Dicembre 31st, 2023 Riccardo Fucile
ERA PILERI A SCANDIRE L’AGENDA DEGLI INCONTRI SETTIMANALI CHE SERVIVANO A INFLUIRE SULLE SINGOLE CARRIERE E A OTTENERE INFORMAZIONI STRATEGICHE PER GLI IMPRENDITORI
Certe carriere decollavano più di altre. Accadeva ad esempio che
alcuni funzionari dell’Anas, controllata delle Ferrovie, spiccassero il volo all’improvviso. Status e retribuzione lievitavano prodigiosamente. Magie della Inver srl. La società di consulenza guidata da Denis e Tommaso Verdini ma anche da Fabio Pileri, attraverso le sue azioni di lobbying, era in grado di promuovere quei dipendenti infedeli che, dall’interno, si spendevano per favorire gli imprenditori (paganti) aggirando leggi, regolamenti e talvolta perfino il buon senso.
Così sarebbe avvenuto per Luca Cedrone, funzionario della direzione appalti e acquisti di Anas ma anche membro della commissione per una delle gare maggiormente appetite dagli imprenditori indagati. Così per Paolo Veneri, dirigente e addetto allo studio e alla stesura delle procedure amministrative di affidamento del contraente. E soprattutto così per l’altro «maresciallo» (copyright di Pileri) in grado di far convergere gli appalti sugli amici, vale a dire Domenico Petruzzelli.
Qui è l’intercettato Pileri a confidare: «Petruzzelli che aveva mille problemi addosso ed era stato segnalato come il più cattivo dell’Anas, il più brutto di tutti, che domani mattina finiva in galera, oggi è considerato uno dei golden boy dell’Anas, uno che potrebbe diventare amministratore delegato dell’Anas».
Petruzzelli viene spinto a portare il proprio curriculum per una promozione ai vertici di una società privata a Roberto Ciambetti, presidente del consiglio regionale del Veneto ed ex segretario leghista: «Vorrei che glielo dicesse lui, come fosse amico suo», suggerisce Verdini jr.
Accanto a quella che la gip definisce «capacità di penetrazione e di influenza del gruppo Verdini/Pileri sui dirigenti Anas» sopravvive, tuttavia, una certa consapevolezza dei rischi che venivano corsi: «Ma quel milione e duecentomila che ti ho sbloccato io di quella galleria a Perugia che sennò in quell’accordo quadro non ti facevano toccare palla, a me m’è valso un avviso di garanzia però se permetti…» sottolinea Pileri.
Dialogavano Pileri e soci con i vertici delle Ferrovie, incluso Massimo Bruno chief corporate affair officer della società. È il solito Pileri a scandire l’agenda degli incontri settimanali, appuntamenti che, da un lato, dovrebbero influire sulle singole carriere e, dall’altro, permettere di conseguire informazioni strategiche per i propri imprenditori e le relative gare d’appalto
(da Corriere della Sera)
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Dicembre 31st, 2023 Riccardo Fucile
LÌ, NON AVREBBE PENSATO SOLTANTO ALLA SALUTE DENTALE, MA NE APPROFITTAVA PER FARE INCONTRI E TESSERE RELAZIONI CON, TRA GLI ALTRI, L’EX AD DI ANAS MASSIMO SIMONINI E IL SOTTOSEGRETARIO FEDERICO FRENI
Dal chiaroscuro che i commentatori spesso usano per dipingere la controversa vita di Denis Verdini, emerge una caratteristica: è un uomo di relazioni. La detenzione domiciliare è un bel salto di qualità rispetto al carcere, soprattutto se spesa in un castello come quello che l’ex senatore possiede (con personale di servizio), sui colli toscani.
Tuttavia, è proprio sulle relazioni che questo provvedimento esercita una delle principali coercizioni. È poca e selezionata da un giudice la gente con cui si può parlare, di persona, per lettera o per telefono.
