Dicembre 27th, 2023 Riccardo Fucile
DAL TERZO VALICO DI GENOVA ALL’ALTA VELOCITÀ PALERMO-CATANIA: IL “CATALOGO” DEI PROGETTI CHE NON SARANNO REALIZZATE CON I FONDI DEL PNRR PERCHÉ RISCHIANO DI NON ESSERE COMPLETATI ENTRO I TEMPI IMPOSTI DA BRUXELLES…A ESSERE PENALIZZATE SONO SOPRATTUTTO LE INFRASTRUTTURE, IN BUONA PARTE AL CENTRO-SUD. GRANDI OPERE DI CUI SI FAVOLEGGIA DA DECENNI
Il nemico del Piano di ripresa e resilienza si chiama definanziamento. La sua azione va a colpire soprattutto le infrastrutture. Alta velocità, ponti, valichi, ma anche nuovi alloggi e polmoni verdi sembravano dovessero diventare il cuore della ricostruzione italiana post pandemia, il volano di un’Italia nuova, un Piano Marshall bis.
Da Nord a Sud passando per il Centro, il Terzo Valico ferroviario Genova-Tortona, l’alta velocità Palermo-Catania, la linea su ferro Roma-Pescara, il consolidamento del Pontelungo a Bologna, l’abbattimento delle Vele di Scampia, la realizzazione del “Parco della Rinascita” a Bari, del nuovo polo sanitario di Novara, di un collettore di scarico a Firenze o il progetto digitale “Citizen Inclusion” erano dei must, sono diventati dei “forse” e poi grandi opere di cui si favoleggia da decenni e che, ancora una volta, non saranno realizzate perché depennate dal governo Meloni.
Nella revisione del Pnrr i fondi sono stati spostati o lo saranno su altri programmi. Perché, ha spiegato il ministro per gli Affari europei Raffaele Fitto, c’è il rischio di non raggiungere il risultato entro i tempi stabilitàIl primo progetto della rete ferroviaria Roma-Pescara risale al 2002. Vent’anni dopo l’opera, che avrebbe dovuto raddoppiare i binari abbattendo i tempi di percorrenza fino a due ore, è stata inserita nel Pnrr nel capitolo di spesa che fa capo al dicastero dei trasporti. Tuttavia lo stesso ministro Matteo Salvini, a causa di ritardi autorizzativi, ha deciso di spostare su altre opere i 620 milioni stanziati.
E un miraggio, per la Capitale, è anche la chiusura dell’anello ferroviario, quindi la realizzazione di binari intorno a tutta la città. Il tratto Vigna Clara-Tor di Quinto, dal valore di 382 milioni di euro, di cui 262 europei, non si farà perdere a Roma un treno fondamentale per il Giubileo.
Il termine ultimo dei lavori doveva essere il 2024, la data è stata spostata al 2026, ma c’è già chi parla già di 2030. Non c’è pace per il cantiere del Terzo Valico di Giovi, la linea ferroviaria che dovrebbe creare un collegamento veloce tra Genova e Tortona, e più in generale, tra la Liguria e la Pianura Padana. I ritardi, dovuti al rincaro delle materie prime, agli ostacoli geomorfologici incontrati lungo il tragitto e alle inchieste della magistratura, hanno messo in discussione i 3,97 miliardi essenziali per il completamento dell’opera.
Sicilia, la Palermo-Catania
Se ne parla da vent’anni, per questo il Pnrr era vissuto come il momento magico. E invece anche l’alta velocità Palermo-Catania rientra nel travaso di fondi che coinvolge molte grandi infrastrutture.
Si tratta di 787 milioni di euro, nello specifico 470 per il tratto Caltanissetta Xirbi-Lercara e altri 317 per Enna-Caltanissetta Xirbi, presi dalla Sicilia e dirottati altrove malgrado il commissario dell’opera per conto di Rfi, Filippo Palazzo, aveva assicurato che le cadenze di tutti i lotti sono state rispettate. Campania, le tre Vele Niente più palazzoni che raggiungono i 45 metri ma “edifici a scala umana” di altezza tra i 3 ei 6 piani rispetto agli attuali 14.
