Destra di Popolo.net

IL SILURAMENTO DI MINZOLINI È UN CAPITOLO DELLA BATTAGLIA TRA L’ANTI-MELONISMO DI PIERSILVIO-MARINA, INVIPERITI PER L’IRRILEVANZA DI FORZA ITALIA NEL GOVERNO, CONTRO IL LORO EX TUTOR FEDELE CONFALONIERI CHE, IN DUPLEX CON IL BOSS DELL’INFORMAZIONE DEL BISCIONE MAURO CRIPPA, DOPO UNA PASSIONE PER SALVINI, È STATO TRAFITTO DALLA DUCETTA

Dicembre 28th, 2023 Riccardo Fucile

LA MOSSA DI PIERSILVIO DI ARRUOLARE LA “SINISTRA” BERLINGUER FU FATTA CONTRO CRIPPA E IN BARBA A CONFALONIERI… ANCHE MARINA HA SPEZZATO I RAPPORTI SIA CON CONFA SIA CON L’ALTRO NEO-MELONIANO ALESSANDRO SALLUSTI, REO DI CONFEZIONARE “IL GIORNALE” IN GLORIA DELLA DUCETTA

Fin dall’inizio, era ben noto nei corridoi di Cologno Monzese che Augusto Minzolini avrebbe avuto vita breve alla conduzione weekend di “Stasera Italia”. Una volta disarcionato dalla direzione de “Il Giornale”, il talk di Rete4 fu l’ultima decisione/contentino presa da Silvio Berlusconi.
Decisione che non fu per nulla gradita da Mauro Crippa, direttore generale dell’informazione Mediaset e, dopo il pensionamento di Galvani, anche della comunicazione, da sempre totalmente in quota Fedele Confalonieri, l’ultimo grande vecchio dell’era Fininvest che dopo una passionaccia per la Lega di Salvini, ha cambiato eccitazione politica e si è tramutato in un Fratellino d’Italia, al punto di chiedere più volte udienza a Giorgia Meloni.
Il melonismo del duplex Confa-Crippa non poteva non andare a scontrarsi con l’irritazione (eufemismo) della famiglia Berlusconi per la crescente irrilevanza politica di Forza Italia all’interno della maggioranza di governo (dalla tassa sui extra profitti bancari alla riforma della giustizia fino all’ultima richiesta di proroga del Superbonus). Di qui, a mo’ di avvertimento, sono stati sparati i due terribili fuorionda di “Striscia” su Giambruno.
Dopo la scomparsa del padre fondatore, Piersilvio ha deciso finalmente di diventare grande e di prendere in mano le redini dell’impero mediatico. Ma la sua mossa di arruolare la “sinistra” Bianca Berlinguer fu fatta contro e in barba a Confalonieri. Infatti la Bianchina del troglodita delle montagne, Mauro Corona, non si rivolge mi in caso di necessità al direttore dell’informazione Crippa bensì chiama direttamente Piersilvio, sapendo bene di essere considerata una “abusiva” del Biscione (vedi i tanti tweet velenosi).
Da parte sua, sepolto papà, anche Marina ha spezzato i rapporti sia con il suo ex tutor Confalonieri sia con l’altro neo-meloniano Alessandro Sallusti, reo di confezionare “Il Giornale” in completa gloria della Ducetta, senza tener un alcun conto di Forza Italia, dimenticando il tapino che il 30 per cento della proprietà è ancora in mano alla famiglia Berlusconi.
‘’Dobbiamo trovare il modo di riprenderci il quotidiano’’, è in soldoni il pensiero che frulla nella testa della primogenita, visto che lo sbarco milanese di Antonio Angelucci, senatore leghista saltato sul carro di Meloni-Fazzolari dopo la conquista della Regione Lombardia, finora si è rivelato fallimentare nel campo della sanità lombarda.
Il salotto milanese ha sbarrato le porte ai barbari romani, come è già successo al Caltagirone smanioso di conquistare Mediobanca.
Ma le cose potrebbero cambiare per gli Angelucci se il loro arcigno avversario, l’assessore alla Sanità lombarda Guido Bertolaso, accettasse la proposta di cambiare mestiere e guadagnare un pacco di soldi per andare a gennaio alla presidenza dell’Aiscat, la ricca associazione che raggruppa le concessionarie autostradali.
A quel punto, politicamente tra i piedi, resterebbe solo il presidente del Pirellone, il pallido leghista Attilio Fontana.
Tornando a Cologno Monzese, la cacciata di Minzolini fa parte della partita a scacchi tra Piersilvio-Marina da una parte e Crippa-Confalonieri: vediamo cosa sa fare la tosta Berlinguer a “Stasera Italia”, visto che il vispo Porro malgrado le mèches non è riuscito a scalfire nemmeno le doppie punte di share della Gruber.
Per le serate del weekend è pronta a decollare dal 2 gennaio Sabrina Scampini, l’inebriante giornalista, gettonatissima come ospite in tutte le trasmissioni del Biscione, da sempre vicinissima alla sintassi televisiva preferita da Crippa.
In casa Berlusconi, c’è infine la questione Arcore. Piersilvio traslocò con la sua Piersivia Toffanin quando sbarcò il ciclone Francesca Pascale e fu costretto a rifugiarsi nella magione di Portofino.
Scomparso il Cavaliere, l’erede intende rioccupare ciò che è suo, Villa San Martino. Peccato che la “vedova” Marta Fascina, coadiuvata dal gaio genitore, non ci pensa proprio a fare le valigie. A fermare Piersilvio dal chiamare i trasporti Gondrand è per ora la tormentata Marina, avvinghiata alla Fascina da un’affettuosa amicizia.
(da Dagoreport)

