AGENZIA SPAZIALE, LA NUOVA SEDE NON HA NEANCHE I PANNELLI SOLARI OBBLIGATORI PER LEGGE
BOLLETTE DELLA LUCE DA 80.000 EURO… DA 12 MILIONI INIZIALI PREVISTI, ALLA FINE E’ COSTATA 84 MILIONI
Se l’astronauta italiano Luca Parmitano, di ritorno dalla sua lunga missione spaziale, volesse fare una visitina al complesso dell’Asi a Tor Vergata, gli suggeriamo di presentarsi senza qualche suo collega russo o americano.
Eviterebbe di sicuro una domanda imbarazzante per i vertici dell’ente. La seguente: perchè con tutto quello spazio a disposizione nella sede nuova di zecca di un ente che dovrebbe rappresentare la nostra avanguardia tecnologica, non c’è nemmeno un pannello solare
Ma ancora più imbarazzante, ne siamo sicuri, sarebbe la risposta: perchè costano troppo. Spaventa il prezzo dei pannelli.
Mentre non spaventava la lievitazione, quella sì davvero spaventosa, dei costi per la realizzazione della sede dell’Agenzia spaziale italiana, passati dal 12 milioni di euro inizialmente previsti alla fine del 2000 agli 84,4 milioni certificati da una pepatissima relazione dell’Autorità per gli appalti pubblici.
Da non crederci.
Eppure è proprio con tale motivazione, secondo Walter Pelagrilli della Uil, che si sarebbe arenato qualche anno fa un progetto per la realizzazione di un impianto fotovoltaico.
Con il risultato, insiste il sindacalista, che non soltanto in questo modo l’Asi rinuncia agli incentivi (pagati dagli utenti e non dallo Stato) garantiti dal solare, ma si vede recapitare bollette da 80 mila euro a bimestre.
E questo, sottolinea ancora, nonostante esistano una legge e una delibera del Comune di Roma che impongono agli edifici nuovi l’obbligo di dotarsi di impianti per l’energia rinnovabile.
La vicenda della nuova sede dell’Asi a Tor Vergata con la singolare moltiplicazione per sette della spesa, sulla quale indaga la procura della Corte dei conti, andrebbe raccontata nelle scuole per amministratori pubblici: come esempio di quello che non si deve fare se si vogliono evitare gli sprechi.
Sempre che sia soltanto una semplice faccenda di sprechi.
L’Authority, com’è noto, ha segnalato una serie di «illegittimità e irregolarità » nella gestione dell’opera. A cominciare dalla curiosa procedura con cui l’appalto venne secretato per le «ragioni di sicurezza» rivendicate dall’ex presidente Sergio Vetrella, successivamente senatore del Pdl. Di conseguenza la cosa venne affidata al provveditorato del Lazio di Angelo Balducci, che scelse la ditta a trattativa privata.
E la scelta cadde su una delle imprese che sarebbero finite nelle inchieste sulla «cricca».
Risultato? Una spesa di 84 milioni 434.755 euro e 65 centesimi: senza pannelli solari, ovvio.
Più le consulenze e più l’indennizzo all’architetto Massimiliano Fuksas autore del primo progetto che venne gettato alle ortiche con la scusa che era necessaria, giuravano, una superficie molto più grande di quella preventivata perchè sarebbe stata assunta un sacco di gente. E così fu. Soltanto che le assunzioni erano una pura fantasia e due edifici del nuovo complesso sono rimasti completamente vuoti.
Qualcuno allora ha pensato di trasferire in quei locali deserti le aziende controllate dall’ente.
Ma il provveditorato ha detto di no.
Il motivo? Dovrebbero pagare un canone doppio di quello che pagano oggi. Poco importa che sia una partita di giro, visto che incasserebbe l’ente pubblico loro proprietario: con un risparmio non indifferente per l’Erario. Dunque i due stabili continuano a restare vuoti.
Del resto, anzichè le 500 persone immaginate ci sono oggi a Tor Vergata sempre le stesse 238 che erano nelle vecchie, più piccole e meno costose sedi dei Parioli.
Fra affitto e a tutto il resto prima si spendevano un paio di milioni: adesso per la gestione degli uffici di proprietà ne servono almeno tre.
Per non parlare dei soldi buttati via perchè il trasloco si è fatto 14 mesi dopo il completamento dei lavori: due milioni e mezzo, forse tre.
La stima è del solito Pelagrilli, che non cessa di inondare di richieste di chiarimenti il presidente Enrico Saggese.
Su tutto: dai pannelli solari, al personale distaccato, alle consulenze. Come quella per cui la Corte dei conti ha condannato in primo grado il 10 ottobre scorso il medesimo Saggese a rimborsare l’ente che presiede con 5 mila euro.
Ovvero circa un terzo del valore della consulenza da 15.600 euro assegnato nel 2009 alla dottoressa Daniela Di Battista. Oggetto, «il servizio di supporto psicologico al personale»…
Sergio Rizzo
(da “il Corriere della Sera”)
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