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I DOCUMENTI SCODELLATI DAL “MIDDLE EAST MEDIA REASEARCH INSTITUTE”, SECONDO CUI NETNAYAHU HA INCASSATO ALMENO 65 MILIONI DAL QATAR, POTREBBERO ESSERE IL COLPO FINALE PER IL PREMIER ISRAELIANO

Dicembre 24th, 2023 Riccardo Fucile

IN PATRIA IL SUO CONSENSO È PARI A ZERO. E BIDEN HA ORMAI PRESO LE DISTANZE DALLA SUA STRATEGIA MILITARE

Nel gennaio 2019, l’agenzia Reuters scoprì le prime informazioni sul “Progetto Raven”, un’operazione di spionaggio informatico ad ampio raggio condotta da ex agenti della Nsa messi sotto contratto dagli Emirati Arabi Uniti.
Hanno raccolto enormi quantità di documenti riguardanti diversi obiettivi, tra cui attivisti, giornalisti ed enti governativi stranieri in alcuni Paesi, come Turchia, Francia, Yemen, Iran, Qatar, Libano e Israele. Le “carte” che comprovano l’Operazione Raven sono uscite dal 2019 in forma discontinua e molto parziale. Ora Memri – l’autorevole Middle East Media Reasearch Institute guidato dall’israeliano Yigal Carmon – ha riunito in maniera organica questi documenti aggiungendone alcuni assolutamente inediti.
Queste “carte” rivelano un’ampia interferenza del Qatar negli affari del mondo arabo e musulmano, con l’obiettivo di rovesciare regimi laici come in Libia e Mali, ma anche l’aiuto a gruppi del terrorismo islamico.
E poi l’ingerenza di Doha negli affari di altri Paesi, come Francia, Sudafrica, Libano e Israele, con elargizioni generose a uomini di governo, attivisti politici, organizzazioni per i diritti umani e personaggi dello sport. Come Nicolas Sarkozy, Carla Bruni, Thabo Mbeki, Human Rights Watch, Bernard-Henri Lévy, Walid Jumblatt, Michel Platini, Lamine Diack e le milizie islamiste nel nord del Mali. Ma ci sono anche figure politiche israeliane.
Tre lettere sono del 2012 e menzionano una sovvenzione di 15 milioni di dollari a Benjamin Netanyahu e un’altra di 5 milioni di dollari ad Avigdor Lieberman (per il blocco Likud-Israel Beiteinu), nella loro prossima campagna elettorale. Le altre due lettere risalgono al 2018 e riguardano una sovvenzione di 50 milioni di dollari a Netanya hu per lo stesso scopo. Il 2018 è l’anno in cui Bibi da premier autorizzò il passaggio mensile di 25 milioni di dollari in contanti dal Qatar per Gaza, perché Hamas pagasse gli stipendi dei dipendenti pubblici che l’Anp di Abu Mazen non pagava più.
Solo coincidenze? Questa “Wikileaks del Golfo” – adesso che ha avuto il timbro israeliano con l’autorevolezza di Memri – potrebbe rappresentare la “pistola fumante” per costringere Netanyahu, come invocano milioni di israeliani, a lasciare il governo. È cosa nota che il 70% dei finanziamenti per le campagne elettorali di Bibi – quelli che i candidati sono costretti a dichiarare – è sempre venuta dall’estero, dagli Usa per la precisione, dalla California (molti produttori cinematografici) e dal Nevada dove Sheldon Adelson “signore del gioco d’azzardo” di Las Vegas scomparso nel 2021, comprò per sostenerlo un quotidiano Israel Hayom che in Israele chiamano “la Pravda di Bibi”.
Le “carte” pubblicate da Memri a sostegno delle sue rivelazioni ci dicono che questi denari il Qatar li ha stanziati e in qualche modo (contanti?) li ha fatti avere a Bibi o a chi per lui. Nel gioco di specchi dello spionaggio mediorientale le rivelazioni sull’Operazione Raven potrebbero avere molti padrini, compresi gli Usa che non sopportano più la doppiezza di Netanyahu che li sta trascinando in una guerra senza fine che sta innescando tutto il Medio Oriente, dal Libano alla Siria, dall ’Iran allo Yemen, fino all’Iraq.
(da Il Fatto Quotidiano)

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BEN TRE STELLE “DELL’URSS” SUL PRESEPE IN REGIONE LAZIO: “E ORA CHI GLIELO DICE A RAMPELLI?”