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GLI ITALIANI SCAPPANO DA TELE-MELONI, MEDIASET SUPERA LA RAI PER SPETTATORI MEDI GIORNALIERI NELLA FASCIA “INTERO GIORNO”

Dicembre 28th, 2023 Riccardo Fucile

IL “BISCIONE” GUIDA LA CLASSIFICA DEGLI ASCOLTI, STILATA DA AGCOM, CON 3,03 MILIONI DI TELE-MORENTI (37,5% DI SHARE), MENTRE IL SERVIZIO PUBBLICO SI FERMA A 3,01 MILIONI (37,2%)… LA RAI RIMANE IL PRINCIPALE EDITORE TV NELLA FASCIA “PRIME TIME”

Gli spettatori medi giornalieri nella fascia “intero giorno” di Mediaset superano in numero quelli della Rai, che mantiene però il primato nella fascia “prime time”.
Il Biscione guida infatti la classifica degli ascolti nelle 24 ore con 3,03 milioni di spettatori (37,5% di share), mentre per la concessionaria pubblica si registrano in media 3,01 milioni di ascolti (37,2% di share).
E’ quanto emerge dai dati dei primi 9 mesi dell’anno dell’Osservatorio sulle comunicazioni dell’Agcom.
A Mediaset e Rai seguono Discovery con 680 mila spettatori, Comcast/Sky con 610 mila utenti e Cairo Communication/La7 con circa 310 mila telespettatori.
Rispetto ai corrispondenti dati del 2022, si osserva un calo maggiormente intenso per la Rai (150 mila spettatori giornalieri in meno) rispetto a Mediaset (-40 mila spettatori); Cairo Communication/La7 mostra una flessione di 60 mila ascolti giornalieri. Per Discovery e Comcast/Sky non si osservano variazioni di rilievo.
Una tendenza parzialmente difforme si registra però nella fascia “prime time”: nel periodo gennaio-settembre 2023 la Rai si conferma quale principale editore televisivo con ascolti medi giornalieri pari a 7,13 milioni (38,2% share), contro i 7,00 di Mediaset (37,6% share).
La flessione degli spettatori, rispetto al corrispondente periodo del 2022, risulta pari a 400 mila per Rai e a 180 mila per Mediaset, valori che assottigliano da 340 a 120 mila unità la distanza negli ascolti tra i due gruppi. Guardando al solo mese di settembre gli ascolti di Mediaset superano quelli della RAI (6,94 vs 6,63 milioni).
Allo stesso tempo, il gruppo Cairo Communication/La 7 nel “prime time” registra ascolti pari a 0,95 milioni (5,1% di share), in calo di circa 10 mila ascoltatori rispetto ai primi nove mesi del 2022.
Crescono gli spettatori sia di Comcast/Sky (da 1,36 a 1,42 milioni, +4,0%), che di Discovery (da 1,29 a 1,36 milioni, +5,7%). Gli ascolti dei gruppi televisivi minori mostrano, nel periodo gennaio-settembre, una leggera crescita sia nell'”intero giorno” (+20 mila spettatori) sia nel “prime time” (+70 mila spettatori) rispetto al 2022.
Ma tra il 2019 ed il 2023 il loro peso sugli ascolti complessivi nella fascia oraria “intero giorno” è sceso dal 7,2% al 5,5% e dal 5,1 al 4,2% nel “prime time”.
Con specifico riferimento all’andamento dei principali canali dei gruppi editoriali analizzati (Rai 1, Rai 2, Rai 3, Rete 4, Canale 5, Italia 1, La7, TV8 e Nove), complessivamente nella fascia “intero giorno”, su base annua, si registra una diminuzione di 270 mila spettatori (da 5,45 a 5,18 milioni, pari a una riduzione del 4,9%), con flessioni non marginali per La7 (-18,4%), Rete 4 (-10,3%) e Rai 3 (-7,2%), mentre TV8 aumenta gli ascolti giornalieri del 6,7%.
Analogo andamento si osserva nel “prime time”, dove gli spettatori complessivamente persi giornalmente dai nove canali considerati, su base annua, risultano 600 mila (-4,5%) e di 1,79 milioni rispetto al 2019 (-12,4%).
I tre canali della Rai flettono nel complesso per circa 360 mila spettatori (da 6,36 a 6,00 milioni di spettatori, pari a -5,7%), con Rai 1 e Rai 2 che mostrano riduzioni rispettivamente pari al -6,9% e -6,1%, mentre Rai 3 mostra un più contenuto -1,1%.
Corrispondentemente, i principali canali di Mediaset mostrano una diminuzione di circa 220 mila spettatori (-4,2%), relativamente marginale per Canale 5 (-2,0%) e Italia 1 (-2,6%), mentre Rete 4 mostra un più rilevante -13,5%.
Gli ascolti di La 7 si riducono dell’11,4% (da 0,97 a 0,86 milioni di spettatori giornalieri), mentre quelli di TV8 e Nove crescono, rispettivamente, del 13,1% (da 430 a 490 mila) e del 10,4% (da 350 a 390 mila spettatori).
(da agenzie)

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SCANDALO A MOSCA, L’EVENTO (QUASI) NUDISTA DELLA CONDUTTRICE TV

Dicembre 28th, 2023 Riccardo Fucile

L’IRA DEI SOSTENITORI DI PUTIN: “FESTEGGIANO MENTRE I NOSTRI SONO AL FRONTE”

