Dicembre 25th, 2023 Riccardo Fucile
IN ITALIA NEGLI ULTIMI 10 ANNI GLI EVENTI METEO ESTREMI SONO AUMENTATI DEL 328%: NEL 2022 SE NE SONO VERIFICATI OLTRE 3 MILA MENTRE NEL 2013 “SOLO” 146
Carta canta. Il database dell’Eswr (European severe weather database), centro di ricerca tedesco, certifica senza alcun dubbio la crescita progressiva degli eventi meteo estremi in Italia: in un anno del +73% considerando forti piogge, forti grandinate, trombe d’aria, tempeste di vento, tornado/forti temporali, forti nevicate/tempeste di neve.
Erano 276 tra il primo gennaio e il 21 maggio 2022, sono 477 nello stesso periodo del 2023.
Particolarmente rilevante l’aumento delle tempeste di vento, passate da 88 a 162, come dire praticamente raddoppiate.
Considerando solo forti grandinate, piogge intense e tornado (questi ultimi due ben 233), in un solo anno, sempre nel periodo primo gennaio-21 maggio, si è passati da 183 a 313 eventi. È un aumento del 171%. Nel 2022 gli eventi estremi in italia (trombe d’aria, forti piogge, forti grandinate, trombe d’aria, tempeste di vento, tornado/forti temporali, forti nevicate/tempeste di neve) sono stati globalmente 3.074, a fronte di 1.952 nel 2021.
Guardare il trend non rassicura affatto. Cinque anni fa, nel 2018, gli eventi estremi erano stati, sempre nel periodo in esame, 221, mentre 10 anni fa, nel 2013, ne erano stati riscontrati 146 (con soli 19 casi di tempeste di vento): rispetto ad allora, quest’anno c’è stata una crescita del 328%. Senza parole.
«La progressiva crescita degli eventi estremi – osserva la climatologa Paola Mercogliano, ricercatrice del Centro Euro-mediterraneo sui cambiamenti climatici – è stata prevista da molti anni nei nostri modelli, ed è rilevante perché si passa da stime previsionali e rilevazioni effettive dell’aumento della temperatura e della concentrazione dei gas serra alle conseguenze pratiche: un aumento notevole degli impatti. Qualcosa che tutti noi sperimentiamo, con effetti rilevanti: forti danni economici, devastazione ambientale e lutti».
(da il Resto del Carlino)
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Dicembre 25th, 2023 Riccardo Fucile
LA PROPOSTA DEL GERMAN INSTITUTE FOR HUMAN RIGHTS, ENTE UE… SE NE ACCORGONO ORA CHE I PARTITI RAZZISTI VANNO SCIOLTI IN UNA NOTTE, SENZA PIETA’, ITALIA COMPRESA, BASTA APPLICARE LA COSTITUZIONE
La crescita nei sondaggi nazionali di Alternative für Deutschland (AfD), tra il 19% e il 20% dietro alla Cdu-Csu, e la vittoria del partito di destra nelle elezioni locali nel distretto di Sonneberg, in Turingia, con il trionfo di Robert Sesselmann, agitano l’opinione pubblica tedesca ed europea. Gli esponenti di Spd e Linke parlano di “democrazia a rischio” e c’è chi si chiede se sia possibile e opportuno mettere al bando il partito della destra radicale tedesca.
Ad approfondire la possibilità di mettere al bando l’AfD è il German Institute for Human Rights (GIHR), che fa parte della rete europea delle istituzioni nazionali per i diritti umani ed è stato co-fondato dall’Unione europea stessa.
Quest’istituto è stato fondato nel marzo 2001 su raccomandazione del Parlamento federale tedesco (Deutscher Bundestag). L’Istituto fornisce informazioni sulla situazione dei diritti umani all’interno e all’esterno della Germania e a prevenire le violazioni e a contribuire alla promozione e alla protezione dei diritti umani stessi.
Come riporta Euronews, pubblicato il 7 giugno, lo studio redatto dal German Institute for Human Rgihts afferma che l’AfD rappresenta un pericolo per l’ordine democratico per la Repubblica federale tedesca. Tale studio afferma infatti che l’AfD ha ormai raggiunto “un livello di pericolosità tale per l’ordine democratico da poter essere messo al bando dalla Corte Costituzionale Federale ai sensi dell’articolo 21 della Legge Fondamentale (GG)”, la Costituzione tedesca.
