Novembre 17th, 2024 Riccardo Fucile
“RISULTATO: 7 PROFILI DI INCOSTITUZIONALITÀ IN UNA SOLA LEGGE. E TUTTI NELLA LEGA SALTELLANO PERCHÉ POTEVA ANDARE PEGGIO. POTEVANO BOCCIARGLI PURE LA PUNTEGGIATURA”
“Non credo che in questo momento stiano piangendo Meloni e Tajani. Sta piangendo
Salvini e più di lui Zaia e Fontana, che sono i veri fissati dell’autonomia differenziata. Salvini ha sempre inseguito il sogno di una Lega nazionale, quindi è uscito dall’ambito del vernacolo padano lombardo-veneto”.
Così a Otto e mezzo (La7) il direttore del Fatto Quotidiano Marco Travaglio commenta la decisione della Corte Costituzionale che ha bocciato parzialmente la riforma dell’autonomia differenziata , accogliendo i ricorsi delle Regioni Puglia, Toscana, Sardegna e Campania e smontando alcuni capisaldi della legge Calderoli.
Travaglio ricorda che l’equilibrio delle tre forze politiche della maggioranza si regge su un accordo incentrato su 3 riforme costituzionali, “detestate ciascuna dagli altri due partiti”: la separazione delle carriere voluta da Forza Italia, il premierato rivendicato da Fratelli d’Italia e l’autonomia differenziata totem della Lega.
E spiega: “La Consulta ha sbaraccato i Lep, osservando che non possono essere calcolati così, che non può essere il governo a decidere ma il Parlamento, che bisogna garantire la sussidiarietà, cioè l’equilibrio fra le regioni. Dice addirittura che le norme fiscali che hanno previsto favoriscono le regioni inefficienti, perché queste incassano i soldi dallo Stato e se non riescono a garantire i servizi relativi, ormai i soldi li hanno presi. Ma soprattutto – continua – per il momento resta in piedi il referendum abrogativo totale. Da tutti i sondaggi sappiamo che la gran parte degli italiani, non solo al Sud ma anche al Nord, è scettica sull’idea di trasformare una nazione, che già ha dei problemi a restare unita, in un’accozzaglia di repubblichette. Abbiamo già visto col covid il disastro che succede quando si polverizza la sanità in sistemi diversi. Questa legge parodizza quel modello”.
Il direttore del Fatto, infine, puntualizza: “È vero che questo è un governo di somari: scrivono le leggi coi piedi e poi se la prendono coi giudici perché non le applicano. Ma non si possono applicare leggi scritte coi piedi, visto che confliggono con la Costituzione, col diritto europeo, eccetera. Però guardate che la faccenda dei Lep, che è stata devastata dalla Consulta, portava la firma del professor celebratissimo Sabino Cassese – conclude – Lui si è prestato a questa operazione dell’autonomia differenziata, che oggi la sua Corte Costituzionale, di cui è un giudice emerito, ha raso al suolo. Lo dico perché spesso ci sono dei personaggi che passano per dei giganti del diritto così, a prescindere dalle cose che dicono e che fanno. Oggi ne abbiamo avuto un esempio in Italia”.
(da Il Fatto Quotidiano)
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Novembre 17th, 2024 Riccardo Fucile
IL TAGLIO ALLE POLITICHE CONTRO LA POVERTA’ HA COLPITO OLTRE UN MILIONE DI ITALIANI PER FAVORIRE I RICCHI
Oltre un milione di persone “orfane” del Reddito di cittadinanza. E i risparmi ottenuti dal drastico taglio alle politiche contro la povertà rischia di avvicinarsi ai 4 miliardi di euro. Ecco i numeri contenuti in uno studio condotto dalla Cgil. Nei primi sei mesi del 2023, infatti, il Reddito di cittadinanza ha aiutato 1,3 milioni di famiglie per un totale di 2,8 milioni di persone. Nel primo semestre del 2024, invece, la nuova misura dell’Adi – approvata dal governo Meloni per sostituire Rdc – è andata a meno di 700 mila famiglie, coprendo una platea di 1,7 milioni. In totale, 1,1 milioni di persone in meno, nonostante i dati Istat dicano che la povertà assoluta in Italia è in crescita, tanto da raggiungere nel 2023 la cifra record di 5,7 milioni di persone coinvolte.