Scoppia il caos a Mosca dopo la festa a tema nudista organizzata lo scorso 20 dicembre dalla presentatrice televisiva Nastja Ivleeva, che ha scatenato una serie di indagini e controversie legali che vedono coinvolte figure pubbliche di rilievo. Il tono scherzoso del dress code «almost naked», quasi nudo, ha provocato l’ira di una parte più conservatrice del pubblico. E le scuse pubbliche delle celebrità che hanno partecipato, come i cantanti Philipp Kirkorov, Dima Bilan, Lolita Miljavskaja, si sono rivelate di scarsa utilità. I loro programmi, infatti, sono stati cancellati dalle future programmazioni. Secondo quanto riferisce la Repubblica, ieri una ventina di persone – guidate dall’attore e produttore Aleksandr Inshakov – hanno presentato una class action per danni morali contro l’organizzatrice del party. È stata accusata di «atteggiamento irresponsabile» verso il Paese ed è stato chiesto un risarcimento di un miliardo di rubli per la fondazione governativa «Difensori della Patria».
Le scuse e le condanne
Nel tentativo di difendersi, Ivleeva si è rivolta prima agli haters in un video in cui manifesta comprensione per la loro rabbia, poi ai colleghi coinvolti nella stessa bufera mediatica. Ha sottolineato che se l’evento fosse rimasto privato, la situazione sarebbe stata diversa, «ma il fatto che sia andato oltre i nostri telefoni, non importa di chi sia stata colpa, la dice lunga». C’è chi ora sta pagando cara la partecipazione alla festa. Il rapper Vacio, interpretando letteralmente le direttive sul dress code, si è presentato al party solo con le scarpe e un calzino a coprire le parti intime e, per questo, è stato condannato a 15 giorni di arresto per propaganda di valori non tradizionali. Le immagini del rapper sono diventate virali online, con lui accanto all’organizzatrice, in abiti trasparenti, e sullo sfondo della giornalista Ksenja Sobchak in un abito finto nudo. I video hanno suscitato indignazione tra gli attivisti pro-governativi contro l’organizzazione di un evento di questo tipo, «avvenuta mentre – hanno dichiarato – la Russia è impegnata in un’operazione militare a difesa dei valori tradizionali».
(da Open)

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“COSI’ MOSCA HA DEPORTATO 19.000 BAMBINI UCRAINI IN RUSSIA DALL’INIZIO DEL CONFLITTO”