Sono scarse le ore di libera circolazione fuori dalla residenza, in casi come il suo, dove c’è una condanna definitiva a 6 anni e 6 mesi per il fallimento dell’ex Credito cooperativo fiorentino (CCF), e 5 anni e mezzo per la bancarotta della Società Toscana di Edizioni (Ste).
Tuttavia, è proprio su alcuni viaggi a Roma concessi in nome della salute dentale, che si è concentrata un’indagine della procura della capitale rivelata a inizio settembre da Il Fatto Quotidiano. In sintesi, si ipotizzava che, dopo l’odontoiatria, Verdini approfittasse della presenza in città per incontrare, tra gli altri, l’ex amministratore delegato dell’Anas, Massimo Simonini, e il sottosegratario all’Economia, Federico Freni (non indagato), presso il ristorante Pastastation di Roma e in altri luoghi.
Sebbene da questa prima indagine non sia emerso nulla di rilevante, ora che si è scoperta un’altra inchiesta (dove lo stesso Denis, il suo secondogenito Tommaso e altri sono sospettati di aver fatto da tramite per favorire determinate imprese in alcune gare d’appalto con l’Anas), molti hanno sollevato dubbi sull’opportunità di avergli concesso una tale libertà d’azione.
Il punto è che nel tempo Verdini ha ottenuto concessioni sempre maggiori. All’indomani della condanna in cassazione per il crac Ccf, si presentò spontaneamente nel più celebre penitenziario d’Italia: Rebibbia. Era il 3 novembre 2020 e il 29 gennaio dell’anno dopo, si vide riconoscere i domiciliari per l’epidemia di Covid che batteva i corridoi dell’istituto. Classe 1951, l’8 maggio 2021 ha compiuto 70 anni ed è rientrato tra quelli che hanno diritto a scontare la pena a casa.
Perciò, il beneficio precedente gli fu prolungato. All’inizio, Verdini poteva uscire dalle 10 a mezzogiorno. Poi, la deadline fu posticipata alle 14. Il limite dei contatti esclusivi con i famigliari stretti, tra cui naturalmente rientra la figlia Francesca, si aggiunsero governanti e maggiordomi.
Il 14 giugno di quest’anno, l’artefice del patto del Nazareno, comparve al funerale di uno dei due firmatari dell’accordo: Silvio Berlusconi (l’altro era Matteo Renzi). Ai giornalisti presenti disse che per ordine del tribunale, non poteva parlare con i cronisti. Allo stesso modo, ha fatto con il Corriere della sera dieci giorni fa. Oppure, quando nel 2022 scrisse a Dell’Utri e Confalonieri, per spiegare come fare per mandare il Cavaliere al Quirinale: nessuno dei due era tra i contatti ammessi.
(da La Stampa)
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Dicembre 31st, 2023 Riccardo Fucile
LA FIDUCIA NEL GOVERNO E’ SCESA DAL 54% AL 44%… NEL CENTRODESTRA FDI SI RAFFORZA ANCORA, CALANO LEGA E FORZA ITALIA
Il 2023 è stato l’anno del governo Meloni. Ma negli ultimi mesi si
segnala un’importante contrazione degli indicatori di valutazione del suo operato e della presidente del Consiglio. L’apprezzamento dei membri di Palazzo Chigi scende dal 54 di un anno fa al 44 di oggi e per Giorgia Meloni cala dal 58 al 44, allineandosi a quello dell’esecutivo.
Questa l’analisi realizzata da Ipsos per Il Corriere della Sera, riportata in un commento del noto sondaggista Nando Pagnoncelli. Rilevante è notare dove è avvenuto questo calo di consensi: tra i ceti produttivi. Giorgia Meloni scende di 20 punti percentuali tra ceti dirigenti, lavoratori autonomi, impiegati e insegnanti, operai. Quelli che più di altri avevano espresso fiducia in lei. Tra i lavoratori autonomi, si segnala, il calo è poco più del doppio della media.
