Novembre 30th, 2024 Riccardo Fucile
IL VENETO ORA ALZA LA POSTA, CHIEDE IL RUOLO DI CAPOGRUPPO AL SENATO
Grande idea dei “paraculetti” di Salvini: “Zaia è da cacciare”. La Lega frisella, la Lega del sud, amica di Salvini, è afuera, fuori: sogna la motosega di Milei per Zaia, l’espulsione. Per risolvere la questione terzo mandato, impossibile, gli propongono l’alternativa: “Mandalo via”, “non è più gestibile”, “parla contro di noi”. Il canone Rai è solo un diversivo. Il problema di Salvini è sempre il Veneto. Oltre a Zaia, i veneti chiedono adesso la carica di capogruppo al Senato, al posto di Romeo, e le presidenze di Commissione. Salvini un prosecco?
Tutto preso dal canone Rai, Salvini si sta perdendo le risate delle chat Lega. Spopola il video di lui, al Tempio di Adriano, per la presentazione del libro di Bruno Vespa (imbottiglia più interviste promozionali che vino) dove si vede massacrato da Carlo Calenda, che non è proprio nel suo momento migliore. Da vicepremier, segretario della Lega, si vanta di non leggere la Repubblica, e passi, ma neppure il Corriere della Sera, che maltratta come fosse un ciclostilato di impasticcati e non il quotidiano d’Italia, della sua Milano, la città che, dice, Salvini, “a fine carriera sogno di guidare”. E’ un video imbarazzante (è preferibile il Giambruno lacrimoso) con tanto di supplica di Calenda: “Non conosci neppure i ministri di Trump. Ti consiglio di leggere qualche giornale”. Gli unici consigli che Salvini accetta sono quelli della Lega frisella, una ganga di leghisti eletti al sud (della corrente non fa parte Durigon che precisa, onori a lui: “Io sono a dieta, non mangio le friselle. Io sono Durigon, corrente Durigon”). E’ la corrente che suggerisce a Salvini di liberarsi del problema Veneto, con una bella espulsioncina: via Zaia. Raccontava Sciascia: “Gli unici errori che giustifico sono quelli fatti in nome dell’amicizia” e Salvini rischia di sperimentarlo. Gli amici veri non gli possono dire la verità, altrimenti passano per traditori, i servili vengono scambiati per veri, ma sono i primi che lo rinnegheranno. Perfino lui ha capito che il Veneto gli sta scappando di mano e suggerisce ai frisella, “calma, con Zaia, calma”. Domenica si conosceranno i delegati che, il 15 dicembre, eleggeranno il segretario della Lega lombarda. I candidati sono adesso tre: Massimiliano Romeo, Luca Toccalini e Cristian Invernizzi, un leghista che sottrae voti a Romeo, un altro ancora che chiede il ritorno alla Lega capannone e polenta. E’ un congresso che si annuncia strepitoso. Romeo e Toccalini chiamano iscritto per iscritto. Le scene sono queste: in sezioni dove ci sono 24 tesserati tutti e 24 vogliono far parte dei 290 delegati che poi eleggono il segretario. Quando Romeo e Toccalini telefonano, il tesserato replica: “Ma se voto te, mi inserisci poi in una partecipata, piccola, municipale?”. Ci sono sezioni dove il segretario depenna dalla lista dei delegati un seguace di Romeo e uno di Toccalini, così, tanto per non sbagliare. Ogni regione ha le sue fritture ma solo Salvini riesce a mettere regioni contro regioni. Lui per primo, in Lombardia, per togliersi dagli impicci, ha parlato di un nome unitario, uno per pacificare (dopo Molteni si è pensato pure al pugilatore Iezzi) solo che ora in litigio ci sono le altre regioni del nord. La Liguria, il Piemonte, e il Friuli-Venezia Giulia si lamentano, chiedono spazi, il Veneto di più. Quando è stato eletto Lorenzo Fontana, veneto, presidente della Camera, Salvini era convinto che i veneti si sarebbero accontentati.
