A QUATTRO VOTI DALLA CRISI DI GOVERNO: LA LEGGE SULLE RIFORME PASSA AL SENATO PER UN SOFFIO
SI MANIFESTA “L’AVVERTIMENTO” DEI FALCHI CONTRO NAPOLITANO E I MINISTRI ALFANIANI… DECISIVO IL VOTO A FAVORE DELLA LEGA
“Favorevoli duecentodiciotto, contrari 58, astenuti 12”. Quando il presidente di turno, il leghista Roberto Calderoli scandisce il risultato della votazione sulla legge costituzionale che istituisce il comitatone per le riforme, il ministro Gaetano Quagliariello ha la fronte bagnata di sudore. Livido incrocia lo sguardo con quello del capogruppo del Pdl Renato Schifani, furibondo col suo gruppo.
Il pallottoliere dice che c’è stata una rivolta (silenziosa) verso il governo. E verso il suo alto tutore Giorgio Napolitano. Decisivi, per non andare sotto sono stati i voti della Lega.
Un segnale da brivido. Perchè non si tratta di una votazione qualunque.
La legge costituzionale è quella che istituisce il famoso comitato che dovrà discutere e varare la grande riforma dell’architettura dello Stato.
E’ l’ideona partorita dalla Minerva del ministro per le Riforme e che ha subito incassato l’alto patrocinio del Colle. Il comitatone consente, di fatto, di evitare il pantano parlamentare.
Quindi, quello che si è votato oggi, è un pilastro messo su per blindare il governo, la cui mission dovrebbe essere quella di fare — oltre ai provvedimenti economici — le riforme appunto.
Ecco lo sguardo livido di Quagliariello e Schifani.
Il pilastro, l’ideona, è passata per un soffio.
Vediamo i numeri.
La maggioranza richiesta era 214 (i due terzi, trattandosi di una legge costituzionale). E hanno votato a favore 218.
Il problema è che una grossa parte del Pdl o a votato contro o si è astenuto.
La legge costituzionale è passata grazie ai voti della Lega. E’ stato Calderoli a diramare l’ordine quando ha capito che il Carroccio, che non è in maggioranza, sarebbe stato decisivo.
Ecco i numeri. All’ultimo voto di fiducia al Senato Letta aveva preso 235 sì, e anche allora qualcuno del Pdl (Bondi, Nitto Palma, Minzolini) non avevano partecipato al voto.
Sulle riforme la falla si è allargata. Un dato che diventa più eclatante ripercorrendo la dinamica d’Aula. È quando si è capito che il governo poteva andare sotto che i critici del Pd come Puppato e altri, che hanno dichiatato tutte le loro perplessità ,.
Sono stati costretti ad allinearsi per disciplina di partito: “Niente scherzi — è il messaggio recapitato loro dal gruppo del Pd — perchè i numneri sono in bilico e se si va sotto su questo rischiamo la crisi e l’incidente atomico con Napolitano”.
Per quattro voti si è scongiurata la crisi, dunque. Un voto che lascia presagire giorni complicati per il governo.
Prima la battaglia dell’antimafia con l’Aventino del Pd, poi il segnale di insofferenza inviato al Colle sul comitatone.
È il Pdl il cuore del sisma. Raccontano i ben informati che il voto di oggi è la risposta alle lettere e alle interviste dei filogovernativi. E che è stato un moto spontaneo. Se la fronda fosse stata organizzata — da Fitto, per intenderci — si rischiava di grosso.
La faida nel Pdl sta trasformando le Aule parlamentari in un percorso a ostacoli.
(da “Huffingtonpost”)
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