Intenzioni di voto: salgono FdI e M5s. Ma nessun scossone
Pesano meno le intenzioni di voto, dove non sono rilevate brusche variazioni. Se confrontiamo i risultati delle politiche del settembre 2022, solo tre partiti, segnalano i sondaggi su Il Corriere, segnano cambi notevoli, in un quadro dove indecisi e astensionisti rappresentano il 42,2 per cento dell’elettorato.
«Fratelli d’Italia -riporta il quotidiano – cresce di oltre tre punti dal 26% delle Politiche all’attuale 29,3%; il Movimento 5 Stelle che cresce di 1,8 punti passando dal 15,4% di allora al 17,2% di oggi; Forza Italia che decresce di 1,3 punti, dall’8,1% al 6,8%. Il Terzo polo che aveva ottenuto il 7,8% alle Politiche e che oggi, con i voti sia di Azione che di Italia Viva arriva al 6,7%».
Il Pd vince tra studenti e laureati, riporta il Corriere, mentre i 5 stelle tra i disoccupati e al Sud. In sostanza nonostante il calo dell’apprezzamento di premier ed esecutivo non ci sono grandi stravolgimenti nelle intenzioni di voto, anzi in tutto ciò Fratelli d’Italia ne esce comunque rafforzato. Il Pd recupera negli ultimi mesi, spiega Pagnoncelli, ma semplicemente mantiene il voto raggiunto nelle politiche. «Non è riuscito per ora – sottolinea – l’allargamento dell’elettorato né il ridimensionamento del Movimento 5 Stelle con il recupero del voto di sinistra presente in questa formazione. Anzi, il Movimento recupera voti e si evidenzia manifestamente come la formazione degli “esclusi”: ceti bassi e in difficoltà».
(da Open)
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Dicembre 31st, 2023 Riccardo Fucile
LEGA AL 5% NEL CENTROSUD, MELONI TENTA DI PROSCIUGARE IL BACINO ELETTORALE DI SALVINI
Le vicende giudiziarie che lambiscono il quartier generale leghista e la famiglia “acquisita” del segretario Salvini – complice la quasi parentela con il pregiudicato Denis Verdini – l’affare degli appalti Anas e dello spoils system selvaggio hanno fiaccato i vertici di un partito che già non gode di ottima salute. I dieci anni di leadership, festeggiati pochi giorni fa, pesano e si notano tutti.
Come se non bastasse, la preoccupazione che attanaglia in questi giorni il vicepremier e i suoi uomini è quel 7-8 per cento che la gran parte dei sondaggi nazionali registrano da qualche settimana, il 9 i più ottimisti. Frutto di una media impietosa tra i risultati ancora a due cifre delle regioni del Nord in cui il partito ancora esiste per davvero (Lombardia, Piemonte, Veneto, Friuli Venezia Giulia ed Emilia Romagna) e il tracollo impietoso nel resto del Paese.
Il fatto è che la Lega di Matteo Salvini è pressoché scomparsa dalla mappa geografica italiana sotto la “linea gotica”. Non c’è sondaggio locale che lasci scampo in tutte le regioni al di sotto del confine immaginifico che unisce le province di Massa Carrara e Pesaro-Urbino: l’ex primo partito italiano è precipitato in alcuni casi sotto il 5 per cento. Il progetto Lega nazionale è ufficialmente fallito.
I sondaggi che ha in mano il governatore campano Vincenzo De Luca darebbero la formazione di Salvini appunto a cavallo del 4, a Bari città, dove si vota tra pochi mesi, l’ultimo Winpoll attesta un impietoso 4,6 a fronte del 7,4 di Forza Italia e del 21,3 di Fratelli d’Italia.
L’ultima rilevazione di un istituto locale in Calabria (ma risale a più di un mese fa) registrava un modesto 5,9. E le cose sembra vadano anche peggio in Sicilia, dove dalle Politiche ad oggi è andata in scena una fuga di consiglieri e amministratori. Il Ponte salviniano, se ci fosse, oggi unirebbe due disastri politici a lui riconducibili.
