A MARSIGLIA DA PEONES: LA DELUSIONE DELL’ARMATA BRANCALEONE
AL CONGRESSO DEL PPE TANTI EX MINISTRI DEL PDL A DISAGIO, SENZA PIU’ CARICHE ISTITUZIONALE E PRIVILEGI DI CASTA
«Come ci siamo ridotti! Ma cos’è, un aereo a pedali ».
Il modesto pulmino dell’aeroporto non fa in tempo a lasciare la delegazione di ex ministri, capigruppo, deputati, europarlamentari Pdl ai piedi del vetusto Atr42 bieliche dell’Air Corsica che Andrea Ronchi sbotta e dà voce al più nero sconforto dei partenti.
Niente scorte, zero cortei di autoblu ad accompagnare gli Alfano, Gelmini, Pestigiacomo e Gasparri e Urso e tanti altri fin sotto la scaletta dell’aeromobile.
Fino a 25 giorni fa ad attendere il fior fiore della dirigenza berlusconiana in partenza per Marsiglia ci sarebbe stato l’Airbus di Stato, non fosse altro per i ministri in missione.
Proprio quel bell’airbus che il premier Monti due settimane fa ha rifiutato perchè troppo grande e dispendioso per spostarsi a Bruxelles.
Adesso quell’aeroplanino di linea da 34 posti, per di più a eliche e vistosamente con migliaia di ore sulla carlinga, beh, ai “popolari” freschi di addio al governo è apparso il contrappasso più atroce.
Ai piedi del velivolo, uno stuolo di trolley in pelle di Vuitton e Gucci.
«Come? Non possiamo portarli a bordo? Ma sono bagagli a mano» chiede alla hostess dell’Air Corsica l’ex ministra Stefania Prestigiacomo, occhialoni neri e impermeabile chiaro. «Spiace signora, ma a bordo non c’è cappelliera, li ritroverete in pista » rassicura.
«Speriamo bene» sibila la deputata siciliana.
La Gelmini si è seduta al suo posto lato corridoio 13C, non c’è business class, sull’Air Corsica, ma deve subito alzarsi e far posto al passeggero che deve sedere al suo fianco. Tornata normalissima passeggera anche lei. Quasi.
Perchè dimentica acceso il Blackberry che le trilla in pieno decollo, nell’imbarazzo dei vicini. Nei voli di Stato d’altronde il divieto non era così perentorio.
C’è Gasparri, ma non gli altri ex An. Angelino Alfano è l’unico veramente di buon umore a bordo, d’altronde è il suo «battesimo» che si va a festeggiare.
Mandato in parte storto dal protocollo.
Avrebbe dovuto parlare alle 18,24 all’auditorium del Parc Chanot, chiuderà i lavori ma due ore dopo, per quattro minuti, alle 20,30, in un’aula semivuota.
(da “La Repubblica”)
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