punto interrogativo gigantesco sull’affidabilità dell’Italia.
Difficile, per i partner europei, sfuggire alla sensazione di essere caduti in una trappola, con l’Italia che finge di voler perseguire una strada comune, ottenendo risultati, pur parziali, dopo un’estenuante trattativa, e poi si sgancia, facendo prevalere considerazioni sovraniste ed elettorali. Oppure, seconda opzione, si tratta di un fallo di reazione, a fronte di alleati europei che sul patto di Stabilità hanno forzato la mano, mettendo l’Italia nell’angolo.
Ma pure l’opposizione ne esce con le ossa rotte. I Cinque Stelle votano con La Lega e Fratelli d’Italia, il Pd dice sì alla ratifica del Mes in compagnia di Matteo Renzi e Carlo Calenda, che a far fronte comune in futuro non ci pensano per niente, e pure Verdi e Sinistra di Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli si astengono, sulla linea che non si sa mai che cosa convenga di più
Almeno in chiave elettorale, è Matteo Salvini a segnare un punto: «Il Mes non ci serviva. Se una cosa non serve io non la voto. Anzi, siccome l’Italia ha messo dei soldi in questo Istituto, visto che non ci serve, possiamo anche chiederli indietro, questi soldi».
Pulsioni da Italexit, che rispuntano, e insieme a queste risorgono i quasi dimenticati leghisti Alberto Bagnai e Claudio Borghi, che di considerare l’Europa matrigna non hanno mai fatto mistero: «Termina qui una battaglia ultradecennale, abbiamo difeso i risparmi degli italiani». Sipario, per ora.
(da agenzie)
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