Quindi, due Vele da buttare giù e una che resterà in piedi, ma riqualificata. L’obiettivo è cancellare i simboli di Gomorra: le tre Vele rimaste a Scampia, i casermoni che il Comune di Napoli vorrebbe abbattere con 70 milioni del Piano di ripresa per costruire 433 nuovi alloggi. Ma questo è uno dei piani urbani che rischia di finire sotto la tagliola del governo. Anche perché i soldi messi a gara ad oggi sarebbero lo 0,88%.
Toscana, il collettore
Un collettore di scarico che permetterebbe di raccogliere l’acqua piovana del centro abitato di Campi Bisenzio, alle porte di Firenze, e rigettarla nel fosso Chiella, che nemmeno due mesi fa si ruppe in due punti riempiendo, per giorni, di acqua e fango la città. Il progetto vale 6,4 milioni, di cui 4,6 stanziati dal Pnrr. Il completamento è previsto per ottobre 2025, ma la realizzazione del collettore è ancora in fase di progettazione.
Puglia, l’ex fabbrica Fibronit
A distanza di 38 anni dalla chiusura, la fabbrica continua a mietere vittime tra cittadini e dipendenti. Oltre settecento uccisi dall’amianto che era prodotto nello stabilimento. Per la ex Fibronit, un’area di 118 mila metri quadrati, però era finalmente arrivato il momento di una nuova vita, grazie al progetto del “Parco della Rinascita” che il Comune aveva deciso di realizzare utilizzando 11 milioni e 445mila euro di fondi ministeriali e regionale, per un investimento totale di oltre 16 milioni. Nonostante l’iter per far partire i lavori sia a buon punto, i fondi per questo polmone verde con pista ciclabile sono stati rimodulati
Lombardia, il digitale
Migliorare l’accessibilità dei servizi pubblici digitali attraverso la diffusione di vari strumenti tra questi test di usabilità, attività di comunicazione, sviluppo di kit dedicati. Milano sperava nel “Citizen Inclusion”. Su questo piano digitale sono stati indirizzati 900 mila euro, ma il progetto è in ritardo poiché non è stata rispettata l’ultima scadenza, prevista per lo scorso luglio, in cui si sarebbe dovuto dare il via ai fornitori.
Emilia-Romagna, le Fonderie
La bonifica dell’area delle ex Fonderie di Modena, destinata a diventare la sede del Distretto per l’accelerazione e lo sviluppo della tecnologia, rischiando di perdere undici milioni di euro.Ha bisogno di manutenzione e di interventi di consolidamento invece il Pontelungo di Bologna, i cui lavori sono partiti il 30 agosto del 2021. Il cronoprogramma è cambiato in corso d’opera anticipando il cantiere del tram. Inizialmente la riapertura di questo collegamento su antiche arcate era prevista per febbraio 2025. La nuova data è febbraio 2026, motivo per cui sono a rischio i cinque milioni di euro dell’Europa.
Piemonte, il polo sanitario
In Piemonte si è di fronte a un paradosso. Il nuovo polo sanitario di Novara, 125.031 metri quadrati per 671 posti letto, non è finanziato con i fondi del Pnrr. Ma la gara per la scelta del progetto migliore continua ad andare deserta perché le imprese sono tutte impegnate sulle opere previste invece dal Piano di ripresa e resilienza. In fondo la Città della Salute prevede un partenariato pubblico-privato, uno strumento complesso su cui è dovuto intervenire un commissario straordinario nominato dal governo Meloni, e che con ogni evidenza sta incoraggiando potenziali progettisti e costruttori.