Non è andata così. Anzi. Il Veneto non ha ministri nel governo. Il Foglio ha scritto che se Romeo dovesse essere eletto in Lombardia, il ruolo di capogruppo passerebbe al senatore Marti, la Lega frisella. Il Veneto pretende adesso quella carica per l’ex ministra Erika Stefani o per i senatori Mara Bizzotto e Paolo Tosato, chiede un riequilibrio per le presidenze di commissione che scadranno a breve. Non ci sono veneti. Le due fondamentali, Finanza e Tesoro al Senato, Attività produttive alla Camera, sono guidate da Massimo Garavaglia e da Alberto Gusmeroli, entrambi lombardi. Sono lombardi anche i ministri, compreso il Vannacci con la penna rossa, Valditara (tutte le volte che parla fa perdere il voto di dieci donne). La commissione Difesa è presieduta da Nino Minardo, leghista siciliano che, su richiesta di Salvini, è passato al Misto. Lo hanno spostato per fare un piacere a Lorenzo Cesa, e fargli assemblare una componente parlamentare. Salvini non sa cosa dicono i direttori dei giornali, che non legge, e dei tg, che non guarda. Dicono: “Il federatore di un vero grande partito di centro che prende FI, i riformisti del Pd, Calenda, e il resto, è Zaia”. L’unico modo per tenergli testa sarebbe intestarsi Zaia. Ma non lo fa. Non sa neppure fare il “paraculo”, ma solo il “paraculetto”.
(da il Foglio)
argomento: Politica | Commenta »
Novembre 30th, 2024 Riccardo Fucile
“FORSE SPERAVA IN UN RUOLO POLITICO, MA A UN CERTO PUNTO HA CAPITO DI AVER MESSO A RISCHIO TUTTO QUELLO CHE AVEVA COSTRUITO. NE SONO ARCICONVINTO SI È SENTITO USATO”
Report torna a mettere nel mirino la ministra del Turismo Daniela Santanchè e la sua società editoriale Visibilia. L’esponente del governo Meloni rischia già di essere rinviata a giudizio per truffa all’Inps e falso in bilancio, ma la trasmissione diretta da Sigfrido Ranucci nell’inchiesta che andrà in onda domani su Rai Tre si concentra su nuove anomalie nella gestione delle aziende della ministra e soprattutto sul suicidio di Luca Ruffino.
È l’imprenditore che alla fine del 2022 ha salvato Visibilia investendo quasi due milioni di euro […] . […] Il giornalista Giorgio Mottola intervista Mirko Ruffino, il figlio dell’imprenditore conosciuto a Milano come il re delle amministrazioni condominiali.
Dall’ottobre del 2022 il padre inizia a investire in Visibilia e lo fa fino a diventarne azionista di maggioranza. Acquista azioni della società editoriale anche il giorno della morte, il 5 agosto del 2023. Per il figlio «c’è un legame tra il suicidio e Visibilia».
Il giovane Ruffino spiega che il padre forse sperava in un ruolo politico aiutando una ministra, ma a un certo punto avrebbe capito di «aver messo a rischio tutto quello che aveva costruito». Mirko non ha dubbi: «Ne sono arciconvinto — dice — si è sentito usato».
Mirko racconta anche di una riunione avvenuta tra il padre, la ministra Santanchè e il presidente del Senato Ignazio La Russa: «Lui mi aveva fatto vedere una fotografia di un incontro che c’era stato, mi sembra che fosse un sabato, e c’era anche Ignazio La Russa. All’incontro si stava strutturando probabilmente l’acquisto di Visibilia».
La ministra però dice a Report : «Lo escludo ». E il presidente del Senato in una nota alla Rai scrive: «Non ho particolare memoria di questo incontro. Lo stesso Luca Ruffino a Repubblica il 22 luglio 2023 ha detto che “con il presidente del Senato non ho grandi frequentazioni”».