Dicembre 24th, 2023 Riccardo Fucile

“MANCO A MOSCA AI TEMPI DELL’UNIONE SOVIETICA” AVEVA COMMENTATO RAMPELLI A PROPOSITO DELL’ALBERO DEL COMUNE DI ROMA… ORA A VEGLIARE SUL PRESEPE DEL CENTRODESTRA IN REGIONE, LE STELLE COMUNISTE SI SONO PERSINO TRIPLICATE

Quasi a farlo apposta. Perché il Natale, con quel suo Babbo, si sa mettere d’impegno con le stelle rosso comunismo e dare fastidio a Fabio Rampelli.
Dopo quella di Roma Metropolitana a palazzo Valentini, ora nella sede della Regione Lazio ce ne sono ben tre. Volano bel cielo del presepe all’ingresso della presidenza del consiglio regionale.
“Incredibile ma vero (maiuscolo). Solo la Città metropolitana di Roma, governata dal Pd, poteva scegliere una stella rossa al posto di un puntale, una sfera di cristallo, una stella d’argento o d’oro, un fiocco”, aveva scritto su Instagram l’onorevole di Fratelli d’Italia dopo aver notato l’albero davanti palazzo Valentini, a Roma. Shock, avrebbe detto qualcun altro. L’onorevole continuava, “Manco a Mosca ai tempi dell’Unione sovietica”.
Succede però che adesso tre enormi stelle rosse svettano nel cielo del presepe nella sede in via della Pisana.
“E ora chi glielo dice a Rampelli?”, ironizza qualcuno.
Chissà se potrà prendersela con il governatore Francesco Rocca, che magari non se n’è accorto, e che comunque non avrebbe potuto cambiare colore alla stella senza poi dover cambiare quello della croce, rossa la sua, pure.
Alle lamentele di Rampelli aveva risposto prontamente la delegata al Bilancio e Patrimonio, Cristina Michetelli: “Spiace che una stellina rossa dell’addobbo, peraltro selezionata dalla società che ha fornito l’albero, abbia suscitato una reazione spropositata in un noto esponente della destra romana, che ha confuso il rosso natalizio con ragioni politiche”.
“Immaginiamo a questo punto che il suo Babbo Natale sarà vestito di nero e i suoi regali saranno solo sacchi di carbone per confermare, anche cromaticamente, la sua antica fede cameratesca”.
(da La Repubblica)

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IL GRANDE RICCARDO MUTI BASTONA I LEGHISTI: “DA IGNORANTI SCEGLIERE IL VA PENSIERO COME INNO NAZIONALE”

Dicembre 24th, 2023 Riccardo Fucile

A BUSSETO, CITTA’ NATALE DI VERDI, IL MAESTRO NON RISPARMIA NEANCHE COLORO CHE “ADATTANO” E “MODERNIZZANO” LE OPERE DI VERDI