(da la Repubblica)
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Dicembre 27th, 2023 Riccardo Fucile
CIRCA IL 50% DEI PROFILI SPARIRÀ NEI PROSSIMI 2 ANNI: LA GENTE NON NE PUO’ PIU’ DELLA GAZZARRA QUOTIDIANA ALIMENTATA DA POLEMICHETTE CHE DURANO LO SPAZIO DI UNA GIORNATA, E PUBBLICA SEMPRE MENO CONTENUTI
I social media sono in crisi ed entro due anni il cinquanta per cento degli utenti smetterà di frequentarli. Lo dicono ricerche americane citate dal Wall Street Journal e confermate da studisi di comunicazione. Gli utenti cominciano ad essere esausti: osservano ancora, ma pubblicano sempre meno.
Non se ne può più di finire nel tritacarne dei social, è sempre più difficile controllarne i contenuti e l’attendibilità, l’iniziale divertimento è finito, e viene sostituito da reazioni molto simili all’angoscia. Un’indagine della società Morning Consult ha evidenziato che il 61% degli utenti ha deciso di essere più selettivo su ciò che pubblica. Più della metà degli intervistati dall’istituto Gartner ha dichiarato che la qualità dei social è diminuita a causa della disinformazione dilagante, della pubblicità ossessiva e della continua intrusione dei bot,
L’INDAGINE
C’è poi un altro aspetto, non marginale: «Gli utenti – ha spiegato Emily Weiss, analista di comportamenti sui social – sono sempre meno propensi a condividere opinioni e approfondimenti sulla loro vita, perché scoprono che la comunità che vanno cercando non esiste». E quando un bot ti spinge a contattare nuovi amici ea leggere nuovi post si resta spesso molto delusi, con la sensazione di avere perso del tempo.
Persino chi consiglia un film agli amici, ha appurato Morning Consult, ora tende a farlo di persona con un sms o con una e-mail, piuttosto che postare il suo apprezzamento e dover rispondere a chi non è d’accordo. C’è stanchezza, anche perché i social ti obbligano ad apparire in un certo modo, spesso molto diverso da quello che sei in realtà. Come fanno le influencer, che però traggono da questa fatica un guadagno, almeno fino a quando non vengono smascherate.
LE FUNZIONI
Instagram ha già una funzione «amici intimi» che implementerà; Stiamo pensando di rafforzare la messaggistica, come ai vecchi tempi degli sms, ma con un filtro di crittografia che renderà il testo visibile soltanto a chi vogliamo noi. Vuole anche potenziare la funzione «snooze», che disattiva gli audio, per mettere in pausa i post suggeriti.
TikTok invece pensa di aiutare gli utenti a dialogare con amici che non si contattano da molto tempo, ma trascura il fatto che quasi sempre c’era una ragione. Le persone che hanno inventato i social sono diventate miliardarie grazie al grande numero di utenti che hanno conquistato nel mondo e non possono permettersi di perderli.
(da agenzie)
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Dicembre 27th, 2023 Riccardo Fucile
LA REGISTA: “UN GESTO BELLISSIMO”… PER FORTUNA IN ITALIA CI SONO ANCORA IMPRENDITORI VERI IN MEZZO A UNA MAREA DI SANGUISUGHE
In anonimato e lontano dai riflettori, un imprenditore locale di Lodi ha regalato 400 biglietti a studenti e studentesse della città per assistere alla visione di C’è ancora domani, il recente di film di Paola Cortellesi che mette in scena la storia di Delia, madre di tre figli che subisce le violenze del marito sullo sfondo del secondo Dopoguerra. L’ignoto benefattore a inizio dicembre ha contattato il Comune di Lodi, chiedendo di organizzare una proiezione e mantenendo la discrezione in ogni passaggio. La vicesindaca di Lodi, Laura Tagliaferri, è stata l’unico punto di contatto con l’imprenditore lodigiano, coordinando la visione del film il 16 dicembre al cinema Moderno. «È una persona di grande cuore che ha chiesto il nostro supporto per coinvolgere le scuole nella visione del film», ha dichiarato la vicesindaca Tagliaferri. «Siamo partiti da quelle frequentate da studenti provenienti da famiglie in difficoltà economica. E devo dire che è stata una giornata intensa e molto utile a livello educativo. In sala ci siamo tutti commossi durante il film. È stato davvero bellissimo», ha aggiunto. E la stessa Cortellesi non ha tardato a manifestare la sua gratitudine: «La bellezza di questo gesto… Grazie, ne sono onorata», ha commentato la regista.