Report insiste sui rapporti tra Santanchè e i La Russa, ricordando che un socio arrivato recentemente in Visibilia, Alberto Compagnoli, ha una società con Marco Osnato, genero del fratello del presidente del Senato, Romano La Russa.
Report poi pubblicherà nella puntata un audio di una riunione tra la ministra Santanchè e i giornalisti di una testata controllata da Visibilia, Pc professionale . Nell’audio la ministra chiederebbe ai dipendenti di lavorare tutti i giorni anche se formalmente in solidarietà (con un pezzo dello stipendio pagato dall’Inps).
«Ho voluto fare questa riunione — dice la ministra in questo audio — perché stiamo riorganizzando tutta la nostra casa editrice. Spero che venerdì firmeremo anche con i tre giornalisti, quelli di Visto . Per farvela breve, stiamo facendo l’accordo dove loro avranno il 50% in meno del loro stipendio ma lavoreranno il 100%».
Infine l’inchiesta di Report racconta i passaggi di denaro tra Santanchè, il compagno Dimitri Kunz e Flavio Briatore nel tentativo di trovare risorse per le società editoriali. Santanchè con Kunz e l’ex compagno Canio Mazzaro «comprano nel dicembre del 2021 una società inattiva, Ginissima, che vendeva scarpe online e di proprietaria di una romena, Gina Banyoc». Una volta acquisita, secondo Report , «in questa scatola vuota vengono inseriti 6 milioni di euro di debiti di Visibilia». Poi Santanchè incassa un milione di euro che mette in Visibilia da Briatore, che acquista le quote della ministra e di Kunz nel Twiga. Per arrivare a questa cifra la struttura balneare viene valutata 15 milioni di euro.
Ma, sostiene Report , «nel 2018 l’imprenditore piemontese la aveva acquistata a 3,9 milioni». Un anno dopo la compravendita di quote del Twiga, Briatore insieme a Kunz prende in gestione lo storico ristorante di Cortina d’Ampezzo, El Camineto. Briatore investe 50 mila euro. Ma qualche giorno fa ha rivenduto le quote per 200 mila euro: a pagarle Kunz e il terzo socio, l’imprenditore kazako Andrey Toporov.
Quest’ultimo legato a Viktor Kharitonin, un oligarca russo. Santanchè da tempo sostiene la costruzione di un eliporto a Cortina: «Poco tempo fa — conclude Report — ha presentato al Comune un progetto per la costruzione di un eliporto l’emissario dell’oligarca russo, Andrey Toporov ».
(da agenzie)
argomento: Politica | Commenta »
Novembre 30th, 2024 Riccardo Fucile
“POI HA MANDATO AVANTI I SUOI – VOLETE RIDERE? SONO QUELLI CHE LUI AVEVA FATTO ESPELLERE PERCHÉ NON VOLEVANO VOTARE IL GOVERNO DRAGHI – A DIRE CHE BISOGNA NON VOTARE PER FAR MANCARE IL QUORUM. MA ALLORA, BELÌN, MA CHE CAZZO VUOI RIVOTARE A FARE?”… “SI MANDERÀ AFFANCULO DA SOLO! DÀI, DIAMOGLI UNA MANO. TUTTI INSIEME AL MIO VIA: TRE, DUE, UNO, VAFFANCULO!”
Vi ricordate quel comico che aveva un blog, faceva i V-Day e si iscrisse al Pd, ma Globulo Fassino gli stracciò la tessera e disse: ‘Se vuol fare politica fondi un partito e vediamo quanti voti prende”, allora lui fondò i 5Stelle? Ecco, quello lì, quello che predicava la politica senza soldi: belìn, tre anni fa ha scambiato Draghi per un “grillino supremo”, e pure Cingolani.