«In Italia l’ignoranza è così grave per anni si è discusso se metterlo come inno nazionale» dice Riccardo Muti a proposito del “Va pensiero” di Giuseppe Verdi.
Il commento del maestro non farà piacere ai militanti leghisti, soprattutto quelli della prima ora, che ancora oggi cantano con la mano sul cuore e gli occhi chiusi il finale del Nabucco, scelto da Umberto Bossi come inno della battaglia indipendentista della Padania. E ancora oggi intonato al raduno del Carroccio a Pontida al posto dell’Inno di Mameli.
La frecciata di Muti è arrivata dal palco del teatro di Busseto, città natale di Verdi, dove il maestro ha diretto in una serata per la salvaguardia e il recupero della residenza di Sant’Agata, in provincia di Piacenza, dove proprio Verdi ha vissuto per 50 anni.
Perché il Va pensiero non può essere inno nazionale
Alla fine dell’esibizione, Muti si è concesso alcune battute con il pubblico. Con qualche frecciata rivolta anche alla cancel culture: «Chissà cosa penserebbe Verdi, di tutto quello che gli facciamo», ha detto Muti. Il maestro ha spiegato perché per esempio oggi il coro del Nabucco non potrebbe diventare l’inno nazionale italiano: «Intanto perché in origine era cantato sottovoce, poi Zaccaria alla fine dice “ma perché sollevate al Padreterno lamenti di femmine imbelli?”.
Oggi – dice Muti rivolgendosi in particolare al pubblico femminile – queste parole potrebbero creare qualche problema, vero signore?». Secondo Muti, chi ha adottato il “Va pensiero” come inno deve aver frainteso: «È un coro di un popolo che è schiavo, lontano dalla sua terra. In Italia l’ignoranza è così grave, che per anni si è discusso se metterlo come inno nazionale».
A chi poi pensa di dover adattare le opere artistiche ai canoni più recenti, Muti risponde con un appello al pubblico: «Bussetani, voi avete il dovere di difendere Verdi, lo si calpesta ogni giorno. Dovreste mettere le lettere di Verdi in giro per il paese: “dico a direttore d’orchestra e cantanti di attenersi esattamente a ciò che io ho scritto”. Verdi è un gigante, nessuno si permetterebbe di andare in un museo dicendo “l’occhio di questo angelo non mi piace, lo aggiusto”, ma perché allora bisogna aggiustare Verdi?».
(da agenzie)

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LUXOTTICA, FESTA DI NATALE DA SOGNO PER I 5.000 DIPENDENTI: CENA STELLATA E CONCERTO GRATUITO DEI MANESKIN

Dicembre 24th, 2023 Riccardo Fucile

I VERI IMPRENDITORI ITALIANI (NON I PRENDITORI ED EVASORI PREMIATI DAL GOVERNO): SETTIMANA CORTA A PARITA’ DI STIPENDIO, PREMIO DI PRODUZIONE DI 4.000 EURO A TESTA

Cosa ci fanno i Maneskin a fine dicembre ad Agordo, nel Bellunese, davanti a cinquemila persone per un evento privato? Semplice, si esibiscono per i dipendenti di Luxottica nell’omonimo palazzetto. Neanche i lavoratori del colosso degli occhiali se l’aspettavano, la festa di Natale di quest’anno è sicuramente tra quelle che gli ospiti ricorderanno a lungo.
Solo poche settimane fa l’azienda, che fu di Leonardo Del Vecchio, ha annunciato l’accordo per la settimana corta, quattro giorni di lavoro a parità di stipendio. A maggio poi, era arrivato un premio di produzione di oltre 4mila euro a testa per i dipendenti che hanno contribuito alla crescita del gruppo del 17 per cento rispetto all’anno precedente.
Un 2023 da sogno che Luxottica ha voluto concludere con una serata da incorniciare. Prima, una cena stellata con lo chef Davide Oldani, poi il concerto a sorpresa della rock band romana di fama internazionale, a pochi giorni dalla fine del loro tour mondiale.
Non che la società sia nuova ai grandi nomi: in passato si sono esibiti nelle feste aziendali artisti come Robbie Williams, Laura Pausini e Biagio Antonacci. Ma quest’anno la festa, complice anche il riserbo tenuto fino all’ultimo, è stata tra gli eventi più riusciti.
(da agenzie)

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“STOP BOMBING GAZA”