(da agenzie)
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Dicembre 27th, 2023 Riccardo Fucile
HA CHIESTO AI VERTICI DI MEDIASET DI CONDURRE IL TG4 O STUDIO APERTO
Andrea Giambruno fa il suo ritorno a Mediaset, ma questa volta cercando un posto di spicco: il giornalista avrebbe chiesto ai vertici dell’azienda di condurre un telegiornale. Per la precisione il Tg4 delle 19 o Studio Aperto.
A rivelarlo è un’indiscrezione de Il Fatto Quotidiano, secondo cui l’ex compagno della premier Giorgia Meloni – travolto dalle polemiche per i suoi comportamenti sessisti sul lavoro colti dai fuorionda e diffusi da Striscia la notizia – si sentirebbe stretto nel solo ruolo di autore del programma Diario del Giorno su Rete 4.
Da qui la proposta a Mediaset di essere il volto del Tg4 come prima scelta o, come alternativa, ha menzionato Studio Aperto su Italia 1, telegiornale che già in precedenza ha condotto.
Tuttavia, questo paventato ritorno potrebbe non essere scontato. Il Fatto continua segnalando che Pier Silvio Berlusconi, con cui Giambruno si è incontrato prima di Natale, sarebbe stato informato della richiesta. Tuttavia, un’operazione del genere potrebbe essere problematica su più fronti: a settembre, Mediaset ha rimosso il giornalista senza un provvedimento disciplinare, e il suo ritorno potrebbe danneggiare l’immagine dell’azienda.
Senza contare l’aspetto politico della questione considerato che le sue parole o dichiarazioni potrebbero essere lette come messaggi alla sua ex compagna.
(da Open)
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Dicembre 27th, 2023 Riccardo Fucile
PAESE CHE VAI, CIALTRONE SOVRANISTA CHE TROVI
Non verrà preso alcun provvedimento nei confronti del ministro degli Interni britannico, James Cleverly, finito al centro delle polemiche per aver ironizzato sullo stupro e fatto commenti sessisti durante un party di Natale a Downing Street.
Il primo ministro Rishi Sunak, scrive il Daily Mirror che ha riportato le dichiarazioni di Cleverly, considera «la questione chiusa».
Il politico durante un ricevimento a cui era stato invitato dal premier ha scherzato sulla possibilità di mettere un po’ di Rohypnol (droga dello stupro, ndr) nel drink» di sua moglie ogni sera: «Non è del tutto illegale se in piccole quantità», ha affermato.
Per Cleverly infatti il segreto del matrimonio lungo prevede la «sedazione leggera» della propria coniuge in modo che non possa «mai rendersi conto che ci sono uomini migliori nei paraggi».
Le sue dichiarazioni, diffuse poche ore dopo aver annunciato il giro di vite sul cosiddetto spiking, crimine che prevede l’aggiunta di sostanze stupefacenti in bevande solitamente vendute in club e discoteche allo scopo di rendere incoscienti le vittime per poi approfittarne, hanno destato (inevitabilmente) scalpore.
Le reazioni
Immediata la reazione dell’opposizione laburista e delle associazioni per i diritti delle donne. Per Yvette Cooper, ministro degli Interni nell’esecutivo ombra del Labour, ha infatti bollato le affermazioni di Cleverly come «agghiaccianti». Lo spiking «è un reato grave e inquietante – ha affermato – che sta avendo un impatto devastante sulla vita delle giovani donne. È davvero incredibile che il ministro dell’Interno abbia fatto battute così spaventose proprio lo stesso giorno in cui il governo ha annunciato una nuova stretta. Ciò suggerisce che, pur essendo il ministro del Gabinetto responsabile in ultima analisi della lotta alla violenza contro le donne e le ragazze, non capisce quanto sia grave questa situazione».