Poi, siccome i 5Stelle precipitavano, ha chiamato Conte: quello ha lavorato gratis un anno e mezzo facendosi un culo così, ma l’altro ha cominciato a fargli la guerra, poi s’è fatto dare 300 mila euro l’anno per la comunicazione senza comunicare un cazzo, anzi non andava manco a votare e le rare volte che parlava era per insultare il leader che aveva scelto lui!
Ora ha talmente rotto i coglioni che due iscritti su tre l’hanno abolito. E lui ha fatto ripetere il voto: non gli basta un vaffanculo, ne vuole due! Poi ha mandato avanti i suoi – volete ridere? Sono quelli che lui aveva fatto espellere perché non volevano votare il governo Draghi – a dire che bisogna non votare per far mancare il quorum. Sì, non sto scherzando: chiede di rivotare e poi invita a non rivotare! Ma allora, belìn, ma che cazzo vuoi rivotare a fare?
Vi dico l’ultima: l’8 giugno 2011, quando era ancora lucido e appoggiava i referendum contro la privatizzazione dell’acqua e dei servizi pubblici, il nucleare e il legittimo impedimento dello Psico-pedo-nano, mandava affanculo quelli che invitavano a non votare per far mancare il quorum: diceva che “il quorum è un furto di democrazia, un modo per fottere il cittadino. È inammissibile invitare la gente a non votare, chi lo fa andrebbe denunciato…”.
Quindi ora fa un furto di democrazia per fottere il cittadino! Belìn, si denuncerà e si manderà affanculo da solo! Dài, diamogli una mano. Tutti insieme al mio via: tre, due, uno, vaffanculo!
Marco Travaglio
(da Il Fatto Quotidiano)
argomento: Politica | Commenta »
Novembre 30th, 2024 Riccardo Fucile
L’INCENDIO SAREBBE DIVAMPATO INTORNO ALLE TRE DI NOTTE E PROVOCATO DAL LANCIO DI UNA MOLOTOV … VENTOLA A MAGGIO ERA STATO INDAGATO PER ASSOCIAZIONE A DELINQUERE FINALIZZATA ALLA CORRUZIONE
Il portone dell’abitazione dell’europarlamentare di Fratelli di Italia, Francesco Ventola, a Canosa di Puglia, nel nord Barese, è stato incendiato la scorsa notte mentre il politico e la sua famiglia erano in casa. Non si registrano feriti.
L’incendio, divampato intorno alle tre della scorsa notte, sarebbe stato provocato dal lancio di una molotov. Sul posto sono intervenuti i vigili del fuoco.
Indaga la polizia. Ventola è stato anche sindaco di Canosa, presidente della Provincia Barletta-Andria-Trani. E fino allo scorso giugno era capogruppo di FdI nel Consiglio regionale della Puglia.
Qualche mese fa era stato indagato per associazione a delinquere finalizzata alla corruzione
(da agenzie)
argomento: Politica | Commenta »
Novembre 30th, 2024 Riccardo Fucile
LA SCRITTURA PRIVATA TRA L’ELEVATO E IL MOVIMENTO 5 STELLE, RIVELATA DALL’ADNKRONOS, È UNA PIETRA TOMBALE SULLA POSSIBILE GUERRA LEGALE DELL’ELEVATO
Beppe Grillo si è impegnato a non promuovere “alcuna contestazione” nei confronti del Movimento 5 Stelle per quanto riguarda l’uso del nome e del simbolo, anche se in futuro il logo sarà modificato “in tutto o in parte”.
Mentre si avvicina la resa dei conti tra Grillo e Giuseppe Conte, l’Adnkronos è entrata in possesso della scrittura privata stipulata tra l’Elevato e il Movimento 5 Stelle, dove è fissato nero su bianco l’impegno del comico genovese a non intraprendere azioni legali circa l’utilizzo del simbolo da parte del M5S. Di questo documento hanno parlato sia Conte sia il notaio del Movimento, Alfonso Colucci, in diverse interviste. Ma la carta che di fatto ‘blinda’ il simbolo pentastellato nel forziere di Via Campo Marzio non era stata mai diffusa.
