MARINO: SE AVESSI SEGUITO IL PD, ORA SAREI IN CELLA”
L’EX SINDACO: “IO CONTRO LE LOBBY, RENZI CI SI SIEDE A TAVOLA”
E’ il giorno di Ignazio Marino. Che ne ha per tutti durante la presentazione del suo libro “Un marziano a Roma” presso la sede della Stampa estera.
Ha attaccato il Partito democratico: “Se avessi seguito tutti i consigli del Pd forse mi avrebbero messo in cella di isolamento”.
Ma soprattutto il premier Renzi: “Roma bisognava sganciarla dalle lobby, mentre Renzi preferisce sedersi a tavola con le lobby”.
Non è una resa dei conti: “Raccogliere dati, studiarli e archiviarli fa parte dei compiti di un professionista. Il libro è un’analisi per capire il perchè abbiamo tante difficoltà nei trasporti, perchè si è permesso che si costruisse in luoghi senza strade e asili, del come si sia arrivati a un tale debito nel 2008. E perchè tutto questo deve essere fermato – ha detto Marino – Non è una resa dei conti. È un libro che ho iniziato a scrivere a metà mandato in cui spiegavo come mi ero concentrato inizialmente sul risanamento dei conti e nella seconda parte del mandato avremmo di nuovo investito. Purtroppo il governo Renzi, nel momento in cui avevo terminato l’opera di risanamento economico, ha ordinato ai consiglieri del Pd di dimettersi. Il capo del governo ha preferito riallacciare il rapporto con le lobby”.
Le lobby
“Dovevamo sganciare Roma dalle lobby, ma Renzi preferisce sedersi ai tavoli con le lobby. Avevo grandi aspettative nei suoi confronti nel momento in cui lui aveva un ruolo politico nazionale. Pronunciava parole in cui mi riconoscevo, come quelle sulle liberalizzazioni delle aziende che al Comune non servivano o sulle scelte delle persone da fare sulla base dei curricula. Da quella affermazioni siamo passati alle scelte dei direttori Rai e delle reti. Se l’avesse fatto Berlusconi molti giornali si sarebbero ribellati”.
Il “marziano di Roma”
Marino ha dato la sua versione anche sulle gelide parole del Papa dopo le polemiche del viaggio a Filadelfia. “Sia chiaro, Marino non l’ho invitato io”, aveva sillabato ai giornalisti Bergoglio in aereo di rientro dagli Usa, ma anche qui l’ex sindaco ha offerto una sua lettura: “Ho avuto una piacevole conversazione con Papa Francesco durante la quale ho ripercorso in termini severi la mia visione dei fatti. Non va attribuito a lui ciò che va attribuito a Renzi e al Pd anche se alcuni hanno voluto interpretare le sue parole come un via libera contro Marino per potersi liberare di questa figura scomoda. L’incontro si è tenuto a febbraio. Abbiamo stabilito che avrei raccontato gli incontri avuti con lui e che lui avrebbe letto il testo prima della pubblicazione”.
Si ricandida o no?
Non risponde sul suo futuro e sulla sua eventuale ricandidatura alle prossime elezioni di Roma, in programma a giugno. “Non è questa la sede per annunci e io non faccio nessun balletto. Non detto sì nè ho detto no. Non è l’argomento del giorno, ma il lavoro va certamente completato in questa città . Non ci sono unti dal Signore, ma spero ci possano essere candidati di statura molto più elevata di quelli che si sono presentati fino ad ora”.
Ha sbagliato addirittura il nome di Giachetti, il candidato sindaco del centrosinistra, chiamandolo Riccardo invece di Roberto: “Non lo conosco personalmente – si è poi giustificato – mentre Virginia Raggi (M5s) sì”.
Quindi non ha sciolto le riserve sulla sua candidatura, ma ci ha scherzato sopra: “E’ vero che il mio libro si intitola ‘Un marziano a Roma’, ma non sono ancora pronto a trasferirmi su Marte…”.
Sindaco per 28 mesi
Marino ha ripercorso i poco più di due anni del suo mandato, fino allo scandalo degli scontrini che ha provocato il terremoto in Campidoglio e le sue dimissioni. Ma senza spiegare nel dettaglio, non rispondendo nel merito e accusando ancora Renzi: “Ritengo di non aver nulla di più da spiegare di quel che ho fatto. Quando verrò chiamato spiegherò a proposito di questi 12mila euro che mi vengono imputati. Mi piacerebbe che la stessa trasparenza venisse utilizzata dal capo del governo che – lo leggo sui giornali – ha speso in un anno come presidente della provincia di Firenze (che è più piccola nella capitale) 600mila euro in spese di rappresentanza, rapidamente archiviate dalla magistratura contabile”.
Di nuovo attacco frontale a Renzi. “Parigi riceve dal governo nazionale 1 miliardo all’anno per gli extra costi della città … Londra riceve 2 miliardi… Occorrono investimenti sulla Capitale, ma bisogna amarla la Capitale, evidentemente il nostro capo del governo non ama Roma”.
I guastatori in Campidoglio
Marino ha difeso le sue scelte e giustificato alcune mosse: “Per l’ultimo rimpasto di giunta (quello di luglio 2015 con l’estromissione di Sel, ndr) mi sono fidato dei consigli di Matteo Orfini che sosteneva di averne discusso con il capo del governo. Io ho condiviso questa scelta e me ne assumo la responsabilità , non mi aspettavo che alcuni degli assessori nominati fossero arrivati lì con il compito di guastatori”.
E sugli attuali rapporti con il Pd ha osservato: “Io ho la tessera del Pd dell’anno 2015. Quest’anno non l’ho ancora rinnovata, ma l’anno non è ancora terminato. Io mi sento democratico nell’animo, e non rinuncio all’idea che anche nel nostro paese possano esistere finalmente due forze, conservatori e riformisti. Il partito che io ho fondato è diverso dal partito che c’era, che aleggiava in questa città nei mesi di ottobre e novembre, un partito dove tutti i circoli sono stati chiusi dove c’è un commissario, dove i consiglieri comunali hanno ricevuto l’ordine di dimettersi senza venire in aula a confrontarsi con il loro sindaco. Il Pd non esiste”.
Non solo. Per l’ex sindaco “in questo momento noi abbiamo non un governo di centrosinistra ma di centrodestra, con Alfano e Lorenzin di Ncd, e al Senato l’appoggio di Verdini. E il fatto che per due anni e mezzo Roma abbia ricevuto meno della metà del denaro dato a Milano per il trasporto pubblico, è indice che non c’è stata una piena collaborazione dal governo nazionale e da quello regionale”.
Questione Mafia Capitale.
“Quando iniziò la vicenda nel dicembre 2014 ed era evidente che nè io nè la mia Giunta avevamo nulla a che fare con quel mondo, l’allora vicesindaco Luigi Nieri mi disse ‘perchè non ti dimetti adesso, verrai rieletto a furor di popolo nella primavera 2015′. Io ho ragionato come avrei fatto in sala operatoria: ero vicinissimo a chiudere per la prima volta il bilancio preventivo del 2015 entro il 2014 e dovevo buttare la città in una campagna elettorale solo perchè io ne avrei avuto un grande vantaggio? Ho scelto di chiudere il bilancio 2015 entro il dicembre 2014”.
Ha parlato poi del suo successore, il commissario starordinario Francesco Paolo Tronca: “E’ stato indicato monocraticamente da un capo del governo non eletto dal popolo. Non posso giudicarlo, le azioni del prefetto sono riconducibili al governo, è semplicemente un esecutore”.
Valeria Forgnone
(da “La Repubblica”)
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