Dicembre 24th, 2023 Riccardo Fucile

GLI STRISCIONI ESPOSTI ALLA SCALA TRA GLI APPLAUSI

«Basta bombe e basta armamenti nel mondo». È un messaggio di pace quello urlato da alcuni partecipanti a un flash mob che ha avuto luogo alla fine delle prove del concerto di Natale del Teatro alla Scala di Milano mentre venivano srotolati gli striscioni «Stop Bombing Gaza» e «Stop genocidio a Gaza». Daniel Harding aveva appena terminato di dirigere l’orchestra la cui esibizione è prevista alle 20 di oggi, 23 dicembre, quando dalle gallerie hanno iniziato a sventolare bandiere della pace e bandiere palestinesi dalla platea. Tra gli applausi, i manifestanti hanno ricordato le guerre globali, non solo quella in corso in Medio Oriente: «In questo momento ci sono bombe che stanno colpendo nel mondo a Gaza come in Ucraina, come in Ciad come in Congo come in Etiopia».
Un flash mob nato all’ultimo
A quanto pare, poco di quel che è avvenuto era stato programmato. Franco, uno dei manifestanti, citato dal Corriere della Sera, ha parlato di «flash mob nato dal passaparola all’ultimo momento», che ha coinvolto un paio di decine di persone che si sono poi fermate assieme nella piazza antistante il Teatro. «Nessuno ci ha identificato e siamo stati anche applauditi – ha aggiunto -. Siamo compagni misti, non è una associazione o organizzazione. Partecipiamo alle manifestazioni del sabato», ha aggiunto Franco, spiegando che i partecipanti pensavano da qualche tempo a come rendersi più visibili. E l’azione nel teatro più prestigioso d’Italia potrebbe essere la prima di tante. «Stiamo valutando», ha risposto vago Franco.
(da agenzie)

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IL CARDINALE ZUPPI DIFENDE GIUSTAMENTE LE ONG: “DOVERE DI TUTTI SALVARE VITE, NON SONO COMPLICI DEGLI SCAFISTI”

Dicembre 24th, 2023 Riccardo Fucile

E SUL PRESEPE: “SBAGLIATO IMPORLO”

«Se le Ong sono complici degli scafisti, allora lo sono tutti quelli che salvano i profughi in mare, a iniziare dalla Guardia Costiera che compie il 95 per cento dei salvataggi» dice il cardinale Matteo Zuppi al Corriere della Sera.
Intervistato da Aldo Cazzullo, il presidente della Cei commenta il caso dell’inchiesta sulla Ong Mediterranea e le intercettazioni diffuse da La Verità di Luca Casarini su donazioni arrivate anche dalla Chiesa.
Alla domanda se Casarini possa aver tradito la buonafede di chi gli ha fatto donazioni anche nella Chiesa, Zuppi risponde: «Casarini ha dato querela ai suoi accusatori. Vedremo come va a finire. Alcune diocesi hanno aiutato la sua Ong, in misura peraltro molto limitata in confronto al bilancio dell’associazione. Lui ha presentato tutti i rendiconti. Nel nostro mare affogano migliaia di donne e neonati, e il problema secondo lei è Casarini?».
Sul cambiamento dell’ex leader del movimento No Global, il cardinale è fiducioso: «È cambiato, fa delle cose per la vita, perché non dargli fiducia? La magistratura farà chiarezza».
«Guai a criminalizzare l’umanitario!»
Il punto fermo, secondo il capo della Cei, è che finanziare le Ong impegnate nei salvataggi in mare non è un aiuto al traffico di esseri umani. E ricorda come quasi tutti i salvataggi finora sono stati fatti dalla Guardia costiera: «Guai a criminalizzare l’umanitario! – dice Zuppi – Se ci fossero responsabilità o connivenze, è bene che siano condannate. Altrimenti cercherei e indicherei i veri scafisti, come ha sempre fatto il nostro giornale, Avvenire, con grande coraggio».
A proposito poi della posizione di Papa Francesco e del rischio che possa essere distante rispetto all’opinione pubblica, il cardinale tiene il punto: «II cristiani, ma direi tutte le persone, devono fare il possibile per salvare le vite umane. Un solo morto in mare è una sconfitta per tutti. Che prezzo ha? Poi piangiamo come per Aylan e non facciamo nulla? Francesco non ha mai detto: dovete accogliere tutti. Ha detto: gestite il fenomeno, ma non nei lager, come in Libia, o neanche in centri di raccolta dove re- stano anni senza fare nulla. Il fenomeno va gestito aiutando sia a partire con i corridoi uma-nitari, sia a restare: motivo per cui la Chiesa italiana investe 80 milioni l’anno per progetti di sviluppo in Africa».
Il presepe obbligatorio
A proposito invece delle polemiche scatenate dalla proposta di legge di Fratelli d’Italia, che vuol vietare di vietare il presepe nei luoghi pubblici, comprese le scuole, il presidente della Cei spiega: «Non vorrei che il presepe, che è bellissimo e umanissimo così com’è, pieno di umano e divino e che è già per tutti, diventasse antipatico e divisivo. A volte con la giusta preoccupazione dell’accoglienza pensiamo che questa significhi nascondere la storia, i tratti della nostra casa».
(da Open)