Questo è il risultato del dossier, che ha esaminato i programmi e le dichiarazioni dei leader e dei funzionari eletti, valutando così una messa al bando del partito. Con questa analisi, l’Istituto dice di voler colmare una lacuna nel dibattito sociale e giuridico sull’AfD e “contribuire a sensibilizzare l’opinione pubblica sul pericolo rappresentato dall’AfD nella politica, nello Stato e nella società”. Del resto, il partito è già stato “attenzionato” da parte delle autorità tedesche e dall’intelligence: l’anno scorso, infatti, un tribunale tedesco ha stabilito che il partito di estrema destra rappresenta una minaccia per la democrazia, consentendone il monitoraggio da parte dei servizi di sicurezza della Repubblica federale.
Secondo il German Institute for Human Rights, infatti, Alternative für Deutschland rappresenta una minaccia per la democrazia tedesca. L’istituto accusa il partito di voler “abolire la garanzia della dignità umana sancita dall’articolo 1, paragrafo 1, della Costituzione”. Inoltre, all’interno dell’AfD sta prendendo sempre più piede il percorso promosso da Björn Höcke, accusato – anche in passato – di presunte simpatie naziste. Il dossier spiega inoltre che il pericolo rappresentato dall’AfD può essere contrastato efficacemente solo se gli altri partiti a livello federale, statale e locale si distinguono chiaramente da Alternative für Deutschland.
(da agenzie)
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Dicembre 25th, 2023 Riccardo Fucile
“PRIMA LA FAMIGLIA DI MILANO, POI LA MIA”
Prima di sedersi a tavola per il suo pranzo, il sindaco di Milano Beppe Sala ha servito quello di decine di persone che oggi non avrebbero avuto un posto dove mangiare e spesso nemmeno una famiglia con cui festeggiare.
Alla mensa dell’Opera San Francesco – associazione caritatevole fondata dai frati cappuccini di Via Piave a Milano nel 1959 – il primo cittadino meneghino, in quella che ormai è diventata una tradizione, ha svestito i panni solenni che indossa di norma a Palazzo Marino e allacciato il grembiule rosso.
Cappello da Babbo Natale in testa e spatola da cucina in mano ha servito ai più bisognosi lasagne, pollo, patate e dolci offerti da Sila Advanced Nutrition per la struttura di piazzale Velasquez, periferia ovest della città. «Fra poco raggiungo la mia famiglia per il pranzo natalizio, ma la famiglia milanese è composita», ha scritto Sala in due storie Instagram pubblicando le foto del momento.
(da Open)
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Dicembre 25th, 2023 Riccardo Fucile
DELL’ATTIVISTA SI ERANO PERSE LE TRACCE A INIZIO DICEMBRE… ORA LA NOTIZIA DEL CRUDELE SPOSTAMENTO
L’attivista russo Alexei Navalny, è stato trasferito in una colonia penale nell’Artico Russo. L’oppositore del presidente della Russia Vladimir Putin era scomparso dagli elenchi carcerari della prigione di massima sicurezza di Melekhovo – a 235 chilometri da Mosca – lo scorso 11 dicembre. Anche la sua famiglia denunciava di averne perso le tracce. Ora si trova nell’istituto carcerario IK numero 3 di Kharp, nella regione di Yamal-Nenets, a 1,900 chilometri dalla capitale Mosca. A renderlo noto è la portavoce dell’attivista e blogger – Kira Yarmysh – facendo sapere che Navalny si è incontrato oggi, 25 dicembre, con il proprio avvocato, Ivan Zhdanov e sta «bene».
La struttura è una colonia a regime speciale, il massimo grado di sicurezza e brutalità delle prigioni russe. «Mille grazie ai nostri sostenitori, attivisti, giornalisti e media che sono preoccupati per la sorte di Alexei e che non si stancano di scrivere sulla situazione», ha dichiarato il legale, citato da Reuters.
Alexei Navalny sta scontando una condanna a 19 anni di carcere per «estremismo» in una struttura oltre il circolo polare artico, normalmente riservata ad ergastolani e prigionieri particolarmente pericolosi. «Fin dall’inizio è stato chiaro che le autorità volevano isolare Alexei, in particolare prima delle elezioni presidenziali previste per il marzo 2024», ha commentato Ivan Jdanov, uno dei suoi più stretti collaboratori, su X. I trasferimenti da una colonia carceraria all’altra in Russia possono essere particolarmente lunghi e sovente comportano diverse settimane di viaggio in treno con diversi scali. Periodi nei quali le famiglie dei detenuti non hanno notizie dei loro cari. L’assenza di aggiornamenti sul leader dell’opposizione aveva destato preoccupazione in diverse capitali occidentali e all’Onu.
