A SALVINI SI E’ RISTRETTA LA FLAT TAX: RIGUARDERA’ SOLO 600.000 CONTRIBUENTI, L’1,5% , CHE PRESA PER IL CULO
SOLO PER LE PARTITE IVA CHE FATTURANO 100.000 EURO ED E’ PURE CONTRARIA ALLE NORME UE SUL VALORE AGGIUNTO
Il copione si ripete, e assume ogni giorno che passa le sembianze di una prassi sempre più consolidata: grandi annunci ma provvedimenti al di sotto delle aspettative.
Dopo il decreto Dignità , dato per ultimato da settimane, poi ritoccato per mancanza di coperture e ancora assente in Gazzetta Ufficiale, tocca alla flat tax.
La Lega ha annunciato il “primo step della rivoluzione fiscale” del Governo del Cambiamento: “Questa mattina è stata presentata la nostra proposta di legge sulla Flat Tax che estende il regime minimo forfettario per tutte le partite Iva fino ad un volume d’affari di 100 mila”, ha informato il capogruppo del Carroccio alla Camera Riccardo Molinari.
Il disegno di legge punta a una estensione del regime a tassazione agevolata al 15% per le partite Iva che oggi viene applicato a esercenti e imprenditori che abbiano conseguito ricavi o compensi tra i 30mila (per i liberi professionisti) ai 50mila euro, a seconda dell’attività svolta.
Tecnicamente, più che un assaggio di flat tax (che dovrebbe invece andare a incidere principalmente sui redditi Irpef) la misura annunciata non è altro, quindi, che un’estensione di un regime fiscale già in vigore, con l’obiettivo – a parole – di semplificare adempimenti contabili e rendere più facile la vita a professionisti, imprese e start up.
Per queste ultime “l’aliquota prevista è del 5% per 3 anni estesa a 5 anni per gli under 35 e gli over 55”, ha detto Molinari.
Al momento, invece, la soglia del 5% vale per quattro anni indipendentemente dall’età dell’imprenditore.
Non solo: Molinari parla di tutte le partite Iva senza chiarire quali requisiti presenti nel vecchio regime verranno portati in quello nuovo, come il limite dei cinquemila euro alle spese per il lavoro dipendente ai 20mila euro di costi in beni strumentali.
In attesa di leggere il testo della proposta di legge, l’impressione è che di “rivoluzionario” in questa prima proposta in campo fiscale ci sia ben poco.
Ad oggi, stando alle dichiarazioni dei redditi del 2017, ad avere accesso al regime forfettario dei minimi sono circa 930mila contribuenti italiani.
L’innalzamento della soglia relativa ai compensi fino a 100mila euro porterà a un incremento della platea, a spanne, di circa 600/800mila partite Iva con accesso al regime forfettario.
In percentuale, stiamo parlando di poco più dell’1,5% di tutti i contribuenti italiani. Ben poca cosa a dispetto dei toni trionfalistici degli annunci di questi giorni e dell’attesa sapientemente alimentata sul fronte fiscale.
Non è detto poi che la proposta leghista abbia il via libera di Bruxelles.
Il regime dei minimi ha valenza sostitutiva dell’imposta sul valore aggiunto e l’Iva è imposta comunitaria: l’azione legislativa nazionale si deve perciò muovere all’interno del quadro normativo Ue, rispettando i paletti prefissati.
“L’Unione Europea fissa a 65mila euro il tetto di volume d’affari per alcuni dei soggetti passivi che chiedono il regime minimo”, dice all’HuffPost Enrico Zanetti, ex viceministro all’Economia.
Con la decisione 2013/678/UE, Bruxelles ha già accolto in passato una richiesta di deroga arrivata dall’Italia, portando da 30mila a 65mila il tetto di esenzione.
Per alzare ancora l’asticella serve l’ok dell’Ue, e non è detto che venga concesso, i tempi potrebbero essere lunghi.
“Per portare il monte fatturato a 100mila serve che una deroga della Commissione Ue. Al momento l’ultima decisione è stata assunta nel 2016 quando è stata prorogata fino al 2019 la possibilità di adottare il regime forfettario, e ha confermato al tempo stesso il tetto di 65mila. Ma alzarlo a 100mila al momento non è coerente con il quadro normativo dell’Ue”.
Prima dell’approvazione della proposta leghista servirà quindi una autorizzazione di Bruxelles, e se la richiesta non è stata ancora inoltrata, difficilmente arriverà un ok prima di novembre.
Per capire, nel 2016, quando il Governo Renzi ne richiese la proroga, a marzo aveva già avviato la procedura. Ora siamo a metà luglio.
(da “Huffingtonpost”)
Leave a Reply