ABRUZZO: EMERGENZA FREDDO PER I SEIMILA ANCORA NELLE TENDOPOLI
IL GOVERNO AVEVA PROMESSO DI CHIUDERE LE TENDOPOLI ENTRO FINE SETTEMBRE, MA VI SONO ANCORA 2.000 TENDE IN 20 AREE DIVERSE… I BAMBINI A SCUOLA CON IL CAPPOTTO A CAUSA DEI 5 GRADI DI TEMPERATURA… MA IN TV I SERVIZI LI FANNO SOLO PER IL TAGLIO DEI NASTRI
Sulle zone terremotate è arrivato il vento gelido dei Balcani, riportando alla luce il dramma delle incongruenze, dei ritardi e delle promesse non mantenute da parte del Governo.
Le tendopoli dovevano essere chiuse entro fine settembre, ma a tutt’oggi le cose non stanno così, con l’aggravante delle temperature che sono precipitate e del maltempo che sta flagellando la regione.
La Protezione civile lancia l’allarme per le condizioni degli sfollati che, per chi guarda i Tg taroccati, dovrebbero essere tutti ormai sistemati in comode case superaccessoriate, mentre la realtà è ben diversa: sono ancora seimila gli sfollati che vivono nelle 2.000 tende distribuite in 20 aree di accoglienza.
A parte le migliaia che hanno trovato ospitalità negli alberghi della costa.
Il governo parla di “rivoluzione berlusconiana” e di “rispetto degli impegni presi”, ma i ritardi si stanno accumulando e se con le temperature miti di settembre la vita nelle tende era ancora sostenibile, con il maltempo siamo al limite della sopravvivenza.
Nelle tendopoli fa freddo e le montagnesi sono innevate. E cresce il malcontento, anche perchè le casette prefabbricate sono già slittate per l’ennesima volta da fine dicembre a fine gennaio.
Con l’inizio delle condizioni metereologiche avverse, nessuno è in grado di prevedere quante giornate lavorative si potranno avere quest’inverno.
Le scuole sono ricominciate, ma sembrano celle frigorifere: c’e’ stata ieri una protesta dei genitori dei bambini della scuola elementare di Pianola ( 80 studenti) che fanno lezione con il cappotto e una temperatura interna di 5 gradi.
I moduli abitativi promessi non sono ancora pronti e si vive al freddo.
La stessa Protezione civile ammette che sarebbe difficile gestire un esodo di massa all’improvviso, ma sta nascendo anche un’emergenza sanitaria.
Le stufe elettriche sono insufficienti, occorrerebbe maggiore assistenza, ma la maggior parte dei presidi medici allestiti nelle tendopoli sono stati chiusi in anticipo, dato che al Governo interessava far vedere che “le tendopoli si stanno chiudendo”.
Peccato che la realtà sia un’altra, come avevamo più volte rimarcato da queste colonne. E non ci venga a dire che ogni settimana verranno consegnati 300 appartamenti, visto che la scorsa settimana ne erano pronti solo 240.
Figuratevi quando si allenterà l’interesse dei media…
E anche quando le case saranno pronte, tra qualche mese, serviranno solo alla metà degli sfollati, gli altri resteranno in albergo.
Per non parlare della ricostruzione che non è neanche iniziata, ammesso che vi siano i soldi per farla ( l’impegno è dilazionato in 20 anni, e ciò già la dice lunga).
Nel frattempo chi ha voluto togliere i detriti da casa sua ha dovuto pagarsi il lavoro tramite privati. Nessuno pretendeva che si facessero miracoli, ma neppure che si raccontassero palle.
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