Dello stesso tono anche il commento di Women’s Aid, organizzazione non governativa che assiste le donne vittime di violenza: «Contiamo sui leader politici perché agiscano per porre fine alla violenza contro le donne e le ragazze e alla misoginia che ne è alla base. È fondamentale che le sopravvissute allo spiking vedano i ministri trattare seriamente l’argomento e non minimizzare la realtà che tante donne devono affrontare». Altri, infine, definiscono le parole del ministro degli Interni come «sessiste» e «misogine».
Le scuse
Cleverly, tramite il suo portavoce, si è scusato: «In una conversazione privata, il ministro ha fatto una battuta scherzosa, per la quale ora si scusa», ha detto il dipendente del ministro, sottolineando che Cleverly non ricorda esattamente quali parole siano state utilizzate, ma riconosce come le sue dichiarazioni siano state inappropriate.
(da agenzie)
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Dicembre 27th, 2023 Riccardo Fucile
ECCO I SETTORI CHE PIU’ RISENTIRANNO DELLA CRESCITA DEI PREZZI
Anno nuovo, problemi vecchi: se gli ultimi anni non hanno visto uno scenario economico particolarmente roseo, con ricadute anche pesanti sulle tasche dei consumatori, il 2024 non si prospetta migliore sotto questo punto di vista. Il costo del bilancio familiare potrebbe subire un incremento di quasi mille euro a famiglia: secondo il Codacons, che ha stimato la maggiore spesa che attende i consumatori, l’incremento sfiorerà i 974 euro. Ad aumentare sono i prezzi di banche e telefonia, assicurazioni, generi alimentari. Cibi e bevande, nello specifico, costeranno 231 euro in più sulla spesa delle famiglie, mentre a causa del caro-benzina e del caro-voli la quota destinata ai trasporti potrebbe crescere di 160 euro. L’Rc auto, come certificato anche dall’Ivass, risentirà degli aumenti nel settore polizze: un nucleo che dispone di due automobili si ritroverà a spendere in totale 62 euro in più rispetto al 2023 solo a titolo di copertura assicurativa, stima ancora il Codacons.
La grande incognita dell’energia
E ancora: rialzi attesi nel comparto della telefonia (seppur più contenuti: oscilleranno tra i 30 e i 35 euro a famiglia), e in quello dell’energia, dove «regnano pesanti incognite». Il 10 gennaio segnerà infatti la fine del mercato tutelato del gas, mentre a luglio sarà il turno della luce. Gli incrementi delle tariffe, secondo il Codacons, saranno inevitabili: la maggiore spesa potrebbe attestarsi a +220 euro annui a nucleo. Bisogna prepararsi ad affrontare aumenti anche per le spese relative alle banche (+18 euro a nucleo a titolo di servizi finanziari e bancari), alle tariffe locali (+60 euro per rifiuti, acqua, ecc.), e infine a bar e ristoranti (+68 euro annui a famiglia per mangiare e bere fuori casa). In questo contesto, anche riuscire ad andare in vacanza sarà più difficile: i listini che interesseranno strutture ricettive, pacchetti vacanza, stabilimenti balneari e servizi vari aumenteranno in media di 120 euro a nucleo.
(da agenzie)
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Dicembre 27th, 2023 Riccardo Fucile
IL LEGAME CON MEDIASET È SEMPRE PIÙ SBIADITO. LA POSIZIONE DI MELONI CON QUELLA DELLA FAMIGLIA BERLUSCONI SONO DIFFICILI DA CONCILIARE… L’ASCESA DELLA MORATTI, CHE HA STACCATO (COME PURE PAOLO SCARONI) UN MAXI CONTRIBUTO PER IL PARTITO
Sei mesi per sopravvivere. O per consegnare definitivamente Forza Italia all’irrilevanza, anticamera dello scioglimento in Fratelli d’Italia. Antonio Tajani deve fare i conti con una sostanziale sconfitta sul Mes. Non è riuscito a difendere un trattato su cui il Ppe – la famiglia a cui appartiene FI – puntava da anni. Come se non bastasse, FI si prepara a sostenere anche il pasticcio dell’accordo con l’Albania sui migranti, considerato un’inutile forzatura dalla struttura della Farnesina. E tutto parte della svolta neo-sovranista dell’esecutivo di Giorgia Meloni, che rischia di travolgere la creatura fondata da Silvio Berlusconi.