(da Open)
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Dicembre 25th, 2023 Riccardo Fucile
IN ITALIA 80.000 PERSONE A TAVOLA CON L’ASSOCIAZIONE… E’ INDEGNO CHE AD ASSICURARE UN PASTO AI POVERI NON SIA LO STATO
Da Santa Maria in Trastevere, dove nel 1982 si tenne il primo pranzo di Natale con i poveri, l’iniziativa si irradierà in un centinaio di città italiane, con 80 mila persone sedute a tavola, e in una settantina di paesi del mondo con 250 mila invitati. Alle 13 la basilica si riempirà di senza dimora, anziani, rifugiati, tra cui alcune famiglie arrivate in Italia grazie ai corridoi umanitari e accolte dalla Comunità
Sarà un Natale di speranza in un tempo segnato dalla crisi e dalle guerre in Terra Santa, Ucraina e in diversi altri paesi, con tutte le loro conseguenze. Una grande festa che, da Santa Maria in Trastevere – dove nel 1982 si tenne il primo pranzo di Natale con i poveri – si irradierà in un centinaio di città italiane, con 80 mila persone sedute a tavola, e in una settantina di paesi del mondo con 250 mila invitati.
Alle 13 la basilica si riempirà di senza dimora, anziani, rifugiati, tra cui alcune famiglie arrivate in Italia grazie ai corridoi umanitari e accolte dalla Comunità. Sono i poveri, amici di Sant’Egidio durante tutto l’anno. A tavola verrà servito, con apparecchiatura e posate compostabili, il menù tradizionale della festa (lasagne, polpettone, lenticchie, dolci natalizi) e ciascuno riceverà un dono personalizzato, come avviene in ogni famiglia.
Tante le iniziative che si terranno in contemporanea in un centinaio di città italiane e nel mondo (oltre all’Europa, anche in Asia, Africa e America), anche grazie al numero solidale 45586 (attivo fino al 26 dicembre), per lanciare un forte messaggio di speranza di fronte alle difficoltà che vivono tanti a livello economico e sociale.
Numerose le iniziative solidali che si stanno organizzando, per il periodo natalizio, anche nei giorni successivi, e nelle carceri italiane, tra cui il 26 dicembre, la distribuzione di lasagne e regali a tutti i detenuti di Regina Coeli e Rebibbia, e tre pranzi nelle sezioni dei malati dello stesso Rebibbia.
(da Redattore sociale)
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Dicembre 25th, 2023 Riccardo Fucile
ROBERTO E ADUA, 80 ANNI E IL LORO PRIMO NATALE FUORI CASA
Passeranno il Natale fuori dalla casa dove hanno abitato per decenni, si chiamano Adua e Roberto e sono una coppia di ottantenni appena sfrattata dal loro appartamento di Borgo Pinti.
Onoravano regolarmente il loro contratto di affitto che però non è stato rinnovato. Stessa sorte per i loro vicini di casa, una madre ultranovantenne con figlio disabile. Si tratta delle ultime due famiglie, nel momento in cui scriviamo, ad essere state espulse dal centro storico della città.
Così vanno le cose a Firenze al tempo della gentrificazione selvaggia: il proprietario ha scelto di sacrificare la vita di due anziane famiglie per mettere a rendita i loro appartamenti che, una volta ristrutturati, ricompariranno su Booking o Airbnb, a disposizione dei ricchi che giungono qui da tutto il mondo.
Per curiosità siamo andati a vedere sulle due piattaforme se ci fossero affitti turistici nelle case confinanti e abbiamo trovato, a pochi metri di distanza, due Luxury Apartment che garantiscono una rendita rispettivamente di 350 e 425 euro a notte. Si tratta di 10.850 e 13.175 euro al mese, cifre che nessun lavoratore può garantire come pigione ai proprietari esosi che stanno uccidendo il tessuto vivo di questa città nell’indifferenza delle istituzioni.
Le amministrazioni pubbliche, ad ogni livello, paiono buone solo a concionare promesse sui giornali (soprattutto a sei mesi dalle elezioni comunali ed europee) ma non ad agire con atti che impediscano questo scempio.
