ALLARME AL VIMINALE: MA NON E’ ALLARME BOMBA, SOLO BOLLETTE NON PAGATE
I DEBITI DA PAGARE HANNO RAGGIUNTO UN MILIARDO DI EURO: sSI TRATTA DI AFFITTI E BOLLETTE ARRETRATE… VERSO LA CANCELLAZIONE DI MOLTE SEDI LOCALI
Il Viminale è squassato da settimane in vista dei tagli annunciati. Si è sparsa la voce nei giorni scorsi che esisterebbe una lista di 17 province (con relative questure e comandi dei vigili del fuoco) da chiudere, o meglio accorpare alla provincia limitrofa.
Ovviamente si parla delle realtà più piccole, sotto i 200 mila abitanti, e più recenti.
Uno dei criteri è di evitare scossoni a realtà dove il capoluogo di provincia è antecedente al 1994. «è la Schindler’s list dei diciassette», la definisce un sindacalista.
Ma c’è di peggio. Il ministero dell’Interno avrebbe un debito occulto di 1 miliardo di euro in bollette telefoniche e affitti non pagati per effetto dei tagli lineari di Tremonti degli ultimi due anni.
Piccoli dettagli sui quali Maroni non aveva mai avuto nulla da denunciare.
Quindi pare che la ministra Annamaria Cancellieri abbia chiesto una deroga per il Viminale.
Deroga che Monti, pur comprendendo che si approssima una stagione calda sul fronte dell’ordine pubblico e della sicurezza, addirittura con rischi di ripresa del terrorismo, non ha potuto concedere.
Tagli hanno da essere e tagli saranno.
Nei corridoi ministeriali si parla quindi della chiusura, oltre di un certo numero di prefetture e questure, anche di altre decine di uffici minori.
Sono in bilico i micro-presidi della polizia postale o della polizia stradale, ad esempio, che verrebbero accorpati anche questi all’ufficio di polizia più vicino.
Così facendo, considerando che spesso sono ospiti in immobili presi in affitto, si risparmierebbe sui canoni.
E più di qualcuno ammette che ne guadagnerebbe anche l’efficienza perchè quando un presidio scende sotto una certa soglia in pratica sopravvive a sè stesso.
«Quella che è annunciata dal governo come razionalizzazione della spesa, assomiglia sempre più alla politica dei tagli lineari», dice polemico Enzo Marco Letizia, segretario nazionale dell’Anfp, l’associazione nazionale dei funzionari di polizia. «è un modo di agire che contestiamo fortemente, perchè la sicurezza non è una materia che può essere lasciata a conti di ragioneria: i crimini possono verificarsi anche in zone con scarsa densità di popolazione. Qualche forma di razionalizzazione ci può anche trovare d’accordo. Ma non mi si dica che quella del questore, anche nelle sedi più piccole, è una poltrona da tagliare. Quegli incarichi non sono affatto comodi».
«Al momento – gli fa eco Giorgio Innocenzi segretario generale della Consap, Confederazione Sindacale Autonoma di Polizia – non sappiamo ancora il contenuto del testo. Filtrano solo voci e indiscrezioni. Si parla della soppressione delle prefetture al di sotto dei 200mila abitanti, oltre a una generale riduzione dei servizio».
Si vocifera di un durissimo braccio di ferro che attraversa il ministero.
«Se possibile, sono ancora più preoccupato di prima – dice anche Claudio Giardullo, segretario del SilpCgil – perchè capisco che non c’è un comune punto di vista al ministero. E poi: la ministra gira i territori, ultima la visita a Perugia dove c’è una devastante guerra tra maghrebini e albanesi, dà rassicurazioni che non si abbassa la guardia, e poi va a tagliare proprio sui presidi di polizia? C’è poco da girarci attorno: se chiudi un distaccamento di polizia stradale, l’effetto su strada ci sarà eccome».
Oggi, comunque, al posto della prevista riunione con la ministra, i sindacati di polizia, dei vigili del fuoco e del personale prefettizio si vedranno lo stesso. Metteranno giù un comunicato che s’annuncia di fuoco.
Agitazioni sono in vista.
(da “La Stampa“)
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