GRIDANO “ONESTÀ” IN FACCIA AI 5 STELLE: CAOS A QUARTO IN CONSIGLIO COMUNALE
DEVE INTERVENIRE LA POLIZIA, LA SINDACA CAPUOZZO IN LACRIME
E la sindaca scoppiò a piangere. “Se state strumentalizzando questa questione della lotta alla camorra per un fatto politico vi dovreste vergognare. La lotta alla camorra è un dovere morale per tutti” .
Così Rosa Capuozzo, sindaca di Quarto, chiude la mattinata in consiglio comunale con un brevissimo intervento che le strappa anche le lacrime.
Seduta del Consiglio comunale a Quarto sospesa (e poi ripresa) nel comune flegreo, sotto i riflettori nazionali dopo la pubblicazione delle intercettazioni dalle quali emerge che alle comunali del giugno scorso un clan camorrista locale avrebbe sostenuto il candidato pentastellato Rosa Capuozzo (poi eletta sindaco).
Gli esponenti del Pd vengono accompagnati fuori dall’aula da vigili e carabinieri e un presidio Pd all’esterno con cartelli: “Vergogna, Capuozzo dimettiti”.
Il presidio.
Comincia alle 9,30 a Quarto, cittadina flegrea, il presidio organizzato dal Pd, davanti alla sede della sala consiliare del Comune, per chiedere le dimissioni della sindaca. Presente, tra gli altri, l’europarlamentare Pina Picierno e i deputati Leonardo Impegno e Rosaria Capacchione, oltre agli esponenti locali oltre il mancato sindaco Francesco Dinacci. Nel piazzale oltre 200 persone.
Inizia il consiglio comunale.
Alle 10,30 si apre la seduta, la sindaca è presente. Appena iniziata la seduta un gruppo di manifestanti del Pd entra in aula esponendo dei cartelli con la scritta: “Dimissioni, vergogna”.
Il presidente del consiglio, Lorenzo Paparone, chiede di rimuovere i cartelli e dalle fila del Pd parte una protesta ad altra voce.
Protagonista soprattutto il leader dei giovani democratici Marco Sarracino: “Fate un casino incredibile in Parlamento, adesso chiedete a noi moderazione? E basta, adesso ci divertiamo noi”.
Dal pubblico un battibecco. Alcuni militanti Cinque Stelle rimbeccano Sarracino sostenendo: “Da noi la camorra è entrata, ma poi è subito uscita”. Mentrre Paparone a sua volta risponde: “Lei vuole divertirsi, io voglio solo lavorare”.
Bagarre e urla.
Alle 12.30 nuova bagarre in consiglio e urla: “Dimissioni. Dimissioni”. I cinque consiglieri di minoranza (liste civiche) hanno chiesto un Consiglio straordinario per dibattere degli ultimi fatti che hanno coinvolto la giunta grillina con l’inchiesta della magistratura per tentata estorsione alla sindaca e voto di scambio da parte del consigliere de Robbio.
Ma la maggioranza ha appena votato una eccezione, proposta dal capogruppo Cinque Stelle Nicolais, per non far passare la mozione. Il Pd, presente negli spazi riservati al pubblico, protesta violentemente.
Intervengono le forze di polizia.
Ore 13 le tensioni si concludono con l’espulsione dall’aula di esponenti Pd, seduti nel pubblico, con i vigili urbani e anche alcuni carabinieri impegnati nell’operazione. Violenta la reazione del Pd all’esterno con il giovane Sarracino che lamenta: “Tacciano me, invece di andarsene loro”.
E la Picierno denuncia: “Sono indignata. Cose mai viste neanche nella prima Repubblica. È incredibile che caccino un ragazzo, chiedendogli anche i documenti, da una seduta convocata come seduta aperta” Il consiglio riprende.
Dopo la bagarre la maggioranza si è riunita e alle 14 il consiglio è ripreso e il presidente Paparone ha riaperto la discussione sulla eccezione consentendo l’espressione delle dichiarazioni di voto.
L’intervento della sindaca. Alle 14,30 prende la parola Rosa Capuozzo con un brevissimo intervento che le strappa anche le lacrime, mentre la sua maggioranza le riserva un caloroso applauso.
Nel suo intervento il sindaco ribadisce che “la questione è già stata affrontata quindici giorni fa. Se infiltrazione c’è stata è perchè il territorio è difficile e ci hanno provato, ma hanno trovato in noi un muro. I cittadini lo sanno e ci appoggiano. E non c’è niente di cui rallegrarsi. Ci dovrebbero invece sostenere in questa lotta alla camorra perchè questa lotta non ha colore politico”. Alla fine del suo intervento ha un lieve malore, ma poi conclude la seduta.
(da “La Repubblica”)
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