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PREVISIONI ELEZIONI EUROPEE: LA LEGA DIMEZZERA’ I SUOI A STRASBURGO, MELONI RADDOPPIERA’, PROBLEMI PER PD E FORZA ITALIA, NON PER IL M5S

Dicembre 24th, 2023 Riccardo Fucile

I PARTITI DEVONO FARE I CONTI CON I SONDAGGI

Mentre i partiti cominciano già a sondare possibili candidati-spot per le elezioni europee che si terranno all’inizio di giugno 2024, non sono pochi i leader politici che devono fare qualche conto anche con gli uscenti visto che in gran parte non potranno essere ricandidati. Dal 2019 ad oggi a dire il vero c’è già stato un piccolo tsunami fra gli eletti e quindi qualcuno si è messo fuori lista da sé. Sono nate dalla gran fuga cinque diverse mini formazioni a Strasburgo, che non avevano un simbolo elettorale il giorno in cui gli eletti sono stati proclamati.
La gran fuga di questi anni gran favore a Giuseppe Conte
Il Movimento 5 stelle ad esempio aveva ottenuto 14 seggi, ma 8 degli eletti si sono accasati in altro modo e anche fra i sei rimasti c’è chi è molto critico con Giuseppe Conte & Co. (come Fabio Massimo Castaldo). Tre sono finiti in una sorta di gruppo misto che si chiama Italia indipendente (Dino Giarrusso, Piernicola Piedicini e Marco Zullo), una si è accasata con Giorgia Meloni (Chiara Gemma), una in Forza Italia (Isabella Adinolfi), uno nel Pd (Daniele Rondinelli) e due nei Verdi che non esistevano (Ignazio Corrao e Rosa D’Amato).
Secondo i sondaggi di fine anno il M5s dovrebbe riconquistare i seggi che ebbe all’inizio nel 2019: 13 o 14 a seconda dei decimali. Saranno comunque più del doppio degli uscenti, e problemi a fare le candidature non ci saranno.
Salvini nei guai: ne ha persi 7, ma ha il doppio dei seggi che avrà
La Lega è entrata in europarlamento sulle ali del boom di Matteo Salvini. Ottenne il 34,2% dei voti e 29 seggi. Ne ha conservati però solo 22. Tre sono infatti trasmigrati in Forza Italia (Francesco Peppucci, Lucia Vuolo e Stefano Zambelli). Uno è volato da Meloni (Vincenzo Sofo). Altri si sono smarcati verso gruppi indipendenti e perfino una passionaria anti euro come Francesca Donato si è convertita andando a rappresentare con la sua maglia niente meno che la Dc di Totò Cuffaro.
Secondo i sondaggi oggi Salvini non potrebbe ottenere più di 8-9 seggi, meno della metà di quelli che ha ancora conservato. E ha un grosso problema a spiegarlo agli uscenti, che in queste condizioni sono colpiti al cuore ogni volta che sentono sussurrare i nomi di nuovi arruolati come il generale Roberto Vannacci.
Ambiscono alla ri-elezione, per quanto impossibile, molti degli uscenti che contano nella Lega. E anche quelli più noti come Susanna Ceccardi, Angelo Ciocca, Gianna Gancia (consorte di Roberto Calderoli), Angelo Maria Rinaldi, e Silvia Sardone per citarne solo qualcuno.
Forza Italia ha fatto incetta di transfughi, e ora li ha sul groppone
Qualche bel problema ha Forza Italia che durante la legislatura è passata da 7 a 11 eurodeputati, perdendone uno che è andato in Fratelli di Italia e guadagnandone però 5: tre dalla Lega, una dal M5s e una – clamorosa – dal Pd: Caterina Chinnici.
Secondo i sondaggi il partito di Antonio Tajani avrà fra 6 e 7 seggi: uno o due più dei transfughi che si attendono di essere premiati. Ma anche in questo caso fra gli azzurri originari non mancano nomi di peso come Lara Comi, Alessandra Mussolini, Fulvio Martusciello, Aldo Patriciello e Massimiliano Salini. A qualcuno bisognerà dire di no.
Per Meloni strada in discesa: potrà imbarcare anche esterni
Ha ovviamente meno problemi degli altri Fratelli di Italia. Entrati con 6 seggi, oggi ne hanno 9 avendone conquistati tre da altri gruppi. Però i sondaggi assegnano a Meloni e ai suoi fra 24 e 25 seggi, quindi gli uscenti rischiano davvero poco e non è escluso che le liste possano consentirsi il lusso di portare a bordo perfino qualche alleato indipendente (come quelli della formazione di Maurizio Lupi).
Fra gli uscenti i due nomi più di peso sono comunque quelli di Carlo Fidanza e di Nicola Procaccini, che in passato fu anche portavoce di Meloni. Due fedelissimi destinati alla ricandidatura a meno che non scelgano altre strade (ma oggi di posti a disposizione non ce ne sono moltissimi).
Per Schlein stessi seggi, ma troppi notabili da ricandidare
Qualche problema invece avrà Elly Schlein, che secondo le indiscrezioni da settimane sta contattando possibili candidati simbolo da inserire in lista. Il Pd entrò nel 2019 con 19 seggi. In tre se ne sono andati; Giuliano Pisapia (Italia indipendente), Nicola Danti (Italia Viva) e Giuseppe Ferrandino (Azione). Ne restano 16, più o meno quanti i seggi che i sondaggi attuali indicherebbero.
Ma i nomi di peso che vorrebbero tornare a Strasburgo non sono pochi. Da Alessandra Moretti a Pina Picierno, da Brando Benifei a Irene Tinagli ed Elisabetta Gualmini. Ci sono vecchi leoni a cui bisognerà dire no per fare spazio a nuove leve, ma anche loro pesano: Mercedes Bresso, Massimiliano Smeriglio, Patrizia Toia e Paolo De Castro. Sicuramente fuori anche Andrea Cozzolino coinvolto nel Qatargate, e probabilmente fuori anche il medico di Lampedusa, Piero Bartolo che dovrà lasciare il posto ad altri candidati-bandiera.
(da Open)

