ALLUVIONE. LA RICOSTRUZIONE E’ AL PALO, IL VICE-FIGLIUOLO LASCIA
DIMISSIONI DEL DIRETTORE OPERATIVO… DEI 1,2 MILIARDI ANNUNCIATI NON SE NE SA NULLA
Ieri è stato il presidente della Toscana, Eugenio Giani a lanciare l’ultimo allarme, dall’edizione fiorentina di Repubblica. Il 23 novembre scorso la premier Giorgia Meloni aveva annunciato un ulteriore stanziamento di 1,2 miliardi di fondi attinti dal Pnrr a favore delle aree alluvionate della Romagna, delle Marche e della Toscana, dal 2 al 17 maggio, e poi dal 2 al 5 novembre. Ma da allora, nulla.
Non si sa se quei fondi siano aggiuntivi o sostitutivi di quanto già messo in campo. Né, dunque, se dovranno essere soggetti alla rendicontazione, complessa, prevista per tutti gli interventi finanziati con le risorse del Pnrr, con tempi molto più lunghi. “La parola alluvione sembra essere stata cancellata dal lessico del governo, il tema è stato derubricato”, dice il sindaco di Ravenna Michele De Pascale. A sua volta il presidente della Regione Toscana Eugenio Giani ieri denunciava che da Roma fino ad ora sono arrivati solo 30 milioni di euro a fronte di 2 miliardi di danni. “Stiamo sopperendo all’assenza del governo – ha detto Giani – Abbiamo già stanziato 75 milioni per imprese e famiglie, altri 110 milioni per interventi di somma urgenza”. Tutto procede drammaticamente al ralenti. L’emiliano Galeazzo Bignami (FdI, vice ministro delle infrastrutture e dei trasporti) ci ha messo la faccia garantendo che agli alluvionati della Romagna (qui i danni ammontano a 8,5 miliardi, coperti con nemmeno 4 dal governo) sarebbe arrivato anche il risarcimento dei beni mobili – auto, cucine, elettrodomestici, mobili e arredi – e non solo quello per gli immobili. Poi è stato il turno della sua collega di partito, la cesenate Alice Buonguerrieri, che ha impegnato il governo, con un ordine del giorno, ad assicurare indennizzi per tutti quei beni per i quali il commissario alla ricostruzione, il generale Francesco Figliuolo, ha dato il via libera alle perizie ma senza paracadute. Ma nulla, a tale proposito, è stato previsto nella legge di Bilancio. E gli indennizzi restano confermati solo per gli immobili e i macchinari delle imprese, in quanto beni strumentali.
Questa attesa Figliuolo la consuma senza il suo direttore operativo, colui al quale tutti si rivolgevano, quello che scriveva le ordinanze. Il generale Domenico Ciotti si è infatti dimesso in dicembre, all’improvviso. “Siamo rimasti tutti spiazzati”, dice Davide Baruffi, sottosegretario alla presidenza della Regione Emilia-Romagna, dando voce al timore che la dipartita di Ciotti possa rallentare la già lenta e difficile ricostruzione. Al suo posto, almeno per ora, c’è un altro generale, Gabriele Cosimo Garau, capo di gabinetto di Figliuolo. Quanto agli alluvionati, quelli romagnoli continuano ad aspettare, quasi ai nastri di partenza per quanto riguarda i risarcimenti. Fino ad ora hanno ricevuto solo i 5 mila euro del Cis, il contributo di immediato sostegno messo a disposizione dalla Protezione civile. Non hanno ancora visto nulla degli anticipi – 20 mila euro per i privati, 40 mila per le imprese – degli indennizzi, fino ad un massimo complessivo di 700 milioni di euro in totale, che saranno assicurati attraverso il credito di imposta spalmato su 25 anni. Non hanno visto nulla, però, nemmeno dei 48 milioni di euro per le auto danneggiate frutto di donazioni private: somma a disposizione della Regione e fruibile, secondo i comitati riuniti delle popolazioni alluvionate, già dal luglio scorso ma ferma a causa delle lunghe verifiche al Pra, il registro, sulle intestazioni delle automobili. “Ci stanno facendo morire di burocrazia”, protesta Danilo Montevecchi, del comitato di Faenza. Fino ad ora sono poco più di 1.900 le domande di risarcimento inoltrate attraverso la piattaforma Sfinge, la stessa – messa a punto dalla Regione – dopo il terremoto che ha colpito l’Emilia nel 2012. Poche, pochissime. “I tecnici degli ordini professionali non si assumono la responsabilità di fare le perizie perché le procedure disposte da Figliuolo non sono chiare – prosegue Montevecchi – e fanno domande alla struttura commissariale, che risponde attraverso le faq. Ma è complessa e macchinosa anche la piattaforma, che però la Regione difende perché è una sua creazione. E noi siamo nel mezzo di un rimpallo di responsabilità”.
(da agenzie)
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