IL TAVOLO DEL GOVERNO RISCHIA DI PERDERE UNA GAMBA: IN FORZA ITALIA CRESCE IL MALCONTENTO PER LA DECISIONE DI ALLINEARSI AI PARTITI SOVRANISTI, IN ROTTA COL PPE, SUL MES . “RISCHIAMO DI SPARIRE”
IL LEGAME CON MEDIASET È SEMPRE PIÙ SBIADITO. LA POSIZIONE DI MELONI CON QUELLA DELLA FAMIGLIA BERLUSCONI SONO DIFFICILI DA CONCILIARE… L’ASCESA DELLA MORATTI, CHE HA STACCATO (COME PURE PAOLO SCARONI) UN MAXI CONTRIBUTO PER IL PARTITO
Sei mesi per sopravvivere. O per consegnare definitivamente Forza Italia all’irrilevanza, anticamera dello scioglimento in Fratelli d’Italia. Antonio Tajani deve fare i conti con una sostanziale sconfitta sul Mes. Non è riuscito a difendere un trattato su cui il Ppe – la famiglia a cui appartiene FI – puntava da anni. Come se non bastasse, FI si prepara a sostenere anche il pasticcio dell’accordo con l’Albania sui migranti, considerato un’inutile forzatura dalla struttura della Farnesina. E tutto parte della svolta neo-sovranista dell’esecutivo di Giorgia Meloni, che rischia di travolgere la creatura fondata da Silvio Berlusconi.
Così si ritrova Forza Italia, sbandata e senza una linea. Il leader valuta anche l’opzione del voto positivo sul Mes. Piacerebbe alla base del gruppo parlamentare, esasperata dalla sudditanza alla linea sovranista. Lo accantona presto, però, “rischieremmo la crisi”. Così dirà anche agli sconcertati emissari del Ppe che lo contattano: “Abbiamo fatto il possibile, ci siamo distinti da Salvini, non potevamo spingerci oltre l’astensione”. Il distinguo “controllato”, d’altra parte, è concordato proprio con Meloni.
Perché Tajani non intende recidere l’unico legame che considera vitale, anche in vista delle prossime Politiche: quello con la premier, appunto, l’unica in grado di assicurare un’alleanza elettorale e collegi sicuri. Nel partito tira ovviamente un’aria mesta. Anche l’accordo con l’Albania sarà digerito come un male necessario. Non piace, non convince, ma sarà accettato in nome del realismo politico. E nella speranza di ottenere in uno dei prossimi provvedimenti qualche concessione sulla questione del Superbonus.
Ma non basta, non può bastare. Anche il legame tra Forza Italia e Mediaset sembra sempre più sbiadito. Tajani prova a fare il possibile per tenere assieme la posizione di Meloni e quella della famiglia Berlusconi, senza troppo riuscire nell’impresa. I dettagli, in questo senso, raccontano di una nuova fase: il dg dell’informazione Mediaset, Mauro Crippa, ha di recente sancito la staffetta alla guida di Stasera Italia tra Nicola Porro e Bianca Berlinguer per le trasmissioni che vanno in onda nei giorni feriali. Nel fine settimana, invece, è in bilico la conduzione di Augusto Minzolini. Non uno qualunque, ma un giornalista stimato dal Cavaliere, che aveva voluto per lui il programma. Il contenitore non si è mai caratterizzato per eccessi di governismo, né si è mostrato tenero verso il sovranismo salviniano. Adesso, la nuova svolta. E il possibile sipario su uno degli ultimi spazi di berlusconismo.
La vera partita, però, si gioca con le Europee. Tajani insiste sul posizionamento moderato. Pensa che serva a strappare consenso ai leghisti. La speranza è che le difficoltà interne che affliggono Salvini possano fare il resto. In questa chiave, si osservano i maldipancia nelle due regioni da sempre culla del leghismo: Lombardia e Veneto.
Nel regno di Luca Zaia, in particolare, le tensioni non sembrano risparmiare la giunta: due assessori di peso – riferiscono fonti di massimo livello – sarebbero a disagio per il posizionamento ultra sovranista del leader e starebbero meditando addirittura lo strappo verso l’area moderata. Si tratta di Federico Caner, responsabile di fondi Ue e Turismo nella giunta regionale, e di quello all’Ambiente Gianpaolo Bottacin.
Sono linee di frattura interna che, se confermate, potrebbero fare comodo a Tajani. Non riequilibrano però il rapporto con il partito egemone, FdI. In questo senso, c’è un passaggio che dovrà essere gestito con cura, per evitare incidenti imprevisti: quello del giurì che da domani alla Camera è chiamato a giudicare il ricorso di Giuseppe Conte verso Giorgia Meloni, per le dichiarazioni in Aula sul Mes che avrebbero leso l’onorabilità del leader grillino. Per un gioco di incastri, a giudicare la presidente del Consiglio sarà l’attuale vicepresidente della Camera Giorgio Mulè, berlusconiano mai tenero con Palazzo Chigi
(da La Repubblica)
Leave a Reply