Il documento è sicuramente successivo al 2021, visto il riferimento alla sede nazionale di Campo Marzio che si stabilisce lì in quell’anno. Ma la data precisa della scrittura è riservata e coperta da omissis nella versione di cui è entrata in possesso l’Adnkronos.
Nella scrittura privata si fa riferimento alla “manleva” garantita dal Movimento, che solleva Grillo dalle conseguenze patrimoniali derivanti da eventuali cause giudiziarie. In cambio di questa sorta di scudo legale, l’Elevato è chiamato a prendere una serie di “impegni”.
Nel dettaglio, si legge a pagina 14 del documento visionato dall’Adnkronos, Grillo è obbligato “a non formulare in proprio e quale legale rappresentante delle associazioni” M5S del 2009 e del 2012 “alcuna contestazione” nei confronti dell’Associazione Movimento 5 Stelle 2017 (ovvero quella presieduta da Conte) “con riguardo all’utilizzo del nome Movimento 5 Stelle e/o del simbolo” descritto nella premessa (“linea di circonferenza color rosso recante al proprio interno, nella metà superiore del campo, in carattere nero su fondo bianco, la dicitura MOVIMENTO, la cui lettera V è scritta in rosso con carattere di fantasia e nella metà inferiore del campo, disposte orizzontalmente, cinque stelle a cinque punte di colore giallo, più chiaro nella parte alta più scuro nella parte bassa, con una linea di contorno scura, con l’indicazione nella parte inferiore della circonferenza ‘ilblogdellestelle.it'”), nonché del simbolo “come finora modificato e in futuro modificabile, in tutto o in parte”, dal M5S.
L’impedimento in caso di scissione
Ma non è tutto. Grillo si impegna anche “a non prestare collaborazione funzionale e/o strutturale ad altre associazioni che hanno quale finalità quella di svolgere attività in contrapposizione e/o concorrenziale” con il Movimento: in buona sostanza, qualora dovesse verificarsi una scissione o dovesse nascere una nuova forza politica filo-grillina antitetica al Movimento di Conte, Beppe Grillo non potrebbe lavorare con o per questa nuova formazione.
Il punto 6 del documento rivela l’estensione temporale dell’accordo. “Il presente contratto – si legge – è senza termine di durata” e si risolverà solo con lo scioglimento dell’Associazione Movimento 5 Stelle con sede in Roma alla Via di Campo Marzio n. 46. In tal caso, “la manleva sarà efficace solo in relazione ai contenziosi radicati entro 5 anni decorrenti dalla data di scioglimento della medesima” salvi gli effetti “della manleva 2018”.
In vista della votazione bis sulle modifiche statutarie che si terrà dal 5 all’8 dicembre, Conte è tornato a parlare della ‘guerra’ a distanza con il garante, che ha chiesto formalmente la ripetizione del voto: “Il risultato” sul quesito relativo all’abolizione del garante “ha sorpreso anche me. E’ la democrazia, dobbiamo prenderne atto”, ha detto l’ex premier agli Stati generali della ripartenza, a Bologna.
“Adesso viene fuori che i suoi seguaci stanno predicando di non votare, ma se eserciti la clausola che ti conferisce il potere che è fuori dal tempo di ri-votare, non è una contraddizione? Il tutto perché? Per dimostrare che si è sopraelevati, rispetto a cosa?”, ha proseguito il leader pentastellato a proposito della mobilitazione dei sostenitori di Grillo che hanno lanciato l’hashtag #IoNonVoto con l’obiettivo di far fallire il quorum della prossima votazione.
“Non puoi dire a tutti gli iscritti di trovarsi un’altra casa. Sei stato rivoluzionario a fare questo processo – ha rimarcato Conte – ma una volta fatto ti devi render conto che non hai costituito una fondazione familiare, ma un movimento politico che non appartiente a me, a lui, a un terzo, ma agli iscritti”.
