ALTA TENSIONE NEL CENTRODESTRA, L’IRA DI BERLUSCONI SUL POSSIBILE ACCORDO LEGA-M5S: “COSI’ SALTA TUTTO”
NEL MIRINO LA SCENEGGIATA ANTI-EUROPEISTA DI SALVINI A BRUXELLES E LE TRATTATIVE SOTTO BANCO CON I GRILLINI… CHE ABBIA CAPITO CHE A SALVINI INTERESSA SOLO IL PARTITO E NON IL CENTRODESTRA?
Le parole di Salvini a Strasburgo hanno l’effetto di una miccia. Che fa divampare l’incendio della rabbia a palazzo Grazioli, a poche ore dal vertice con i tre leader del centrodestra.
Una rabbia a stento controllata nei giorni scorsi verso l’alleato che pare “fregarsene” di ogni minimo vincolo di coalizione. E tratta con i Cinque stelle sulle presidenze della Camere.
Le antenne azzurre hanno registrato che il lavoro degli sherpa leghisti e pentastellati è in fase molto avanzata. E prevede una camera ai Cinque Stelle, l’altra alla Lega.
Due gli schemi possibili: Giancarlo Giorgetti sullo scranno più alto di Montecitorio e Danilo Toninelli a palazzo Madama. Oppure Riccardo Fraccaro alla Camera e un leghista al Senato.
Ma Salvini preferisce la prima opzione perchè vuole evitare di indicare Roberto Calderoli, unica figura in grado di ricoprire il ruolo al Senato. Sebbene sia una figura storica della Lega e di indubbia competenza, riconosciuta anche dagli uffici tecnici del Senato, non è considerato fedele espressione del nuovo corso della Lega.
È una manovra che la dice lunga sulle reali intenzioni di Salvini.
Di fatto certifica che non vuole provare a fare un governo che “parta dal centrodestra” tentando di allargare ad altre forze.
Un’impressione rafforzata dalla esplosiva conferenza stampa a Bruxelles. Trapelano giudizi di fuoco dall’inner circle di Berlusconi sulla “sceneggiata” che sembra fatta apposta per spaventare i mercati, e non solo: “Ma che diavolo è andato a fare? Campagna elettorale per ribaltare il tavolo?”.
Invece di presentarsi come volto di una coalizione che vuole governare, è andato a scandire il suo “me ne frego” sulla governance europea e sul tema del bilancio post Brexit, annunciando lo sforamento del tre per cento e ventilando anche allarmistici “piani b”: “L’euro era, è e rimane una moneta sbagliata, ma i nostri esperti lavorano a un piano B se da Bruxelles arrivassero solo dei no”.
Cosa significhi nel merito questo piano B non l’ha capito nessuno, ma politicamente il segnale è chiaro: colui che si propone come candidato premier del centrodestra sta continuando la sua campagna elettorale su un programma che non è neanche quel minimo comun denominatore contenuto nei famosi dieci punti.
È chiaro che, su questi presupposti, serve un chiarimento, come si sarebbe detto una volta, franco e schietto.
I due, Berlusconi e Salvini, sono tornati separati in casa in un clima di sospetto e difficile coabitazione. Il primo si è convinto che l’alleato in fondo non voglia governare, ma stare all’opposizione di un governo Pd-Cinque stelle, anzi di un qualunque governo, si chiami del presidente o di scopo, per tornare al voto lanciando
Il secondo registra con crescente diffidenza i segnali lanciati dal Cavaliere a Mattarella e al Pd, in nome di un governo che dia stabilità all’Italia.
Avanti così si annunciano giorni assai complicati. E un duro braccio di ferro dall’esito imprevedibile, tra due partiti che hanno quasi lo stesso numero di eletti: tra Camera e Senato 170 gli azzurri, 182 la Lega.
E sulle presidenze si rischia davvero una rottura: “Se si accorda con i Cinque stelle — dicono nell’inner circle di Berlusconi — salta tutto, e saremo costretti a non votare neanche Giorgetti alla Camera”.
E domani, a pranzo è convocato tutto lo stato maggiore di Forza Italia, a conferma della delicatezza del momento.
(da “Huffingtonpost”)
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