A FORZA DEI TAGLI DEL GOVERNO, DEL FONDO PER LO SPETTACOLO SI SONO MANGIATI ANCHE IL PALCOSCENICO: VIA ALTRI 50 MILIONI
IL MONDO DELLA CULTURA IN RIVOLTA: AGGIUNTI AI 27 MILIONI GIA’ CONGELATI, FANNO IN TOTALE 77 MILIONI…A RISCHIO ANCHE LA TUTELA DEL PATRIMONIO ARCHELOGICO E I MUSEI… ADDETTI SUL PIEDI DI GUERRA: “E’ UN MASSACRO”… BONDI SCONCERTATO
Sandro Bondi è ancora in carica, ma parla ormai da ex ministro dei Beni culturali.
All’indomani della notizia del congelamento di ulteriori 27 milioni dal Fondo unico dello spettacolo. “Comprendo la preoccupazione e la delusione del mondo della cultura in seguito alle ultime notizie riguardanti una ulteriore previsione di riduzione degli investimenti – ha detto – a questo punto posso solo confidare che chi mi succederà a breve abbia l’autorevolezza e la forza di porre rimedio e invertire l’attuale situazione”.
Peraltro, piove sul bagnato: i tagli – o le risorse “congelate”, per usare il termine tecnico – per il complesso della cultura assommano in totale a 77 milioni di euro.
Ai 27 di ieri se ne sono aggiunti oggi, nuova “amara sorpresa” (così Bondi l’aveva definita ieri), altri 50 che riguardano l’intero comparto gestito dal ministero dei Beni culturali.
Il mondo dello spettacolo è in rivolta e punta alla manifestazione di oggi come momento principale per rovesciare la situazione.
Il motivo del nuovo “taglio” è sempre lo stesso: gli effetti della norma sui risultati dell’asta per le frequenze per le tlc contenuta in Finanziaria.
Nel caso in cui si verifichino o siano in procinto di verificarsi scostamenti rispetto alla previsione, il ministro dell’Economia e delle finanze provvede, con proprio decreto – dice la norma – alla riduzione lineare, fino alla concorrenza dello scostamento finanziario riscontrato, “delle missioni di spesa di ciascun ministero”.
Per il ministero dei Beni culturali la previsione ha comportato a far data da oggi il congelamento di 70 milioni: una mazzata che, per il sindacato, significa “la paralisi operativa di tutta l’attività istituzionale del ministero Beni culturali”.
A riconoscerlo è lo stesso sottosegretario Francesco Giro: con i tagli è in crisi l’intero settore.
Per il Fus poi scende nel dettaglio ricordando che, rispetto alle vecchie risorse, la musica è scesa da 56 a 35 milioni, la lirica da 196 a 122, la danza da 9 a 5, il teatro da 67 a 42, il cinema da 76 a 47.
Uno sfacelo, senza appunto parlare dei 50 milioni per tutto il resto che significa – sempre per Giro – mettere in difficoltà la sopravvivenza dei beni, la tutela del patrimonio archeologico, i musei.
Il mondo del cinema è in prima fila: da Paolo Virzì a Silvio Orlando ai Centoautori, tutti chiedono una reazione forte, consci tra l’altro anche del rischio chiusura per Cinecittà Luce.
Il maestro Pappano bolla il taglio come frutto di “ignoranza totale” e il direttore di S. Cecilia Bruno Cagli, dopo aver detto che tutto il tagliabile è stato tagliato, annuncia le sue dimissioni per il prossimo 14 marzo.
L’Agis annuncia che non parteciperà più alle attività consultive del ministero dei Beni culturali toccando così un punto decisivo: dovrebbe infatti essere la Commissione spettacolo (organo consultivo) a indicare la ripartizione tra i vari settori del Fus.
Ma la settimana scorsa la Commissione non si è riunita per protesta contro l’inadeguatezza del vecchio Fus.
Figurarsi ora.
E questo sarebbe un governo di destra, cosi attento alla formazione culturale e alla cultura, all’arte e alla musica?
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