(da Adnkronos)
argomento: Politica | Commenta »
Novembre 30th, 2024 Riccardo Fucile
IL TANTO PROMESSO AIUTO IN BUSTA PAGA PER IL CETO MEDIO SLITTA ANCORA
Più volte promesso, a un certo punto dato quasi per certo. Ma invece il tanto atteso aiuto per il ceto medio, con il taglio dell’Irpef (e quindi delle tasse) non solo non è stato inserito in manovra, ma sembra sempre più improbabile che possa essere introdotto prima della fine dell’anno. Tutto rinviato al 2025, forse.
Insomma, il taglio delle tasse in busta paga non ci sarà e la manovra si conferma una beffa per chi si attendeva qualche misura per aiutare i lavoratori a riconquistare il potere d’acquisto perso. E sembra difficile un intervento durante la discussione parlamentare considerando anche gli ultimi scontri in maggioranza.
Il taglio dell’Irpef per il ceto medio è infatti una misura su cui punta molto Forza Italia, ma gli scontri degli ultimi giorni con la Lega – sul canone Rai e con la vendetta del Carroccio sulla sanità calabrese – non sembrano aiutare.
È quindi possibile che del tema se ne parli dopo, magari con un nuovo provvedimento a inizio del 2025. Anche se il viceministro dell’Economia, Maurizio Leo, continua a essere ottimista: “Se otterremo le risorse come speriamo, riusciremo a mettere a terra un qualcosa che è a cuore di tutta la maggioranza, ovvero aiutare il ceto medio”.
Ma tutto dipende dall’esito del concordato preventivo, finora deludente. Non a caso il governo ha deciso di riaprirne i termini. La platea potenziale era stimata in 4,5 milioni di partite Iva, che secondo l’esecutivo sarebbero state disposte ad aderire per evitare i controlli.
L’adesione doveva avvenire entro il 31 ottobre, ma alla fine i beneficiari sono stati solo 500mila per 1,3 miliardi incassati. Troppo poco, rispetto alle aspettative e a quel che serve per ridurre lo scaglione Irpef dal 35% al 33% per chi guadagna tra i 28mila e i 50mila euro.
Servirebbero, infatti, almeno 2,5 miliardi. Strutturali, mentre per il concordato ancora non si sa se siano soldi su cui poter contare a lungo termine. Sempre che si raggiunga davvero questa cifra con la riapertura dei termini fino al 12 dicembre.
Meno tasse in busta paga per il ceto medio, quando se ne parla?
“Ora vedremo se lo si potrà fare quest’anno, oppure all’inizio del prossimo anno”, dice Leo. Che sembra già meno ottimista rispetto a qualche settimana fa. Di fatto il taglio dell’Irpef sembra non poter arrivare prima del 2025.
L’obiettivo per il viceministro dell’Economia resta quello di aiutare chi guadagna dai 35mila ai 50mila euro. E se dovesse andare meglio del previsto, anche spingersi fino ai 60mila euro. Dipenderà tutto anche da un’altra incognita, ovvero lo spostamento al 16 gennaio del termine per versare il secondo acconto Irpef per il periodo d’imposta 2024 per i compensi sotto i 170mila. Un ulteriore indizio che un rinvio al 2025 è sempre più probabile. Con buona pace del ceto medio che il governo prometteva di aiutare con qualche sgravio in busta paga.
