ADESSO CALENDA DEVE TROVARE E VIDIMARE 56.250 FIRME ENTRO IL 22 AGOSTO PER PRESENTARSI
COSA DICE LA LEGGE… SE FA LISTA COMUNE CON RENZI NON SARA’ NECESSARIO
La decisione di non correre con il PD ha fatto partire il conto alla rovescia per la presentazione del simbolo e delle liste elettorali. A meno che non intervenga Renzi
Lo strappo è stato servito dopo settimane di tira e molla. Azione dovrà ripartire da zero, come fosse una nuova realtà politica.
Lo prevede la legge, conseguenza della fine di quell’alleanza
E ora è corsa contro il tempo: entro il 22 agosto dovrà concludersi la raccolta firme di Carlo Calenda (ne servono 56.250) per poter vedere il proprio simbolo e le proprie liste (per Senato e Camera) sulla scheda elettorale in vista del voto delle Politiche del 25 settembre.
Ma l’ex Ministro dello Sviluppo Economico potrebbe avere nella sua manica una carta per superare tutto questo: Matteo Renzi.
Ripartiamo da zero.
Domenica pomeriggio, ospite di Lucia Annunziata, Carlo Calenda ha annunciato la rottura del patto con Enrico Letta e con il PD.
Sta di fatto che questa scissione rende difficile il percorso elettorale di Azione. Perché, come previsto dal testo unico per l’elezione della Camera, serviranno oltre 56mila firme da consegnare (previa validazione) entro il 22 agosto.
Pochissimi giorni. La norma attiva, infatti, prevede dei passaggi fondamentali che i partiti raccolgano 36.750 firme per la Camera e 19.500 per il Senato, 750 per ogni collegio elettorale.
Ovviamente, ci sono formazioni politiche che possono bypassare tutto ciò.
Sono, infatti, esenti quei partiti che:
“Sono costituiti in gruppo parlamentare in almeno una delle due Camere entro il 31 dicembre 2021” o che “che abbiano presentato candidature con proprio contrassegno alle ultime elezioni della Camera dei deputati o alle ultime elezioni dei membri del Parlamento europeo e abbiano ottenuto almeno un seggio assegnato in ragione proporzionale” o che “abbiano concorso alla determinazione della cifra elettorale nazionale di coalizione avendo conseguito, sul piano nazionale, un numero di voti validi superiore all’1 per cento del totale”.
Paletti che mettono nei pasticci Azione per molti motivi.
Il primo riguarda lo stesso gruppo parlamentare che è legato a +Europa che sembra essere intenzionata a far parte del patto con il Partito Democratico.
Il secondo riguarda l’elezione di Carlo Calenda al Parlamento Europeo (nel 2019), avvenuta sotto il simbolo del Partito Democratico e prima della creazione di Azione.
Insomma, il partito dell’ex Ministro dello Sviluppo Economico andrebbe ricostruito (elettoralmente) da zero.
E si dovrebbe passare da una veloce (quasi impossibile) raccolta firme Calenda: 56.750 in due settimane.
Firme che dovranno essere validate da sindaci, amministratori locali presenza di sindaci, amministratori locali o funzionari dei singoli Comuni.
Il rischio è che, dunque, Azione potrebbe non raggiungere quella soglia per candidarsi in tutti i collegi (rischiando così di non superare la soglia di sbarramento). Ed è qui che potrebbe arrivare l’aiuto di Matteo Renzi che, non a caso, già ieri ha iniziato il suo ammiccamento nei confronti di Calenda: qualora si trovasse l’accordo con Italia Viva, i rappresentanti di Azione potrebbero essere iscritti nelle liste elettorali di IV e non sarebbe necessario procedere con alcuna raccolta firme.
(da agenzie)
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