“IO CON IL TRICOLORE MI CI PULISCO IL CULO”: E BOSSI FU SALVATO DALL’INDULTO
ORA VUOLE METTERCI LA CROCE, IN PASSATO PREFERI’ USUFRUIRE DELLA “CROCE SOPRA” IL REATO DI VILIPENDIO…. SPUTTANATO ANCHE DALLA CHIESA: “IL NO AI MINARETI EQUIVALE AL DIVIETO DI ESPORRE I CROCEFISSI”…. AI LEGHISTI NON RESTA CHE BESTEMMIARE, COME HANNO FATTO A GENOVA
La memoria storica in qualsiasi Paese riveste una importanza fondamentale, ma anche la semplice annotazione diligente dei fatti e degli avvenimenti può servire per dimostrare la coerenza di una forza politica.
Partiamo da un passato molto recente, siamo a Reggio Emilia, anno 2008, il leader della Lega, Umberto Bossi, tiene un comizio: al suo arrivo le camicie verdi, senza essere minimamente redarguite, intonano una mezza strofa storpiata di “Bella ciao”: “Una mattina mi son svegliato / e ho bruciato il tricolor”.
Andiamo indietro nel tempo?
Come dimenticare Borghezio con ” il tricolore è il simbolo degli spaghetti e della mafia”?
O qualcuno finge di dimenticare i comizi di Bossi a Cantù e Cabiate con relative denunce e il clou a Venezia, Riva degli Schiavoni, con la raffinata citazione: “Io con il tricolore mi ci pulisco il culo”?
O nel 1997, sempre a Venezia, di fronte a una signora che aveva esposto il tricolore dalla finestra il dotto invito: “Signora, lo metta nel cesso”?
E qualcuno ricorda forse i diversi gradi di giudizio, fino alla Suprema Corte, con la condanna del Senatur?
Chissà come mai però il rivoluzionario della “padagna del magna magna”, non volle fare il martire della causa, entrando a San Vittore intonando il “Va pensiero”, ma si avvalse contestualmente della depenalizzazione del reato di vilipendio e dell’indulto, a parole tanto osteggiato.
Ma che bel rivoluzionario, ma che fulgido esempio di crociato, forse la difesa della croce deve intendersi come chi predilige “mettere una croce sopra” i reati per cui è stato condannato.
Ecco l’interpretazione idonea quando qualcuno sostiene che vuole apporre la croce sul tricolore.
E pensare che costui è stato pure ministro della Giustizia della Repubblica italiana, è detto tutto.
E la scomunica ai razzisti è finalmente arrivata anche dal Vaticano: ieri “Radio Vaticana” prima ha sottolineato con malizia che la Svizzera è quel Paese in cui , sempre con un referendum, si è detto no alla messa al bando dell’esportazione di armi.
Ma ecco la bastonata per chi vuole appropriarsi della battaglia dei crocefissi nelle scuole: “Quelli che sostenevano il referendum dicono che la religione deve essere una cosa privata, ognuno può pregare dove vuole, ma non in luoghi pubblici. Nello stesso tempo si dicono cristiani, ma per un cristiano il culto non può essere solo un fatto privato”.
Ovvero quel no svizzero equivale al divieto di esporre crocifissi.
A questo punto ai leghisti non resta che bestemmiare, come peraltro hanno fatto a Genova ( pensate che intelligenza…), proprio mentre raccoglievano firme per i crocefissi nelle scuole.
D’altronde non prendiamocela con la base, il cattivo esermpio viene come sempre dal’alto.
Cosa non si farebbe per due voti che garantiscono una poltrona pagata da Roma ladrona…
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