CHI HA RUBATO 49 MILIONI VA IN PARLAMENTO, CHI HA DATO UNA SPINTA PER NON FAR VIOLARE LA LEGGE IN MANETTE: E’ QUESTA LA LOGICA DI SALVINI
SALVINI SUBISCE L’ARRIVO DELLA NAVE DICIOTTI A TRAPANI, MA CHIEDE IL CONTENTINO DI VENDERSI L’IMMAGINE DI DUE DISPERATI IN MANETTE SOLO PERCHE’ IN BASE ALLA CONVENZIONE DI GINEVRA NON POTEVANO ESSERE RICONSEGNATI AI CRIMINALI LIBICI E GIUSTAMENTE SI SONO RIBELLATI… LA PROCURA DI TRAPANI SI PRESTERA’ ALLA MESSINSCENA?
L’attesa è di capire su quali notizie di reato potrà lavorare il pm di Trapani a proposito di quei migranti accusati di gravi intemperanze.
Così Diciotti, il pattugliatore della Guardia Costiera che ha raccolto 67 persone dal rimorchiatore civile Vos Thalassa, ha fatto scendere i giri del motore.
Arriverà in porto giovedì mattina, anzichè nella serata di mercoledì, per dare più tempo alla procura di studiare il caso.
È la prima volta in cui, concretamente, la linea del Movimento 5 stelle prevale su quella di Matteo Salvini. O almeno in parte.
È stato il ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli a forzare la mano e a indicare il porto di sbarco, competenza che spetterebbe al titolare del Viminale. Che al contrario aveva tuonato contro lo sbarco dei passeggeri della Diciotti. Configurando, così, una situazione paradossale, nella quale il governo italiano avrebbe impedito l’approdo a una nave non privata, ma della Guardia costiera.
Lo stesso Luigi Di Maio aveva dato una forte copertura politica al suo collega: “Se si tratta di una nave italiana intervenuta in una situazione che dovremo chiarire bisogna dare seguito e farla sbarcare. Non è immaginabile che noi chiudiamo i porti ad una nave italiana”.
Il cortocircuito, spiegano fonti dell’esecutivo, sarebbe stato determinato dalla fuga in avanti del ministro dell’Interno, che avrebbe tuonato contro i migranti raccolti dalla Diciotti minacciando il niet all’approdo non sapendo che si fosse trattato di un intervento a salvaguardia dell’equipaggio della Vos Thalassa.
Certo, il fronte interno al governo rimane aperto. Soprattutto dopo le parole del ministro della Difesa Elisabetta Trenta, che in mattinata, intervistata dal quotidiano dei vescovi Avvenire, aveva segnato una distanza nei confronti del Carroccio su questo versante: “Il Mediterraneo è sempre stato un mare aperto e continuerà ad esserlo. L’apertura è la sua ricchezza. La strada è regolamentare, non chiudere. La parola accoglienza è bella, la parola respingimenti è brutta. Poi accogliere si può declinare in mille maniere. E si può, anzi si deve, legare accoglienza a legalità “.
Anche per questo il segretario leghista non è intenzionato a cedere su tutta la linea. “Il porto per la nave sarà assegnato solo dopo che saranno fatti i nomi dei finti profughi che invece che in un albergo finiranno in prigione per le loro azioni a bordo della Vos Thalassa”, ha tuonato da Innsbruck, dove è in corso un vertice con gli omologhi europei.
Non è un caso che la prua della nave si stata puntata verso Trapani, dove ha sede una delle procure che per prime mise nel mirino le Ong per il loro lavoro nel Mediterraneo.
Nessuno conferma apertamente, ma a microfoni spenti viene spiegato che si ha piena contezza delle diverse sensibilità che albergano nei palazzi di giustizia a seconda delle città .
È nell’identificazione e nei capi d’accusa dei presunti facinorosi che si cela la soluzione della crisi.
Mentre all’orizzonte, nonostante la fiducia gialloverde profusa in queste ore, si materializza la possibilità di uno scenario che ha del surreale: la nave di un corpo militare dello Stato interdetta allo sbarco del proprio carico di vite unane dal governo dello stesso Stato a cui appartiene.
Vediamo se in un paese democratico e stato di diritto gli (eventuali) arresti saranno decisi dalla magistratura ancora indipendente o da un razzista.
(da agenzie)
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