Così si ritrova Forza Italia, sbandata e senza una linea. Il leader valuta anche l’opzione del voto positivo sul Mes. Piacerebbe alla base del gruppo parlamentare, esasperata dalla sudditanza alla linea sovranista. Lo accantona presto, però, “rischieremmo la crisi”. Così dirà anche agli sconcertati emissari del Ppe che lo contattano: “Abbiamo fatto il possibile, ci siamo distinti da Salvini, non potevamo spingerci oltre l’astensione”. Il distinguo “controllato”, d’altra parte, è concordato proprio con Meloni.
Perché Tajani non intende recidere l’unico legame che considera vitale, anche in vista delle prossime Politiche: quello con la premier, appunto, l’unica in grado di assicurare un’alleanza elettorale e collegi sicuri. Nel partito tira ovviamente un’aria mesta. Anche l’accordo con l’Albania sarà digerito come un male necessario. Non piace, non convince, ma sarà accettato in nome del realismo politico. E nella speranza di ottenere in uno dei prossimi provvedimenti qualche concessione sulla questione del Superbonus.
Ma non basta, non può bastare. Anche il legame tra Forza Italia e Mediaset sembra sempre più sbiadito. Tajani prova a fare il possibile per tenere assieme la posizione di Meloni e quella della famiglia Berlusconi, senza troppo riuscire nell’impresa. I dettagli, in questo senso, raccontano di una nuova fase: il dg dell’informazione Mediaset, Mauro Crippa, ha di recente sancito la staffetta alla guida di Stasera Italia tra Nicola Porro e Bianca Berlinguer per le trasmissioni che vanno in onda nei giorni feriali. Nel fine settimana, invece, è in bilico la conduzione di Augusto Minzolini. Non uno qualunque, ma un giornalista stimato dal Cavaliere, che aveva voluto per lui il programma. Il contenitore non si è mai caratterizzato per eccessi di governismo, né si è mostrato tenero verso il sovranismo salviniano. Adesso, la nuova svolta. E il possibile sipario su uno degli ultimi spazi di berlusconismo.
La vera partita, però, si gioca con le Europee. Tajani insiste sul posizionamento moderato. Pensa che serva a strappare consenso ai leghisti. La speranza è che le difficoltà interne che affliggono Salvini possano fare il resto. In questa chiave, si osservano i maldipancia nelle due regioni da sempre culla del leghismo: Lombardia e Veneto.
Nel regno di Luca Zaia, in particolare, le tensioni non sembrano risparmiare la giunta: due assessori di peso – riferiscono fonti di massimo livello – sarebbero a disagio per il posizionamento ultra sovranista del leader e starebbero meditando addirittura lo strappo verso l’area moderata. Si tratta di Federico Caner, responsabile di fondi Ue e Turismo nella giunta regionale, e di quello all’Ambiente Gianpaolo Bottacin.