Dicembre 28th, 2023 Riccardo Fucile

L’INCHIESTA DEL NEW YORK TIMES

Dall’inizio dell’invasione russa in Ucraina oltre 19 mila bambini sono stati deportati nella Federazione e nei territori controllati da Mosca. Soltanto 387 di loro hanno fatto ritorno a casa, grazie ai negoziati diplomatici e con l’aiuto di organizzazioni non governative come Save Ukraine e Sos Children’s Villages Ukraine. Lo rivela un’inchiesta del New York Times che ha raccolto decine di testimonianze di minori ucraini separati dalle proprie famiglie. Con il pretesto di salvarli dalle zone di conflitto, le autorità russe hanno cercato di metterli contro la propria patria-casa mediante un’operazione di ridefinizione delle identità, nonché un indottrinamento mirato per trasformarli in futuri fedeli del Cremlino. Per le Nazioni Unite il trasferimento di bambini in Russia «viola il diritto umanitario internazionale». Ed è proprio per la deportazione di minori che Vladimir Putin è accusato di crimini di guerra dalla Corte penale internazionale insieme alla commissaria per l’Infanzia, Maria Llova-Belova.
I campi estivi
Vittime vulnerabili di un conflitto che va avanti ormai da due anni, molti bambini sono rimasti orfani a causa dei bombardamenti russi su città e villaggi dell’Ucraina. Altri sono stati allontanati dalle proprie famiglie con la promessa di una settimana di «svago» in rinomate località balneari sul Mar Nero. Una sorta di campo estivo in cui dimenticare le atrocità della guerra. È accaduto a Cherson, la città rimasta sotto occupazione fino al novembre del 2022, dove il 6 ottobre di un anno fa gli istituti scolastici hanno comunicato agli studenti il loro trasferimento in case-vacanze in Crimea. Per diversi giorni, ricorda Alla Yatsentiuk, il porto era «pieno di bambini, 500 o 600 pronti a imbarcarsi» per la Penisola. Anche suo figlio Danylo, 13 anni, decise di prendere parte all’iniziativa. Sua madre lo recuperò sei mesi dopo. Ma la maggior parte dei suoi compagni erano già stati trasferiti in altre regioni della Russia. Secondo i racconti dei minori e delle loro famiglie la strategia russa è stata «deliberata, premeditata e sistematica».
Gli orfanotrofi e il decreto presidenziale
Secondo una serie di documenti raccolti da Lyudmyla Denisova (ex funzionario ucraino per i diritti umani) le autorità di Mosca hanno inoltre trasferito in massa i bambini dagli orfanotrofi ucraini per poi affidarli a famiglie adottive russe. Le procedure sono state facilitate da un decreto, firmato dal leader del Cremlino il 25 maggio scorso, che concede la cittadinanza russa ai bambini ucraini e conferisce ai Tribunali di Mosca il potere di creare un «nuovo stato civile (nuovo nome, cognome, luogo e data di nascita, ndr)». Ma non solo: mentre milioni di persone fuggivano dai combattimenti, funzionari russi hanno