Se i trend saranno confermati, dice la Cgil, la spesa per quest’anno per le politiche contro la povertà sarà di 4,2 miliardi di euro, poco più della metà degli 8 miliardi che venivano stanziati per il Reddito di cittadinanza (e che non bastavano comunque a coprire tutti i poveri assoluti).
La Cgil denuncia anche la scelta del governo di non diffondere periodicamente dati completi sull’Assegno di inclusione. Come più volte segnalato dal Fatto Quotidiano, mentre con il Reddito di cittadinanza avevamo un bollettino mensile, con l’Adi abbiamo solo occasionali pubblicazioni di dati. “È grave – dice la segretaria confederale Daniela Barbaresi – che a un anno dall’introduzione dell’Adi non ci sia un monitoraggio tempestivo, periodico e dettagliato, che c’è da nascondere?”.
(da agenzie)
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Novembre 17th, 2024 Riccardo Fucile
COME VENGONO SELEZIONATI I PROGETTI? CHI CONTROLLA COME VENGONO SPESI I 5,5 MILIARDI DEL PIANO? COME MAI SU 9 PROGETTI PREVISTI 7 RIGURDANO PAESI STRATEGICI PER ENI?
La scommessa del governo in Africa riparte dal “piano Mattei”. Un maxi stanziamento di
5,5 miliardi voluto dal presidente del Consiglio Giorgia Meloni, per rilanciare lo sviluppo di alcuni paesi con il sostegno delle aziende italiane. Piano virtuoso se, in questa sua prima attuazione, non mostrasse già crepe profonde come racconterà Report, il programma condotto da Sigfrido Ranucci in onda stasera su Rai3 in prima serata.
Nell’inchiesta “Olio di ricino” firmata da Daniele Autieri si svelano i piani di una delle operazioni pilota del progetto che il governo lancia come soluzione ottimale per evitare gli sbarchi dei migranti aiutandoli a non abbandonare il loro paese d’origine. Siamo in Kenya dove Eni, il colosso energetico partecipato dal ministero dell’Economia, ha avviato da qualche anno un progetto per la coltivazione di ricino con l’obiettivo di raffinarlo e utilizzarlo per produrre biocarburanti. Sul progetto il governo italiano decide di stanziare 75 milioni di euro prendendoli direttamente dalle risorse del “Piano Mattei”, ai quali si aggiungono 135 milioni di euro stanziati in precedenza anche dalla Banca Mondiale. Per un totale di 210 milioni assegnati all’Eni proprio per lo sviluppo del progetto.
Un’iniziativa sulla carta virtuosa che vede coinvolto anche un intermediario, la società Safa, con sede in Kenya e responsabile italiano, e che – per conto di Eni – è chiamata a guidare la conversione delle coltivazioni. Il contratto prevede che ai contadini vengano forniti semi da piantare, macchinari, supporto tecnico specializzato. I semi di ricino ottenuti verrebbero poi comprati da Eni pronta ad esportarli nelle raffinerie di Gela e di Porto Marghera per produrre biocarburanti. Combustibile green che abbatte l’uso del petrolio, utile per le automobili dei cittadini europei.
Sinergia perfetta se non fosse per i risultati. Report è andata a Mbegi, un piccolo villaggio nella contea di Nakuru, dove 196 agricoltori denunciano il totale fallimento del progetto. I campi sono bruciati, nessun macchinario è visibile, nessuno ha insegnato ai contadini come portare avanti una piantagione cosi difficile. Il risultato è tragico. Un contadino dice tra le lacrime: «Ci avevano promesso che avremmo guadagnato tra i 350 e i 540 euro all’anno, ogni mezzo ettaro di terra. Ma qui le piante sono cresciute ma senza dare frutti. Dopo mesi di lavoro sono stato in grado di produrre 10 kg di ricino e a noi è arrivato 1 euro». Il ricino peraltro è velenoso e molte mucche sono morte dopo essere entrate nei campi non recintati.
Il ministro degli Esteri Antonio Tajani dichiara a Report che i progetti del Piano stanno andando avanti, mentre i responsabili della Safa, interrogati in proposito, parlano di disguidi legati alle prime sperimentazioni. Eni da parte sua dice che il progetto in Kenya ha interessato finora nel complesso circa 100mila piccoli agricoltori con un trend di risultati in crescita e che per la produzione di ricino nella contea di Nakuru è in corso un programma di miglioramento delle produzioni rispetto alla prima fase.
