AEROPORTO DI ORIO AL SERIO, IRA DA OVERBOOKING AL GATE: “NOI, HOSTESS LASCIATE SOLE A GESTIRE LE EMERGENZE”
“LAVORANO CON LA PAURA DI ESSERE AGGREDITE”… IL SOLITO SISTEMA DI RISPARMIARE SUL PERSONALE
È successo a Bologna, a Olbia, a Pisa. Si potrebbe fare di tutta l’erba (aeroportuale) un fascio di episodi violenti nel quale metterci anche Orio al Serio. Una valigia gettata addosso ad un’addetta del check-in con il passeggero che imprecava, prendendo nel contempo a calci i bagagli, e ancora le urla isteriche di una signora, invitata a spostarsi di qualche metro, mentre attendeva l’arrivo del marito (e accompagnata in escandescenze dalla polizia), sono gli ultimi due episodi registrati nello scalo bergamasco, bollati come la classica goccia che fa traboccare il vaso. Un vaso dove gli episodi sarebbero ricorrenti e la pazienza degli addetti è al limite, dovendo vedersela quotidianamente con l’insofferenza di viaggiatori pronti a scattare come molle davanti a qualche inghippo o disagio. Sarà questa, con ogni probabilità, l’estate dei record per l’aeroporto, in cui lo score dei passeggeri, proiettato verso i 2 milioni solo su agosto (lo scorso anno furono 1 milione e 600 mila, media di 60-70 mila transiti giornalieri) si spalma su situazioni logistiche fatte di «ritardi continui, cancellazioni e overbooking praticamente su ogni volo, che stanno peggiorando una situazione già compromessa».
È quanto sostengono le lavoratrici dello scalo, un organico di circa 300 addette, che si trovano a tu per tu con situazioni e passeggeri, definiamoli, iracondi. «Sono inc…ti come bisce. Siamo sole al gate a gestire overbooking di anche oltre 15 passeggeri — è una testimonianza raccolta —. Veniamo mandate, sempre da sole, a sbarcare voli di quasi 200 persone arrabbiate, senza mai alcun aiuto dei responsabili».
Insomma, sarebbero mandate a combattere a mani nude sul fronte di passeggeri spesso inviperiti per una serie di motivi, di cui ovviamente loro stesse non hanno la colpa. Anzi, l’unica «colpa» che avrebbero è quella di trovarsi lì, cercando di fare al meglio il loro lavoro. «Abbiamo appreso dai nostri associati che mercoledì scorso si è verificata l’ennesima aggressione ai danni di una lavoratrice dello scalo bergamasco. Riteniamo che non sia più accettabile svolgere la propria attività lavorativa con il timore di essere aggrediti o molestati da alcuni passeggeri — denunciano Pasquale Salvatore e Nicola Priore, della Fit Cisl —. È da diverso tempo che chiediamo la convocazione di un tavolo con Sacbo, Enav, Questura e tutti gli attori per chiedere una discussione sul livello di sicurezza dei lavoratori del Caravaggio che, lo ricordiamo, è uno dei maggiori aeroporti nazionali per traffico di mezzi e persone. I casi delle ultime settimane sono stati la classica goccia, ma le aggressioni sono all’ordine del giorno». Una situazione che si sarebbe incancrenita: «Nulla cambia da anni e non cambierà mai. Non interessa. Si chiede da millenni una guardia fissa al check in e al gate, ma costa, ci dicono», ribadiscono le lavoratrici scoraggiate.
Il sindacato ha mandato una richiesta ufficiale di incontro a Sacbo per attivare un tavolo finalizzato a trovare soluzioni che disincentivino questi comportamenti. «Un’ulteriore richiesta è quella di mettere a disposizione delle persone offese da questi atteggiamenti incivili un supporto sia psicologico che di tutela legale — chiedono Salvatore e Priore —. Diamo la nostra massima disponibilità affinché questo tavolo venga organizzato il prima possibile». La risposta di Sacbo è lapidaria: «Le parti coinvolte si parleranno».
(da Il Corriere della Sera)
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