(da lanotiziagiornale.it)
argomento: Politica | Commenta »
Novembre 30th, 2024 Riccardo Fucile
IL CONSERVATORISMO PARANOIDE CHE VEDE IL PAESE PREDA DI FOCOLAI ANARCHICI
In Italia è ormai divenuto senso comune di un discreto pezzo della popolazione un conservatorismo paranoide che vede il Paese preda di focolai anarchici, associazioni sovversive e violenza politica diffusa: “Se si dà fuoco a fantocci raffiguranti questo o quel ministro, se poi si cerca di dare l’assalto a una prefettura attaccando i poliziotti con bombe chimiche (sic) che ne mandano all’ospedale un paio di decine, se queste cose accadono ma non suscitano alcuna decisa condanna da parte dei partiti dell’opposizione (sic), questo è forse qualcosa di più di un episodio” (Galli della Loggia sul CorSera parla degli scontri al “No Meloni day” di Torino). Accanto a quelli delle “bombe chimiche”, ci sono i borghesi piccoli piccoli (a volte ministri) degli scioperi che disturbano il cittadino, degli sfaticati che guarda caso sempre il venerdì, dei diritti certo, ci mancherebbe, però se blocchi un camion vai in galera. E poi c’è la realtà: in Italia, e nel mondo “sviluppato”, il conflitto sociale è sparito e se guardate il tracollo della quota dei salari sulla ricchezza prodotta capirete chi ne ha beneficiato. Prendiamo a prestito i dati sugli scioperi riportati ieri sul manifesto dall’economista Emiliano Brancaccio: dal 1992 nei Paesi più ricchi “in media, gli scioperi sono crollati di oltre il 40%, con punte negative di oltre l’80 nel Regno Unito”; in Italia – incredibilmente – mancano dati ufficiali, ma uno studio recente mostra che tra 1973 e 2009 “i conflitti di lavoro annui passano da 5.598 complessivi a meno di mille, una precipitazione superiore all’80%”; il crollo continua anche nei numeri disponibili per gli anni recenti (calo di due terzi nella grande impresa tra 2005 e 2022, del 25-40% nei settori controllati dalla Commissione di garanzia) e senza apprezzabili differenze riferibili al colore degli esecutivi. Salvini e Meloni possono rilassarsi. In realtà l’Italia muore di poco conflitto e, quel poco, difensivo: resistere ai licenziamenti, alle chiusure, alla cassa integrazione o ai tagli di un governo, come lo sciopero generale di ieri. Il conflitto sociale, invece, aguzza l’ingegno, spinge i Paesi a migliorarsi, consente la tutela di interessi altrimenti negletti. E poi è pure divertente (però andateci piano con le bombe chimiche, eh, delinquenti…).
(da ilfattoquotidiano.it)
argomento: Politica | Commenta »
Novembre 30th, 2024 Riccardo Fucile
“IN PIAZZA PERCHE’ MI PIACE ANNUSARE IL CLIMA”
Massimo D’Alema era dietro la testa del corteo dei sindacati a Roma durante lo sciopero per la Legge di Bilancio. Alle spalle di Elly Schlein, che teneva lo striscione di Cgil e Uil con la scritta «Manovra sbagliata», L’ex presidente del Consiglio dice a La Stampa che è venuto in piazza perché «mi piace annusare il clima, sentire gli umori delle persone. È un esercizio che dovrebbero fare tutti i politici, ma io ormai sono un ex». D’Alema parla di «un disagio sociale crescente, difficoltà oggettive dei lavoratori e delle famiglie, che non possono essere ignorate. Di questo passo le proteste non potranno che aumentare».
Governo allergico al dissenso
Sulla precettazione imposta da Matteo Salvini D’Alema dice a Nicolò Carratelli che «è velleitario pensare di impedire gli scioperi e di limitare diritti garantiti dalla Costituzione. Ma non è una novità che questo governo sia allergico al dissenso. Da chi ha responsabilità istituzionali è lecito aspettarsi un atteggiamento diverso». Secondo lui «questa destra non è maggioranza nel Paese, lo dicono i numeri». Anche se Meloni ha vinto le elezioni: «Il punto è riuscire a dare un’organizzazione e una forma politica all’altra parte. Questo ora è il compito dei giovani, dobbiamo sperare in loro». E ancora: «Non c’è dubbio che il Pd sia cresciuto, a conferma che stare il più possibile in mezzo alla gente è la strada giusta anche per recuperare una quota degli astenuti, può bastarne anche una piccola».