Questi dati sono planati sulla scrivania dello studio di Giorgia Meloni, a Palazzo Chigi. E, stando a chi le è vicino e la consiglia, avrebbero ispirato le ultime mosse della presidente del Consiglio. Alcune in apparenza incoprensibili. Come il colpo di scena della bocciatura finale del Mes. Per non dire delle chiusure in tema di immigrazione, succursale albanese inclusa. Ma soprattutto, quei sondaggi sarebbero alla base di una scelta proiettata sulle Europee: la candidatura della premier da capolista di FdI in tutte le circoscrizioni. Con l’intento di spingere al massimo dei suoi giri il motore del partito, per assestare una sorta di colpo di grazia agli alleati-avversari, ridotti a “vassalli”, e garantirsi una navigazione ancora più blindata negli anni a seguire.
Più che accreditarsi quale futuro punto di riferimento di un’area moderata vasta, interlocutrice credibile del Partito popolare europeo e perfino grande elettrice del prossimo presidente della Commissione, Meloni appare più impegnata in una campagna elettorale assai aggressiva e dai toni quasi anti europeisti proprio con lo scopo di scavalcare a destra l’alleato Salvini.
Una vera e propria “opa”, la sua. L’obiettivo potrebbe essere duplice, racconta un “suo” ministro di lunga esperienza politica. Il primo, prosciugare il bacino elettorale della Lega, quanto meno in tutte le regioni italiani del Centrosud e, laddove possibile, perfino nella roccaforte del Nordest. Fare così lievitare il consenso di Fdi portando l’asticella ben oltre il 30 per cento. Per lei sarebbe un successo, sufficiente a compensare nel frattempo il dimagrimento dei due partiti di governo ridotti a una cifra. In quel caso, la tenuta della maggioranza e del governo non subirebbe contraccolpi destabilizzanti.
Ma il secondo e più subdolo obiettivo sarebbe quello di assestare una spallata definitiva alla leadership di Matteo Salvini: il vicepremier che fin dall’insediamento non ha perso occasione per distinguersi, prendere le distanze, criticare, puntualizzare, fare il controcanto, insomma.
Aprire una resa dei conti finale nella Lega, allora, potrebbe essere l’esito del tracollo elettorale di un partito che – va ricordato – alle Europee del maggio 2019 aveva raggiunto il suo picco storico, col 34,3 per cento. Ridimensionata poi alle Politiche del settembre 2022 con un già catastrofico 8,9 per cento e la perdita del 70 per cento dei consensi.
Se quel risultato peggiorasse ulteriormente nel giugno prossimo, allora si aprirebbero nuovi scenari. Meloni siede in riva al fiume. Consapevole che una scalata alla leadership da parte di Luca Zaia o di Massimiliano Fedriga, i governatori più accreditati alla successione, col supporto di Giancarlo Giorgetti al governo, regalerebbe a lei un futuro meno turbolente nell’esecutivo.
E consentirebbe forse di impostare un dialogo più diplomatico con gli altri leader europei. Il conto alla rovescia, dentro e fuori la Lega, è appena iniziato.
(da La Repubblica)
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Dicembre 31st, 2023 Riccardo Fucile
L’INCHIESTA DELLA PROCURA DIMOSTRA IL CONFLITTO DI INTERESSI TRA LA SOCIETA’ INVER E IL IL MINISTERO DEI TRASPORTI CE HA L’ANAS TRA LE SUE PARTECIPATE
L’inchiesta della procura di Roma sulla famiglia Verdini arriva,
inevitabilmente, a Villa Patrizi, la sede del ministero delle Infrastrutture. Perché è qui che si apre la domanda cruciale: il ministro Matteo Salvini sapeva che suo cognato Tommaso lavorava come lobbista con aziende implicate direttamente o indirettamente con il suo ministero?
