ALTRO CHE TAGLI, LE CONSULENZE PUBBLICHE SONO AUMENTATE, ORA TOCCANO 1,3 MILIARDI DI EURO
NEL 2012 SONO STATI PAGATI QUASI UN MILIARDO E 300 MILIONI DI EURO PER QUELLE FORNITE ALLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE, 50 MILIONI IN PIÙ DEL 2011, PRATICAMENTE UN TERZO DELL’IMU SULLA PRIMA CASA
C’è una retorica nazionale che condanna le inefficienze pubbliche, le resistenze burocratiche, le pratiche pletoriche.
E poi c’è l’universo di consulenti e collaboratori, alcuni essenziali e alcuni inutili, che insieme costano 1,3 miliardi di euro.
Due anni fa, le amministrazioni locali, dai comuni alle province, hanno distribuito 277.085 contratti o contrattini che non danno sicurezza ai precari e che, in simultanea, non danno una lezione a chi sopravvive con gli sprechi.
La somma è aumentata di 50 milioni di euro, per nulla intralciata dagli ansimi di una recessione che non molla, ma quei 277.085 ingaggi — firmati entro il 31 dicembre 2011, e cominciati in gran parte dal 2012 — sono ancora validi, arrivano sino al 2014 o al 2015.
E mentre stiamo scrivendo, nuovi assistenti o esperti — da chi controlla le olive a chi fa animazione in foresta — si moltiplicano e spingono l’asticella più lontano sul calendario.
Dal febbraio 2012, il ministero per la Funzione pubblica carica sul proprio sito le dichiarazioni degli enti — aziende sanitarie, carrozzoni statali, università — e stavolta l’appuntamento tocca al ministro Gianpiero D’Alia.
I tecnici del dicastero credono che la trasparenza sia un sostegno, non la soluzione perchè la grande spartizione, di miliardi in miliardi, spesso lascia spazio a motivazioni vaghe: “esperto tecnico”, “assistente”, “monitoraggio”.
Il Fatto ha visionato in anteprima il librone 2011, che la settimana prossima verrà pubblicato dal ministero e, nonostante gli sforzi governativi, tanti comuni, tante province e tante regioni restano approssimativi nel rendicontare i soldi (pubblici) che utilizzano.
Da mesi i partiti s’accapigliano per l’Imu e questi 1,3 miliardi, versati con cadenza annuale e con un po’ troppa superficialità , potrebbero alleviare la tassazione, anche l’odiosa Iva.
E una lettura attenta di questi 277.085 dati potrebbero svelare un mondo o un paradosso: la macchina pubblica italiana è gestita male, è affollata oppure è solo il cattivo esempio di cui non vogliamo prenderci cura?
Perchè, forse, spendere 10.000 per un corso di yoga gratuito o 15.000 per contare i gatti randagi in un paesino ci fa apparire vicini ai precari e ai furbi.
Carlo Tecce
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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