“ABOLIRE IL PARLAMENTO NON È CONSENTITO A NESSUN GOVERNO”: OSCAR GIANNINO SI SCAGLIA CONTRO GIORGIA MELONI PER L’INEMENDABILITÀ DELLA LEGGE DI BILANCIO
“SE VUOL METTERE MORDACCHIA ALLA SUA MAGGIORANZA FACCIA PURE, MA DIRE IN FACCIA AGLI ELETTI DISSIDENTI CHE NON CONTANO NULLA E SI TIRA DRITTI COME NON ESISTESSERO QUESTO NO, NON È CONSENTITO DALLA COSTITUZIONE”
Ed eccola invece, la svolta geniale. L’i-ne-men-da-bi-li-tà della legge di Bilancio da parte del Parlamento. Esibita come prova patente della serietà e responsabilità del governo, perché i tempi sono duri e le variabili estere e di mercato sempre in agguato, siamo iperindebitati e allora, di ogni singolo euro dei millecento miliardi di spesa pubblica e dei quasi mille miliardi di entrate, fidatevi tutti che il governo in carica, lui e solo lui sa qual è l’ottimale utilizzo cui volgerli.
Sin qui si era capito che Meloni e Giorgetti non si fidassero dello spendaccionismo patologico di cui Salvini è alfiere, e che alligna per bandierine anche nelle pieghe del resto della maggioranza. Ma l’altro ieri no, si è capito che l’anelito è più ampio. E’ stato Giorgetti a dirlo: beh, si intende che se non c’è spazio per alcun emendamento dei partiti della maggioranza, a maggior ragione non ve ne sarà per nessuno delle opposizioni.
Il che significa due cose. Non solo che per la prima volta nella storia della Repubblica un governo non presenta una legge di Bilancio in cui una parte sia pur minoritaria dei saldi è lasciata libera per misure votate a maggioranza dal Parlamento.. In più, quand’anche gli emendamenti parlamentari fossero a parità di saldi, il governo dirà no a qualunque loro ipotesi di accoglimento, a prescindere come diceva Totò.
Intendiamoci: sulla strada della manomissione delle prerogative del Parlamento ci si è messi da lungo tempo. Ogni governo, e questo li batte tutti, si è sempre più appropriato della funzione legislativa attraverso l’abuso a raffica di decreti legge. Ma oggi siamo alla chiusura del cerchio: sulla legge di Bilancio si vorrebbe che il Parlamento non esistesse letteralmente più. Abolito.
Del resto, è quanto già avvenuto in questi anni in Ungheria con Orbán, e nella Polonia fin qui governata dal PiS, e grazie al cielo i cittadini polacchi alle urne hanno mostrato che non ne potevano più. Diciamolo chiaro: la storia repubblicana ha vissuto per decenni di un consociativismo parlamentare che ha fatto esplodere spesa pubblica e deficit. Non si può esser nostalgici di quella robaccia.
Ma confidiamo che il Quirinale vorrà riservatamente spiegare ora al governo che abolire il Parlamento non è consentito a nessun governo, e che se vuol mettere mordacchia alla sua maggioranza faccia pure, ma dire in faccia agli eletti dissidenti che non contano nulla e si tira dritti come non esistessero questo no, non è consentito dalla Costituzione e non si può fare.
(da il Foglio)
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