Perché in queste difficili 48 ore Salvini ripete, agli amici che gli chiedono: gli appalti oggetto dell’indagine sono precedenti al mio arrivo. E questo è vero. Ma omette due circostanze, che Repubblica è in grado di raccontare.
La prima è che la società dei Verdini, la Inver, ha trovato grande giovamento dall’arrivo della Lega al governo, come dimostrano i bilanci: i fatturati sono raddoppiati.
La seconda è che le società che avevano come consulente Verdini junior hanno continuato, anzi aumentato, i propri affari con alcune controllate del Mit (Anas su tutte) proprio con l’arrivo di Salvini al ministero.
È tutto regolare? Al di là dei reati, che verranno accertati dai tribunali, è politicamente opportuno che il fratello della fidanzata del ministro offra consulenze e relazioni a società collegate con gli interessi del cognato?
I bilanci
Gli affari della Inver conoscono una strana curva, sicuramente casuale: con il Carroccio al governo il fatturato sale, quando è all’opposizione fa fatica.
Nel 2019, con il Conte I, Inver -in quel momento in società c’è ancora Francesca, l’attuale fidanzata del ministro, che contribuisce a fondarla nel 2017- fattura 186mila euro di consulenze. È un anno positivo, soprattutto perché quello successivo, per puro caso quello del Conte II, con la Lega all’opposizione, i guadagni crollano: nel 2020 si fermano a 56mila euro, per la prima volta dichiarando anche una perdita di 25mila euro. È una crisi temporanea. Perché l’anno successivo – Mario Draghi arriva a Palazzo Chigi nel febbraio del 2021 – la società dei Verdini fa il boom: 510mila euro di fatturato e un utile che supera i 100mila. Salvini, questa volta, non c’entra. Non direttamente.
A muoversi al Mit viene spedito Alessandro Morelli, in qualità di viceministro (oggi sottosegretario alla presidenza del Consiglio con la delega alla programmazione economica). È scaltro, Morelli, con un curriculum in cui spicca la direzione di Radio Padania. Così scaltro da inserirsi bene nell’orbita Anas: grazie alla delega per le Olimpiadi Milano-Cortina 2026 si occupa di smart roads e digitalizzazione delle infrastrutture, tutti progetti gestiti operativamente dalla società che oggi si ritrova coinvolta nell’affaire Verdini, con due manager, Luca Cedrone e Paolo Veneri, sospesi dal servizio per un anno.
Per la Inver è un momento magico. Il nuovo bilancio non è stato ancora presentato, ma l’indagine della Guardia di Finanza documenta come gli affari fossero d’oro. Per non parlare della contabilità “parallela”. A marzo del 2022 quando assumono una nuova amministrativa, Verdini e il suo socio Fabio Pileri spiegano chiaramente: “Non è opportuno creare un archivio informativo delle pratica. Vista la nostra attività, borderline, non è opportuno lasciare tracce”, dice Pileri.
Questo Pileri è un personaggio particolare: ex socio, per pochi mesi, del figlio (incensurato) di Massimo Carminati, il “nero”, ha sempre avuto una passione per la politica, consigliere comunale nella sua Narni con il centrodestra poi passato dall’altra parte, con ottimi rapporti anche nella Regione Lazio a Roma.
Gli altri affari
I resoconti delle conversazioni telefoniche descrivono Pileri come un imprenditore spregiudicato, diciamo con il pelo sullo stomaco. I numeri dicono però che sapeva fare il suo mestiere. Perché, nonostante quello che dice Salvini, le società clienti della Inver continuavano a fare ottimi affari con le controllate dal Mit, prima tra tutte Anas.
Per dire: Angelo Ciccotto del Consorzio Stabile Aurora, uno degli imprenditori coinvolti nell’indagine, dopo le perquisizioni dell’estate scorsa aveva deciso di non rinnovare il contratto con i Verdini. Era un po’ arrabbiato perché un appalto che credeva di vincere era sfumato a causa “di una commissione inflessibile e inavvicinabile” dicevano quelli della Inver. “Successivamene una volta nominato ministro l’onorevole Salvini si era avvicinato per rinnovare il contratto”.
