A QUARTO M5S CAMBIA L’AZIENDA NON L’ODORE DELLA CAMORRA: CROLLA OGNI DIFESA, IL COMUNE VA SCIOLTO
LA SINDACO COSTRETTA A REVOCARE L’APPALTO A IMPRESA INTERDETTA DALL’ANTIMAFIA, MA POI LO AFFIDA A UN’ALTRA DELLA STESSA COSTELLAZIONE E CON LO STESSO MANAGER
L’ombra dei rapporti con la camorra avvolge gli atti dell’amministrazione dei Cinque Stelle a Quarto prima che a dicembre esploda l’inchiesta di Woodcock.
Ed è legata, nel Comune di Quarto sciolto per mafia due volte negli ultimi vent’anni, al grosso business dell’amministrazione straordinaria dell’acquedotto e della fognatura.
La notizia non è (solo) che il sindaco dei Cinque Stelle Rosa Capuozzo ha fatto lavorare una impresa su cui pendeva un’interdittiva antimafia.
Ma, c’è dell’altro: quando è stata costretta a risolvere il contratto, la Capuozzo ha affidato la prosecuzione dei lavori a un’altra impresa che apparteneva alla stessa costellazione della precedente, come emerge dalle carte che l’HuffPost pubblica.
E allora occorre ripercorrere dall’inizio i vari passaggi di questa storia, per la quale la richiesta di scioglimento del Comune è praticamente obbligata.
La vicenda riguarda una gara per la manutenzione straordinaria dell’acquedotto e della fognatura, aggiudicata per tre anni dall’Ati che vede come capogruppo la Fradel Costruzioni, per un importo di circa due milioni e settecentomila euro.
La società in questione, con sede a Quarto, risulta essere destinataria di misura di prevenzione antimafia, disposta dalla prefettura di Napoli, poi sospesa dal Tar, ma ancora su sub judice al momento del conferimento dei lavori, perchè l’avvocatura di Stato aveva presentato ricorso.
Ricorso che l’avvocatura di Stato vince, con sentenza depositata il 28 settembre.
È un documento cruciale la sentenza del Consiglio di Stato che l’HuffPost pubblica integralmente, perchè ripristina l’interdittiva antimafia che gravava contro la Fradel, ritenendo fondati gli accertamenti “compiuti dai diversi organi di polizia e oggetto di valutazione da parte del prefetto”.
Il Comune di Quarto, una volta notificata la sentenza, avrebbe dovuto bloccare subito l’appalto della Fradel.
E invece il sindaco e la giunta a Cinque Stelle ignorano la sentenza.
Solo quando, a seguito di una interrogazione parlamentare della senatrice del Pd (e giornalista anticamorra) Rosaria Capacchione anche l’Autorità anticorruzione di Cantone chiede informazioni al prefetto di Napoli sulla Fradel, solo a quel punto il sindaco affronta la questione.
E l’affronta in modo irregolare e ugualmente opaco sul terreno della legalità .
Con una delibera di giunta del 22 dicembre — quasi tre mesi dopo la sentenza del Consiglio di Stato – si “procede alla risoluzione contrattuale con la Fradel prendendo atto della subentrante Edil Sud”.
L’irregolarità riguarda la delibera di giunta (e non del consiglio) e la formula della “presa d’atto” nel passaggio di consegne da una impresa all’altra.
L’opacità riguarda l’affidamento alla Edil Sud. Perchè ammesso che il sindaco non ha sentito il dovere di fare delle verifiche sulla trasparenza dell’azienda, era tutto già scritto nella sentenza del Consiglio di Stato che aveva ripristinato l’interdittiva antimafia sulla Fradel.
C’era scritto che la Edil Sud faceva parte della stessa costellazione di imprese della Fradel.
Un legame così stretto quello tra la Fradel e la Edil Sud che le due imprese avevano lo stesso amministratore delegato: “La Fradel — è scritto nella sentenza — è consociata di Finconsorzio, con sede in Roma, unitamente a Edil Sud 75, il cui amministratore è sempre Guglielmo Del Prete”.
Del Prete è una figura centrale, l’amministratore i cui figli “sono imputati in un procedimento penale per favoreggiamento, associazione a delinquere, ricettazione e riciclaggio”, perchè è il regista dell’intera costellazione di imprese: “Le cointeressenze aziendali — si legge nella sentenza — inerenti alla gestione delle varie compagini societarie, segnatamente la Tecno Bridge s.c.a.r.l., General Costruzini s.r.l., G.M. Group s.c.a.r.l., Edil Sud 75 s.c.a.r.l., oltre che Fiderconsorzio, tutte riconducibili all’amministratore Guglielmo Del Prete, sono elementi che vanno colti nel loro insieme e non singolarmente”.
Dunque, il business dell’acquedotto, per responsabilità del sindaco pentastellato, non esce dall’intreccio societario che ruota attorno alla Fradel.
I Cinque stelle in questi giorni si difendono ricordando che furono loro a espellere, il 14 dicembre, Giovanni De Robbio il consigliere comunale più votato finito nell’inchiesta sul presunto scambio con i clan.
Proprio in quei giorni però la giunta ribadisce una continuità sul business dell’acquedotto ignorando di fatto un’interdittiva antimafia.
(da “Huffingtonpost“)
Leave a Reply