Laura Grandi, segretaria regionale toscana del Sunia, il sindacato degli inquilini che da sempre ha un punto di vista privilegiato sul fenomeno, è intervenuta confermando quanto scriviamo: “Gli sfratti sono da sempre una piaga della nostra città, ma da qualche tempo la situazione sta addirittura involvendo in maniera drammatica. Famiglie che pagano l’affitto regolarmente, vengono ‘invitate’ a lasciare casa a contratto scaduto. Continuiamo a lasciare le mani libere alla rendita e non comprendiamo che si stanno lasciando indietro i più deboli e fragili”. E noi che ci eravamo illusi che la politica servisse proprio a garantire un equilibrio tra i vari attori che vivono, lavorano e abitano la città.
Il processo di gentrificazione che sta colpendo Firenze ha dei responsabili con dei nomi e dei cognomi, li possiamo vedere ancora assisi a Palazzo Vecchio. Scrive su La Città invisibile, l’urbanista di perUnaltracittà Ilaria Agostini: “Proviamo a contestualizzare. Quando nel 2014 il sindaco Renzi lascia le leve del governo cittadino al suo vice Nardella, Firenze è indirizzata verso un’economia turistica di carattere monoculturale. Il ruolo della città nel turismo culturale – in forte crescita a scala planetaria – le apre infatti scenari di forte attrattività nei confronti di attori economici internazionali. Le holding non tardano a irrompere con prepotenza sulla scena. La città, world top destination, è oggi stretta d’assedio da parte di forze mercantili espressione di quel ‘capitalismo oligarchico’ che concentra il potere di conformare lo spazio fisico e politico nelle mani di poche società private, mettendo in pericolo democrazia e pianificazione. In una città nella quale la storia è messa a reddito, il centro antico diviene così una miniera d’oro, pura astrazione di mattoni e rendita”.
A provare a mettere un po’ di sabbia in questo ingranaggio è stato il Comitato referendario Salviamo Firenze che ha raccolto 11.283 firme totalmente ignorate dal sindaco Nardella. Lo stesso sindaco durante il suo mandato ha girato le fiere internazionali del lusso immobiliare con la famosa brochure, più volte aggiornata, “Florence city of the opportunities – Invest in Florence”. Nel 2024 lascerà Firenze alla ricerca di un riposizionamento in Europa o alla guida del Pd.
Intanto a ‘riposizionarsi’ – fuori città – saranno soprattutto gli abitanti del centro storico sfrattati dagli effetti di questa deliberata attrazione di capitali speculativi. A farne le spese oggi sono Roberto e Adua, domani chissà. Per avere contezza del fenomeno basta osservare gli impietosi bollettini demografici che registrano i residenti nel Comune di Firenze. Si passa dal picco di 382.808 abitanti nel 2015 (ah! le coincidenze) al crollo dei successivi anni, fino ad arrivare ai 366.993 censiti nel settembre 2023.
(da Fuori Binario, giornale dei senza dimora)
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Dicembre 25th, 2023 Riccardo Fucile
“ARRIVANO SEMPRE PIU’ DONNE CON REDDITI BASSI”
Ogni settimana a San Siro un tir rosso parcheggia al centro di piazzale Selinunte. È la clinica mobile di Emergency che offre gratuitamente i servizi di medicina di base, prestazioni infermieristiche, orientamento socio sanitario e consulenze psicologiche. “Un servizio aperto a chiunque abbia bisogno” spiega al Fattoquotidiano.it la coordinatrice Loredana Carpentieri.
Nel 2023 sono passati di qui oltre 1600 pazienti. Di questi 1000 sono nuovi. Per un totale di oltre settemila prestazioni effettuate.
“E negli ultimi anni abbiamo visto aumentare l’utenza femminile che oggi è arrivata al cinquanta per cento” racconta la responsabile del progetto che ogni giorno copre una zona diversa della città. Non solo San Siro, ma anche Lorenteggio, Baggio e la zona della stazione Centrale. Dal 2015 ad oggi l’ambulatorio ha curato oltre 15mila persone.
“Vediamo arrivare sempre più donne – prosegue Carpentieri – molte di loro lavorano nel campo dell’assistenza agli anziani e arrivano da fuori Milano perché gli affitti costano troppo in città. E le condizioni di lavoro di queste donne influenzano la possibilità di potersi curare perché lavorano tante ore al giorno”.
Un esempio? Maria lavorava dalle cinque di pomeriggio alle sette del mattino assistendo un anziano. Quattordici ore di fila per sessanta euro. Poco più di quattro euro l’ora. Da un anno è in lista d’attesa per un intervento all’anca. “E con quel poco che guadagno – conclude la donna – non posso permettermi di andare a fare visite private”.
