“AMARENA ERA INOFFENSIVA, CI ERAVAMO INNAMORATI DI LEI”: IL SOLITAMENTE CINICO VITTORIO FELTRI SI COMMUOVE PER LA SCOMPARSA DELL’ORSA ABRUZZESE, UCCISA A FUCILATE
“QUESTA MORTE CI SCUOTE COLLETTIVAMENTE, CI COLPISCE, CI INDIGNA, CI FA INSORGERE, CI INORRIDISCE. NON CI PUÒ LASCIARE INDIFFERENTI, POICHÉ È L’ENNESIMO SOPRUSO DEL FORTE NEI CONFRONTI DELL’INDIFESO, BESTIA O PERSONA CHE SIA. NON POSSIAMO RASSEGNARCI, PER VIA DI QUELLA VOCE CHE CI SUSSURRA DENTRO, LA VOCE DELLA NOSTRA UMANITÀ”
Soltanto pochissimi giorni addietro l’orsa Amarena, simbolo della regione Abruzzo, aveva sfilato in un piccolo borgo della provincia dell’Aquila, San Sebastiano dei Marsi, insieme ai suoi orsacchiotti. La mamma li attendeva, si voltava ed eccoli giungere quasi rotolando- soffici palle di pelo bruno- sulle scale del paese.
In un video compare la famigliola felice e viene immortalato il momento nonché l’emozione che tale insolita visita ha suscitato negli abitanti del posto, bambini inclusi, che se ne stavano a pochi metri dal plantigrado senza mostrare alcuna paura né l’orsa appariva turbata o infastidita dalla presenza umana, tutt’altro.
Amarena nelle immagini risulta placida, serena, a suo agio, è una comune madre che sicura porta a passeggio la prole in centro e ne segue ogni minimo spostamento. il video ha destato in ciascuno di noi non solamente stupore ma anche e soprattutto tenerezza.
Ci siamo innamorati di questa orsa dal nome simpatico, avremmo desiderato essere anche noi lì, quella sera, in mezzo al gruppo di presenti che ha avuto la fortuna di assistere ad un simile spettacolo della natura. E ieri mattina la notizia che ci ha sconvolti: Amarena è stata fucilata. Una mamma è stata strappata via ai suoi cuccioli, giustiziata senza colpe, ammazzata crudelmente. Due creature restano quindi orfane per volontà e a causa di un uomo che ha preso l’arma e ha sparato contro un essere indifeso, che non rappresentava affatto una minaccia.
Lo abbiamo visto tutti che Amarena era inoffensiva. Le prove non mancano. C’è addirittura chi giura che era lei a sembrare intimidita dalle persone, tanto era docile. L’orsa non si è introdotta nella proprietà di chi l’ha trucidata per rubare, per violentare, per assassinare, non aveva intenzione di invadere lo spazio altrui, di compiere un reato, neppure di disturbare.
La bestiola stava semplicemente passeggiando nel suo habitat naturale e, con la sua ingenua e pura coscienza animale, non era in grado di riconoscere paletti e confini che dividono e distinguono la proprietà pubblica da quella privata.
Di sicuro non avrebbe potuto prevedere che uno di quegli esseri umani che la osservavano con meraviglia le avrebbe potuto fare del male. E così è morta. E questa morte ci scuote collettivamente, ci colpisce, ci indigna, ci fa insorgere, ci inorridisce.
Non ci può lasciare indifferenti, poiché è l’ennesimo sopruso del forte nei confronti dell’indifeso, bestia o persona che sia. Ed è per questo che non possiamo rassegnarci, per via di quella voce che ci sussurra dentro, la voce della nostra umanità, che ancora – evidentemente – è viva.
Colui che ha preso a fucilate Amarena giovedì sera, interrogato dai carabinieri, ha raccontato di avere fatto fuoco per paura, senza l’intento di stroncare l’orsa. Per quanto mi riguarda, ho difficoltà a credere a questa ricostruzione. Del resto, se vuoi indurre un animale ad allontanarsi, al massimo spari un colpo in aria e non più colpi verso l’essere disarmato.
Inoltre, che Amarena si aggirasse da quelle parti con i cuccioli e che fosse incapace di fare del male persino ad una mosca erano cose arcinote . Intanto, mentre scrivo, oltre un centinaio di carabinieri e forestali sono impegnati nella ricerca dei figli di Amarena che, dopo avere assistito impotenti alla macellazione della propria mamma, sono fuggiti spaesati smarrendosi nella vegetazione. Anche loro adesso, soli al mondo, rischiano la vita. Anche loro sono le nostre vittime.
(da Libero)
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