AMARCORD A ROMA: I LIBRI DI MARINO E ALEMANNO
ESCONO A DISTANZA DI POCHI MESI LE FATICHE LETTERARIE DEI DUE EX SINDACI DI ROMA… TRA ACCUSE E TRADIMENTI, CHE FATICA LIBERARSI DELLA MALEDIZIONE DEL CAMPIDOGLIO
Mentre la campagna elettorale per il Campidoglio entra nel vivo, arriva il momento della verità per due ex sindaci della Capitale: Ignazio Marino e Gianni Alemanno. Verità affidate a due libri, due racconti della propria esperienza sulla poltrona di primo cittadino, in uscita a distanza di meno di un mese l’uno dell’altro.
Repubblica anticipa alcuni passaggi di “Un marziano a Roma”, il testo di Ignazio Marino in uscita il 31 marzo.
Al centro del racconto, un atto di accusa permanente contro il presidente del Consiglio Matteo Renzi, colpevole di avere orchestrato un golpe nei suoi confronti per rimuoverlo dalla carica.
Il quotidiano riporta un passaggio in cui l’ex sindaco racconta della via d’uscita offerta dal Pd – attraverso il vicesindaco Marco Causi – per uscire di scena.
“Tu lasci Roma, vai a Filadelfia e spegni il cellulare. Così per irreperibilità del sindaco il governo dovrà nominare un commissario e sciogliere consiglio e giunta.
Marino parla anche delle Olimpiadi, definendo la decisione di presentare la candidatura “una fuga solitaria” del premier eseguita senza coinvolgere il Comune.
E a Giovanni Malagò e Luca Cordero di Montezemolo – scrive il quotidiano – “imputa di avere incentrato il dossier olimpico sulla costruzione del Villaggio di Tor Vergata per soddisfare il consorzio di imprese che su quell’aerea vantano diritti di costruzione”.
E proprio ai costruttori Marino rivolge accuse dirette.
A Francesco Gaetano Caltagirone imputa di avere “quasi sempre utilizzato i media che possiede per infangarmi”, “dei fratelli Toti o Sergio Scarpellini, ho sempre avuto l’impressione che detestassero il rischio di impresa”.
E in giornata il sindaco ha parlato anche a Radio Capital, prendendo tempo sulla sua possibile candidatura.
“Credo che in questo momento i partiti non hanno più la dignità per esprimere una candidatura in una città come Roma. Spero in un movimento e una mobilitazione civica che offra l’opportunità ad un candidato di governare la città . Io non ho detto che mi ricandido. La mia candidatura sarà tema di dibattito nelle prossime ore”, ha detto. “Non è detto che poi sarò io – ha aggiunto – In Italia abbiamo superato i 60 milioni di abitanti e sono sicuro che tra loro c’è una donna o un uomo che sono all’altezza della guida di Roma”.
Altre verità quelle che emergono dal libro di Gianni Alemanno, Verità Capitale, anticipato dal Tempo e in uscita il prossimo 28 aprile. Un racconto non privo di ammissioni di colpa:
“Ci siamo lanciati verso obiettivi difficili e impervi con una macchina con le ruote sgonfie e il volante rotto. Non potevamo non romperci l’osso del collo, anzi fin troppo è stato realizzato in queste condizioni”.
Alemanno riconosce “la debolezza e l’impreparazione della mia squadra di governo, che deriva dai miei personali errori di valutazione e dalla fragilità del movimento politico che mi ha portato a governare il Campidoglio”
Il sindaco poi sferra diverse accuse a diversi esponenti del Centrosinistra.
L’ex sindaco richiama l’attuale presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti, allora numero uno della provincia di Roma, soprannominato “er saponetta”, dice per la sua abilità nello schivare problemi e difficoltà .
Fu lui, sostiene Alemanno, a “salvare Luca Odevaine” (uno dei protagonisti dell’inchiesta della Procura di Roma ndr). già vicino all’ex primo cittadino Veltroni, nominandolo capo della Polizia provinciale.
“Con questo non voglio dire che Walter Veltroni e Nicola Zingaretti fossero consapevoli dei traffici di Odevaine, ma non posso non rilevare la profonda differenza di trattamento tra me e loro”
(da “Huffingtonpost”)
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