allestito i cosiddetti «campi di filtraggio», dove schedulavano gli ucraini che uscivano dalle zone di guerra per entrare nel territorio controllato dalla Russia. Quelli sospettati di essere combattenti venivano arrestati; i civili, compresi i bambini, ricollocati in territori russi od occupati dalla Russia. Ed è proprio in uno di questi campi che Sasha e sua madre sono stati separati. Si erano rifugiati per due settimane in un ospedale militare ucraino nei sotterranei dell’acciaieria a Mariupol, dopo che Sasha era rimasto ferito in un’esplosione ed era stato catturato insieme alle truppe ucraine. Sua nonna è riuscita a rintracciarlo in un ospedale in una zona dell’Ucraina controllata dai russi. «Nonna, portami via da qui», l’appello del nipote. Ci sono voluti oltre due mesi per attraversare la Federazione e riportarlo a casa.
I bambini ucraini dovevano diventare russi
Fin dall’annessione della Crimea, nel 2014, la Russia ha intensificato la sua campagna di indottrinamento e «russificazione» dei bambini ucraini. I minori sono obbligati a seguire le lezioni in russo, cantare l’inno nazionale, imparare la storia della Federazione. Dimenticarsi e ricostruirsi. Alle loro famiglie sono stati inoltre offerti «soldi, passaporti, denaro, appartamenti» per soggiornare in Russia o in Crimea. Alcuni ragazzi si sono sentiti persino dire che i loro genitori non li volevano, che l’Ucraina sarebbe diventata un cumulo di macerie e che avrebbero subito rappresaglie qualora avessero deciso di tornare in patria. L’operazione di ridefinizione della propria identità nazionale comprende, scrive il Nyt, anche l’addestramento militare. Artem Hutorov, all’epoca 15enne, e una dozzina di compagni di classe sono stati prelevati dalla loro scuola di Kupiansk da alcuni soldati russi per essere trasferiti in una istituto il più lontano possibile dalla linea del fronte. Qui, i giovani sono stati costretti ad indossare abiti militari, mimetiche verdi o uniformi bianche da cadetti della marina. Artem è apparso in una fotografia sul sito web della scuola con il simbolo «Z» della forza di occupazione russa in Ucraina cucito nella spalla. Secondo la Convenzione di Ginevra il trasferimento forzato di bambini può essere considerato «un atto di genocidio». E l’incapacità degli Stati di proteggere i minori è alla base del mancato raggiungimento di uno degli obiettivi principali: la pace.
(da agenzie)

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FIGLI ALLA PATRIA… LA DEPUTATA MENNUNI (FDI): LE RAGAZZE A 18 ANNI DEVO AMBIRE A SPOSARSI E FARE FIGLI”

Dicembre 28th, 2023 Riccardo Fucile

SCOPPIA LA RIVOLTA SUI SOCIAL: “NON C’E’ LAVORO, NON SI POSSONO FARE FIGLI, BASTA SPARARE CAZZATE”… LA FAGNANI IRONIZZA: “PENSAVO FOSSE PIU’ IMPORTANTE STUDIARE, REALIZZARSI, VIAGGIARE E ACQUISIRE CONSAPEVOLEZZA”