Ma i dubbi restano si chiede Report. Come vengono selezionati i progetti su cui investire i fondi del Piano Mattei? Chi controlla come verranno spesi i 5,5 miliardi di euro del piano? E come mai su 9 progetti pilota previsti 7 riguardano paesi strategici per Eni? Domande per ora senza risposta.
(da lastampa.it)
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Novembre 17th, 2024 Riccardo Fucile
E GRAZIE AL RICONTEGGIO UN CANDIDATO DI FORZA ITALIA POTREBBE SFILARE IL SEGGIO A UNO DEL M5S
Centinaia di schede dichiarate bianche o nulle da decine di presidenti di seggio nel collegio di Cosenza e confermate dalla successiva verifica dei verbali sezionali preliminare alla relazione circoscrizionale alle elezioni politiche del 2022, che però, analizzate bene, ma proprio bene, dai membri della Giunta per le Elezioni della Camera, si trasformano in voti validi. E tutti quei voti “ripescati” che finiscono a un unico candidato e al suo partito. Tanto che il secondo classificato, grazie al “riesame”, potrebbe risultare eletto.
È la sintesi della questione che da mesi sta dividendo la Giunta delle elezioni della Camera, chiamata a pronunciarsi sui risultati della XXIII Circoscrizione (Calabria), Collegio uninominale n. 2. Una vicenda che domenica prossima sarà raccontata dalla nuova puntata di “Report”, nel servizio di Giulia Presutti.
Secondo i verbali, il seggio in questione se l’era aggiudicato Anna Laura Orrico, del Movimento Cinque Stelle, grazie a uno scarto di 482 voti rispetto al secondo classificato, l’ex deputato di Forza Italia Andrea Gentile. Tuttavia Gentile – figlio dell’ex Sottosegretario allo Sviluppo economico, Antonio – ha presentato ricorso.
E, dopo l’analisi del Comitato di verifica della commissione si è ritrovato in vantaggio sulla Orrico di ben 240 voti. Così a rischiare di dover uscire dal Parlamento è la pentastellata Elisa Scutellà (perché Orrico era stata eletta anche nel listino proporzionale), risultata la miglior perdente del collegio di Catanzaro.
Da bianche o nulle a valide, nel riconteggio del Comitato
A spostare l’equilibrio, il riconteggio effettuato dal Comitato della Giunta, guidato dalla meloniana Maddalena Morgante, che ha analizzato ben 10.759 schede tra bianche e nulle del collegio. L’esito della verifica è stato che complessivamente 1.623 schede hanno cambiato natura: da bianche/nulle a valide. E i voti sono stati assegnati ai candidati e alle liste. “Il numero delle schede bianche è passato da 4.637 a 4.197; il numero delle schede nulle è passato da 6.122 a 4.939”, annota il comitato nella sua relazione, votata a maggioranza.
Considerate valide anche le schede con due X
Un risultato contestato dal Movimento, naturalmente, che sottolinea come il Comitato abbia considerato (per sua decisione autonoma) valide anche schede che presentavano due X su liste diverse della stessa coalizione. Un’interpretazione contraria a quanto recita il libretto con le istruzioni di voto che il ministero dell’Interno distribuisce ai presidenti di seggio. Anche lo spot elettorale in onda prima del voto era chiarissimo: “sono valide solo le schede con un’unica X o con due X segnate però sul nome del candidato e di una lista collegata”.
“Utilizzato il criterio del favor voti”
Non così per la maggioranza della Giunta, che si difende sostenendo di aver utilizzato il principio del “favor voti, volto a salvaguardare la validità del voto espresso nella scheda ogni qualvolta possa desumersi la volontà effettiva dell’elettore, sempre nel rispetto dei principi dell’univocità e della non riconoscibilità del voto”. Così, grazie al “favor voti”, su 6122 schede nulle, ben 1183 sono state rivalutate. E 624 sono andate a favore di Gentile.