Quest’anno la sua società ha incassato solo dall’Anas poco meno di 4 milioni di euro. La SE.GI. che, secondo la Procura, versava mazzette in nero a Verdini, oltre a svolgere lavori edili gratuiti, ha in piedi contratti milionari con Anas, da cui ha incassato quest’anno poco più di un milione. Eccoli gli affari d’oro della “cricca”.
(da La Repubblica)
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Dicembre 31st, 2023 Riccardo Fucile
DUE PAGINE SCRITTE A PENNA POSATE TRA I FIORI
Il delitto di Giulia Cecchettin lo ha toccato profondamente, tanto da spingerlo a riflettere su di sé, sulle emozioni nei confronti della sua ex, su quelle «piccole cose tutt’altro che piccole» che possono passare per la testa degli uomini. Allora ha preso carta e penna e ha scritto una lettera direttamente a Giulia, scusandosi «per l’ennesimo nostro fallimento».
Filippo – questo il nome del giovane che ha firmato la missiva – ha lasciato le due pagine scritte a penna blu, tra i fiori posati sulla tomba della ragazza. Le ha trovate Andrea Camerotto, zio di Giulia – racconta il Corriere del Veneto – e le ha postate su Facebook. «Ci sono uomini – scrive Camerotto – che capiscono e si fanno giustamente un esame interiore per essere veri uomini. Grazie Filippo».
«Nel periodo in cui s’è iniziato a parlare della tua vicenda in tv – scrive il ragazzo rivolgendosi a Giulia – mi scrivevo ancora con la mia ex per la quale provavo ancora qualcosa. Nei giorni ha iniziato a ignorarmi e quindi, dato che si parlava spesso di come Filippo Turetta fosse ossessivo nei tuoi confronti, ho deciso di guardarmi dentro e riflettere sulla mia situazione». «In queste situazioni – prosegue il giovane – è molto facile uscirsene con affermazioni come “non sono così anche io” o “non siamo tutti mostri”. Però sono convinto che il tutto sia iniziato dalle piccole cose, talmente piccole che talvolta non ce ne rendiamo nemmeno conto».
L’autore della lettera si dice grato ai familiari di Giulia per averlo stimolato a riflettere. «Alcuni – scrive ancora – dicono che la sua morte sia stata utile… ma come si può reputare una morte utile quando questi tragici eventi accadono ogni giorno (quasi) da anni e la situazione sembra non cambiare. La rabbia e la pena che personalmente provo nei confronti di questi ragazzi e uomini è tanta… ma sono io poi così diverso? D’altronde molte volte le piccole cose – conclude – noi non le notiamo. Un abbraccio da un quasi vicino di paese».
Sotto al post dello zio di Giulia sono tanti a pubblicare commenti di apprezzamento per la lettera e il suo autore: «Aver creato consapevolezza in un giovane anche fosse solo uno – scrive Valentina – rappresenta già un passo verso il cambiamento».
«Per fortuna in questo mondo ci sono persone che riflettono – aggiunge Claudia – e devo dire che ci sono ancora persone che hanno un cuore». «Qualcuno per fortuna ha capito» scrive Michela.
Ma anche i maschi sono rimasti colpiti: «Esistono anche i veri uomini» scrive Giacomo, mentre Diego confessa: «Sto scrivendo anch’io un paio di lettere, di pensieri a Giulia e a tutti voi. Siete sempre nel mio cuore».
(da agenzie)
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Dicembre 31st, 2023 Riccardo Fucile
2,4 MILIONI PER AMPLIARE I CAMPI DEL GOLF CLUB DI ASIAGO, DOVE PAGHI DI ISCRIZIONE 1.420 EURO L’ANNO… 600.000 EURO AI LAGHETTI PER LO SCI NAUTICO
Il governo ha evitato il consueto assalto alla diligenza alla legge di
Bilancio. Ma non ha certo rinunciato alle leggi mancia.