«La mia mamma mi diceva “ricordati che qualsiasi aspirazione tu abbia, io volevo fare politica, puoi fare quello che vuoi, ma non dimenticare che la prima deve esser quella di diventare mamma”. Questa è una cosa che noi donne dobbiamo ricordare alle nostre figlie». A parlare è Lavinia Mennuni, senatrice di Fratelli d’Italia, nel salotto di Coffee Break, trasmissione di La7.
Parole, le sue, destinate a far discutere, mentre in studio si dibatteva sul calo demografico in Italia. «Sennò, il rischio che si genera è che in nome di questa realizzazione professionale» spiega la parlamentare, salti «la missione, sì dico missione perché è una cosa bella, di metter al mondo dei bambini». «Gli uomini e le donne fanno grandi cose insieme», spiega Mennuni, che si dice di non esser mai stata una da «femminismo separatista». E alla fine la battuta, il termine, da lei definito un po’ trash. «Dobbiamo aiutare le istituzioni, il Vaticano, le associazioni nel far diventare la maternità di nuovo cool. Far sì che le ragazze di 18 anni, 20 vogliano decidere di sposarsi e vogliano metter al mondo una famiglia».
Le parole della senatrice stanno sollevando una certa polemica in rete. «La maternità cool degli adolescenti», commenta un utente. «C’è un genio a Coffee break, che non so chi sia, che ciarla sul fatto della poca natalità in Italia imputandolo anche al fatto, che i ragazzi vanno via di casa tardi e altre minchiate. Il problema è solo uno: non c’è lavoro, non si possono fare figli. Punto. Il resto, minchiate», aggiunge una utente.
Tra i tanti, su X, anche la giornalista Francesca Fagnani: «Mennuni sta dicendo che bisogna far diventare cool per le ragazze (!) sposarsi a 18 anni e fare figli. Mica studiare, prepararsi, realizzarsi, viaggiare, acquisire consapevolezza…».
(da agenzie)

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SCONTRO RENZI-CALENDA: “IO IL POLITICO PIU’ RICCO? PAGO LE TASSE E NON MI VERGOGNO, SIETE INVIDIOSI”

Dicembre 28th, 2023 Riccardo Fucile

CALENDA: “CI DOVREMMO VERGOGNARE NOI CHE NON PRENDIAMO SOLDI DA AUTOCRATI E LOBBISTI? GODITI I TUOI SOLDI MA ALMENO NON FARCI LA MORALE”

Con un reddito complessivo di 3 milioni e 217 mila euro, superiore di oltre 600 mila euro a quello del 2022, Matteo Renzi è il politico italiano più ricco. Un aspetto che ha catturato l’attenzione mediatica su di lui, ma per il quale il leader di Italia Viva sembra non nutrire alcun rimorso. «In queste ore alcuni media si occupano con tono scandalizzato dei redditi dei parlamentari. Lasciatemelo dire a voce alta, cari amici: sono fiero di aver contribuito con più di un milione di euro alla vita della comunità», scrive in un post su X. Per poi rincarare la dose: «Non mi vergogno di pagare in un giorno il triplo di quello che Giuseppe Conte ha pagato in un anno». Il presidente del Movimento 5 Stelle tirato in ballo da Renzi è, infatti, risultato essere il fanalino di coda nella classifica. Con un reddito di 24.359 euro lordi, si è conquistato suo malgrado l’etichetta di «leader politico italiano più povero». Non ci sta Renzi a sentir dibattere sul suo reddito ultramilionario «perché – incalza «chi paga le tasse non si vergogna mai». E aggiunge: «Si imbarazzino i furbetti, non i cittadini onesti. Personalmente preferisco ammirare anziché invidiare, preferisco sorridere anziché recriminare, preferisco vivere anziché insultare».
La replica di Calenda a colpi di tweet
Una dichiarazione, quella del leader di Italia Viva, che non tutti hanno apprezzato. Immediata la replica, a colpi di tweet, di Carlo Calenda. «Caro Matteo Renzi anche basta! Ci dobbiamo vergognare perché non prendiamo soldi da autocrati, imprenditori, lobbisti etc, mentre veniamo lautamente pagati dai cittadini italiani per svolgere una funzione pubblica?», scrive. «Questo è il messaggio? Perché ci fai la grazia di pagare le tasse? Il mondo all’incontrario altro che liberalismo. Goditi i tuoi soldi serenamente ma non farci la morale. Grazie», conclude.
(da agenzie)