(da Il Fatto Quotidiano)
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Dicembre 25th, 2023 Riccardo Fucile
“OCCUPANO PER NON FINIRE IN STRADA”… IL GOVERNO RESPONSABILE DI UNA MANCANZA DI POLITICA ABITATIVA
“Vorremmo case e salari dignitosi ma il governo Meloni fino ad ora ci ha dato solo sgomberi e manganelli”. Bologna, dicembre.
Il termometro segna quasi zero gradi quando nel giro di una sola mattinata vengono eseguiti due sgomberi. Un’ex residenza universitaria privata occupata dal Collettivo Universitario Autonomo per l’emergenza abitativa studentesca e una palazzina in via Corticella dove da qualche settimana viveva una ventina di persone tra cui diversi bambini.
“Si tratta di persone che lavorano e che hanno un reddito ma che non riescono più ad accedere al mercato degli affitti privati” spiega Luca, uno dei militanti della Piattaforma di Intervento Sociale (Plat) che è impegnata nella lotta per la casa a Bologna.
In città ci sono 25mila alloggi vuoti. E così gli attivisti di Plat li occupano e li rimettono a posto. Come è accaduto cinque settimane fa in via de’ Carracci, accanto alla Stazione Centrale, quando oltre cento persone, tra cui quaranta bambini, hanno occupato queste palazzine di proprietà dell’agenzia per la casa, la Acer.
“Ma erano vuote da anni – sottolinea Luca – e facevano parte di quel patrimonio pubblico destinato a essere svenduto al privato mentre l’emergenza abitativa attanaglia questa città e tutto il paese”.
La crisi non riguarda più solo chi un lavoro non ce l’ha. Tra caro vita, caro affitti e stipendi bassi, non basta avere un lavoro per arrivare a fine mese. “Lo vediamo tutti i giorni nel nostro sportello casa – raccontano gli attivisti di Plat – abbiamo avuto richieste da più di duecento nuclei famigliari”. Persone che fino a qualche anno fa riuscivano a pagare ma che oggi sono state espulse dal mercato degli affitti privati e non possono accedere alle case popolari o ai servizi sociali perché hanno redditi troppo alti. E così si ritrovano a occupare le case vuote.
Tra questi c’è Tanveer, da più di vent’anni in Italia e oggi con i suoi tre figli e la moglie vive nello stabile occupato di via Carracci. Lavora nel settore della logistica, contratto a tempo indeterminato, 1500 euro al mese. “Ma se devo pagare 1000 euro d’affitto, come faccio a pagare le bollette, pagare gli studi ai mie tre figli e a sopravvivere in cinque persone?”.
Al piano di sotto c’è Mehdi, autista. Prima di entrare in via de’ Carracci, viveva con la moglie e le figlie in un appartamento in affitto: “Mai una rata in ritardo” racconta. Ma quando la proprietaria ha deciso di vendere l’appartamento ha rischiato di ritrovarsi per strada. Così è arrivato in questo stabile occupato. “Ma si vive in un limbo – aggiunge – quando esci di casa e vai a lavorare hai paura che arrivi la polizia a sgomberare la tua famiglia”.
E questo è quello che è successo mercoledì alla ventina di persone che vivevano nello stabile di via Corticella. “Non si può affrontare la questione sociale con i manganelli” riflette Luca riferendosi alle politiche attuate dalle istituzioni locali e nazionali. “Il governo Meloni da un lato ha aumentato le pene per chi occupa e dall’altro continua a fare tagli su tagli – conclude l’attivista – in questo paese non c’è più un fondo morosità, non c’è più un fondo per l’affitto, non c’è più un reddito di cittadinanza e hanno bloccato la proposta di salario minimo”.
(da Il Fatto Quotidiano)
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Dicembre 25th, 2023 Riccardo Fucile
COM’E’ CAMBIATO IL NARCISISMO AL GIORNO D’OGGI? IL NARCISISTA È RICONOSCIBILE ANCHE DALL’OSSESSIONE DALLE PERFORMANCE SUL LAVORO E LO SFRUTTAMENTO DEI PROPRI COLLABORATORI, MENTRE IN FAMIGLIA NON SI PREOCCUPA DEGLI STATI D’ANIMO DEI FIGLI E TENDE A DEMOLIRE I LORO AMICI
Possono essere spietati, manipolatori, distruttivi nei confronti dell’altro perché sono insensibili alle sue sofferenze. Gridano e sbraitano, ma negano di essere arrabbiati. Vogliono apparire razionali. Curano il corpo e l’immagine, però tendono ad abbassare lo sguardo. Grandi seduttori, a letto si comportano da dominatori, anche se non si sentono mai sessualmente appagati.