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LA STUDENTESSA MINORENNE PRESA A MANGANELLATE: “I POLIZIOTTI CI PICCHIAVANO E RIDEVANO”

Dicembre 24th, 2023 Riccardo Fucile

“DICEVANO, AVETE FATTO IL VOSTRO SPETTACOLINO, ORA VE NE POTETE ANDARE”… UNA GESTIONE DELL’ORDINE PUBBLICO DEGNA DI PUTIN, QUALCUNO SI SENTE “PROTETTO” DAL GOVERNO SOVRANISTA

«La violenza che abbiamo subito è totalmente ingiustificata. I poliziotti ci hanno anche riso in faccia». R.P., studentessa minorenne del Virgilio, è tra i giovani raggiunti dai manganelli delle forze dell’ordine davanti a Montecitorio. A ventiquattro ore dagli scontri parla di quei momenti concitati.
Come si sente?
«Arrabbiata, molto. Non capisco come la polizia, che dovrebbe tutelarci, possa fare a noi giovani una cosa del genere con un’aggressività simile. Eravamo innocui».
Vi aspettavate di essere respinti?
«Sì, è il loro lavoro proteggere dei luoghi. Non ci aspettavamo però che ci avrebbero attaccato lateralmente. Io ero a sinistra, molte file dietro. Sono stata colpita in testa e su una mano. Ho un bernoccolo e dei lividi. Una mia amica è stata strattonata, l’abbiamo ripresa per un braccio. Un’altra è caduta a terra. E ci sono altri nelle mie condizioni. Siamo anche stati derisi dagli stessi poliziotti».
Che vi hanno detto?
«Uno ci ha detto “ora che avete fatto il vostro atto politico, lo spettacolino e avete attirato l’attenzione dei media ve ne potete andare”. Un altro “Non me ne frega niente di voi”. Eravamo lì per i nostri diritti, per ribadire le nostre richieste. Loro ridevano. È stato davvero umiliante».
Che pensano i suoi genitori dell’accaduto?
«Sono rimasti scioccati. Mi hanno fatto capire che forse anche noi qualcosa l’abbiamo sbagliata, ma l’entità dei nostri errori non giustifica la violenza dei poliziotti. E su questo sono d’accordo anche loro».
(da Open)