Tanto che c’è da chiedersi, ad esempio, se fosse proprio il caso di indirizzare soldi per rendere più bello e attraente il già verdissimo prato di un Golf club del Veneto.
La maggioranza che sostiene l’esecutivo Meloni ha messo da parte circa 80 milioni per una serie di piccoli interventi proposti dai parlamentari.
In altre occasioni era stato fatto con una legge apposita, chiamata appunto nell’ambiente “legge mancia” proprio perché veniva utilizzata dai parlamentari per assegnare fondi a piccole realtà sparse.
Il caso più clamoroso, come accennato, è lo stanziamento di 2 milioni e 400mila euro per i prossimi tre anni per l’ampliamento dei campi del Golf club di Asiago. Un ente di livello, considerando che la tariffa d’iscrizione per un socio ordinario azionista costa 1.420 euro all’anno, mentre un giocatore stagionale arriva a pagare 1.887,50 euro.
Ma ci sono anche 1,7 milioni di euro per il campo sportivo di Arzano, la città di 32mila abitanti in provincia di Napoli dove è nato, guarda caso, il senatore di Forza Italia Francesco Silvestro.
A Melilli, un paese siciliano da 13mila abitanti, un’associazione del terzo settore riceverà 450 mila euro. E Melilli, altra curiosa coincidenza, è anche il comune in cui abita la senatrice di Forza Italia Daniela Ternullo.
Ci sono poi somme minori per varie associazioni, come i 110mila euro per «Antichissima rappresentazione dei misteri di Santa Cristina», con sede a Bolsena (Viterbo).
E poi bagni pubblici, spogliatoi, laghetti per lo sci nautico. Nel mazzo di carte delle mancette non può mancare un contributo di 600mila euro per il 2025 in favore del Comune di San Gervasio Bresciano per la realizzazione di nuove opere sportive nel laghetto di sci nautico federale e un contributo di 55 mila euro per il 2025 e 2026 per l’«Associazione antichissima rappresentazione misteri di Santa Cristina».
E ancora 400 mila euro, nel 2024, per la realizzazione di interventi strutturali, riqualificazione e ristrutturazione del canile e gattile regionale della Valle d’Aosta.
(da agenzie)
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Dicembre 31st, 2023 Riccardo Fucile
LA SOCIETA’ DEL GRUPPO KERING CONDANNA IL GESTO MA CONFERMA IL PROPRIO IMPEGNO SUI TEMI AMBIENTALI
La vernice arancione sull’albero di Natale nella Galleria Vittorio Emanuele di Milano resterà al suo posto. Lo rende noto la casa di moda italiana Gucci, dopo aver condannato «in modo inequivocabile» il gesto degli attivisti di Ultima Generazione che ieri, venerdì 29 dicembre, hanno imbrattato l’installazione bollandola come «simbolo di un stile di vita totalmente insostenibile».
In una nota l’azienda del gruppo Kering spiega di aver «scelto di non intervenire e utilizzare l’incidente come spunto di riflessione collettiva». Da anni attiva «nella promozione di un dialogo costruttivo – conclude la maison – Gucci conferma così il proprio impegno a sensibilizzare la comunità attorno a questi temi, pur sottolineando che la responsabilità condivisa non dovrebbe mai tradursi in atti violenti o vandalici».
Dopo il blitz nel capoluogo lombardo, gli eco-attivisti avevano inoltre accusato il Comune di Milano di concedere «lo spazio della Galleria ad un multinazionale del lusso, alimentando la chimera del consumismo». Al contrario, per Ultima Generazione «questo luogo dovrebbe essere utilizzato a favore di iniziative sociali o istruttive per tutta la popolazione. Viste le varie polemiche – il messaggio degli attivisti – chiediamo al Sindaco Sala se intende usare i soldi di questo ‘Gift of love’ per sostenere le persone a basso reddito o per nuovi progetti inutili».