“Una forzatura”, per il professor Lupo della Luiss
Interrogato da Report su questo cambio di criterio tra tutti i seggi d’Italia e la Commissione, Nicola Lupo, Ordinario di assemblee elettive alla Luiss, spiega: “La decisione è della Camera, quindi è una decisione politica, se volete, a maggioranza. Questo sistema elettorale è a un voto, nel senso che ciascun voto vale sia per la parte maggioritario uninominale che per la parte proporzionale. In questo modo invece, la Camera a posteriori fa valere questi voti solo ed esclusivamente per il collegio uninominale”. “Una forzatura?”, domanda la giornalista di Report, “Questo è l’aspetto di forzatura più evidente che c’è”, risponde Lupo.
L’anomalia statistica: “ripescata” una scheda bianca su 10
Ma ancora non è finita, perché nell’esaminare tutte le schede bianche e nulle del collegio, la commissione ha dovuto prendere atto di una anomalia statistica: la percentuale di errore degli scrutatori sulle bianche. A detta della stessa giunta, infatti, il tasso di errore nella circoscrizione calabrese supererebbe il 10%, mentre nelle elezioni precedenti si era fermato al 3%. Costanza definita “di particolare rilievo” dalla stessa giunta, anche perché su 440 voti riassegnati con le schede bianche, 320 sono andati a Gentile…
“Ci ritroviamo con centinaia di schede bianche ufficialmente bianche durante lo scrutinio”, spiega Francesco Leone, avvocato della Scutellà, a Report, “il presidente di seggio e gli scrutatori non hanno visto delle X apposte sui loghi. La giunta per le elezioni ha fatto riaprire anche le schede bianche e c’erano centinaia di voti incredibilmente validi. Il problema è quando queste X spuntano su dei loghi che hanno uno sfondo bianco”.
Quei testimoni di Gentile oggi introvabili
E tra le tante “anomalie” c’è anche quella dei testimoni: alla base del ricorso di Gentile ci sono le testimonianze dei circa 80 cittadini che, avendo assistito alle operazioni di spoglio, avrebbero segnalato irregolarità. Report ha cercato alcuni di questi 80 testimoni, invano. E per l’avvocato Leone “è impossibile verificare che quei cittadini fossero fisicamente ai seggi”.
La Procura di Genova acquisisce la puntata su “Toti”
Ma nella puntata di questa sera Sigfrido Ranucci riferirà anche un’altra importante novità: la guardia di Finanza di Genova ha infatti acquisito la puntata di Report del 27 ottobre sull’inchiesta riguardante l’ex governatore Giovanni Toti.
A suscitare gli interessi degli inquirenti, l’intervista rilasciata dall’imprenditore calabrese Carmelo Griffo, indagato nell’inchiesta sul voto di scambio. “Non sono un mafioso, non sono un delinquente – afferma l’imprenditore nell’intervista – ma, dal 2000 in poi sono successe delle cose, gli investigatori mi hanno fatto passare per un ‘pluri-pluripregiudicato, un ‘ndranghetista”.
Quell’aiuto al consigliere totiano Cianci
Ma Griffo, nell’intervista, si lascia andare anche ad alcune confidenze, come quelle sull’aiuto dato a Domenico Cianci, consigliere regionale della Lista Toti, per recuperare qualche voto in cambio di un condominio da ristrutturare. “Io sinceramente ho chiesto lavoro – ha dichiarato Griffo – e lui mi ha detto che c’era la possibilità. Mi ha chiesto se gli trovavo qualche voto…”. Ma una volta eletto, Cianci “non si fa più vivo e non mantiene – a detta di Griffo – le promesse” di trovargli qualche lavoro”. I pm Federico Manotti e Luca Monteverde vogliono sentire tutta la registrazione.
Ranucci: “Una testimonianza della bontà del servizio pubblico”
Per Ranucci l’acquisizione della puntata – tanto aspramente osteggiata e attaccata da Maurizio Gasparri, “da una parte testimonia l’attualità dell’inchiesta, dall’altra la bontà del servizio pubblico”.