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“E’ UNA CAGATA PAZZESCA”: IL LEGHISTA PAOLO GRIMOLDI CONTRO IL PONTE SULLO STRETTO ALLA CENA DEL PARTITO A MELEGNANO

Dicembre 28th, 2023 Riccardo Fucile

“CON I PROBLEMI DELLA SANITA’ E’ PAZZESCO BUTTARE 14 MILIARDI PER UN PONTE”… “NON SI PROMETTE UNA COSA IN CAMPAGNA ELETTORALE E POI IL GIORNO DOPO SI FA L’OPPOSTO, A QUESTO PUNTO MEGLIO MASTELLA CHE IL SUD LO DIFENDE PRIMA E DOPO LE ELEZIONI”

«Il ponte sullo stretto di Messina? Una cagata pazzesca». Parola di Paolo Grimoldi, leghista della prima ora e deputato del Carroccio dal 2006 al 2022, che in occasione della cena per i trent’anni della Lega a Melegnano non ha usato giri di parole per dire la sua sul famigerato ponte sponsorizzato dal ministro Matteo Salvini.
«Quattordici miliardi per il ponte sullo stretto di Messina, ve lo dico chiaramente, lo ritengo una cagata pazzesca. Punto – afferma citando Fantozzi -. E non tollero che mi venga detto, come prima mi è stato detto mentre fumavo una sigaretta, “sono andato a prenotare una tac in regione Lombardia per una visita sanitaria, me l’hanno data a maggio-giugno 2024” e poi noi diamo 14 miliardi per fare il ponte sullo stretto di Messina, quando la mattina alle 8 sulla tangenziale di Milano, a pagamento, aumentate due volte nell’anno in corso, siamo imbottigliati. E la priorità è il ponte sullo stretto di Messina. Ma stiamo scherzando?» esclama rivolto ai compagni di partito, seduti a tavola.
«Io vorrei un partito che quello che mi dice il giorno prima del voto nella campagna elettorale, fa il giorno dopo, non l’esatto contrario. Perché se no è meglio Mastella, perché Mastella il giorno prima dice che pensa solo al sud e il giorno dopo pensa solo al sud».
(da agenzie)

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EUROPEE, ULTIMATUM FORZA ITALIA AI MOROSI: “PER RICANDIDARSI BISOGNA METTERSI IN REGOLA CON LE QUOTE”