(da agenzie)
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Dicembre 31st, 2023 Riccardo Fucile
NEL FEBBRAIO DI QUEST’ANNO MORIRONO 94 MIGRANTI, MOLTI BAMBINI, MA NESSUNO NE PARLA PIU’ O CERCA LA VERITA’ SUL QUEL NAUFRAGIO
Cara bambina morta a Cutro,
a un passo dalla riva, nel mare della mia Calabria, pensavo alle cose e alle persone di quest’anno, e mi sei venuta in mente tu. Tu che sei sparita da tutto. La tua morte, con quella di tante altre persone (94, pare, e non si sa quanti dispersi: stavolta sono stati più dei salvati, i sommersi), comprese altre bambine e bambini come te, è diventata silenzio: dopo un poco di giorni e di mesi di rumore, dopo che in tanti si sono agitati, e hanno fatto riunioni e solenni consigli (e alcuni pure un karaoke, dopo), e hanno promesso e ripromesso di non farlo succedere mai più. Hanno detto “andremo a cercare gli scafisti lungo tutto il globo terracqueo”, pensa, anche se pochi mesi dopo qualcun altro ci ha spiegato con grande chiarezza che gli scafisti non sono quelli che pensiamo. E’ un regista e per mestiere racconta storie, e ha raccontato la storia di due ragazzi, sul mare come te, spaventati come te. E sì, uno di loro lo fanno diventare scafista, gli dicono: portalo tu, fino a lì, questo barcone fradicio. Mentre loro si spartiscono i soldi pieni di sangue di chi è salito su quel barcone. Madri come la tua, bambine come te, e padri e figli e fratelli e ragazzini come quei due.
Bambina di Cutro, noi non sappiamo bene cosa sia accaduto e forse non lo sapremo mai. Ma tanto non interessa a nessuno.
Sai, prima di Cutro non si parlava che di barconi e barchini, di naufragi e salvataggi. Si ostacolavano le persone che cercavano di aiutare bambine come te, donne come la tua mamma e ragazzi e uomini come tuo padre e i tuoi fratelli. “Fanno tanti figli”, dice qualcuno, “molti più di noi”. Pensa, c’è chi ha paura di bambine come te, come se potessero togliere il posto non si sa a chi, non si sa dove. “Sbarcano, ci invadono”, si leggeva sempre. Nei post, in tv, sui giornali. Ogni giorno lo ripetevano, per dire che non dovevamo aprire i nostri porti a persone come te. Sai, ora non lo dicono più. Non parlano proprio di te, di bambine come te che arrivano sui barconi con mamme, padri, fratelli, nonni, vicini di casa, ragazzini come quelli del film. Si sono scordati il “globo terracqueo” e pure l’ “invasione”. E si sono scordati di te.
Sai, in tanti hanno pregato, per te. Anche di quelli che non sono contenti, se qualcuno viene soccorso in mare o sbarca sulle nostre spiagge, davanti ai nostri paesi disabitati, alle nostre montagne abbandonate.
Oh, a un certo punto sembrava persino che qualcosa potesse cambiare: bastava dire “Cutro”, e la gente si commuoveva. E giravano le foto della spiaggia piena di corpi, e di pezzi della barca sfasciata, e poi di rose, e tutti, tutti ci sentivamo il cuore pesante, e pensavamo a te, che sei stata seppellita molto lontano da casa, senza un nome, senza una casa.
Ora non si parla più di te, non si parla più di spiagge e barconi e naufragi (ma i bambini e i loro padri e madri e fratelli e nonni continuano ad arrivare, solo in silenzio). Io però ti penso, ora che l’anno sta per finire, e penso che se dobbiamo dare un volto a quest’anno, quello è il tuo, bambina senza nome e senza casa. Bambina che ora sei di Cutro, dove sono state seppellite molte cose.
(da Huffingtonpost)
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