(da agenzie)
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Novembre 17th, 2024 Riccardo Fucile
“HANNO AGITO PER PASSATEMPO E PER NOIA”… NESSUN POST DI SDEGNO SOVRANISTA: IL CLOCHARD ERA STRANIERO, I TRE GIOVANI CRIMINALI ERANO ITALIANI
“Durante la videochiamata dopo il delitto ridevano e dicevano ‘Vedi cosa abbiamo fatto’”, è
la terribile testimonianza di un collaboratore di giustizia il cui racconto ha contribuito all’arresto dei 3 giovanissimi presunti responsabili dell’omicidio di Singh Nardev. Per la morte del 38enne senzatetto, ucciso con un colpo di pistola in un casolare abbandonato di Ceglie del Campo, frazione di Bari, la sera del 31 maggio 2024, venerdì sono stati arrestati tre giovanissimi, uno dei quali minorenne.
“Hanno sparato contro un bersaglio umano per provare una pistola a salve e modificata che avevano acquistato da poco” ha spiegato il procuratore di Bari, Ciro Angelillis. Secondo l’accusa, un 21enne e due 17enni all’epoca dei fatti avevano raggiunto il casolare abbandonato in cui la vittima aveva trovato rifugio sapendo che era riparo di alcuni stranieri senzatetto.
I tre giovani avrebbero fatto rumore per fare uscire qualcuno. Due occupanti del locale hanno sentito un richiamo provenire dall’esterno e si sono affacciati e a quel punto sono partiti gli spari. Il 38enne è stato raggiunto da uno dei proiettili esplosi ed è stato ucciso.
Stando a quanto emerso dalle indagini, a premere il grilletto sarebbe stato il 21 anni, rampollo di una famiglia criminale barese e a lui sono state contestate le aggravanti. Secondo lo stesso testimone di giustizia, però, dopo i fatti vi era stato un tentativo di fare ricadere la colpa su uno dei 17enni che sarebbe stato il capro espiatorio in cambio di sostegno in carcere ma lui avrebbe rifiutato la proposta della famiglia del 21enne. Altri tre giovani inoltre sono indagati a piede libero per aver aiutato i tre nella fuga successiva.
“Una vicenda che sconvolge perché questa s’iscrive nella cronaca recente che registra fatti di sangue commessi da ragazzi e un movente diverso dalla casistica a cui siamo abituati: denaro, vendetta, gelosia. In questo caso per passatempo e noia” ha dichiarato il procuratore a cui fa eco il capo della squadra mobile di Bari: “Incapaci di capire il disvalore sociale e morale delle loro condotte”.
(da Fanpage)
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Novembre 17th, 2024 Riccardo Fucile
IL COMPLOTTARO KENNEDY AVVERTE IL “NATIONAL INSTITUTES OF HEALTH”: “PER OTTO ANNI NON CI OCCUPEREMO DI MALATTIE INFETTIVE”
«Un pazzo su molti fronti». Perfino il New York Post, il tabloid di Rupert Murdoch termometro del Trumpismo, non si capacita della scelta di Robert F. Kennedy Jr alla guida della Sanità Usa. Forse la più controversa (finora), tra le nomine annunciate dal presidente eletto.
L’editorial board del Post, che aveva mollato Trump dopo il 6 gennaio 2021 (come Murdoch del resto) e poi ha finito per riabbracciare la causa del tycoon, garantendogli il proprio endorsement, spara ad alzo zero contro Rfk Jr: «La regola fondamentale della medicina è: primo, non nuocere. Siamo certi che la sua nomina a capo del Dipartimento della Salute e dei Servizi Umani infrange questa regola».
Le agenzie alle sue dipendenze decideranno del cibo e dei farmaci assunti quotidianamente dagli americani, delle prestazioni garantite da Medicare e Medicaid, della lotta alle malattie infettive e di programmi di ricerca miliardari sui tumori o su malattie come l’Alzheimer. A preoccupare, non è certo la mancanza di esperienza dell’avvocato ambientalista Kennedy – anche l’attuale segretario alla Salute, Xavier Becerra, non aveva esperienza in materia – ma una serie di «teorie cospirative distorte» – sempre il New York Post – degne di un certo universo grillino d’annata.
Un rapido elenco: i vaccini causano l’autismo; la promozione del latte crudo, nonostante per la Fda sia un rischio per la salute; la promozione dell’idrossiclorochina per curare il Covid, nonostante la provata inutilità; lo stop alla fluorizzazione dell’acqua potabile, ampiamente diffusa negli Usa per combattere le malattie dentarie, perché abbasserebbe il quoziente d’intelligenza nei bambini. Abbastanza per suscitare la reazione dei Democratici e di diversi esperti di salute pubblica e le perplessità di alcuni Repubblicani.