Sono linee di frattura interna che, se confermate, potrebbero fare comodo a Tajani. Non riequilibrano però il rapporto con il partito egemone, FdI. In questo senso, c’è un passaggio che dovrà essere gestito con cura, per evitare incidenti imprevisti: quello del giurì che da domani alla Camera è chiamato a giudicare il ricorso di Giuseppe Conte verso Giorgia Meloni, per le dichiarazioni in Aula sul Mes che avrebbero leso l’onorabilità del leader grillino. Per un gioco di incastri, a giudicare la presidente del Consiglio sarà l’attuale vicepresidente della Camera Giorgio Mulè, berlusconiano mai tenero con Palazzo Chigi
(da La Repubblica)
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Dicembre 27th, 2023 Riccardo Fucile
“IO SO’ GIORGIA” AMBISCE A CONQUISTARE QUALCHE REGIONE IN PIÙ E IL VENETO È IL BOCCONE PIÙ GHIOTTO – IL CAPITONE VOLA IN SARDEGNA PER LANCIARE UN SEGNALE SUL CASO SOLINAS, CHE IL CARROCCIO VUOLE FORTEMENTE RICANDIDARE
Le liti della destra nei territori sono arrivate a Roma e rischiano di coinvolgere il governo. Il Consiglio dei ministri di domani avrebbe dovuto approvare un provvedimento che consentirebbe ai sindaci dei Comuni fino a cinquemila abitanti di candidarsi per un quarto mandato, mentre per i primi cittadini con una popolazione di quindicimila abitanti il limite passerebbe da due a tre.
Tutto resterebbe uguale per sindaci delle città e presidenti di Regione. Il testo è pronto, il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, già prima di Natale, ha chiesto ai partiti della maggioranza di poterlo presentare quanto prima, ma la risposta è stata: «Aspettiamo».
La prudenza è figlia delle divisioni che riguardano le Regioni. Il decreto non si occuperà dei mandati dei governatori, nonostante le pressioni (non poi così forti) della Lega. È nelle Regioni che si giocano le partite più delicate.
Nell’immediato la coalizione deve risolvere il nodo della Sardegna (nell’isola si litiga ferocemente sulla candidatura) e più in là, nel 2025, ci sono in ballo le rielezioni di chi ha ormai governato per due mandati, o addirittura tre nel caso di Luca Zaia, e vuole restare al potere.
Le richieste della Lega hanno trovato un muro in Fratelli d’Italia che ambisce a conquistare qualche Regione in più e il Veneto è un’occasione molto ambita.
Le tensioni in Sardegna (con effetti diretti su Basilicata e Umbria) stanno tenendo in ostaggio il via libera al decreto sui sindaci, battaglia ormai storica dell’Anci. Ma l’attesa potrebbe essere breve, anche perché sull’isola una soluzione andrà trovata presto, visto che si vota a febbraio. Oggi potrebbe essere un giorno di svolta: Matteo Salvini vola a Cagliari e su di lui ci sono gli occhi puntati degli alleati.
Se il vicepremier insisterà sulla candidatura dell’attuale governatore Christian Solinas, fortemente osteggiata da Fratelli d’Italia, allora le tensioni saliranno di nuovo, bloccando ancora la norma sul mandato dei sindaci.
Giorgia Meloni vuole avere qualche Regione in più, al momento il suo partito ha la presidenza di Abruzzo, Marche e Lazio (con un civico di area) e nell’immediato la pretesa è di aggiungere la Sardegna, con la candidatura di Paolo Truzzu, attuale sindaco di Cagliari
Salvini ha fatto sapere agli alleati che eviterà rotture, ma che terrà il punto sulla linea “ricandidiamo gli uscenti”, che per puro calcolo condivide anche Forza Italia, che spera così di vedere confermata la candidatura di Vito Bardi in Basilicata. Dove un accordo difficilmente si può trovare è sul terzo mandato dei governatori.
La questione trova un’opposizione irriducibile in Fratelli d’Italia per due motivi: allungare i termini vorrebbe dire cristallizzare uno status quo figlio di un’epoca in cui il partito della premier era largamente minoritario. Inoltre, ragionano i colonnelli di via della Scrofa, cambiare la legge vorrebbe dire anche risolvere un problema al Pd, visto che in ballo ci sono i destini di Stefano Bonaccini, Michele Emiliano e Vincenzo De Luca.
Il governatore dell’Emilia-Romagna giura di non aver parlato del tema con Elly Schlein, ma se non arrivassero spiragli, potrebbe decidere di correre per le Europee.
