PARTITO E AZIENDA, L’IMPERO TREMA
IL FUTURO È UN REBUS
Per tutti, adesso, è il momento della speranza, di un ottimismo che è anzitutto un dovere: «Il suo umore? Il nostro è buono », taglia corto il fratello del Cavaliere, Paolo. Sullo sfondo, però, c’è la consapevolezza che l’ex premier stia vivendo la sfida più difficile della sua vita. E, per quanto si parli di un uomo di 86 anni, la sola idea dell’evento peggiore provoca uno choc generale.
§Ora, il peggioramento delle condizioni dell’ex premier mette d’improvviso l’impero del tycoon di Arcore davanti a un futuro incerto. In realtà, le ultime mosse politiche avrebbero avuto come ratio anche la messa in sicurezza delle aziende.
E questo scopo, in particolare, avrebbe animato la scelta di far sposare a Forza Italia una linea meno aggressiva nei confronti del governo, ridimensionando le ambizioni di dirigenti come Alessandro Cattaneo e Licia Ronzulli considerati “falchi”. Una decisione fortemente voluta da Marta Fascina ma benedetta da Marina Berlusconi.
Rivela un esponente azzurro che è nel partito dal ‘94: «Da tempo la famiglia non vede più il partito fra gli asset principali, diciamo così, del gruppo. Meglio diventare nei fatti una costola di Fratelli d’Italia: si tutelano maggiormente gli interessi imprenditoriali».
Ma la rilevanza di una figura come quella del Cavaliere non può che provocare incertezza, oggi, fra i quasi 5 mila dipendenti del gruppo – che ha spostato la sede legale in Olanda – e soprattutto nell’esercito di 400 eletti, a ogni livello, in Forza Italia: tutti, ai piani alti del partito, sono concordi nell’affermare che la presenza di Berlusconi nelle campagne elettorali – anche indirittamente vale i due terzi dei consensi di FI.
E i sondaggisti sono unanimi nell’asserire che alle ultime Politiche l’insperato 8 per cento sia frutto quasi esclusivo del ritorno in campo dell’ex premier.
A tutto vantaggio dei parlamentari eletti in liste bloccate: ci sono 63 fra senatori e deputati, per non parlare dei cinque ministri, che tutto devono all’anziano patriarca di Arcore.
Il futuro è davvero un’incognita: il partito dovrebbe passare nelle mani di Antonio Tajani e di Marta Fascina, che nell’ultima tornata di nomine hanno fatto il pieno di fedelissimi.
Ma l’opposizione interna potrebbe far valere lo statuto del partito, che all’articolo 23 definisce la composizione del comitato di presidenza: e questo organismo non contempla il coordinatore, che oggi è appunto Tajani.
L’opposizione interna è già pronta a dare battaglia contro una eventuale successione automatica del vicepremier e ministro degli Esteri a Silvio Berlusconi. Tajani, si fa notare, non ha neppure la rappresentanza legale del partito, dunque la disponibilità del simbolo, per anni affidata all’ex senatore Alfredo Messina.
All’orizzonte potrebbe profilarsi un esodo di massa. Verso il partito della Meloni, appunto, la Lega o formazioni centriste.
E poi c’è la questione finanziaria, non irrilevante: Forza Italia ha un indebitamento di circa 90 milioni, coperto da due fideiussioni personali di Berlusconi. Gli eredi continuerebbero a garantirle?
(da La Repubblica)
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