Dicembre 28th, 2023 Riccardo Fucile

PATRICIELLO LASCIA IL PARTITO

Forza Italia ribadisce il pugno di ferro contro i ‘morosi’ e avverte chi vuole ricandidarsi alle europee: per correre alle prossime elezioni bisogna pagare gli arretrati dovuti al partito, non sono ammesse deroghe.
”Nell’approssimarsi delle prossime elezioni europee e regionali”, si legge in una nota dell’ufficio stampa azzurro, ”Forza Italia ha ribadito la assoluta necessità che i parlamentari europei e regionali che vogliono essere ricandidati devono necessariamente mettersi in regola con i pagamenti dei contributi dovuti al movimento in Forza del regolamento approvato dal Consiglio nazionale del 1 ottobre scorso”. La questione morosi dentro Forza Italia non è nuova. Solo 37 parlamentari su 62 nel 2023 hanno pagato la quota. Quattro su dieci, quasi la metà, sono morosi. Un dato che emerge dall’elenco delle donazioni che lo stesso sito di Forza Italia pubblica. E sono pochissimi pure i consiglieri regionali che nel 2023 hanno pagato la loro quota.
“Chiaramente – continua la nota – è stato ribadito a tutti che non vi saranno deroghe anche a costo di perdere personaggi, di cui anche oggi si parla sulla stampa, che hanno sempre avuto atteggiamenti opportunistici e che hanno già dimostrato di concepire l’impegno politico solo per fini personalistici”.
Intanto, Forza Italia perde un pezzo. L’europarlamentare Aldo Patriciello, 66 anni, nel Parlamento Ue dall’8 maggio 2006, eletto per quattro legislature nella circoscrizione Italia meridionale, ha lasciato il partito. “Ho comunicato in queste ore al presidente Tajani la mia decisione di lasciare Forza Italia. Una decisione sofferta, travagliata ma che, alla luce della direzione intrapresa dal partito in merito alla sua riorganizzazione dirigenziale, è quanto mai irrevocabile e non più differibile”, scrive Patriciello su Facebook.
“Sarò eternamente grato al presidente Berlusconi ma ora è tempo di fermarsi e avviare una riflessione insieme ai tanti amministratori che, da Teramo a Reggio Calabria, fanno riferimento al sottoscritto e ai quali mi lega, a prescindere dai partiti di riferimento, il valore dell’amicizia: la sola stella polare che guida il mio agire politico”.
(da agenzie)

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MES, “SI FARA’ IL GIURI’ D’ONORE CHIESTO DA CONTE SULLE DICHIARAZIONI DI MELONI”

Dicembre 28th, 2023 Riccardo Fucile

SARA’ PRESIEDUTO DA GIORGIO MULE’

“Il giurì d’onore chiesto alla Camera da Giuseppe Conte sulle parole di Giorgia Meloni si farà”. Lo ha annunciato il presidente della Camera, il leghista Lorenzo Fontana. “Ho assunto una decisione qualche giorno fa. Si farà. Lo presiederà Giorgio Mulè ed auspico che si possa dirimere la questione”. “Una scelta doverosa ed apprezzabile”, il commento del leader 5S.
Lo scorso 18 dicembre il presidente del M5S in conferenza stampa aveva fatto sapere di aver consegnato al presidente Fontana “una richiesta di istituire un giurì d’onore” per “accertare le menzogne denigratorie del presidente del Consiglio Giorgia Meloni” in Aula sul Mes. Conte è passato dalle parole ai fatti, dopo essere stato accusato dalla premier sulla ratifica: “L’ha fatta il governo Conte, l’ha fatta senza mandato parlamentare e un giorno dopo essersi dimesso, quando era in carica solo per gli affari correnti”, le parole di Meloni nelle comunicazioni ai due rami del Parlamento sul Consiglio europeo. Ma di queste tre affermazioni è emerso poi che solo la prima era vera.
All’accusa Conte ha risposto prima con un video pubblicato sui suoi profili social e poi con la richiesta di un giurì d’onore, dopo “aver avvertito Fontana e il presidente Mattarella”.
È la seconda volta da quando il governo Meloni è in carica che viene avanzata la richiesta di un giurì d’onore. A febbraio scorso fu il Pd a chiedere il giurì d’onore dopo le affermazioni di Giovanni Donzelli in Aula sul caso Cospito, chiamato a giudicare il comportamento del deputato di FdI che alla Camera aveva accusato il Pd “reo” di aver visitato in carcere a Sassari il 12 gennaio l’anarchico per verificare il suo stato di salute e ne mise in discussione l’onore con una pesante accusa, ossia di fare gli interessi dei mafiosi al 41 bis. Anche in quel caso, il presidente della Camera, Lorenzo Fontana, aveva nominato la “commissione d’indagine” richiesta dai dem per “giudicare la fondatezza delle accuse” nei loro confronti. Il giurì era presieduto da Sergio Costa e composto da Fabrizio Cecchetti, Annarita Patriarca, Roberto Giachetti e Colucci. E Donzelli dopo aver ritrattato fu assolto.
(da agenzie)

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