Lui, Rfk Jr, intanto ha annunciato che intende licenziare centinaia di dipendenti della Food and Drug Administration (Fda), «fate le valigie!», e del National Institutes of Health (la direttrice è l’italoamericana Monica Bertagnolli), «per otto anni non ci occuperemo di malattie infettive», ha detto.
(da agenzie)
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Novembre 17th, 2024 Riccardo Fucile
SARA’ IL CAPITALISMO E NON IL COMUNISMO A DISTRUGGERE LO STATO BORGHESE… IL CAPITALE NON HA PIU’ BISOGNO DI STATO E DI LEGGI
La teoria marxista-leninista dell’estinzione dello Stato come sbocco ultimo della
rivoluzione proletaria sta per avverarsi, oltre un secolo dopo. Con un piccolo dettaglio: sarà il capitalismo, non il comunismo, a distruggere lo Stato borghese e l’intero castello giuridico che lo sostiene. Il trumpismo-muskismo potrebbe essere letto proprio così: il capitale non ha più bisogno di Stato e di leggi. Di qui in poi, farà da solo.
Molte delle persone scelte da Trump per formare il suo governo sono esplicitamente dei liquidatori. L’amministrazione pubblica americana, con la sua burocrazia, le sue lentezze, i suoi impicci regolamentari, è considerata da Trump e Musk un ostile viluppo di parassiti. Lo Stato, che si frappone tra il popolo e il suo Duce, va ridotto all’obbedienza. Per questo Musk si occuperà personalmente del rifacimento ab ovo della macchina statale.
Già protagonista del più colossale licenziamento nella storia dell’impresa privata (appena comprata Twitter mandò a casa, dall’oggi al domani, i quattro quinti dei dipendenti), cercherà di fare lo stesso nel settore pubblico. Per i supereroi del Capitale, il popolo è solo una comparsa incaricata di applaudire la loro vittoria. Finita la scena di massa delle elezioni, non serve più.
Non si sa, al momento, quali resistenze incontreranno sul loro cammino i liquidatori dello Stato per conto di pochi e lucidi padroni miliardari. Sappiamo già, però, che il clima politico occidentale suggerisce di armarsi di pazienza, coraggio e fantasia. Sarà una lotta di lunga durata, noi che abbiamo una certa età confidiamo nei più giovani.
(da repubblica.it)
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PISTPETE HEGSETH, NOMINATO DA DONALD TRUMP A CAPO DEL PENTAGONO, HA PAGATO IL SILENZIO DELLA DONNA CHE LO HA ACCUSATO DI VIOLENZA SESSUALE
LO STUPRO SAREBBE AVVENUTO IN UN HOTEL, DOPO UNA CONFERENZA DELLE DONNE REPUBBLICANE: HEGSETH ERA UBRIACO E, DOPO LA DENUNCIA DELLA PRESUNTA VITTIMA, HA DECISO DI COMPRARE IL SUO SILENZIO PERCHÉ ERA PREOCCUPATO DI PERDERE IL SUO LAVORO DA PRESENTATORE ALLA “FOX”
Pete Hegseth, nominato da Donald Trump capo del Pentagono, ha pagato la donna che lo ha accusato di aggressione sessuale nell’ambito di un accordo di riservatezza anche se continua a ribadire che il rapporto è stato consensuale.
Lo riporta il Washington Post citando l’avvocato di Hegseth, Timothy Parlatore. Hegseth – ha riferito il legale – era “visibilmente ubriaco” al momento dell’incidente, e ha accettato di pagare una somma non precisata alla donna perché temeva che la rivelazione dell’accaduto avrebbe comportato il suo licenziamento da Fox, dove in quel momento lavorava.
La dichiarazione del legale di Hegseth segue il rapporto dettagliato inviato nei giorni scorsi al transition team di Donald Trump da una donna amica della vittima. Nel rapporto si afferma che l’ex anchor di Fox ha violentato una ragazza di 30 anni nella sua stanza di albergo dopo un drink.
