ABBIAMO TOCCATO I FONDI? IL PREFETTO AVEVA CHIESTO LO SCIOGLIMENTO PER INFILTRAZIONI MAFIOSE, RIELETTI IN DODICI
NONOSTANTE LA RICHIESTA DEL PREFETTO, IL GOVERNO AVEVA PERMESSO L’AUTOSCIOGLIMENTO DEL CONSIGLIO COMUNALE, EVITANDO COSI’ IL COMMISSARIAMENTO…ORA SONO STATI ELETTI SINDACO E 12 CONSIGLIERI DELLA PRECEDENTE MAGGIORANZA, DENUNCIATA PER COLLUSIONI MAFIOSE
Di Fondi, comune laziale del Sud Pontino, avevamo trattato a lungo, anche perchè si tratta della cittadina dove si è verificato il primo e unico caso nella storia della Repubblica dove una richiesta di scioglimento per mafia avanzata dal prefetto, nonostante il parere favorevole del ministero degli Interni, sia stata respinto dal governo in carica.
Da quando, nel maggio 1991, è entrata in vigore la legge sulle infiltrazioni mafiose negli enti locali, tutti i 192 decreti di scioglimento sono stati accolti dai rispettivi consigli dei ministri.
Fondi segna uno spartiacque nella strategia di contrasto delle infiltrazioni mafiose: diversamente da quanto avvenuto negli ultimi venti anni e da quanto prevede la normativa, il governo Berlusconi non ha sciolto per mafia il consiglio, permettendo che si autosciogliesse da solo.
Il vantaggio per il Comune è stato così di evitare un lungo commissariamento, fino a tre anni, e la possibilità per la maggioranza uscente di potersi ripresentare alle elezioni.
Questo nonostante una dettagliata relazione del prefetto di Latina, Bruno Frattasi, che, a proposito dell’assessorato all’urbanistica, scriveva: “il settore dell’urbanistica ha oggettivamente agevolato gli interessi economici di un pregiudicato, affiliato al clan Bellocco di Rosarno. Tale comportamento gravemente omissivo appare ripetuto anche nella vicenda della costruzione di trenta appartamenti finiti nelle mani del clan camorristico dei Mallardo, posti sotto sequestro dalla magistratura cinque giorni prima delle elezioni”.
E indovinate chi viene candidato sindaco dalla maggioranza di centrodestra uscente?
Proprio l’assesore all’Urbanistica della precedente giunta, Salvatore De Meo, indirettamente censurato dal prefetto.
Il ministro degli Interni, che ogni sera in Tv parla di lotta alla criminalità mafiosa, in questo caso è stato ben zitto, il consiglio dei ministri ha avallato e alla fine ben dodici consiglieri della maggioranza precedente sono stati rieletti con il 55,6% dei voti.
Tutto è rimasto come prima in pratica: quei funzionari della precedente giunta che erano indicati come collusi con i clan sono rimasti in servizio e il chiacchierato sen. Fazzone che si era opposto alo scioglimento è stato il più votato alle ragionali laziali, con 28.817 preferenze, un terzo delle quali a Fondi.
Il senatore era stato citato nella relazione del prefetto, in quanto socio con l’ex sindaco e un pregiudicato di una società beneficiata da una delibera della giunta.
Alla fine l’unico che è stato abbandonato a se stesso è il prefetto di Latina, così impara a fare relazioni inutili con gli organi di polizia e della magistratura.
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