A CHE GIOCO STA GIOCANDO GIUSEPPE CONTE? PER TORNARE A ESSERE IL “PUNTO DI RIFERIMENTO FORTISSIMO DEI PROGRESSISTI”, È DISPOSTO AD AFFOSSARE IL PD E AD AVVANTAGGIARE LA MELONI
L’INTRANSIGENZA DEL M5S SUL CASO BARI È IL SEGNALE CHE L’EX PREMIER SI PREPARA A UNA INTIFADA CONTRO I DEM PER SOTTRARRE CONSENSI IN VISTA DELLE EUROPEE E SCIPPARE A ELLY LO SCETTRO DI LEADER DELLA COALIZIONE
A che gioco sta giocando Giuseppe Conte? Il leader dei 5 Stelle, ormai in formato “Gattopardo appulo” riesce, con il suo movimentismo populista, a giocare su più tavoli.
L’ultima dimostrazione di una certa scaltrezza paracula riguarda il caso Bari. Il “fuoco di Puglia” scoppiato con l’inchiesta sulle commistioni tra politica, malaffare e crimine organizzato nel capoluogo, tra Regione e Comune, ha scatenato l’intifada contiana verso il Pd. Come mai?
La voglia di leadership che non ha mai abbandonato l’ex presidente del Consiglio, fin da quando fu scalzato da Palazzo Chigi dall’arrivo dell'”usurpatore” Draghi. La brama di centralità, per un narciso come Peppiniello, si è riaccesa in un lampo. E quale migliore occasione di tornare centrale, di assurgere a unico portabandiera del “Campo largo”, che sfruttando il Bari-gate, piazzando un colpo ferale a Elly Schlein e al Partito Democratico ?
I sondaggi, in vista delle elezioni europee, dimostrano che, nonostante le battaglie paci-finte e di bandiera (salario minimo), il Movimento 5 Stelle non si schioda dal 15-16%.
E poiché il voto del 9 giugno sarà proporzionale, e dunque ciascun partito correrà per se stesso, azzoppare il partito alleato è una ghiotta opportunità per accaparrare nuovi consensi.
La decisione di Conte di mostrare un volto intransigente al Pd dopo i fatti di Bari, dove è emersa una corruttela stracciarola con voti comprati a 50 euro e promesse di pagamento di bollette e acquisti di bombole di gas, è il pretesto perfetto per marcare una ulteriore distanza dai dem, offrendosi come l’alternativa legalitaria. Il senso è: cari elettori, noi siamo i buoni, loro i maneggioni.
Peppiniello è inflessibile: minaccia di uscire dalla maggioranza che sostiene Michele Emiliano in Regione (il M5s ha un assessore e quattro consiglieri) e nel frattempo “sospende” le primarie del centrosinistra per la scelta del candidato unitario per il Comune di Bari. Con una mossa, due favori al centrodestra.
In questi anni, Giuseppe Conte ha mostrato una certa disinvoltura nel dondolarsi come Spiderman tra aree “culturali” agli antipodi: dallo studio Alpa a Beppe Grillo, da Salvini a Travaglio, dai decreti sicurezza al reddito di cittadinanza, da Zingaretti a Elly Schlein passando per la liaison politica con Goffredo Bettini. Senza dimenticare le sbandate internazionali per Trump e Putin, con retrogusto cinese in salsa “Via della Seta”.
Il suo camaleontismo parolaio lo spinge a badare al fine giustificando i mezzi, e se, per diventare il leader del centrosinistra, deve affossare il Pd e avvantaggiare il centrodestra, poco male.
Anche perché un professore universitario dalla pochette sempre inamidata e due volte premier, come può accettare che Giorgia Meloni riconosca non a lui, ma alla giovane Elly, il ruolo di unica avversaria, al punto da legittimarla con un duello tv?
Peppiniello vuole tornare a essere il “punto di riferimento fortissimo dei progressisti” (Zingaretti dixit), incalza Elly Schlein sulla necessità di epurare cacicchi e i capibastone, ha presentato la sua candidata per il Piemonte, Sarah Disabato, di fatto consegnando la Regione al centrodestra.
Destino che potrebbe toccare anche alla Puglia, da vent’anni saldamente in mano alla sinistra e che adesso, complice la rottura voluta dal fu “avvocato del popolo”, potrebbe finire nelle grinfie meloniane.
Una perdita che, evidentemente, Conte considera accettabile pur di ottenere lo scettro di reuccio del “Campo largo”, e non solo, visto che la sua entente cordiale con il Governo di destra-centro porta frutti anche in altri campi. La “corrispondenza di amorosi sensi” con la maggioranza si è già materializzata sulla Rai e potrebbe portare ai 5 Stelle la direzione del Tg3 in cambio del voto pentastellato a Simona Agnes (in quota Gianni Letta) come Presidente.
(da Dagoreport)
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