La vittima ha esposto denuncia alla polizia di Monterey, California, alcuni giorni dopo l’incidente ma le autorità non hanno presentato alcuna accusa. Dopo che la donna lo ha minacciato di aprire un contenzioso nel 2020, Hegseth – ha messo in evidenza il suo legale – ha deciso di pagarla e farle firmare un accordo di riservatezza.
Il Washington Post ha rivelato venerdì che funzionari di Monterey, in California, confermano che Hegseth è stato indagato nel 2017 per l’accusa di aggressione sessuale in un hotel dopo una conferenza delle donne repubblicane.
Secondo il quotidiano della capitale, il team di transizione di Trump è stato sorpreso dalle informazioni ricevute da una amica della donna aggredita che avrebbe firmato un accordo per non rivelare l’episodio.
La nuova capo dello staff della Casa Bianca Susie Wiles ha fatto trapelare sulla Cnn di aver chiamato Hegseth per chiedergli se ci siano altre storie simili di cui il team dovrebbe essere a conoscenza.
Tra gli alleati di Trump non tutti erano convinti di questa nomina, già prima delle rivelazioni del Washington Post , per il fatto che il commentatore tv non ha alcuna esperienza che lo prepari a guidare il più grande dipartimento federale, che include milioni di militari e civili e ha un bilancio di 800 miliardi di dollari.
(da agenzie)
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Novembre 17th, 2024 Riccardo Fucile
DUE SENATORI CHIEDONO DI INDAGARE SU CONTRATTI E CONTATTI DEL MAGNATE CON IL CREMLINO… I LEGAMI CON KIRIYENKO, UNO DEI REGISTI DELLE INTERFERENZE RUSSE NELLE ELEZIONI USA
I contatti e le telefonate fra Musk e i funzionari russi dovrebbero non solo accendere una spia d’allarme, ma essere oggetto di indagine da parte del Pentagono e delle altre agenzie di sicurezza nazionale. Il ruolo preminente che il patron di X ricopre oggi nella selezione del personale che farà parte dell’Amministrazione Trump in cui, in un domani molto prossimo entrerà a far parte lui stesso con l’apertura di Doge, ovvero il Dipartimento per l’Efficienza governativa, sollevano più di una preoccupazione. Sia sul fronte della sicurezza nazionale sia su quello del conflitto di interessi, visto l’intreccio di contratti e appalti che le società del miliardario di origini sudafricane ha con l’establishment americano.
La senatrice Jeanne Shaheen e il collega Jack Reed hanno scritto una lettera all’ispettore generale del Pentagono e all’Attorney General Merrick Garland, in cui chiedono di accendere un faro sulle operazioni di Space X e di valutare possibili interdizioni e stop ad alcuni tipi di contratto che la società di Musk ha con le agenzie americane. «Queste relazioni fra ben noti avversari degli Usa e il signor Musk, beneficiario di miliardi di dollari in contratti con il governo, pongono serie questioni sull’affidabilità di Musk come fornitore di servizi e come possessore di accessi» alle strutture e documenti sensibili, scrivono i senatori denunciando «rischi per la sicurezza nazionale».
Il Wall Street Journal in ottobre aveva rivelato l’esistenza di fitti contatti fra Musk e Mosca. I primi risalirebbero al 2022 nel pieno del conflitto in Ucraina. Diversi esponenti democratici avevano sollevato l’opportunità di mantenere i diritti di accesso e consultazione di materiale sensibile da parte del miliardario che è titolare di contratti di fornitura di servizi con diverse agenzie governative. Era stato lo stesso Musk a dire di avere “la clearance” che gli consentiva l’accesso a informazioni segrete a Space X. La società ha contratti miliardari con il Pentagono e con la Nasa. Inoltre ha una commessa da 1.8 miliardi per costruire una estesa rete satellitare per le agenzie di intelligence.
Musk ha avuto contatti diretti con Putin e ripetuti invece con Sergei Kiriyenko che è uno dei vicecapo di staff del Cremlino. Kiriyenko quest’anno è stato accusato e sanzionato dagli Stati Uniti per il ruolo avuto nel diffondere propaganda filo russa creata con l’intelligenza artificiale sul social network X (proprietà di Musk) e avere usato altri siti web per diffondere gli interessi russi e influenzare gli elettori prima delle presidenziali statunitensi.