Il Pd non basta
Ma il Pd da solo non basta: «Bisogna esserne consapevoli, per vincere serve un coinvolgimento delle altre forze di opposizione». Ovvero il M5s: «Credo che Conte stia facendo un’operazione utile per la democrazia del nostro Paese e davvero non capisco chi lo attacca o lo prende in giro. Non mi riferisco solo al padre padrone (Beppe Grillo, ndr), che ha i suoi motivi, ma anche a certi commentatori e giornali». Il Movimento «ora è una forza politica matura, che ha fatto il suo percorso e le sue scelte, su cui ormai si può fare affidamento per battere la destra».
(da agenzie)
argomento: Politica | Commenta »
Novembre 30th, 2024 Riccardo Fucile
SCONTRI TRA EUROPEISTI E FORZE DEL REGIME FILOPUTINIANO
Dopo che giovedì il primo ministro georgiano Irakli Kobakhidze ha annunciato che Sogno Georgiano intende interrompere i negoziati per l’ingresso nel paese nell’Unione Europea fino al 2028, sono scoppiate in tutto il Paese proteste spontanee.
Decine di migliaia di persone sono scese in piazza a Tbilisi ieri notte, dopo che le prime manifestazioni, nella notte tra giovedì e venerdì, erano state violentemente represse dalla polizia, causando una decina di feriti e l’arresto di 43 persone. Anche stanotte le forze speciali, schierate a centinaia, hanno usato ogni mezzo per disperdere i manifestanti. Gas lacrimogeni, idranti, proiettili di gomma.
Questa volta però la folla ha resistito, creando barricate in Viale Rustaveli, dove si trova il parlamento, con qualsiasi oggetto a disposizione. I manifestanti hanno risposto alle numerose cariche, iniziate tra mezzanotte e l’una e proseguite fino all’alba, con fuochi d’artificio. Diversi i tentativi di sfondare le barriere di metallo con cui l’entrata del parlamento è barricata dalle prime proteste della scorsa primavera.
La tensione è definitivamente scoppiata dopo una lenta escalation iniziata con le contestatissime elezioni dello scorso 26 ottobre, che hanno visto la vittoria di Sogno Georgiano, partito fondato dal miliardario Bidzina Ivanishvili, al potere dal 2012. Nell’ultimo anno Sogno Georgiano è stato accusato più volte di avere forti tendenze filorusse e di subire la diretta influenza del Cremlino. Accuse che si sono acuite dopo la promulgazione di due leggi mutuate da quelle attualmente vigenti in Russia rispettivamente contro gli agenti stranieri e contro la propaganda LGBTQ.
Giovedì mattina il primo ministro Kobakhidze ha annunciato che il governo sospenderà i negoziati per l’ingresso della Georgia in Unione Europea fino al 2028. La risposta è stata immediata e più di centomila persone si sono unite in una manifestazione spontanea in viale Rustaveli davanti al parlamento la notte scorsa e la precedente. Il paese, dopo le elezioni, che secondo le accuse delle coalizioni di opposizione filoeuropee e della stessa presidente Salome Zourabichvili sarebbero illegittime, è ora nel caos. Mentre già all’inizio di questa settimana opposizioni e presidente avevano boicottato l’inizio dei lavori
Sogno Georgiano nel frattempo ha comunque indetto, come da programma, le elezioni parlamentari, candidando l’ex calciatore nonché promotore della prima delle due “leggi russe” Mikheil Kavelashvili, che potrebbe quindi sostituire Zourabichvili. Dal canto suo, la presidente, in una conferenza stampa nella giornata di giovedì, ha dichiarato di essere “l’unica istituzione legittima rimasta nel paese”.
Così per la Georgia, che si regge storicamente in un delicato equilibrio politico tra l’Occidente e la Russia, all’orizzonte sembrano al momento esserci soltanto nuove proteste e ulteriori incertezze.
(da Fanpage)
argomento: Politica | Commenta »