ADESSO FRANCESCHINI STA CON RENZI (MA ANCHE CON LETTA)
IL MINISTRO PIÙ VICINO AL PREMIER, FOLGORATO DA MATTEO, PER ORA PUà’ RIMANERE CON I PIEDI IN DUE SCARPE POI, SE SI ANDRà€ ALLE ELEZIONI, CI SARANNO ALTRE PRIMARIE
“Se come ha detto anche in questi giorni, Matteo lavorerà per innovare ma anche per unire e costruire e non per dividere, io sono pronto a votare per lui”.
Il “vice-disastro” (così lo definì Matteo Renzi, in un’intervista memorabile a La Stampa, in quanto vice di Veltroni reduce dal disastro elettorale del 2008), Dario Franceschini sale sullo stesso palco dal quale l’ex rottamatore ha dichiarato la sua “disponibilità ” a guidare il Pd e fa il suo endorsement a favore del nemico del passato. Un endorsement, a nome di tutta la sua corrente, annunciato, anticipato già dal pomeriggio.
Con un tam tam inquieto. Renzi, nelle vesti di trionfatore della Festa democratica, non si può osteggiare.
Le telefonate di riflessione e di confronto tra i rappresentanti di Area Dem erano partite già domenica sera, con tanto di pressing di Piero Fassino.
E dunque, il dado è tratto di lunedì. Un dato non piccolo per le dinamiche interne dei Democratici.
La cabina di regia di via del Nazareno fino all’altroieri era stata appannaggio del ministro per i Rapporti con il Parlamento, insieme al premier, Enrico Letta e all’ex segretario, Pier Luigi Bersani.
Loro avevano gestito le primarie (insieme, contro il Sindaco di Firenze).
Loro avevano preso le decisioni nella fase post elettorale.
Loro si erano messi d’accordo su Epifani (sempre più reggente a questo punto).
Ora i giochi cambiano. Ma Franceschini ci tiene a dire che questa scelta non confliggerà con il governo e con il ruolo di Letta “perchè i talenti vanno usati tutti ed è impossibile non riconoscere l’autorevolezza e la competenza con cui Letta sta facendo il premier”.
Il presidente del Consiglio e il suo ministro si sentono tutti i giorni.
E dunque, Franceschini ha avvisato Letta dell’annuncio che stava per fare. Il premier ribadisce che vuole rimanere neutrale e che l’importante per lui è un Pd unito.
E d’altra parte, Matteo s’è impegnato in questa direzione, fanno notare persone a lui vicine.
E dunque, con tutti i rischi del caso (vedi il caso Veltroni segretario e caduta del governo Prodi), per ora va bene così.
Poi, in caso di elezioni, ci saranno altre primarie. E si vedrà .
A chi non va bene per niente è Pier Luigi Bersani, sempre più isolato. Che infatti a Franceschini dice: “Prima di sostenere qualcuno vorrei sapere le sue idee”.
Bersani un candidato non ce l’ha. Cuperlo l’ha tirato fuori D’Alema, e i due ormai non si parlano più.
E ogni altra ipotesi (da Epifani al capogruppo Speranza) passava per l’accordo con Letta e Franceschini.
“Certo, Cuperlo mi rappresenta di più”, commenta adesso uno dei suoi, Alfredo d’Attorre. Cuperlo intanto ribadisce che non si tira indietro.
Chissà se lo farà invece il Lìder Maximo, chiarito che il giovane Matteo non ascolta il suo consiglio di non correre per la guida del Pd ma di “accontentarsi” di fare il premier.
Chi ha cambiato idea in mezza giornata è stato Beppe Fioroni.
In mattinata ad Agorà fa un endorsement per Letta. E nel pomeriggio si corregge: “Con un candidato all’80 per cento non ce ne sono altri”. Ricomposizione dell’area cattolica popolare. E non solo. Del fronte dei vecchi “rottamandi”. Uno era proprio Fioroni. L’altro era Veltroni, che su Renzi sta da tempo, nonostante lui fosse il “disastro” in persona.
“Dunque Matteo Renzi vuole ‘rivoluzionare’ il Pd insieme a Franceschini, Fioroni, Veltroni, Bettini, Fassino. Sarà un congresso divertente…”.
Sintetizza così su twitter Matteo Orfini. Lui è di quelli che resta su Cuperlo, insieme ai Giovani turchi.
“Overbooking?”, ironizza sempre in un tweet Andrea Orlando. Finirà che l’area degli ex Ds diventerà minoranza.
Wanda Marra
(da “Il Fatto Quotidiano”)
Leave a Reply