Il Dipartimento di Stato in settembre aveva fra l’altro denunciato diverse operazioni – non solo negli Usa – da parte di attivisti pro-Russia che si muovevano prendendo ordini da una catena di comando che aveva proprio al Cremlino e negli uffici di Kiriyenko la guida. Secondo il Dipartimento di Giustizia Usa, Kiriyenko gestisce 30 domini internet che sono usati dal governo russo per divulgare false informazioni. Le tensioni fra Russia e Stati Uniti sullo spazio sono schizzate da quando Mosca ha invaso nel febbraio del 2022 l’Ucraina. Il Pentagono ha condannato manovre sospette da parte dei satelliti russi e ha accusato Mosca di voler sviluppare armamenti nucleari basati nello spazio in grado di disabilitare i network satellitari.
Il fatto è che Starlink, la compagnia per la fornitura di Internet tramite satelliti appartenente a Musk, è diventata strategica e fondamentale per gli Usa in molti teatri di crisi. Dall’Ucraina ad esempio dove ha garantito la continuità delle informazioni sul campo di battaglia, alla North Carolina devastata dagli uragani fra settembre e ottobre.
(da lastampa.it)
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Novembre 17th, 2024 Riccardo Fucile
I RICAVI DI VIALE MAZZINI SONO AUMENTATI DI 70 MILIONI, MA SONO LIEVITATI ANCHE I COSTI (+85,5 MILIONI)… L’AZIENDA DICE DI AVERE TAGLIATO 186 DIPENDENTI, RISPARMIANDO SOLO 1,2 MILIONI (500 EURO AL MESE PER CIASCUNO)
Ricavi aumentati di 70 milioni di euro arrivando a 1,457 miliardi di euro, ma costi esterni
aumentati di 85,5 milioni di euro portando così a dimezzare l’utile, sceso di 14,6 milioni di euro dai 27,9 milioni dell’anno precedente ai 13,3 milioni di euro del 2024.
Non brilla il primo bilancio Rai che porta la firma del nuovo amministratore delegato della Rai, Giampaolo Rossi che però non ne ha la responsabilità operativa, visto che riguarda i conti della semestrale 2024 che si è chiusa al 30 giugno scorso, quando Rossi era ancora direttore generale e l’amministratore delegato era Roberto Sergio. Ma ad avere picconato davvero i conti Rai è stato Luciano Spalletti, allenatore della nazionale italiana di calcio.
Nell’esplosione dei costi esterni della Rai nella prima parte del 2024 la principale responsabilità è quella dei campionati europei di calcio, per cui l’azienda di viale Mazzini ha speso la bellezza di 67,8 milioni di euro. Un investimento rilevante, che avrebbe avuto un ritorno altrettanto importante se i calciatori azzurri avessero fatto bella figura rimanendo in gioco un pizzico più a lungo.
Invece sono stati buttati fuori senza discussioni dalla Svizzera che ha rifilato già agli ottavi un eloquente due a zero, dopo un girone di qualificazione già non entusiasmante. Per fortuna sotto il profilo delle entrate la Rai aveva già fatto il pieno di pubblicità grazie al boom dell’ultima edizione del Festival di Sanremo condotta da Amadeus. In gran parte merito suo la crescita degli introiti pubblicitari nel primo semestre 2024: da 345,6 a 419,5 milioni di euro.
Più della metà dei costi operativi della Rai, ben 608,7 milioni di euro, vengono dall’esterno dell’azienda, che spende ancora 529,2 milioni di euro per un esercito di dipendenti che ammonta a 12.419 unità nel gruppo al 30 giugno scorso. I vertici dell’azienda celebrano anche la riduzione del personale, che scende di 186 unità rispetto al 30 giugno del 2023 (ridotti 150 contratti a tempo indeterminato e 36 contratti a tempo determinato).
I numeri però non raccontano proprio tutto, perché la diminuzione dei costi del personale è stata di appena 1,2 milioni di euro, come se ognuno dei contratti persi avesse avuto un costo aziendale di 6.451 euro, circa 500 euro al mese: altro che salario minimo. È probabile che i numeri siano sfasati temporalmente e che quindi i veri conti sul personale Rai si vedranno solo nel bilancio a fine 2024.
(da agenzie)
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