Ma il Carroccio ha un altro problema: Zaia. Il governatore, che ha già vinto tre elezioni (in nome del criterio invocato da Toti), conta di presentarsi per la quarta volta e per farlo ha chiesto un appoggio a Salvini. Il governatore ha stretto un patto con il vicepremier, appoggiando Alberto Stefani come segretario veneto, in cambio di un sostegno sulla battaglia del terzo mandato, da portare da Venezia a Roma.
Salvini però, secondo i fedelissimi del governatore, non si sarebbe speso più di tanto. «Io sono a favore, ma c’è chi non è d’accordo», ha detto prima di Natale. Un’arrendevolezza che ha fatto innervosire Zaia, che ha un anno di tempo per immaginare il suo futuro.
(da agenzie)
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Dicembre 27th, 2023 Riccardo Fucile
LA ROMAGNA INDICE NUOVE GARE MENTRE C’È CHI PROROGA DI UN ALTRO ANNO… L’AFFONDO DEL “WALL STREET JOURNAL”: “LE SPIAGGE ITALIANE OFFRONO UN ALTRO SPACCATO DELLA MANCANZA DI CONCORRENZA”
Mentre Rimini ha deciso di indire nuove gare altri comuni importanti dal punto di vista turistico, come quello di Viareggio o come Genova, hanno optato per la proroga di un altro anno delle autorizzazioni: fatto sta che a pochi giorni dalla scadenza del 31 dicembre delle concessioni, sancito in più occasioni dal Consiglio di Stato sulla scorta delle prescrizioni di Bruxelles, sul fronte dei balneari regna il caos.
«Le spiagge italiane offrono un altro spaccato della mancanza di concorrenza e della resistenza al cambiamento» spiegava ieri il Wall Street Journal in un lungo reportage sull’Italia dove paragonava questa vicenda a quella dei taxi ricordando, tra l’altro, che «l’Ue si è lamentata della mancanza di gare d’appalto pubbliche e delle entrate insignificanti che il governo italiano raccoglie per questi privilegi».
A Rimini intanto si preparano alle barricate. «Quello deciso dall’amministrazione comunale – spiega Gabriele Boldrini, presidente dell’Associazione ristoranti sul mare – è un salto nel vuoto, sia per l’amministrazione che per i concessionari demaniali, perché ovviamente ci troveremo fortemente in difficoltà ad affrontare evidenze pubbliche senza una norma nazionale, senza una guida che valga sull’intero territorio nazionale».
Rimini non sarà però la sola città a seguire questa strada. Decisioni analoghe starebbero per essere adottate in tutta la Riviera. Secondo l’assessore regionale al Turismo dell’Emilia Romagna, Andrea Corsini, «tutti i comuni, come concordato, faranno delle delibere, questo perché siamo ancora in assenza di una normativa nazionale che regoli l’assegnazione delle concessioni demaniali marittime in scadenza il prossimo 31 dicembre. Una situazione assurda, un disastro annunciato che colpisce duramente lavoratori e imprese balneari, di cui il responsabile è uno solo: il governo».
Dal fronte dei 5 Stelle concordano con questa analisi: «il tempo sta scadendo senza che il governo abbia fatto nulla, a parte tenere la testa sotto la sabbia, e il 2024 porterà con sé una costosa infrazione europea, che pagheranno tutti i cittadini, oltre a contenziosi e ricorsi» segnala il senatore Marco Croatti.
Il rischio è che nel frattempo continui però il rimpallo tra le istituzioni. «In questo momento – lamenta Boldrini – tutti ci danno addosso ed avanti di questo passo, se si procederà con le gare, anche le concessioni balneari potrebbero diventare preda delle mafie come tanti alberghi: a Rimini, infatti, a causa di anni di politiche turistiche fallimentari, molti stanno chiudendo per passare poi nelle mani di prestanome della Ndrangheta.
Alcuni di questi sono già stati chiusi dalla Procura, ma molti altri stanno lavorando sbaragliare la concorrenza e rilevare poi altre attività. Se lo fanno con gli alberghi immaginiamo cosa potrebbe succedere con gli stabilimenti».
(da agenzie)
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