Avari nei sentimenti, a volte diventano sadici: si sottraggono sul più bello. Fanno solo danni, soprattutto a chi gli sta accanto. E, a giudicare dai casi patologici riportati dalla Società psicoanalitica italiana, il fenomeno non è, come pensano in molti, solo maschile. Ma decisamente in accelerazione. Narcisista: è l’accusa ricorrente dovuta alle difficoltà che si incontrano nell’instaurare relazioni profonde. Il male forse più diffuso e allarmante.
Un atteggiamento diventato patologico che ha radici antichissime: nel mito narrato da Ovidio, il giovane cacciatore rifiuta Eco e viene punito dalla dea Nemesi, che lo fa innamorare della propria immagine riflessa in una fonte. Consumato dalla vana passione, oggi è anche chi è ossessionato dalle performance sul lavoro, sfrutta i propri collaboratori e si vanta di averli manovrati. In famiglia il narcisista si riconosce, invece, perché non si preoccupa degli stati d’animo dei figli, tende a demolire i loro amici, vuole apparire più buono e permissivo del partner.
«Nella società è specchio della solitudine in cui viviamo, amplificata dai social e dagli smartphone», ragiona Sarantis Thanopulos, presidente della Società psicoanalitica italiana
«Queste situazioni, però, vanno distinte dal narcisismo benigno che consiste nell’amor proprio ed è alla base anche della capacità di dimostrare affetto agli altri», precisa.
Il primo test è alla nascita, nella relazione che si instaura tra madre e figlio. «L’attenzione che la mamma rivolge al bambino in cui si rivede rappresenta una forma di protezione, ma c’è un momento in cui deve rinunciare a sentirsi tutt’ uno con la sua creatura». Altrimenti il rapporto diventa un limite potente, spinge a non costruirne di nuovi.
Da Freud in poi è chiaro che i legami familiari condizionano anche l’eros: quello di tipo narcisistico porta a una inibizione forte nei confronti del coinvolgimento sessuale vero, l’eccitazione diventa solo continua ricerca di sollievo. «La frustrazione cronica del desiderio crea un’ulteriore tensione e una perenne fame di godimento, ispira relazioni prigioniere della frigidità: quella femminile e quella più invisibile, maschile, mascherata dall’eiaculazione».
Per Thanopulos, l’estrema difficoltà e l’impotenza nel lasciarsi andare può portare anche a rinnegare la propria identità biologica, e una manipolazione del fisico si ha anche con la chirurgia estetica e i tatuaggi che sostituiscono la frontiera di contatto, pelle a pelle. «La superficie finisce per nascondere l’interiorità», aggiunge. «Ma il punto essenziale resta comprendere quale paura spinge a comportarsi così: solo quella di non essere accettati?», domanda lo psichiatra Giuseppe Civitarese.
L’importanza eccessiva per l’immagine, dunque, si rivela un debole travestimento, un indizio della tendenza narcisistica che riguarda anche la nostra cultura. «Selfie e profili social, però, non favoriscono la comunicazione: spingono verso una maggiore solitudine, perché non restituiscono nulla del nostro mondo interiore»
Più spesso, chiedono solo di essere riconosciuti come il «bambino meraviglioso» descritto dalla madre senza tentare nemmeno di capire cosa vogliono le donne, causando frustrazione e tanto altro. Le vittime di uomini così cercano spesso di redimerli: Io ti salverò, è un pensiero frequente. Vedono nella evidente ritrosia nel mettersi in gioco il bel tenebroso [Fantasie rischiose, perché i maschi sono più calcolatori.
Chi ne fa le spese, spesso si accorge tardi dell’inganno e finisce per perdere fiducia nella capacità di amare e di farsi amare. Due cose indissociabili. Molte donne hanno un crollo psicologico e vanno dall’analista. Anche il masochismo può essere espressione di una personalità narcisistica: nella forma di vocazione sacrificale, che soddisfa l’esigenza di una superiorità morale, o come sfida alla violenza dell’altro («Mi sottometto ma non mi avrai mai veramente»).
(da il Messaggero)
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