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COSI’ A MONTEPELLIER IL TRASPORTO PUBBLICO E’ DIVENTATO GRATUITO

Dicembre 24th, 2023 Riccardo Fucile

“AIUTEREMO LE ALTRE CITTA’ EUROPEE A FARE LO STESSO”

Da giovedì sera, gli abitanti di Montpellier possono viaggiare gratuitamente su tutti i mezzi di trasporto pubblico della città francese, nella cui area urbana vive oltre mezzo milione di persone. L’esenzione dal biglietto non si applica, invece, ai turisti e a tutti i visitatori non residenti, che continueranno a pagare 1,60 euro per la corsa singola e con il quale potranno accedere alle quattro linee di metrotranvia, oltre ad autobus e shuttle. Riesce così a realizzare la sua promessa la giunta del sindaco socialista Micheal Delafosse, che dalla sua elezione, nel 2020, ha attuato un piano di avvicinamento all’obiettivo raggiunto poche manciate di ore fa. Nell’anno della pandemia, le corse erano divenute gratuite per tutti durante il fine settimana. Vantaggio poi esteso, nel 2021, all’intera settimana per giovani under 18 e anziani over 65. Lo stesso Delafosse, citato da Le Monde, afferma che la misura agisce su due fronti. Il primo è l’impegno preso con l’Unione Europea per una riduzione delle emissioni di gas serra, il secondo è quello con i cittadini, che a causa dell’inflazione hanno visto il proprio potere d’acquisto calare inesorabilmente.
I passeggeri triplicati
Una misura che – almeno per quanto riguarda il numero di passeggeri – sembra già essere un successo. Prima dell’annuncio del primo cittadino, si legge nei dati di AFP citati dal quotidiano francese, gli abbonati al servizio pubblico erano circa 86 mila. Balzati a oltre 260 mila negli ultimi giorni. Ovvero più di metà della popolazione dell’area metropolitana. Se gli abbonamenti verranno usati, Montpellier riuscirà nella difficile operazione di ridurre il numero di auto che circolano sulle sue strade, diminuendo di conseguenza inquinamento atmosferico e acustico, oltre ai tempi di percorrenza dei cittadini. Per finanziare la misura, la città si avvale di una nuova imposta che si applica a tutte le aziende con almeno 11 dipendenti.
La situazione in Italia
Intanto, l’Italia è divisa dagli scioperi del settore, con autisti e tramvieri che lamentano paghe insufficienti, e il ministro dei Trasporti Matteo Salvini che impone riduzioni dell’orario di fermo del servizio. Nella città francese invece si prova ad attuare un sistema diverso e finanziare maggiormente il trasporto pubblico locale. La fiducia c’è. Tanto che Delafosse ha annunciato di aver istituito un’associazione, per aiutare altri sindaci europei a fare lo stesso. Al momento, oltre a Montpellier, sono due le grandi realtà del continente ad aver azzerato il costo del biglietto dei trasporti pubblici, Tallin – la capitale estone – e il Lussemburgo, primo Paese nell’Ue per numero di auto pro capite, di fronte proprio all’Italia. Nel nostro Paese si contano 673 auto ogni mille abitanti, mentre un terzo dei cittadini si dice insoddisfatto dei trasporti pubblici.
(da agenzie)

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